12 dicembre 2017
Fai così con tutti gli uomini che vengono da te per adottare un cane?».
Nina sorride.
«Quanti anni hai?» chiede Romain.
«Età umana o canina?».
«Per quant’è che va moltiplicata l’età dei cani?».
«Dipende dalla taglia del cane. Diciamo che dovrei avere centodiciotto anni. E tu?».
«Uguale».
«Vado» dice Nina.
«Puoi rimanere».
«È un’eternità che non dormo con qualcuno».
«L’eternità è lunga».
«E tu?».
«Io cosa?».
«Quanto tempo è che non dormi con qualcuno?».
«Anch’io un’eternità».
«Non sei sposato?».
«Divorziato. E tu?».
«Pure».
«Abbiamo già due punti in comune...».
«Hai figli?».
«No. Tu?».
«Neppure. Chissà come si chiamano un uomo e una donna che non hanno avuto figli».
«Orfanici? O sennò perduti, contrari, solinghi, senzaparto, senzaprole, fortunelli, egoisti, steriloidi, senzamani, senzapancia, senzasbornia, senzarogne, senzaeredi, allegroni, vitalizi, eterni adolescenti, bambini per sempre, senzaorme, senzagioia, senzacorredini, senzaculla, senza vita dopo la vita, senza un cane al tuo funerale...».
Nina scoppia a ridere.
«Sei bellissima quando ridi» dice Romain.
«Sono ancora ubriaca. Quel bourbon mi ha stroncata».
«Ridi solo quando sei ubriaca?».
Nina si alza e si riveste.
«Un uomo può fare figli fino a ottant’anni, Chaplin per esempio ne ha avuto uno tardissimo. Non tutto è perduto, per te».
«Sono salvo, allora... E per te? Tutto è perduto?».
«A quanto pare».
«Ti riaccompagno?».
«No, vado a piedi».
«Ci rivediamo?».
«Sì, se vieni ad adottare un altro cane».
Romain sorride.
«Non ti piaccio più?».
Nina non risponde. Gli ha già voltato le spalle, sta scendendo le scale per recuperare jeans e maglione abbandonati in salotto. I resti dell’amore. La televisione è ancora accesa, il programma è cambiato, immagini in bianco e nero, Hitler, la folla, croci uncinate. Bob non si è mosso dal divano. Guarda Nina con occhioni tristi.
«Ciao, vecchio mio».
Si mette il giaccone. Non torna di sopra a salutare Romain, gli manderà un messaggino. Parole semplici. Grazie di avermi riportata in vita, o semplicemente Grazie. Oppure Arrivederci e grazie.
Chiude delicatamente la porta d’ingresso. Una volta per strada ripensa alla sua domanda: «Non ti piaccio più?». “No” pensa, “parli troppo bene, diffido di quelli che parlano troppo bene”.
Ha un brivido. È contenta di esserci andata. Il suo corpo non ha dimenticato l’amore.