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25 dicembre 2017

 

Ho riportato Étienne e Nina al rifugio. Partiamo domattina.
Ho una giornata di tempo per organizzarmi.

Ho acconsentito ad andare con loro, ad accompagnare Étienne “in riva al mare”.

Tutti siamo fatti di sì e di no. È un pezzo che dico no a tutto, ma Nina ha bisogno di me. Quando ho detto sì mi ha sorriso, un sorriso che aspettavo da anni.

Guido senza meta pensando che da quando sono tornata a La Comelle non ho mai lasciato le chiavi di casa a nessuno.

Nina mi ha dato il numero di telefono di una volontaria che fa la baby-sitter di animali. «Una persona di fiducia» mi ha assicurato.

Ho appuntamento con lei nel tardo pomeriggio. Come tutti, sta festeggiando il Natale in famiglia.

 

*

 

Marie-Laure e Marc Beaulieu si stanno dando da fare in cucina.

Marie-Castille apparecchia, accende le candele, dispone bicchieri di cristallo e pupazzetti natalizi sulla tovaglia di carta dorata.

Dalla finestra vede arrivare Louise al volante della macchina del marito e Valentin accanto a lei.

“Dov’è Étienne?”.

Valentin entra in casa a tutta velocità senza darle il tempo di aprire bocca.

«Papà arriva subito, è con degli amici».

«Che amici?».

«Nina e un’altra persona».

«Chi?».

«Non so chi sia».

«Dov’è tuo padre?».

«Te l’ho detto, a bere qualcosa con degli amici».

«Dove?».

«Non lo so, ma’» risponde Valentin rassegnato.

Marie-Castille interroga con lo sguardo Louise, che abbassa gli occhi e appende il cappotto all’attaccapanni.

«Dov’è Étienne?» insiste.

«Sta tornando».

«Perché avete discusso stamattina?».

«Perché volevo che rivedesse una persona».

«Chi?».

«Sono obbligata a rispondere? Qui non siamo al tuo commissariato» replica Louise con i nervi a fior di pelle.

Ha parlato con più veemenza di quanto avrebbe voluto. Marie-Laure la squadra interdetta. Sull’orlo del pianto, Louise sale in camera.

Marie-Castille prova a chiamare Étienne al telefonino, ma trova la segreteria.

«Valentin, dove siete stati?».

Valentin esce dalla cucina.

«Al rifugio per animali, ho chiesto io a papà di venire con me».

«Perché?».

«Volevo fargli vedere una cosa».

«Quale cosa? Ho detto che non voglio bestie in casa!».

Valentin la guarda come se avesse perso la ragione.

«È una sorpresa per nonna» bisbiglia.

«Che sorpresa?».

«Un gattino per Natale» le sussurra all’orecchio.

Marie-Castille fa un’espressione dubbiosa e torna ad apparecchiare.

Non le piace venire a La Comelle, preferisce la vita che fanno a Lione, dove conosce gli amici di Étienne, tutti poliziotti, colleghi con cui si trova bene. Non le va che Étienne riveda Nina. Non le va di non avere il controllo della situazione, e i ricordi del marito non può controllarli. Strapperebbe volentieri i ritratti di Étienne a carboncino che Marie-Laure ha attaccato un po’ dappertutto.

«Valentin! Papà lo riporta Nina?» grida. «Rimane a pranzo con noi?».

«No, starà col suo fidanzato» risponde l’adolescente.

«Ah, ha un fidanzato?».

«Sì».

«Te l’ha detto lei?».

«No, me l’ha detto Simona».

«Chi è Simona?».

«Una signora che lavora al rifugio. Oggi ha adottato un cane che si chiama Cannelé, come il dolce».

Marie-Castille è talmente contrariata che rompe un bicchiere senza farlo apposta. Le viene da piangere, ma davanti al figlio inghiotte le lacrime. Lui la aiuta a raccogliere i cocci.

«Fai attenzione, amore» gli dice, calma.

Bisogna che si riprenda, non si farà certo venire l’itterizia perché il marito è andato a bere un bicchiere con gli amici d’infanzia. Guarda Valentin. Ha l’aria triste, le sembra pallido, che abbia fatto indigestione di qualcosa?

«Tutto bene, tesoro?».

«Sì».

«Hai mal di pancia?».

«No».

«Tesorino...».

«Sì, ma’?».

«Non è che non voglia cani... ma sai bene che io e papà non ci siamo tutto il giorno. Starebbe troppo male a casa nostra».

«Lo so».

«A meno che...».

«A meno che cosa?».

Marie-Castille si soffia su un ciuffo per liberare la fronte. I begli occhi del figlio la fissano. Ormai non può più tirarsi indietro. In fondo cosa le costa?

«A meno che non troviamo qualcuno che lo guardi».

«Non capisco».

«Un po’ come una tata. Esisteranno le tate per cani, no? Potrebbe restare con lui durante il giorno e tu le daresti il cambio quando torni da scuola».

«Dici sul serio?».

«Credo di sì».

«Avremo un cane?».

«Devo prima parlarne con papà... quando torna».

“Tornerà?” si chiede Valentin. E se partisse oggi? Louise ha paura che sparisca senza dire niente a nessuno.

Marie-Castille vede lo sguardo del figlio incupirsi di nuovo quando si aspettava che facesse i salti di gioia. Ci rimane malissimo.

“Natale di merda”. E ormai è troppo tardi per fare marcia indietro. Proprio lei che ha così paura degli animali...

 

*

 

Étienne è silenzioso.

«Tutto bene?» domanda Nina.

«Sì».

«Hai dolori?».

«No. Louise mi ha dato quel che serve».

Nina si ferma a cento metri da casa Beaulieu. Non le va di incontrare Marc e Marie-Laure, e neanche di vedere la moglie di Étienne. “Poveretta”.

«A domani, allora».

«Sì».

«Bisogna che parli con tuo figlio».

«Lo so. Che cazzo di Natale...».

«Mi dispiace... A tua moglie lo dirai?».

«Non posso».

«Perché?».

«Non posso... Le scriverò. Sei sicura che puoi partire? Col lavoro, intendo. I cani non vanno a passeggio da soli».

«Mi farò sostituire».

«Comunque non sarà una cosa lunga...».

Le dà un bacio sulla guancia e scende dalla macchina mormorando: «A domani».

Poi torna indietro.

«Nina, mi prometti che non sarà una cosa triste, che non passeremo i miei ultimi giorni a frignare?».

«Te lo prometto».

Prima di rientrare a casa Nina si ferma dal fornaio. Sta chiudendo. Lui la riconosce, è la ragazza della Protezione animali. Gli sta simpatica, l’anno scorso ha preso un gatto da lei. Nina si scusa di essere arrivata così tardi, chiede notizie del gatto, compra una pagnotta e l’ultimo tronchetto di Natale rimasto, ai frutti esotici.

“Bleah” pensa.

«Buon Natale».

A casa alza il termostato e passa l’aspirapolvere. Apre una scatoletta di mais, prepara un pinzimonio, dispone gli asparagi in un piatto e due pezzi di formaggio in un altro, poi va a farsi la doccia. C’è precipitazione nei suoi movimenti, ha il corpo carico di elettricità e di promesse. Cambia le lenzuola e spruzza un po’ di profumo sul letto. Puzza di deodorante vecchio. Ride da sola anche se non ha l’animo allegro. Oscilla fra passato e presente, fra perdere e ritrovare, fra tristezza e gioia, fra terrore e amore, fra perdere Étienne e rivedere Romain, che sta per arrivare.

Ricorda quello che dicevano con Adrien: «Quando la vita prende, restituisce». Solo che certe volte la vita si impalla, redistribuisce le carte in maniera sbagliata. Certe volte la vita mente e ci frega.

Sente chiudersi il cancellino fuori. Romain bussa, Nina apre la porta. Vedendo Bob, i gatti tagliano la corda soffiando.

«Dovranno farci l’abitudine» commenta Romain.

«Perché? Conti di tornare spesso?».

«Ovviamente».

«Aspetta di assaggiare la mia cucina. Cambierai idea».

Romain dà un’occhiata al mais e agli asparagi.

«Ho poca fame» scherza.

«Ma c’è il tronchetto! Ai frutti esotici!» esclama Nina.

«Bleah» fa Romain.

Nina scoppia a ridere e si porta le mani alla bocca come se avesse detto una stupidaggine o uno sproposito, ma ha solo dato libero sfogo alla sua gioia.