Gente di Dublino
DUNCAN
«Smoke lingers ‘round your fingers
Train - Heave on to Euston
Do you think you’ve made the right decision this time?
[2]
»
Lascio la lattina di birra sul tavolino. Mi alzo dal divano e riprendo il telefono che ci ho lanciato sopra dopo aver chiuso con Ashley. Jade è in camera da letto con Gina, la sua ragazza.
«You’ve left your tired family grieving
And you think they’re sad because you’re leaving
But did you see the jealousy in the eyes of the ones who had to stay behind?
And do you think you’ve made the right decision this time?
»
“Ci vediamo a casa
”. Che cazzo, per me quella non è casa. Questo Paese non è mai stato casa. Questo Paese è l’Inferno. Ma è l’unico posto in cui riesco a stare.
«You’ve left your girlfriend on the platform
With this really ragged notion that you’ll return
But she knows that when he goes, he…
»
Spengo lo stereo. Prendo il pacchetto dalla tasca del giubbotto e mi accendo una sigaretta. Mi avvicino al mobile della libreria, porno, porno, porno, libri di fotografia, porno, libri di ricette, cd, Bradbury, Palaniuk, Welsh, Joyce. Ne prendo uno di quelli che leggeva John, apro a caso.
“Lei poi era un po’ volgare. Sbagliava verbi e coniugazioni: «se farei», diceva. Ma in fin dei conti che importava la grammatica se le voleva bene sul serio! Ancora non sapeva se dovesse portarle amore o disprezzo per ciò che aveva fatto. La colpa del resto era anche sua
”.
«Stai di nuovo in fissa con Joyce?»
Jade attraversa il salotto e mi supera diretto in cucina. Prendo un tiro e volto pagina.
“L’istinto però gli suggeriva di restar libero, di non sposarsi. Una volta sposato, si sa, si è un uomo finito
”.
«Non farmi cadere la cenere sul tappeto».
Jade torna a passarmi di fianco, sollevo la testa e lo vedo darmi le spalle, due lattine in mano, completamente nudo.
«Mi sembra di sentire la mia fidanzata» gli dico mentre mi chino per spegnere la sigaretta nel posacenere sul tavolino.
«Quand’è che ce la fai conoscere?» Si volta, il libro che tengo davanti alla faccia copre la visuale dei suoi genitali.
«Mai». Chiudo il libro. «Questo lo prendo in prestito». Lui mi fa un cenno di assenso e torna in camera, dove Gina sta già imprecando.
Prendo l’ombrello che avevo lasciato nel portaombrelli all’ingresso.
Esco sul pianerottolo e aspetto l’ascensore. Guardo la copertina, Gente di Dublino
. Avrei dovuto prendere anche un paio di quei giornali porno, ma ormai l’ascensore è arrivato al piano e mi ci infilo dentro.
In strada continuo a leggere.
“Mentre se ne stava lì sgomento, seduto sull’orlo del letto in maniche di camicia, Polly bussò piano alla porta ed entrò
”.
La pioggia picchietta sull’ombrello, le persone mi passano accanto sfiorandomi appena, un tizio piuttosto robusto mi urta, si scusa, ricambio con un cenno.
Arrivo alla fermata dell’autobus, sul lato opposto vedo passare il 52 diretto a Victoria.
A casa trovo Doge ad aspettarmi. Lo gratto sotto le orecchie e vado in cucina per mettere a scaldare la zuppa. Torno in salotto e tolgo il giubbotto, lo lancio sul divano e mi siedo.
Ashley rientra quando sono all’ottavo racconto. Mi alzo per andarle incontro e baciarla.
«Stai scaldando la zuppa?» chiede togliendosi l’impermeabile.
Le do le spalle e torno verso la cucina. Do una girata con il mestolo, lei mi raggiunge e mi allaccia le braccia ai fianchi. Spengo il fornello. La sua bocca si posa sul mio collo.
«Dove sei stato?»
«Da un amico».
«Sei di nuovo lontano, Dun».
Mi volto. Ha uno sbaffo di eye liner sotto la palpebra destra. Glielo cancello con il pollice.
«Quand’è che ti sentirai a casa con me?»
«Perché me lo stai chiedendo, adesso?»
Sfrega la fronte contro il mio mento. «Il libro sul tavolino… Leggi Joyce quando hai nostalgia di casa».
La stringo. Guardo le pareti della cucina, i quadretti di tela che ha appeso, la mano di vernice che abbiamo dato insieme.
«Ho incontrato una ragazza fuori dalla galleria» dice scostandosi. Torna a guardarmi. «Un’irlandese».
Le sorrido e sciolgo l’abbraccio. «Ah sì?» Prendo due piatti dal mobile.
«Verrà all’inaugurazione domani». Strappa due tovaglioli dal rotolo sul tavolo, ci dispone sopra due cucchiai. «Te la farò conoscere, è di Dublino».
Porto i piatti in tavola. «Dovrò indossare per forza giacca e camicia?»
«Sì. Domani darò una stirata a quella grigia».
Prendo la pentola e verso la zuppa nei piatti. «Hai passato l’aspirapolvere in camera?» mi chiede.
«Sì. Ho anche riparato il saliscendi della doccia».
Si avvicina al frigo per prendere da bere, si ferma davanti al quadretto con la scritta “Home sweet home
” e lo raddrizza.
«Aveva un nome davvero particolare, la ragazza che ho incontrato stasera».
Mi siedo a tavola e afferro il telecomando. Accendo la tv. «Non mi stupisco».
Ashley posa due lattine di Coca sul tavolo e si accomoda di fronte a me. «Oh, questo era davvero particolare».
Sintonizzo su un film di guerra mentre lei prende una prima cucchiaiata. «Manca di sale».
Faccio per alzarmi. «Lascia, sono io che sto mangiando salato ultimamente».
Assaggio. «Sì. Per me è giusta. Dicevi?»
«Cosa?» Stappa una lattina.
«Il nome della ragazza».
«Oh sì». Butta giù un sorso. «Pensa, si chiama Rain».