Provare a dimenticarti
EVAN
«Sei contento?»
Danielle mi restituisce il telefono. «È la cosa giusta». Lo afferro e lo lascio sul tavolo di fronte a me.
«Allontanare l’unica ragazza che hai mai veramente amato la chiami la cosa giusta? Tu e Rain siete gli innamorati più idioti che l’Irlanda abbia mai conosciuto. Sareste secondi solo a Romeo e Giulietta, se loro non fossero inglesi».
«Erano italiani. E mi sa che qualcuna qui ha bevuto un po’ troppo». In realtà, ha appena fatto un paragone perfetto. Butto giù una lunga sorsata di birra. «Scusa se ti ho costretta a dire quelle cose, Dany, ma sai come la penso».
Afferra il bicchierino di vetro che ha davanti. «Quindi te ne starai qui con le mani in mano aspettando che il destino ti dia un segno che potrebbe non arrivare mai?»
Scuoto la testa. «Non me ne starò qui con le mani in mano. Berrò tantissima birra, continuerò a suonare con la band in giro per i pub come stasera, uscirò con te…»
«Sai benissimo a cosa mi stavo riferendo». Butta giù lo shot e lascia il bicchierino vuoto sul tavolo. «Dovresti essere già a Londra con lei, non qui a Cork insieme a me». Avvicina le mani alla candela che sta bruciando dentro la bottiglia di Whiskey. «Sono una tua amica, Ev, e ti voglio bene sul serio. Sono stata la prima a farti del male in passato…»
«Ce ne siamo fatti a vicenda, Dani».
«Fammi finire. Farei di tutto per tenerti al sicuro, lo sai, ma farei ancora di più per vederti felice. E lo vedo che con me non lo sei, è inutile che cerchi di convincermi del contrario».
Non ribatto. Finisco la mia birra in silenzio e ne ordino un’altra.
«Hai intenzione di salire sul palco ubriaco?»
«Forse» ribatto sollevando la pinta per portarla alle labbra.
«Non è una buona idea».
«Te lo hanno mai detto che sei una rottura di…» mi blocco. Mando giù tutta in un fiato la birra che ho nel boccale.
«Ne vuoi un altro?» Indico il suo bicchiere. Lei è troppo sbronza per rifiutare e io le faccio compagnia. Ci scoliamo tre shot a testa. Gary mi chiama sul palco.
«Spacca tutto, Heaven!» mi incita il cinnamon whiskey che scorre nelle vene di Danielle.
Il concerto è in acustico, facciamo molte delle canzoni che piacevano a mio fratello. I clienti del pub continuano a bere e chiacchierare, alcuni guardano le interviste ai giocatori in tv. Sorrido quando vedo comparire Conor nello schermo. Sono orgoglioso di lui. Un po’ lo invidio, anche. Forse, se Rain fosse rimasta quando Adam è morto, oggi non mi troverei qui con la band. O forse sì. Ma ci sarebbe lei, seduta al tavolo, non Danielle.
Sicuramente, non avrei bevuto così tanto.
«Vuoi vedermi davvero felice?» chiedo a Danielle sulla soglia di casa sua.
Lei annuisce, barcolla leggermente mentre infila le chiavi nella porta.
Le afferro il viso tra le mani e la bacio.
«Non credo sia una buona…»
«Non dire nulla, Dani» la imploro. Ho bisogno di sentirmi meno solo, stanotte.
La sua coinquilina non è in casa, non rientrerà prima di domani mattina.
Entriamo, lei richiude la porta, riprendo a baciarla.
Mi sbottona la camicia, le infilo una mano sotto il vestito.
Barcolliamo avvinghiati sino al tavolo del salotto. Lei geme contro la mia bocca. «Chiamami Elle» sussurra. «Ti prego».
«Elle» mormoro nel suo orecchio mentre la mia mano la accarezza. Adam la chiamava in quel modo. Ma mi sta bene così. Io non la amo. Lei non mi ama.
Danielle ansima sempre più forte, la faccio voltare, le sfilo gli slip, le affondo dentro.
Mi muovo veloce, voglio finire il prima possibile. Non voglio pensare a niente, concentrati sul piacere, concentrati sul piacere. Allontana quegli occhi grigi. Dimenticala.
Fuori, comincia a piovere.