Cadere
RAIN
Sparire.
Smarrirmi, per una notte, e non sentire più nulla.
Fermare questo cadere incessante e spegnermi nel silenzio.
«Rain».
Sono distesa su qualcosa di morbido. Bagnato. Appiccicoso.
Ho freddo.
Due mani mi accarezzano.
Sono gentili.
Sento una bocca posarsi sulla mia. Calda. Qualcuno è sopra di me.
Si muove.
Il cuore sembra volermi schizzare fuori dalla cassa toracica. No. È la mia cassa toracica che sta comprimendo il cuore. Cerca un’altra via di uscita, mi sale in gola. Sudo. Soffoco.
Il pavimento sotto di me affonda.
Affonda. Affonda.
C’è odore di sapone. Fumo. Legna. Colori a olio.
«Rain». Mi solleva. Ma io vado sempre più a fondo.
Due braccia mi avvolgono, ma io scivolo, sempre più giù.
Giù.
Giù.
Il mio petto si alza e si abbassa a un ritmo irregolare. Su. Giù, giù. Su.
Su. Giù. Giù, giù, giù. Qualcosa si incastra nella mia gola. Non mi fa respirare.
«Rain?» La mano che prima mi accarezzava ora impatta sulla mia guancia. Piano. Troppo piano.
«Cristo, Rain, non fare scherzi».
Troppo lontano.
Troppo buio.
«Pronto, Jade, mi devi aiutare…»
Troppo silenzio.
C’è solo il rumore delle ali di una farfalla.
Una farfalla dalle ali nere.
No.
Sono due occhi, neri come le ali della farfalla.
Qualcuno è venuto a trovarmi. Qualcuno con gli occhi neri.
Sono in ospedale. Lo so, perché c’è odore di disinfettante.
No. Sono in un prato. C’è odore di pioggia e di erba bagnata.
Una voce mi sta dicendo qualcosa. La sua ragazza… Questo ragazzo ha perso la sua ragazza. Ha perso tutto. E sta piangendo.
Piange, e le sue lacrime si confondono con il rumore della pioggia che ha iniziato a cadere.
Guardo le sue scarpe, due sneakers di tela verde, consumate sulla punta.
«Ricorda… non… Rain… promessa».
Non riesco a sentire quello che mi sta dicendo.
«Promettilo, Rain».
«Lo prometto. Mi sveglierò. Ma non piangere. Non piangere…» Non ricordo il suo nome.
Ma è importante. Devo ricordare. Devo svegliarmi. L’ho promesso.
Promesso.
Un bacio.
È iniziato tutto con un bacio.