Giochi di ruolo

Immaginiamo un mondo rovesciato: la serenità sarebbe la norma, e l’agitazione l’assurdo.

La domenica, al giardino zoologico circolano eserciti di carrozzelle; i sani, cioè gli agitati, stanno dietro le sbarre. I bambini in particolare apprezzano la visita alla gabbia dell’uomo dalla barba mal fatta che gira frenetico su se stesso, schiacciandosi un telefono rosa contro un orecchio paonazzo e urlando una litania al suo piccolo vicino, che arranca su degli alti tacchi. Entrambi sfoggiano diversi orologi su tutti e due i polsi, cravatta allentata su un completo da ufficio. Pisciano, continuando a gesticolare; è il momento preferito dai bambini, che applaudono entusiasti.

Con la luna piena, quando finalmente gli sconvolti si placano in un sonno farmaceutico, il popolo degli invalidi si alza e prende possesso della Terra promessa. È la notte degli abbracci. La donna ritrova la morbidezza delle anche e l’uomo il proprio vigore. Il paradiso è questo improbabile possibile; non troppo frequente, per non perderne il gusto; non troppo raro, per evitare la disperazione.

Immaginate di non parlare più per qualche ora; la melodia diverrebbe percettibile e ogni parola, in futuro, verrebbe soppesata. Assentatevi in un coma; al risveglio apparirà la Bellezza! Provate una morte provvisoria: quella vera sembrerà amabile, dopo un’esistenza piena di disgusto.

L’assurdo mi dà sollievo. Domani è il mio giorno di oblio. Forse Dio verrà a sussurrarmi la sua esistenza; Béatrice, forse puoi intercedere affinché Lui mi conceda una vita libera dalle condizioni di partenza? Quanto è sciocco trascorrere l’esistenza liberandosi dei pesi! Sarebbe meglio che Lui, alla nascita, infondesse in noi ogni talento. Che stupide tracce! Storie, levatevi di torno!

*

«Clara,

stanotte ho fatto un sogno grottesco.

Una donna gigantesca, con qualche ciocca nera a cavatappi, una bocca oscena, è stesa sul dorso nell’erba alta. Mette al mondo un diavoletto. Lo gnomo già corre. Un sorriso brutale fende il suo viso da neonato. Combatte. La madre, dopo aver partorito, si alza e si rimette in moto. Il sole trema per la pesantezza della sua corsa. La donna sbava vorace verso la sua progenie e con le braccia in avanti grida il mio nome dietro a quel piccolo che insegue una bambina, con l’uccello già rigido.

La visione si allarga su creature agitate, alcune si fermano per partorire a gambe larghe, altre lottano fra loro, altre ancora si abbracciano. La Terra, cinta dalla luna frenetica, gira intorno al sole con occhi languidi; il bell’astro arrossisce per un’altra stella. Ho infine scoperto la legge universale del desiderio. Il membro dell’uomo alimenta il latte della madre.

Come sono contento di essere salace. Non offenderti; grazie a te ritrovo la Commedia».