Ero in un nuovo paese – gli alberi, gli odori, gli uccelli – e proprio allora vidi il sole che spuntava e tutto che prendeva vita. Non potevo seguire le strade. C’erano le pattuglie di Ryland. E c’erano anche persone di servizio sulla cui lealtà non si poteva contare, perché l’ingente taglia sulla testa di Mosè faceva gola a tutti. Restai lí per un po’, guardando giú dall’altura. Il sole stava cominciando a sorgere, tingendo di giallo l’orizzonte. Sollevai Harriet e me la caricai, il piú delicatamente possibile, in spalla. Poi mi accovacciai per recuperare il suo bastone da passeggio. Mi inoltrai nel bosco, lentamente ma con determinazione, spostando rami e rovi col bastone e poi avanzando nei varchi che riuscivo a creare. Dopo un’ora, con qualche pausa di tanto in tanto, individuai un canalone in secca coperto da cespugli. Vidi che c’era spazio a sufficienza per adagiare Harriet, ma non per me. La sua incolumità era la cosa piú importante. Io potevo anche rischiare. Mi inoltrai nel folto del bosco, pensando che, se mi dovevano prendere, preferivo che mi prendessero da solo. Al calar della notte sarei tornato da Harriet, sperando che a quel punto si fosse ripresa.
Nel primo pomeriggio sentii dei taglialegna di un accampamento vicino che partivano in esplorazione. Restai perfettamente immobile, cosa che non mi costava nessuna fatica, dopo il tempo passato sepolto in quella fossa in Virginia. Piú tardi, vidi due bianchi della feccia che andavano a caccia coi loro segugi. Ma io avevo sparso tutt’attorno della polvere presa da un cimitero, che sapevo avrebbe coperto le mie tracce. Vidi un gruppo di bambini – in parte Qualità, in parte Servitú – che giocavano nel bosco, e temetti che scegliessero come nascondiglio lo stesso che avevo scelto io. Ma corsero via. Poi, dopo il giorno piú lungo della mia vita, accolsi con esultanza le ombre della notte che calavano sulla terra. La luna si levò in alto, tanto nel firmamento quanto nel mio cuore agitato.
Tornai al canalone, e scostando i cespugli vidi che Harriet era ancora sdraiata lí come l’avevo lasciata, col bastone da passeggio sul petto, come un faraone nel suo sarcofago. Allungai una mano per toccarle il viso come tante volte lei aveva fatto con me. Era freddo. Abbassai gli occhi e vidi che il suo petto andava su e giú, e quando la guardai di nuovo in faccia vidi che aveva gli occhi aperti. Sorrise e disse: – ’Sera, amico.
Poco dopo era in piedi. Era come se avesse semplicemente fatto un sonnellino. Camminammo per un po’, seguendo una strada sterrata ma tenendoci al riparo del bosco, in modo da poter adocchiare eventuali pattuglie prima che ci fossero addosso.
– Ti chiedo scusa, amico. Credevo di avere abbastanza energia da farcela senza uno di quegli attacchi, – disse lei. – Il salto lo si fa grazie al potere del racconto. Un potere radicato nelle nostre storie, in tutti i nostri amori e tutte le nostre perdite. Tutti quei sentimenti vengono evocati e, grazie alla forza delle nostre reminiscenze, veniamo spostati. A volte ci vuole di meno, a volte di piú, e in quest’ultimo caso hai visto cosa succede. Ma questo salto l’avevo già fatto tante volte. Non so perché questa volta mi ha abbattuto cosí.
Continuammo a camminare finché non arrivammo alla radura dove quel giorno avevano lavorato i taglialegna. Dall’altro lato della radura c’era una baracca, e attraverso una finestra si vedeva guizzare un fuoco.
– Ecco, il posto è quello, – disse lei. – Ma presumo che tu abbia qualche domanda. Dopo non avremo molto tempo, perciò è meglio se me le fai adesso –. Ci sedemmo su due ceppi. Faceva fresco. La radura era attraversata da una lieve brezza proveniente dal bosco.
Nella Strada vivevamo in un mondo di storie e racconti, di sortilegi e presunti incantesimi, di tabú: non macellare i maiali al chiaro di luna, non camminare con una scarpa sola. Io non credevo in quel mondo. Pur essendo consapevole di quel che mi era successo, di come ero arrivato da Thena, di come ero uscito dal Goose, ritenevo che fosse tutto spiegabile, comprensibile attraverso i libri. E forse è davvero tutto spiegabile, e forse il libro è questo. Tuttavia, ora che ero stato condotto, avevo sottoposto a una drastica revisione il mondo intorno a me, le meraviglie e i poteri che esso celava.
– Mia nonna era un’africana purosangue. La chiamavano Santi Bess, – dissi. – Si diceva che sapesse narrare le storie africane in modo cosí avvincente che chi la ascoltava nel gelo di inizio inverno percepiva il calore della savana.
Harriet, seduta sul ceppo, non commentò.
– E il talento di Bess per le storie era cosí apprezzato che la Qualità la faceva esibire durante i suoi ricevimenti, e lei aggiungeva alle sue storie canti e ritmi che loro non avevano mai sentito. Si divertivano e le lanciavano monete. Bess sorrideva e ficcava le monete nel grembiule. Ma non le teneva per sé. Le dava ai bambini delle baracche. Diceva che lei non ne aveva bisogno, e ora credo di sapere perché.
A quanto si racconta, una notte Bess andò dalla mia mamma e le disse di dover andare in un posto dove lei non poteva seguirla. Erano nate in due mondi diversi, le disse: il mondo di mamma era lí, ma quello di mia nonna era molto lontano. E ora Bess doveva raccontare una storia, la storia piú antica che conosceva, una storia che avrebbe invertito il corso del tempo riportandola nel luogo dove i suoi padri erano sepolti con onore e le sue madri raccoglievano il grano per se stesse. Quella notte Bess scese al fiume, nel bel mezzo dell’inverno, e scomparve.
E non scomparve da sola. Quella notte quarantotto persone di servizio se ne andarono dalle loro piantagioni, e nessuno le vide piú. E ognuna di loro era di puro sangue africano, come Santi Bess.
Non ho mai saputo cosa pensare di questa storia, Harriet. La mia mamma restò senza nessuno. Suo padre fu venduto. Poi fu venduta anche lei. Pensavo di averci messo una pietra sopra. Riesco a malapena a intravedere il suo volto, perché non ho alcuna memoria di lei. Ma quella storia, e quella Santi Bess… – Lasciai la frase in sospeso, non riuscendo a pronunciare le parole che mi si stavano formando in gola. Mi girai verso Harriet, sbigottito. – Come hai fatto?
– Mi sembra che tu lo sappia già, amico, – rispose lei. – Immagina le isole di un grande fiume. Per passare da un’isola all’altra le persone normali devono nuotare… per loro l’unico modo è quello. Ma tu, amico, tu sei diverso. Perché tu, a differenza degli altri, riesci a vedere un ponte che attraversa il fiume, anzi, molti ponti, che collegano tutte le isole, molti ponti fatti ognuno di una storia diversa. E quei ponti non solo li riesci a vedere, riesci anche a camminarci sopra, e a guidarci sopra altre persone, a condurre quei passeggeri con la stessa sicurezza con cui un macchinista conduce un treno. La Conduzione è questo. I molti ponti. Le molte storie. La strada che attraversa il fiume.
Fra i piú anziani era una pratica nota. E ho sentito dire che anche sulle navi negriere qualcuno si buttava fra le onde e veniva condotto, condotto a casa, in Africa –. Harriet sospirò, scosse il capo e disse: – Ma noi ora siamo qui. E abbiamo dimenticato i vecchi canti e perso tante delle nostre storie.
– Ci sono molte cose, – dissi. – Molte cose che non riesco a ricordare.
– A me sembra che ricordi parecchio, – disse Harriet.
– È vero. Ogni cosa. Ogni minima cosa, ma c’è un vuoto, dentro di me c’è un vuoto dove dovrebbe esserci mia madre. Quando mi guardo indietro, vedo la mia infanzia che mi si dipana davanti come uno spettacolo su un palcoscenico, ma il personaggio principale è solo nebbia.
– Hmmm, – fece lei. Poi si alzò in piedi aiutandosi col bastone. – Hai mai pensato che forse non vuoi davvero vedere?
– No, – dissi. – In realtà no. Credo sia il contrario. Credo di fare di tutto per vederla.
Harriet fece un cenno del capo e mi passò il bastone. Io me lo rigirai tra le mani, osservando i geroglifici su tutta la superficie.
– Questi segni per te non significano niente. Sono scritti in una lingua che sento solo io. E quel che conta non sono i segni, ma il bastone in sé. Ricavato da un ramo di storace. Mi ricorda il periodo in cui mi avevano messo a lavorare col legname. Il periodo peggiore della mia vita. Ma è stato il periodo che mi ha formato. A volte ci ripenso, penso a tutto quel che è successo là, e mi lascio andare e piango. È una cosa dolorosa, quello che ci hanno fatto. E c’è una parte di me che vorrebbe dimenticare. Ma quando stringo questo ramo di storace, non posso non ricordare.
Io non lo so cosa è successo a te, Hiram. Ma se dovessi azzardare un’ipotesi, direi che una parte di te vuole dimenticare, sta cercando con tutte le forze di dimenticare. E quello che ti serve è qualcosa di esterno, qualcosa che vada oltre te stesso, una leva che ti permetta di sbloccare quella cosa che hai sigillato da qualche parte. Solo tu sai quale potrebbe essere questa cosa. Ma se riesci a trovare questa leva, allora riuscirai a trovare tua madre, e quando avrai trovato tua madre troverai quel ponte.
– Per te è stato cosí? Hai messo le mani su quel ramo di storace ed era tutto lí?
– No. Non è stato cosí. Ma io non sono come te. Kessiah mi ha raccontato qualcosa. Tutt’e due abbiamo servito, ma non abbiamo servito nello stesso modo. Quando riemersi da quel sonno profondo, non solo ricordavo, ma udivo colori, vedevo canti, potevo toccare i vari odori del mondo. Le voci mi assalivano da ogni dove, e reminiscenze antiche come gli antenati non si affievolivano, ma bruciavano luminose come torce. Ovunque andassi le vedevo dipanarsi davanti a me come su un palcoscenico, proprio come hai detto tu.
Dicevano che ero diventata matta. Cosí imparai a regolare il potere, a evocare alcune voci e affievolirne altre. A volte erano troppo forti e mi prostravano, proprio come ieri notte. Ma dopo, quando mi rialzavo, mi rialzavo su una terra diversa. Era il ponte, Hiram.
– È un incantesimo?
– No. La storia è sempre reale. Non nasce da me. Nasce dalla gente. E la storia poggia su basi solide, come un ponte, e queste basi non possono essere alterate, né da me, né da Santi, né da te.
– Non so, – dissi. – A me sembra un azzardo. È come se questa cosa potesse portarmi in un qualunque posto: le scuderie, un ponte vero, un campo. Ovunque.
– In quella scuderia c’era un abbeveratoio?
– Sí, certo. Pieno d’acqua. Mi sentivo come se potesse risucchiarmi.
– Certo che poteva. Ma non è un azzardo.
– Continuo a non capire.
– Non ci arrivi, amico? Ti trovavi alla base del ponte. In ognuna di queste storie: Santi nel fiume, tu nel Goose, noi sul pontile…
Restai ammutolito.
Ancora mi sfuggiva. E a quel punto Harriet rise.
– L’acqua, Hiram. L’acqua. Per la Conduzione dev’esserci acqua.
Dovevo essere rimasto a bocca aperta, perché Harriet si mise a ridere ancora piú forte. E aveva ragione a ridere. Adesso sembrava cosí ovvio. Ogni volta che avevo sentito quel richiamo, ogni volta che avevo sentito scorrere il fiume della Conduzione – dall’abbeveratoio nelle scuderie, al Goose che aveva sbalzato me e Maynard giú dal ponte, allo Schuylkill vicino a casa di Bland –, c’era sempre stata dell’acqua. E ora mi tornarono in mente tutti gli assurdi tentativi di Corrine di attivare quel potere, e nemmeno una volta che avessimo pensato a quell’elemento che ora sembrava cosí ovvio.
– Perché non l’avete usata per Lydia? – chiesi. Ora stavamo andando verso la baracca.
– Perché per raccontare una storia bisogna sapere come va a finire, – rispose Harriet. – Io non sono mai stata in Alabama. Non posso saltare a una conclusione che non conosco. E anche se conosco l’inizio e la fine, per condurre una persona devo sapere qualcosa di lei. E di solito questo è un lusso che non mi posso concedere. Per questo i miei metodi normalmente sono simili a quelli di tutti gli altri agenti. Questa volta però si tratta di persone che conosco.
Andammo alla casupola e trovammo quelle persone. Mentre ci avvicinavamo la porta si aprí, lasciando uscire un refolo di calore. Era notte fonda, ma quella baracca brulicava di vita. Fummo accolti da un eterogeneo gruppetto di quattro uomini, tutti in abiti da servizio. Due di loro somigliavano abbastanza a Harriet da lasciar intendere che fossero suoi parenti. Un terzo stava badando al fuoco che attraverso la finestra avevo visto sfavillare. I miei occhi indugiarono sul quarto, percependo qualcosa che non quadrava, e dopo un po’ mi resi conto che si trattava di una donna coi capelli rasati quasi a zero. Pensai alle due donne bianche che al Raduno predicavano l’uguaglianza in tutte le sfere, ma sapevo che in questo caso c’era in ballo qualcos’altro.
– Hiram, ti presento Chase Piers, – disse Harriet, indicando l’uomo che badava al fuoco. – Siamo suoi ospiti e gli siamo riconoscenti per il suo ruolo.
Poi, sorridendo agli altri due uomini, quelli che mi erano sembrati suoi parenti, disse: – Per questi due manigoldi non avrò parole altrettanto gentili –. Poi li abbracciò, e tutti risero.
Harriet continuò: – Sono i miei fratelli Ben e Henry. Finalmente, dopo tutto questo tempo, gli è venuto un po’ di nerbo. Però, se non fosse rimasto quaggiú, mi sa che Henry non avrebbe mai conosciuto sua moglie.
E a quel punto andò dalla donna coi capelli rasati, le carezzò il guscio d’uovo della testa e rise.
– Tutto questo a causa tua, – disse la donna, sorridente ma dispiaciuta. – Be’, almeno ora sono sicura che il Signore ci porterà fuori da questo sepolcro, perché non permetterebbe che una ragazza rinunci al fiore dei suoi capelli solo per un’altra catena.
– Ha funzionato, no? – disse Harriet.
La ragazza annuí e sorrise di nuovo, con un’aria meno dispiaciuta.
– Lei è Jane, – continuò Harriet. – La moglie di Henry.
Jane mi sorrise. I capelli rasati mettevano in risalto i singolari lineamenti del suo volto: gli zigomi aguzzi, gli occhi piccoli e le orecchie grandi. E in lei c’era una fiducia spumeggiante, come in tutti coloro che erano radunati davanti a quel focolare. Avevo già partecipato a diverse missioni di soccorso, e sapevo che non era normale. La paura era normale. I bisbigli erano normali. Ma questo gruppo rideva come se si trovasse già nel Nord. Era un comportamento cui non avevo mai assistito, né in Virginia né fra coloro che erano passati dalla stazione di Filadelfia. A fare la differenza era Harriet, che attraverso la Conduzione, e intessendo la propria leggenda, combatteva tutta sola contro il Servizio, e soprattutto contro la contea che l’aveva asservita. E vedendo questo, e tanto piú dopo aver visto la Conduzione, decisi che le storie che si raccontavano dovevano essere vere. Harriet aveva davvero puntato la pistola contro il codardo. Aveva davvero condotto della gente attraverso un fiume in pieno inverno. Davvero la frusta si era liquefatta fra le mani del sorvegliante. Era l’unica agente a non aver mai fallito neanche una missione, a non aver mai perso neanche un passeggero lungo la ferrovia. E queste storie dovevano essere ben note alle persone raccolte nel calore di quella baracca. Perché quando parlavano della loro partenza, ne parlavano come di un diritto divino. Si trovavano alle soglie della realizzazione di una profezia, e lí davanti c’era il loro profeta, Mosè, a dar loro sicurezza.
Ora Harriet illustrò il suo piano. – È tradizione che ogni missione di soccorso sia il piú possibile semplice e contenuta, e non si tratta solo di tradizione, ma anche di prudenza, – disse. – Però io vi conosco tutti, dal primo all’ultimo, e ho accettato le vostre condizioni, e voi avete accettato le mie, che sono molto semplici: nessuno tornerà indietro.
In quel momento, forse ancor piú che durante la Conduzione, sentii che tutti i soprannomi di Harriet erano meritati. Già sarebbe bastato il suo contegno calmo e inflessibile. Ma la cosa piú notevole era l’effetto che produceva sugli altri. Nessuno fiatava. Era come se la notte stessa trattenesse il respiro, mentre tutta la nostra attenzione era concentrata su Harriet. E quando pronunciò il suo editto – nessuno tornerà indietro – le sue parole non ci spaventarono, perché non suonavano come una minaccia ma come una profezia.
– Jane e Henry, voi rimarrete qui a casa di Chase. Restate dentro fino a domani sera. Essendo domenica, ci vorrà un po’ di tempo prima che si accorgano che ve la siete filata. Ben, lo so che tu non dovresti prestare servizio, ma fatti vedere in giro, tanto per sicurezza. Dobbiamo evitare che il vecchio Broadus e i suoi vedano i fili della ragnatela prima di restarci invischiati. Domani notte intorno a quest’ora ci incontreremo a casa di papà, riposeremo un poco e poi ce ne andremo.
Fece una pausa, si tirò indietro e si alzò in piedi con l’aiuto del bastone.
– Ora veniamo alla parte piú complicata. Hiram, c’è una persona che non è qui fra noi. Mio fratello Robert ha un figlio in arrivo, e non vorrebbe andarsene, se non fosse che Broadus ha intenzione di metterlo all’asta. Robert deve scappare, ma ha insistito per restare con sua moglie fino all’ultimo secondo. Io avrei preferito di no, ma la famiglia ti tiene in pugno il cuore, e spesso ti spinge a fare cose poco prudenti.
Cosí ho accettato, a condizione che restasse all’oscuro dei dettagli del nostro piano. Glieli spiegherò, come li sto spiegando ora a voi, quando saremo a quattr’occhi. Quindi bisogna andarlo a prendere, e sei tu, Hiram, amico, a doverlo andare a prendere.
Quell’incarico era una novità, anche se non del tutto inattesa. Harriet era stata deliberatamente vaga nella sua descrizione di quel che ci attendeva. Forse per evitare che ci pensassi troppo e mi preoccupassi. Quella non era la Virginia, e avrei dovuto affrontare la cosa da solo.
– Ci andrei volentieri io, – disse. – Ma Robert lavora nella piantagione principale, e lí desterei troppi sospetti. Mi riconoscerebbero. Tu passerai piú inosservato, e se qualcuno vi dicesse qualcosa, avrai con te i lasciapassare che conferiscono a te e a Robert il diritto di stare per strada.
Annuii. – Quando devo partire?
– Subito, amico. Subito. Devi arrivare a casa di Robert prima dell’alba. Poi aspetterai tenendoti in disparte, e al calar delle tenebre tu e Robert andrete da mio padre. Robert conosce la strada.
– Vado, – dissi.
– Ancora una cosa, Hiram, – aggiunse Harriet. Poi si girò verso Chase Piers e disse: – Chase, dagli quella cosa.
Chase tirò fuori da un armadietto un oggetto avvolto in un pezzo di stoffa. Lo passò a Harriet, che aprí l’involto, e allora vidi una pistola che scintillava alla luce del fuoco. – Prendila, – disse lei, passandomela. – È per loro. Ma soprattutto per te. Se ne avrai bisogno, probabilmente sarà troppo tardi, e allora sarai lieto di averla, per tutt’e due.
Cosí uscii di nuovo nel bosco, seguendo le indicazioni che mi avevano dato. C’erano segnali segreti a guidare i miei passi. E sebbene fosse notte, al chiaro di luna i segnali erano visibili, anche perché sapevo cosa cercare: una stella incisa nella corteccia di una quercia, cinque rami caduti disposti a terra in modo che due indicassero l’est, un masso con disegnate una falce di luna sopra e una vanga sotto. Alcuni mi sfuggirono e dovetti tornare sui miei passi, ma riuscii comunque ad arrivare alla casa di Robert prima dell’alba, con ancora un po’ di tempo a disposizione. La piantagione di Broadus non era lussureggiante come la mia Lockless, e le baracche erano poco piú che tuguri sparsi qua e là per la foresta. Broadus non si era nemmeno preso il disturbo di tagliare gli alberi che le assediavano. Mi venne da pensare che, se quella sistemazione cosí caotica era un indizio di cosa significava servire in quel luogo, capivo perché Harriet avrebbe preferito dimenticare.
Era domenica mattina, il che significava niente Servizio, e niente Servizio significava niente conta, quindi il caposquadra non si sarebbe accorto della scomparsa di Robert fino al giorno successivo. E a quel punto saremmo stati già a Filadelfia, con Raymond e Otha, a organizzare la tappa successiva verso il Canada o il New York. Il piano, a quanto mi avevano detto, prevedeva che Robert uscisse di casa subito prima dell’alba, fischiasse una volta e poi si inoltrasse nel bosco, dove ci saremmo incontrati. Una volta che si fosse avvicinato, io avrei dovuto pronunciare una frase in codice per fargli capire le mie intenzioni, e lui avrebbe risposto con la sua frase. Se una di queste cose non si fosse verificata, avrebbe significato che qualcosa era andato storto, e allora sarei dovuto tornare immediatamente alla casupola di Chase Piers. Perciò attesi, a una certa distanza, finché non vidi una sagoma scura che usciva dalla baracca e si guardava intorno. Udii un fischio, poi vidi che la sagoma si avviava verso il bosco. Le andai incontro e dissi: – Il treno per Sion è arrivato.
– E io vorrei salire a bordo, – disse Robert. Era un uomo di corporatura normale, da cui non traspariva neanche un briciolo di quella gioia e quella convinzione mostrati dagli altri due fratelli di Harriet. Su di lui gravava un peso, e di rado avevo visto un uomo angustiato dalla prospettiva di essere liberato dal Servizio.
– Partiamo al calar delle tenebre, – dissi. – Preparati, poi ci rivedremo qui.
Robert annuí e tornò nella sua baracca.
Io mi ritirai nel folto del bosco. Anche se quel giorno nessuno avrebbe prestato servizio, non volevo richiamare l’attenzione. Cosí continuai a camminare fra gli alberi finché non cominciò una salita, e arrampicandomi su per la collina trovai una caverna dove restai a riposarmi fino al tramonto. Quando si avvicinò l’ora prevista, tornai sui miei passi. Ma Robert non c’era. Aspettai, e dato che non si faceva vedere mi chiesi se non avesse capito male l’ora dell’appuntamento, dato che io ero sicuro di non essermi sbagliato. Pensai di andarmene senza di lui, perché Harriet non avrebbe fatto eccezioni, e se fossi stato ancora in Virginia credo che l’avrei fatto. Ma i mesi trascorsi mi avevano cambiato, e dopo il Raduno del New York pensavo spesso a come era morto Micajah Bland, a come avrebbe potuto scegliere di abbandonare Lydia e tornare a casa. E pensavo a come avesse preferito affrontare Otha nell’aldilà piuttosto che in questo mondo dopo aver fatto una scelta come quella. E poi avevo i lasciapassare, in caso fossero stati necessari. Perciò presi autonomamente la decisione di tornare col fratello di Harriet oppure non tornare affatto. E uscii dal bosco per dare un’occhiata nella sua baracca.
Avvicinandomi udii una donna che gridava, e attraverso la porta aperta vidi la donna che camminava avanti e indietro e Robert seduto sul letto con la testa tra le mani. Restai a osservare mentre la donna inveiva contro di lui con un misto di rabbia e dolore.
– Lo so che mi lasci qui per andare da quella ragazza dei Jennings, – diceva. – Ti conosco, Robert Ross. Lo so che mi stai lasciando, e se sei un uomo d’onore faresti meglio a dirlo chiaramente.
– Mary, è come ti ho detto… vado dai miei fratelli, da mia mamma e mio papà, – ribatté Robert. – È una domenica come le altre. Lo sai. Guarda, ecco Jacob… – e indicò verso di me fuori dalla porta. – Ti ho detto di lui. Viene dalla piantagione degli Harrison. Anche lui ha dei parenti là, vero, Jacob?
Mary si voltò verso di me, ancora fuori dalla porta, e mi scrutò roteando gli occhi.
– Mai visto, questo Jacob.
– Eccolo lí, – disse Robert.
– Non hai mai avuto bisogno di qualcuno che ti accompagnasse. Cosa c’è di nuovo? Quest’uomo non l’ho mai visto. Lo so che non è di queste parti. Perché non ti fai accompagnare da me, invece che da lui? Lo so cos’hai in mente, Robert Ross. So tutto di quella ragazza dei Jennings.
Ero sulla soglia della baracca. A quel punto entrai. E potei osservare Mary: una donna minuta piena di virtuosa indignazione. Conosceva bene Robert, però non conosceva la via che stava per prendere. Mi scrutò di nuovo e disse: – Jacob, eh? E se vado dai Jennings a chiedere di te?
– Questo noi non lo faremo, – risposi.
– Qui non si tratta di «noi». Lo farò io da sola, e subito.
– No. Non posso permetterlo.
– Davvero? Quindi hai intenzione di fermarmi?
– La mia aspirazione, signora, sarebbe che foste voi stessa a fermarvi.
Mary mi rivolse uno sguardo di incredulità. Dovevo sbrigarmi.
– Avete ragione, – dissi. – Qui non c’è nessun Jacob. Ma se voi faceste davvero quel che avete detto, procurereste a voi stessa e a tutti quelli che amate un dolore di gran lunga piú grande di quello di sorprendere Robert che se la intende con una ragazza.
Udii alle mie spalle Robert che diceva con un gemito: – Dolcezza…
– Mrs Mary, – continuai. – Mi sembra evidente che non siete stata messa al corrente della situazione. Avete ragione. Robert se la sta svignando. Robert deve svignarsela, e voi non dovreste avere nulla in contrario.
– Col cavolo, – disse lei.
– No, signora, – dissi. – Davvero non dovreste. So che Robert non è stato sincero, ma vi spiegherò io come stanno le cose. Broadus sta per metterlo all’asta. E quando lo farà, per voi sarà piú facile camminare sull’acqua che rivedere vostro marito.
– Ormai è un anno che girano queste voci, – disse lei, – e Broadus non ha fatto niente. Robert lavora sodo. Non gli conviene disfarsene.
– È proprio perché lavora sodo che gli conviene. Con gli uomini prestanti come lui si guadagna bene. E quale negro si è mai salvato solo perché lavorava sodo? Avete cosí tanta fiducia in quella gente? L’ho osservato bene, questo posto. È sull’orlo del baratro. Ne ho viste tante di fattorie cosí. Vendono la gente perché devono farlo. L’ho già visto succedere. E vi garantisco che il vostro Robert ha solo due scelte: l’asta con Broadus o la fuga con me.
Se fosse esistito un regolamento ufficiale della Sotterranea, il mio comportamento avrebbe costituito una violazione dei suoi articoli basilari. Gli agenti si facevano vedere solo da coloro che dovevano condurre. E non svelavano mai la natura della loro missione, si inventavano sempre qualcos’altro. Io invece, dato il poco tempo che avevamo a disposizione, avevo accantonato qualunque scrupolo nella speranza di convincere Mary a lasciarci andare.
– La Sotterranea vi offrirà la possibilità di ritrovarvi insieme, – continuai. – Mi dispiace moltissimo che dobbiate separarvi. So cosa significa, ve lo garantisco, perché anch’io sono stato separato da qualcuno… ho una ragazza giú in Virginia a cui penso ogni minuto di ogni ora di ogni giorno. Sono stato portato via da lei. Ma meglio essere portato a nord dalla Sotterranea che essere portato ancor piú in fondo al sepolcro. Questo è l’unico modo, ve lo garantisco.
Ho sentito che state aspettando un bambino, e so quale peso questo rappresenti. Io sono orfano, Mrs Mary. Mia mamma è stata venduta e mio padre è un farabutto. So che vi spaventa l’idea che il bambino cresca senza un padre, e questo mi tocca piú di quanto possiate immaginare.
Però dovete concedere il vostro permesso, signora. Il vostro Robert verrà preso… o da noi o da loro, ma verrà preso. Lo sapete chi siamo. Lo sapete cosa facciamo. E sapete cosa ci contraddistingue. Noi manteniamo la parola, signora. E io vi prometto che non ci daremo pace finché voi e il vostro Robert non sarete di nuovo insieme.
Mary sembrava stupefatta, e indietreggiò di un passo. Gemette: – No, no, – e scosse la testa. E in quel momento ricordai i gemiti di Sophia quando i segugi ci avevano accerchiato. Ma subito ricordai anche un’altra cosa: in Virginia, a Bryceton, prima che andassimo in soccorso di Parnel Johns. Ricordai quant’ero sfiduciato, e come Isaiah Fields si era rivelato essere Micajah Bland, e come la fiducia che aveva riposto in me mi aveva dato fiducia in tutto quel che era seguito. Presi esempio da lui.
– Io mi chiamo Hiram, signora. Il vostro Robert è il mio passeggero e io sono il suo conducente. Giuro sulla mia testa, signora, che non lo perderò. E non perderò nemmeno voi.
Una lacrima di commozione scese lungo la guancia di Mary. Si fece forza e poi si girò verso Robert, e gli disse: – Giuro che se si tratta di una ragazza ti scoverò, e allora neanche quest’uomo, neanche questo Hiram con le sue belle parole, ti salverà.
Sentivo di dover distogliere lo sguardo. Avevano diritto a quel momento di intimità, perché per un bel po’ non ne avrebbero avuti altri. Ma ripensando a quel che avevo detto, ripensando alla Virginia, ripensando a Sophia, non riuscivo a muovermi.
Robert la strinse a sé. La baciò dolcemente. – Non scappo da nessuna ragazza, Mary, – disse. – Scappo per una ragazza, e questa ragazza sei tu.
Quella discussione ci aveva fatto ritardare. Se fossimo partiti subito avremmo potuto fare il giro largo attraverso i boschi, e arrivare dai genitori di Harriet per tempo. Ora invece dovevamo andare lungo la strada, e questo non era l’ideale. Harriet, da profeta qual era, l’aveva presagito… per questo avevo i lasciapassare. Cosí ci incamminammo lungo la strada, e io mi affidai a Robert perché mi guidasse da sua madre e suo padre, Ma Rit e Pop Ross. Solo Harriet conosceva il piano nella sua interezza, di modo che, se qualcuno di noi fosse stato preso, nessuno – per quanto l’avessero picchiato e frustato – sarebbe stato in grado di fornire il quadro completo.
Durante la prima parte della camminata Robert restò in silenzio, limitandosi a darmi indicazioni sul percorso da seguire. Io lo lasciai in pace. Per quanto fossi curioso, la separazione era stata dura, e non intendevo riportargliela alla mente. Ma poi accadde quel che mi capita sempre. A un certo punto Robert si mise a parlare.
– Lo sai che il piano prevedeva di lasciarla lí, vero? – disse.
– Sí. E infatti cosí è andata, – risposi.
– Non è questo che intendo, – disse Robert. – Il piano prevedeva di lasciarla lí per sempre. E che io me ne andassi da solo per farmi una nuova vita su al Nord.
– E tuo figlio?
– Non c’è nessun figlio… o almeno, non mio. Io lo so. E lo sa anche lei.
Restammo in silenzio per un minuto.
– Broadus, – dissi poi.
– Sí, è figlio di Broadus, – disse Robert. – Lui e Mary hanno piú o meno la stessa età. Da bambini giocavano insieme. Poi li hanno separati, come capita sempre. Mi sa che lui aveva un debole per lei già allora. E adesso che è un uomo ha pensato di poter mettere in pratica quei sentimenti, anche se Mary era onesta e sistemata. Magari lei lo ricambiava. Sicuramente non gliel’ha impedito.
– E come avrebbe potuto impedirglielo?
– Non lo so, – disse Robert, frustrato. – Come si fa quaggiú a fare una qualunque cosa? Però che io sia dannato se tiro su il figlio di un bianco.
– Per questo scappi.
– Per questo scappo.
– Allora non era vero che Broadus stava per venderti?
– No, era vero. Non so quando, ma l’avrebbe fatto. Per un po’ ho anche pensato che sarebbe stato un sollievo. Non avevo alcuna voglia di vedere Natchez, ma se mi avesse aiutato a dimenticare Mary, e la mia umiliazione, forse sarebbe stata una buona cosa.
– Quando un uomo viene venduto non è mai una buona cosa.
– Sí, lo so. Harriet e i miei fratelli sono venuti da me, mi hanno tirato fuori dalla disperazione. Mi hanno detto che c’era un’altra vita che mi aspettava su al Nord. Ovviamente mi hanno chiesto di Mary e del bambino, e io ho detto che non sarei mai venuto via con il figlio di un altro. Harriet non era d’accordo, non era per niente d’accordo, ma io le ho detto che doveva essere una nuova vita da tutti i punti di vista, altrimenti preferivo tentare la sorte con Broadus.
Però quando è venuto il momento di andarmene, quando ho capito cosa significava lasciare la mia Mary, io… non lo so. Posso solo dire che ho avuto un momento di debolezza e ho pensato che forse la vecchia situazione non era poi cosí male. E poi sei arrivato tu e hai fatto quella promessa…
– Mi dispiace. Pensavo…
– Non ti preoccupare. Il fatto è che hai detto quello che io sentivo. Non posso vivere senza Mary. Non voglio nessuna libertà, se non con lei… È solo che c’è quel bambino… L’idea di crescere il bambino di un altro… è una cosa che fa star male.
– Sí, – dissi. Lo sapevo. Lo capivo. Ma avevo anche cominciato a capire qualcosa di piú, perché stavo pensando non solo a me e alla mia Sophia, e non solo a Robert e Mary, ma anche a quel giorno su nello stato di New York, il giorno in cui avevo incontrato Kessiah. E stavo pensando a tutti quei discorsi sulle diverse schiavitú e i diversi servizi, e alle donne in tuta da lavoro, e alla grande cospirazione per saccheggiare metà del mondo. E stavo pensando alla mia parte in quel saccheggio, ai miei sogni, alla Lockless che mi ero costruito nella testa, costruito soprattutto a partire dalla mia Sophia.
– Non possiamo mai avere niente di puro, – disse Robert. – C’è sempre qualcosa che non va. Quelle storie di cavalieri e donzelle… non è roba per noi. Noi non possiamo permetterci la purezza. Non possiamo permetterci la pulizia.
– Già, – dissi. – Ma neanche loro. È una cosa disgustosa, una cosa lurida, condannare tuo figlio, o tua figlia, al Servizio. Per come la vedo io, non c’è nessuna purezza, e noi siamo fortunati perché almeno ce ne rendiamo conto.
– Fortunati, eh?
– Fortunati, perché non dobbiamo sopportare il peso di fingerci puri. Ti dirò che mi ci è voluto un po’ di tempo per arrivarci. Ho dovuto perdere delle persone e capire davvero che cosa significa la perdita. Ma essendo stato di sotto, e avendo visto qualcosa di quelli che stanno di sopra, ti garantisco, Robert Ross, che preferirei vivere di sotto in mezzo alle mie perdite, in mezzo alla melma e al sudiciume, piuttosto che vivere tra coloro che sguazzano nella propria melma ma sono cosí accecati da considerarla pura. Non c’è nessuna purezza, Robert. Non c’è nessuna pulizia.