Si erano appena rimessi in strada quando i telefoni cominciarono a squillare. Munch afferrò il suo e Anette fece lo stesso.
«Dove sei stato, Holger?»
Gabriel Mørk.
«Ascolta, sono occupato, adesso, Gabriel» rispose Munch. «Abbiamo un problema da risolvere qui, ti richiamo.»
«Ci sono novità importanti!» disse affannato Gabriel.
«Quali?»
«Non è lui.»
«Chi?»
«Horowitz. Non è lui. Noi però abbiamo trovato il colpevole. È il vicino di Mia. Si chiama Alexander Sørli.»
«Ma che cazzo...?» sbottò Munch.
«Abbiamo passato al vaglio tutti i file» continuò il giovane hacker, eccitato. «Ylva e io. Abbiamo trovato qualcosa. Era un paziente. Di Ritter. Lo psichiatra. Ossessionato da Mia. Ha perduto il fratello in un incendio. È stato in quell’occasione che l’ha conosciuta. La prima vittima. Vivian Berg.»
«Calmati» disse Munch dimenticando persino di accendere la sigaretta. «Che cosa stai dicendo? Quali file?»
«Il vicino di Mia» quasi gridò Gabriel. «Abbiamo già mandato una squadra nel suo appartamento. Dove sei stato?»
«Avete...?»
Anette aveva terminato la telefonata e gli faceva segno di chiudere.
«Ha gestito tutto Ludvig, abbiamo là degli uomini, venite subito» continuò Gabriel.
«Gestito che cosa?»
«L’irruzione nell’appartamento del vicino. Alexander Sørli. È lui. Abbiamo trovato le fotografie alle pareti. Foto di diversi costumi. Dentiere. Parrucche. Occhiali. Ci sono foto sue ovunque, anche accanto al letto, devi venire qui subito!»
«Foto di... chi?» domandò Munch mentre Anette continuava a fargli segno, agitata.
«Mia» ripeté affannato Gabriel. «Ha a che fare con Mia...»
Anette si avvicinò: «Hanno trovato la ragazza».
«Chi?» domandò Munch coprendo il microfono con la mano.
«Quella col cappellino verde. Ha telefonato sua figlia. Ha visto la madre in tv. La stanno interrogando adesso a Grønland. Eravamo completamente fuori strada, Holger. Si chiama Sørli. Alexander Sørli.»
Maledizione.
Munch riprese la conversazione con Gabriel.
«Siete stati là?»
«Ci siamo ora» rispose Gabriel. «Devi vedere il suo appartamento, è completamente... e la porta di casa di lei è aperta...»
«Resta lì, Gabriel, arrivo» mormorò Munch, gettando la sigaretta sull’asfalto.