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Gabriel Mørk entrò nel suo ufficio chiedendosi che cosa avrebbe dovuto fare dell’enorme quantità di informazioni raccolte nel suo Mac, quando all’improvviso fece capolino Ylva.

«Al fuoco, al fuoco.»

«Cosa?»

«Sta rientrando tutta la banda.»

«Perché?»

«A quanto pare, un giornalista dell’Aftenposten ha il video dell’omicidio.»

«Cosa? Quale?»

«Ruben Iversen.»

«Mi stai prendendo in giro? Com’è possibile?»

«Non chiederlo a me» rispose Ylva scomparendo in corridoio.

«Ok, prima di cominciare» esordì Munch quando tutti furono radunati in sala riunioni. «Abbiamo appena ricevuto i ritratti del giovane che è stato visto all’Hotel Lundgren e alla lavanderia.»

«Karl Øverland?» chiese Curry.

Munch annuì.

«Prima di vedere il filmato» proseguì mentre lo schermo alle sue spalle finalmente si accese, «credo sia importante dare un’occhiata a questi.»

Due identikit. Leggero mormorio in sala quando apparvero.

«Non sono la stessa persona...» esclamò Ylva meravigliata. Gabriel aveva pensato esattamente la stessa cosa. I disegni erano del tutto differenti. L’uomo a sinistra aveva i capelli corti. Quello a destra aveva una pettinatura alla Beatles, con la frangia lunga e gli occhiali.

«Stiamo cercando due persone diverse?» domandò Curry. «Qualche collaboratore?»

«Qualcosa mi dice che ci sta prendendo per il culo» osservò Mia con la schiena appoggiata allo schienale.

«Come?» intervenne ancora Ylva.

«Guarda qua» disse Mia indicando lo schermo. «Gli occhi. Stessa grandezza. Naso, uguale. Mento, quasi identico. Queste non sono cose semplici da camuffare, no?»

Si voltò verso gli altri.

«Quindi si traveste?» chiese la Goli.

«Penso di sì» disse Mia, secca.

«Sul serio?» intervenne Curry.

«Credo che Mia abbia ragione» disse Munch. «Ed è per questo che abbiamo avuto difficoltà a riconoscerlo con le diverse telecamere.»

«Cambia aspetto?»

«Se è lo stesso uomo» disse Munch facendo un cenno verso lo schermo. «C’è ragione di crederlo. E se cambia il proprio viso in questo modo, chissà che altro cambia. Fino a ora...»

«È stata tutta una manovra diversiva» lo interruppe Mia. «La contaminazione della scena del crimine. Un indirizzo sbagliato. Sembra che voglia farci correre in tondo, farci sprecare risorse.»

«Mentre lui porta avanti la tappa successiva del piano...» disse la Goli.

«Così pare» rispose Mia.

Lieve mormorio in sala di nuovo.

«Quindi ce ne saranno degli altri?» domandò Ylva preoccupata.

«Ascoltate» prese la parola Munch. «Non ne sappiamo nulla, è soltanto una teoria di cui vale la pena tenere conto.»

«E se fossero fratelli?» intervenne cauto Gabriel.

Non era solito aprire bocca durante quegli incontri, ma non era riuscito a trattenersi.

Munch guardò Mia.

«Voglio dire» proseguì Gabriel, «magari le sembianze sono quelle giuste, solo che sono due... Come hai detto tu stessa, magari i tratti del volto che non è facile cambiare, occhi, naso, in realtà è perché si somigliano...»

Si sentì avvampare in volto quando Munch guardò di nuovo Mia.

«Forse» rispose infine Mia. «Non è una cosa da sottovalutare, in realtà. Bella pensata, Gabriel.»

«Fratelli?» ripeté Munch.

Era chiaro che gli stessi capi avevano appena visto le immagini e non avevano avuto il tempo per discuterne.

«Ma il filmato?» domandò Curry nuovamente. «È vero?»

«Cosa?» ribatté Munch.

«Che mostra l’assassinio? Su alla Caserma di Skar? E come hanno fatto poi ad averlo? È pazzesco... Voglio dire, come facevano a sapere che sarebbe accaduto qualcosa proprio in quel punto? Hanno avuto una soffiata prima, o cosa?»

Munch fece un cenno col capo ad Anette.

«Si nascondono dietro la protezione degli informatori» rispose la Goli irritata. «Ma ho già messo qualche avvocato della polizia su questa storia. Non riesco a capire come possa reggere, in questo caso, comunque, ci vorrà un po’per sistemare la faccenda.»

«Puntiamo a qualcuno del giornale?» domandò Grønlie.

«Possiamo fare dei controlli, sì» rispose Anette guardando Munch. «Comunque ci vorrà un po’.»

«Non c’è nulla che indichi che fossero a conoscenza di qualcosa prima» disse Munch. «Conosco Grung. Una persona seria. Brav’uomo. Non mi verrebbe mai in mente che possa approvare una cosa simile. Assolutamente no. Se avessero saputo qualcosa prima ci avrebbero informato.»

«Ma quel giornalista?» insisté Curry. «Erik Rønning? È un idiota, no? Un borioso... È stato lui a trovarlo? È uno che abbocca a qualsiasi cosa.»

«Come vi ho detto, stiamo cercando di capire da dove venga quel video» proseguì Munch. «Nel frattempo dobbiamo solo ringraziare di essere riusciti a entrarne in possesso. Per quanto orribile possa sembrare.»

«Ma che cosa ci aspettiamo esattamente?» intervenne Curry aprendo le braccia.

Sembrava sotto l’effetto di qualcosa, biascicava un po’.

«In base agli identikit, abbiamo a che fare con due diverse persone» rispose Munch tornando a guardare lo schermo. «Ma qui finalmente lo vediamo.»

«Nel filmato?» domandò Ylva.

«Sì» disse Munch. «Ma questa volta...»

«Non dirci che ha un altro aspetto ancora» sospirò Curry, impaziente, senza rendersi conto che probabilmente coglieva nel segno.

Munch guardò Mia e poi Anette.

«Sì?» esclamò Curry meravigliato. «Abbiamo un terzo uomo?»

«Il filmato non è di qualità ottima» mormorò Munch. «La telecamera è molto lontana, l’immagine è un po’ sgranata, ma comunque riusciamo a vedere, come dire, qualche cosa di utile. Arriva l’automobile. Ruben Iversen seduto sul sedile posteriore. Per ora non vediamo il volto dell’autista. Iversen esce dall’auto e comincia a spogliarsi. Mette i vestiti in una borsa e per un istante resta in piedi nudo sul piazzale, poi si infila il costume da bagno e va dietro l’auto. Ed è qui...»

«L’assassino prende la borsa, la mette davanti all’auto e qui lo vediamo» disse la Goli.

«E?» fece Curry.

«Cambiano ancora le sembianze» disse Munch serio. «Baffi, questa volta.»

«Mica potranno essere tre i fratelli...» sbottò Curry. «Dev’essere evidentemente uno di quei, come si chiamano, trasformisti... non puoi far partire il filmato e basta?»

«Cazzo» esclamò Mia, che fino a quel momento sembrava assorta nei suoi pensieri.

«Che c’è?» domandò Munch.

«Puoi stamparmi uno screenshot?» chiese Mia a Ludvig Grønlie.

«Di cosa?»

«Del viso. Nel filmato.»

«Sì, certo, intendi adesso?»

«Sì» rispose Mia infilandosi il giubbotto.

«Provvedo subito.»

«Devo solo controllare una cosa» mormorò Mia, seguendo l’investigatore brizzolato fuori dalla porta.