Ciò che conta
DUNCAN
Art is expression ”.
Questo c’era scritto, su questo vecchio pacchetto ammaccato di Luckies. Ora, il tempo ha cancellato il superfluo e quello che resta è ciò che conta.
Art s ex si n ”.
Ne tiro fuori una, la fumo con calma. Non ho nessuna voglia di rientrare alla galleria. Non ho nessuna voglia di incontrarla. Soffio via il fumo, sorrido. Che bugiardo. Muoio dalla voglia di incontrarla. Non ho chiuso occhio stanotte, al pensiero.
Nella tasca della mia giacca grigia, il mio cellulare. Una chiamata persa da Jade, un messaggio da Dianne per confermare il nostro appuntamento, uno da Ned, lo psicologo che mi ha seguito durante la riabilitazione, mi chiede come procedono i preparativi del mio matrimonio. E il ricordo va a un anno e tre mesi fa, al primo ottobre, a quel martedì in cui ho fatto una scommessa con me stesso. Ho chiamato Rain, compiva ventidue anni. Se avesse risposto, sarei tornato indietro, sarei tornato da lei, le avrei detto la verità su mio padre, avrei chiesto a lei di sposarmi. Ma non lo ha fatto.
Sono rientrato a casa, ho chiesto ad Ashley di fare una passeggiata sino all’Albert Bridge. Quando il mio cellulare ha squillato, le avevo già fatto la proposta. A quest’ora, avrei già dovuto avere la fede al dito. Ma i genitori di Ashley hanno pensato che non fosse il caso di affrettare le cose - magari nel frattempo la figlia avrebbe capito che razza di rifiuto si è messa in testa di salvare - e lei ha deciso di rimandare tutto di un anno. Magari nel frattempo si sistema quel piccolo difetto che ti porti addosso come una colpa .
Comincia a piovere. Getto la sigaretta sul marciapiede, mi infilo nella caffetteria alle mie spalle. Non c’è tempo di mangiare un cinnamon roll, ma almeno un espresso italiano, amaro e veloce.
Richiudo la porta mentre fuori passa il 52.