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22 settembre 1991

 

Hanno quindici anni. Sono in seconda liceo. Hanno scelto insieme il loro piano di studi.
La faccia della consigliera per l’orientamento quando li ha visti entrare tutti e tre nel suo ufficio!

Étienne è nella sezione A1, lettere e matematica, Adrien nella A2, lettere e lingue, Nina nella A3, lettere e arti plastiche. Hanno parecchie materie in comune, gli stessi professori e le stesse aule.

Nessuno dei tre fa niente senza gli altri due. Le decisioni vengono prese di comune accordo: quali pantaloni, quale vestito, quale musica, quale maglietta, che serata, che film, che libro, a casa di chi...

Nina ed Étienne bisticciano spesso. Nina sostiene che Étienne si comporti come se fosse suo fratello maggiore. Le dà ordini: «Non pettinarti così», «Parla più piano», «Vabbè, ma sei cretina», «Piantala di fare la spavalda»... Ha l’aria di contraddirla continuamente per stuzzicarla.

Adrien calma il gioco, non alza mai la voce. Si sente più vicino a Nina che a Étienne. Gli piacciono i momenti rari e privilegiati in cui si trova in camera di Nina con lei e nessun altro a sentirla parlare e raccontare quel che prova, quando la aiuta a riordinare e si mette in posa perché lei lo disegni per l’ennesima volta.

«Non ti muovere».

Quando gli dà il ritratto che gli ha fatto, Adrien non si riconosce mai.

Dei tre, Étienne è il più irriverente, Adrien il più suscettibile e Nina la più sensibile.

La distanza che Nina temeva quando sarebbero stati grandi non si è verificata. Non ha dovuto cercarsi una migliore amica, neanche quando Étienne si chiede ad alta voce come gli diventerà il pisello: «Sarà lungo, grosso o tutti e due?», «Per quanto tempo continua a crescere? Secondo te si ferma a vent’anni?», «Secondo te è ereditario? Cioè, ce l’avrò uguale a mio padre e mio fratello?».

Quelle domande non la mettono a disagio. Affrontano questioni che un fratello e una sorella non affronterebbero mai. È come se per Étienne lei fosse un territorio neutro, senza genere.

«Sono la tua Svizzera» gli dice spesso Nina.

Oltre che dall’amicizia incrollabile sono legati dalla musica e dai testi delle canzoni che passano intere ore a comporre, vincolati da un progetto di futuro che niente e nessuno potrà ostacolare: andare tutti e tre a Parigi appena finito il liceo. Prenderanno un appartamento, si divideranno l’affitto, faranno lavoretti qua e là e finiranno sul palcoscenico dell’Olympia.

In cuor suo Adrien sogna i riconoscimenti, vorrebbe che la sua musica e i suoi testi diventassero famosi per tappare la bocca al padre e non sentire più il suo odore di clorofilla. Étienne sogna i frutti della celebrità: i soldi e la vita facile. Nina vorrebbe cantare, disegnare e vivere un grande amore. Lo dice chiaramente.

«Per me, o un grande amore o niente».

Vuole sposarsi e avere tre figli, due femmine e un maschio. Ha già scelto i nomi: Nolwenn, Anna e Geoffroy. Li disegnerà e canterà per loro e per il marito.

«Prima bisogna che lo trovi, un marito» la provoca Étienne.

Nonostante i flirt qua e là, la pubertà, gli ormoni che li portano verso altri desideri e altri corpi, non si stancano di condividere le loro angosce, i loro chewing-gum e le loro opinioni.

«Io sono di sinistra» dichiara Nina. «Che ce ne sia un po’ per tutti».

«Anch’io» afferma Étienne per spirito di contraddizione col padre.

«Io pure» mormora Adrien, che venera François Mitterrand perché il suo romanzo preferito è Bella del Signore.

 

*

 

Come ogni anno, sulla piazza della chiesa arrivano le giostre. La Comelle si traveste per la durata di un weekend. Per le strade c’è odore di marshmallow e di bruciato.

Dall’inizio del pomeriggio Étienne tira al bersaglio con la carabina. Adrien e Nina sono appiccicati l’uno all’altra nel Brucomela a canticchiare i successi del momento diffusi a tutto volume dagli altoparlanti, Bouge de , Auteuil Neuilly Passy, Black or White, À nos actes manqués.

Capelli al vento, Nina lancia occhiate verso i ragazzi più grandi. Quelli della sua età non le piacciono.

Ha completamente dimenticato quel Gilles Besnard di cui si era invaghita tre anni prima. Una sera lui l’aveva baciata davanti alla palestra della scuola e a lei aveva fatto schifo la sua lingua infilata in bocca con la saliva che sapeva di tabacco. Si erano separati con le labbra screpolate mormorando: «Ciao, a domani».

Nel panico, Nina aveva chiamato Adrien: «Che cavolo gli dico quando lo incontro? Dio, che ansia!». Adrien le aveva risposto che doveva solo salutarlo normalmente, dargli un bacino sulla guancia e pace.

Con Adrien tutto è semplice, calmo e limpido. A parte il giorno in cui ha spaccato gli occhiali a Py, Adrien è un fiume di cui non si percepiscono correnti né tempeste.

Di quando in quando Étienne si mette tra Adrien e Nina per farsi un giro in Brucomela con loro, poi torna a sparare. Quando vince dice a Nina di scegliere tra l’orsetto bianco e la penna coi lustrini. Punta ai premi grossi, hi-fi, televisore, mangianastri, anche se a casa ha già tutto. Le ragazze gli ronzano intorno. Si piantano per ore accanto a lui a guardarlo prendere la mira. Certe volte si degna di andarsene con una di loro, in genere la più carina, la più truccata, quella col seno e senza l’acne, ha troppa paura che gliel’attacchi. Fa un giro sull’autoscontro con la prescelta, la bacia e torna a sparare ai palloncini.

Il sabato hanno preso l’abitudine di dormire insieme, i ragazzi su lettini da campo in camera di Nina. Pierre Beau non ci vede niente di male, Étienne e Adrien sono ormai di famiglia, ma preferisce che stiano a casa, che non sia Nina ad andare da loro.

La brava Nina si è trasformata. Pierre stenta a riconoscere la nipote. Era meglio quando portava a casa gli animali di nascosto.

Ora fa molto rumore, sbatte le porte, mette lo stereo a un tale volume che i muri tremano, urla che lui non la capisce, scoppia a piangere alla minima contrarietà, alza gli occhi al cielo appena il nonno le fa un’osservazione, sta ore in bagno, dimentica di togliere dal lavandino le tracce dell’henné, si chiude a chiave in camera, si trucca come un camion rubato e grida all’ingiustizia appena un brufolo le fa capolino su una guancia.

Torna carina quando gli chiede il permesso di andare al compleanno di un’amica o di un amico.

«Dormiamo tutti lì. Ci sono pure i genitori... Dài, nonno, per piacere... Ho preso otto a s’nat...».

«Che materia è s’nat?» si azzarda a chiedere Pierre.

Nina alza gli occhi al cielo.

«Scienze naturali, no?» risponde come se il nonno fosse già in avanzato stato di senilità.

Pierre sa benissimo che non ha incluso scienze nel suo piano di studi, ma non obietta.

Non gli conviene risponderle di no, altrimenti la nipote diventa un tiranno. Allora cede, per avere la pace distribuisce sì come fossero bei voti. Nina comunque è una brava alunna, se la caverà nella vita.

Quando qualcuno della classe festeggia il compleanno tutti vengono armati di sacco a pelo e restano a dormire. I genitori sono presenti, ma non nella stessa stanza. E bussano prima di entrare. Le finestre rimangono aperte per lasciar uscire il fumo.

Niente più merendine e aranciata Oasis, cercano sensazioni forti, sono attratti da tutto ciò che è vietato, alcol, sigarette, erba, fumo, narghilè.

Data l’asma, sono cose che Nina non fa. È sempre la più lucida di tutti. Anche se è ubriaca, è lei a reggere i capelli alle ragazze quando vomitano, a tenere d’occhio i ragazzi che vorrebbero approfittare della situazione per allungare le mani, e non ci pensa due volte a prenderli a calci nel sedere. Tutti lo sanno e l’hanno ben digerito. «Se inviti Étienne, verranno pure Nina e Adrien. Se inviti Nina, arriverà con Étienne e Adrien». Adrien è quello che viene invitato meno, ma siccome sta sempre zitto viene tollerato. È troppo taciturno per dei quindicenni, a parte certe ragazze più mature che apprezzano la sua compagnia e i suoi silenzi. E poi legge, scrive testi di canzoni, suona il sintetizzatore e beve tè. Ad alcune ragazze piacciono i musicisti che leggono e bevono tè.