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Maria si era superata in cucina, tagliatelle al ragù di lepre, brasato al latte appena appena un po’ bruciacchiato come piaceva a Macbetto, zuppa inglese, un Sangiovese super fico e latte di vecchia per digestivo, da leccarsi le dita. Adesso aveva lasciato i due uomini a chiacchierare e aveva portato a letto le bambine che morivano di sonno.

I due uomini avevano molte cose da dirsi, compresi alcuni segreti da rivelare e alcuni favori da chiedere. Primo spiegò all’amico cosa in realtà era successo al povero Reggiani, una lunga chiacchierata con Pavolone era stata del tutto chiarificatrice, bisognava capire se ci sarebbero state conseguenze.

«Nessuna, che io possa sapere – disse il Questore. – Il medico è fuori pericolo, non avrà danni permanenti e non ha intenzione di denunciare gli aggressori, almeno cinque, secondo la sua prima dichiarazione. Non ci sono danni all’immobile, non è stato rubato niente. La cassetta che mi hai mandato l’ho messa in cassaforte, tanto per sicurezza. Pavolone non è uno che chiacchieri e la ragazza argentina, quella Maite, è convinta di averci guadagnato. Preoccupati tu di spiegare alla Schiassi cosa cavolo è successo, penso che sarà soddisfatta anche lei. A Forlivesi, per ragioni del tutto private, lo racconto io. Come vedi, la giustizia esiste, anche se non si può essere orgogliosi delle sue frequentazioni».

Cominciarono a scambiarsi informazioni sul caso del notaio Ricci Ribaldi. Primo raccontò quel po’ che sapeva.

«Ho parlato col nonno di quell’avvocatino, Silvestrini, Antero Silvestrini. Chissà dove vanno a pescare certi nomi».

«C’è stato un papa – interloquì Macbetto, campione di enigmistica – terzo secolo o giù di lì, morto ammazzato, voglio dire, martire, regnò solo novanta giorni…».

«Se per questo – in queste cose Primo ci sguazzava – Antero Vipunen fa parte della mitologia finnica, è un gigante cattivo, c’è un intero canto del Kalevala dedicato alle sue imprecazioni. Pensa che…».

«Primo!! – lo ammonì Macbetto – non è la sera, ne parliamo un’altra volta».

«Dunque – continuò Primo, rinunciando con evidente sacrificio alla sua digressione – secondo il vecchio c’è una cosa che dobbiamo sapere, una che è bene che non ti venga raccontata da questo Antero. Ma proprio non vuoi saper… No, va bene. Continua».

Il latte di vecchia era gradevole e pizzichino. Loro erano due buoni amici. Quelle erano sere che entravano a far parte della fabbrica dei ricordi.

«Pare – continuò Primo – che la famiglia separata del notaio avesse siglato con lui un ottimo accordo, una cifra mensile sufficiente a farli vivere tutti nell’agio, se consideri che tutte le spese di casa erano comunque a carico del marito. Eppure la famiglia stentava ad arrivare a fine mese. Questo, fino all’anno scorso, o ai primi mesi di quest’anno, dopo di che la condizione economica di tutti è diventata molto migliore. Vivendo con loro, o parlando con la sua morosa, Antero ha capito – o crede di aver capito – che da un certo momento in avanti l’assegno è stato decurtato in modo considerevole, non dal notaio, da qualche altra persona. L’altra cosa che voleva che noi sapessimo, che tu sapessi, riguarda un certo piccolo patrimonio, credo gioielli o qualcosa del genere, comunque una cifra di qualche consistenza, che prima c’era e poi non c’era più. Secondo il racconto di Antero, la famiglia parla di questo patrimonio con rimpianto, lui pensa addirittura che la madre, soprattutto lei, faccia più o meno velate allusioni a un ricatto, o comunque a un evento malevolo che l’ha costretta a rinunciare a quei beni».

Adesso era il turno di Macbetto di informare Primo, e le sue erano notizie molto più succulente e concrete. Le riassumo per voi, Macbetto tendeva a essere logorroico.

Dunque, negli ultimi due giorni le indagini avevano preso differenti direzioni. Era stata richiesta una autopsia giudiziaria, e l’incarico era stato affidato al medico legale dello stesso ospedale. Era stata eseguita una attenta ricerca sulla posta ricevuta negli ultimi mesi dal notaio, posta tutta in bell’ordine, catalogata con scrupolo dalla signora Egle. Trovare quello che stavano cercando era stato di una semplicità addirittura risibile, era bastato andare alla voce «lettere anonime». Lì, di lettere anonime ce n’era una sola, un testo molto semplice, più o meno «Chi sarà poi il vero padre dei tuoi figli? Controlla il gruppo sanguigno» o qualcosa del genere. Data della busta, 2 settembre. Settembre era lo stesso mese in cui il notaio aveva chiesto copia delle cartelle cliniche. Ma le coincidenze non finivano qui. La signora Rosa Stepponi, l’ex ostetrica signora Rosa Stepponi, era stata costretta a vivere in una certa indigenza fino ad una certa data, dopo di che era successo che nel suo conto corrente erano entrati tutti insieme molti soldi, che erano successivamente serviti per l’acquisto di una casa e poi, piano piano, di tutto l’indispensabile per trasformarla nella famosa bomboniera.

Inoltre, e sempre a partire da quella data, il conto corrente della signora Rosa si era rimpinguato, ogni fine del mese, di tremila euro, per dimagrire esattamente della metà il giorno successivo. In questo modo il gruzzolo residuo dell’ostetrica veniva rispettato e con quei soldi, senza strafare, arrivava serenamente al versamento successivo. Bisognava solo capire a chi andava la metà di quel gruzzolo, tassa fissa che la signora Rosa pagava in contanti, altri segni del passaggio di quel denaro non ce n’erano.

Poi, poco dopo la fine dell’estate, quell’assegno mensile era cessato di colpo, e dal conto della signora Rosa erano usciti solo i soldi necessari per pagare la routine, fornitori, tasse, luce, cose così. A questo punto, i misteri si erano infittiti, le domande senza risposta sempre le stesse. Era persino inutile elencarle ancora.

«Io ho un amico ostetrico, che lavora in un ospedale del nord, ci sentiamo ogni tanto. Gli ho telefonato, e gli ho posto un preciso quesito: cosa controllate di routine nelle cartelle cliniche per quanto riguarda i gruppi e che probabilità ci sono che uno di voi li sottoponga a un vero controllo? Mi ha risposto che in un parto normale, quando non ci sono problemi di anemia o rischi di dover fare un intervento chirurgico, dei gruppi non gliene può fregare di meno; semmai in gravidanza, ma allora è importante sapere se l’Rh è positivo o negativo, e quando le donne arrivano in ospedale per partorire, l’anemia ce l’hanno scritta sulla faccia, c’è poco bisogno di guardare in cartella».

«Questo – commentò Macbetto – vuol dire che la signora Rosa si è insospettita su commissione».

La conversazione fu interrotta dall’arrivo di Pavolone, che era stato invitato da Maite a fare una passeggiata, sembrava fuori di sé dall’eccitazione, e aveva un mucchio di cose da raccontare.

«Un gentiluomo…» cominciò a frenarlo Macbetto.

«Lascia fare – lo interruppe Primo. – A qualcuno lo deve raccontare, meglio a noi che a Maria». Macbetto ne convenne e si versò un altro sorso di latte di vecchia. In fondo, pensò, l’Argentina è vicina.