Capitolo venticinquesimo

Camminando nell’oscurità arrivammo a un sentierino che portava a una radura e poi alla casa dei Ross. Vidi un’abitazione, e dietro una scuderia. Ricordai allora che i genitori di Harriet erano liberi, a differenza dei figli.

– Non posso vedere la mia mamma, – disse Robert.

– Perché no? – chiesi.

– Non sa nascondere i suoi sentimenti, e se mi vede, se lo scopre, si metterà a strillare come una bambina piccola, e poi, se i bianchi vengono a chiedere cosa è successo, non riuscirà a mentire. Harriet se n’è andata dieci anni fa, e da allora io l’ho vista diverse volte, ma con mia madre non ha mai parlato. Non perché non vuole. Ma come farebbe?

Al che Robert fece un fischio. Qualche minuto dopo, un uomo piú anziano, che immaginai essere suo padre – Pop Ross, l’aveva chiamato –, uscí e senza guardare in nessuna specifica direzione fece segno verso il retro della casa. Allora girammo intorno all’edificio passando attraverso il bosco circostante. A un certo punto intravedemmo da una finestra Ma Rit che spazzava il pavimento. Robert sostò per un istante, rendendosi improvvisamente conto che avrebbe potuto non rivederla mai piú, poi riprese a camminare. Dietro la casa trovammo la scuderia, e dentro c’era tutto il gruppo seduto in silenzio. Non parlammo neanche noi. Harriet emerse da un angolo. I suoi occhi erano incollati su Robert. Lo afferrò per il bavero, lo scosse e lo tirò a sé abbracciandolo forte. Poi restammo lí ad aspettare che la notte si facesse piú fonda. Alcuni salirono nel sottotetto a dormire. Pop Ross ci portò da mangiare. Ma quando aprí la porta girò la testa dall’altra parte per non guardarci, e si limitò a tendere il braccio destro in attesa che qualcuno prendesse il vassoio.

Per due volte vidi la vecchia che si affacciava sulla strada e scrutava in lontananza, per poi rientrare in casa. Mi chiesi se fosse al corrente dell’arrivo di Robert.

Cominciò a piovere. Ben e Robert sbirciarono attraverso una fessura nel muro della scuderia che dava sulla finestra posteriore della casa, e da lí videro Ma Rit illuminata dal fuoco, che tirava da una pipa, con un’espressione da cui traspariva chiaramente quanto sentisse la mancanza dei figli. Harriet, che non la vedeva da anni, non voleva vederla adesso, quindi non guardò attraverso la fessura. Non avrebbe arrischiato un addio, nemmeno a distanza.

Alla fine Ma Rit spense il fuoco e andò a letto. Guardai fuori e vidi che si era addensata una fitta nebbia. Harriet osservò ognuno di noi. Era venuto il momento. Uscimmo. Vidi Pop Ross sulla porta, bendato.

– Quando mi chiederanno se ho visto qualcuno di voi, – disse, – potrò giurare su Dio e rispondere che non vi ho visto.

Uscimmo nella nebbia. Jane prese il vecchio per un braccio, Henry lo prese per l’altro e ci inoltrammo nel bosco fangoso. Mentre camminavamo, il padre di Harriet canticchiava piano fra sé, poi attaccò con la melodia tipica delle partenze per una fuga, e a uno a uno anche gli altri si unirono al canto, in un mormorio sommesso.

Going up to the great house farm

Going on up, for they done me wrong

Day so short, Gina. Night so long1.

Poi il bosco si fece piú rado e giungemmo a un grande stagno, di cui non si vedeva la fine attraverso la nebbia e l’oscurità. Le voci si quietarono, finché non restò che il suono della pioggia sulle foglie e delle gocce d’acqua che cadevano dall’alto sull’acqua immobile.

– Bene, vecchio, – disse Harriet, rivolgendosi al padre. – Per me è venuta l’ora di andare.

Credo tutti avessero un’idea abbastanza precisa di quel che stava per accadere, perché, appena Harriet pronunciò quelle parole, Jane e Henry si staccarono dal loro abbraccio e tutti entrarono nell’acqua. Henry, Robert e Ben si schierarono in prima fila davanti allo stagno. Jane mi prese per mano e mi tirò con sé alle loro spalle. Mi voltai e vidi Pop Ross lí in piedi, bendato. Harriet andò da lui, gli girò intorno come per imprimersi nella memoria ogni centimetro della sua fisionomia, poi lo baciò delicatamente sulla fronte. Quindi gli toccò la guancia, e vidi la luce verde della Conduzione che le si sprigionava dalla mano, e in quella luce vidi le lacrime che rigavano le guance di Pop Ross.

Restarono cosí per qualche secondo. Poi Harriet si voltò, andò a piazzarsi davanti ai fratelli e si avviò dove l’acqua era profonda. I fratelli la seguirono in silenzio, e io e Jane seguimmo loro. Fui l’unico a voltarmi, e vidi Pop Ross ancora lí, ancora bendato. E mentre avanzavamo nello stagno, lo guardai scivolare via, scivolare via come a volte fanno i ricordi, nelle tenebre, nella nebbia.

Eravamo nell’acqua, ma come la volta prima non era affatto acqua. A quel punto Harriet stava scintillando. Guardò oltre i fratelli, verso di me, e disse: – Non avere paura. Questa volta ho un coro. E il coro ha me.

Continuò ad avanzare, brillando sempre di piú, fendendo la nebbia davanti a noi come la prua di una nave fende le onde del mare. Poi si fermò, e anche la piccola processione alle sue spalle si fermò. Disse: – Questo viaggio è fatto in nome di John Tubman.

– John Tubman, – tuonò Ben.

– Che con mio eterno rimpianto non ha potuto unirsi a noi. Questo viaggio è per Pop Ross e Ma Rit, che prima o poi ci raggiungeranno.

– Prima o poi! – tuonò ancora Ben. – Prima o poi!

– Ci siamo ritrovati su una ferrovia.

– Prima o poi!

– Le nostre vite sono i binari, le nostre storie il treno e io il macchinista che guiderà questa Conduzione.

– Conduzione, – gridò lui.

– Ma questo non è un racconto amaro.

– Vai cosí, Harriet, vai cosí.

– Perché ho celebrato il mio lutto molto tempo fa.

Ora furono gli altri fratelli a incaricarsi della risposta.

– Vai cosí. Vai cosí, – la spronarono.

– John Tubman, il mio primo amore, l’unico uomo che ho trovato degno di essere seguito.

– Cosí si parla.

– Non per niente ho preso il suo nome: Tubman.

– Cosí si parla! Cosí si parla!

– È cominciato quando ero una mocciosa, perché la schiavitú ha trasformato le mie mani di bambina in pietre da macina.

– È dura, Harriet! È dura!

– Un attacco di morbillo mi ha quasi fatta fuori.

– È dura! È dura!

– Il peso mi ha colpito. E ho avuto il dono della vigilanza.

– La Conduzione!

– Sono andata nel bosco. Ho testimoniato. Ho visto il sentiero.

– La Conduzione!

– Ma non ho imparato a usarla finché non sono cresciuta.

– Prima o poi! Prima o poi!

– Lavoravo come un uomo.

– Bene, vai cosí, Harriet, vai cosí!

– Avevo un bue.

– Harriet aveva un bue!

– Mi davano in affitto. Frantumavo le zolle.

– Harriet aveva un bue! Harriet frantuma la terra!

– Il Signore mi ha messo alla prova. Mi ha reso dura come Mosè davanti al Faraone.

– Vai cosí, Mosè, vai cosí!

– Ma io canto di John Tubman.

– Tubman!

– Agli uomini non piace essere messi in ombra da una donna.

– Mosè frantuma la terra!

– John Tubman non era come loro.

– Giusto!

– La mia forza lo rendeva orgoglioso. Le mie fatiche lo rendevano tenero verso di me.

– Vai cosí, Mosè! Vai cosí!

– E io lo amavo, perché una ragazza deve amare chi la ama.

– Mosè aveva un bue grosso e cattivo!

– John Tubman amava la mia forza. Amava la mia fatica.

– È forte, Mosè! È forte!

– Per questo so che mi amava.

– John Tubman!

– Volevamo guadagnarci a poco a poco la libertà col nostro lavoro.

– È dura, Mosè! È dura!

– Avevamo dei progetti. La nostra terra. I nostri figli. Grazie al mio bue.

– Mosè aveva un bue!

– Ma c’era qualcuno che mi amava piú di John Tubman.

– Cosí si parla! Cosí si parla!

– Il Signore mi ha dato la vigilanza. Il Signore ha illuminato il sentiero.

– La Conduzione!

– Il Signore mi ha chiamato a Filadelfia.

– La Conduzione!

– Ma il mio John non ha voluto venirci.

– È dura! È dura!

– Ho fatto le mie mosse dal Nord. Ho visto cose nuove.

– Mosè aveva un bue!

– E quando sono tornata non ero piú la stessa ragazza.

– Mosè frantuma la terra!

– Ma ho mantenuto la parola.

– È forte Mosè.

– E sono tornata dal mio John.

– Sí, l’hai fatto!

– E l’ho trovato preso da un’altra ragazza.

– È dura, Mosè! È dura!

– Ci sono rimasta male. Ho pensato di scovarli e scatenare un finimondo.

– Mosè aveva un bue!

– Non mi importava di far rumore. Non mi importava se anche Broadus mi sentiva fare il diavolo a quattro.

– John Tubman!

– Non mi importava se mi rimettevano la catena della schiavitú.

– È dura! È dura!

– Ma un uomo mi ha fermato.

– È forte, Mosè!

– Il mio papà, Big Ben Ross. Mi ha preso da parte e ha detto Harriet deve amare chi ama Harriet.

– Vai cosí, Pop Ross! Vai cosí!

– E fratelli, dico anche a voi quel che ha detto a me Pop Ross: dovete amare chi vi ama.

– Vai cosí!

– E quello che mi ha sempre amato di piú è il mio Signore.

– Vai cosí!

– Il mio John mi ha lasciato, fratelli. Ma io so che sono stata io a lasciarlo per prima.

– John Tubman!

– La mia anima era prigioniera del Signore, perché era Lui che mi amava piú di tutti.

– Mosè aveva un bue.

– John Tubman.

– È forte, Mosè.

– Ovunque tu sia.

– È forte, Mosè, è forte.

– Io conosco il tuo cuore e tu ora conosci il mio.

– È forte Mosè.

– Possa il vizio stare lontano da te. Possano le tue notti essere leggere.

– È forte.

– Possa tu trovare la pace, anche nel sepolcro.

– Prima o poi.

– Possa tu trovare un amore che ti ama, anche in questi tempi di prigionia.

– Cosí si parla.

1. «Me ne vado alla grande casa | Me ne vado lassú, perché mi hanno fatto un torto | Il giorno è cosí breve, Gina. La notte cosí lunga» [N.d.T.].