Pereira sostiene che la città sembrava in mano alla polizia, quella sera. Ne trovò dappertutto. Prese un taxi fino al Terreiro do Paço e sotto i portici c’erano camionette e agenti con i moschetti. Forse avevano paura di manifestazioni o di concentrazioni di piazza, e per questo presidiavano i punti strategici della città. Lui avrebbe voluto proseguire a piedi, perché il cardiologo gli aveva detto che gli ci voleva del moto, ma non ebbe il coraggio di passare davanti a quei militari sinistri, e così prese il tram che percorreva Rua dos Fanqueiros e che finiva in Praça da Figueira. Qui scese, sostiene, e trovò altra polizia. Questa volta dovette passare di fronte ai drappelli, e questo gli procurò un leggero malessere. Passando sentì un ufficiale che diceva ai soldati: e ricordatevi ragazzi che i sovversivi sono sempre in agguato, è bene stare con gli occhi aperti.
Pereira si guardò intorno, come se quel consiglio fosse stato dato a lui, e non gli parve che bisognasse stare con gli occhi aperti. L’Avenida da Liberdade era tranquilla, il chiosco dei gelati era aperto e c’erano delle persone ai tavolini che prendevano il fresco. Lui si mise a passeggiare tranquillamente sul marciapiede centrale e a quel punto, sostiene, cominciò a sentire la musica. Era una musica dolce e malinconica, di chitarre di Coimbra, e trovò strana quella coniugazione, di musica e polizia. Pensò che venisse da Praça da Alegria e infatti così era, perché man mano che si avvicinava la musica aumentava di intensità.
Non sembrava proprio una piazza da città in stato d’assedio, sostiene Pereira, perché non vide polizia, anzi, vide solo una guardia notturna che gli parve ubriaca e che sonnecchiava su una panchina. La piazza era abbellita con festoni di carta, con lampadine colorate gialle e verdi che pendevano su dei fili tesi da una finestra all’altra. C’erano alcuni tavolini all’aperto e qualche coppia ballava. Poi vide uno striscione di stoffa teso da un albero all’altro della piazza dove c’era un’enorme scritta: Onore a Francisco Franco. E sotto, in lettere più piccole: Onore ai militari portoghesi in Spagna.
Sostiene Pereira che solo in quel momento capì che quella era una festa salazarista, e per questo non aveva bisogno di essere presidiata dalla polizia. E solo allora si accorse che molte persone avevano la camicia verde e il fazzoletto al collo. Si fermò atterrito, e in un attimo pensò a varie cose diverse. Pensò che forse Monteiro Rossi era uno dei loro, pensò al carrettiere alentejano che aveva macchiato di sangue i suoi meloni, pensò a quello che avrebbe detto padre António se lo avesse visto in quel luogo. Pensò a tutto questo e si sedette sulla panchina dove sonnecchiava la guardia notturna, e si lasciò andare ai suoi pensieri. O meglio, si lasciò andare alla musica, perché la musica, nonostante tutto, gli piaceva. C’erano due vecchietti che suonavano, uno la viola e l’altro la chitarra, e suonavano struggenti musiche di Coimbra della sua gioventù, di quando lui era studente universitario e pensava alla vita come a un avvenire radioso. E anche lui a quel tempo suonava la viola nelle feste studentesche, e era magro e agile, e faceva innamorare le ragazze. Tante belle ragazze che andavano matte per lui. E lui invece si era appassionato di una ragazzina fragile e pallida, che scriveva poesie e spesso aveva mal di testa. E poi pensò a altre cose della sua vita, ma queste Pereira non vuole riferirle, perché sostiene che sono sue e solo sue e che non aggiungono niente a quella sera e a quella festa in cui era capitato suo malgrado. E poi, sostiene Pereira, a un certo punto vide alzarsi da un tavolino un giovane alto e snello con una camicia chiara che andò a mettersi fra i due vecchietti musicanti. E, chissà perché, sentì una fitta al cuore, forse perché gli sembrò di riconoscersi in quel giovanotto, gli sembrò di ritrovare il se stesso dei tempi di Coimbra, perché in qualche modo gli assomigliava, non nei tratti, ma nella maniera di muoversi, e un po’ nei capelli, che gli cadevano a ciocca sulla fronte. E il giovane cominciò a cantare una canzone italiana, O sole mio, di cui Pereira non capiva le parole, ma era una canzone piena di forza e di vita, bella e limpida, e lui capiva solo le parole “o sole mio” e non capiva altro, e intanto il giovanotto cantava, si era alzata di nuovo un po’ di brezza atlantica e la serata era fresca, e tutto gli parve bello, la sua vita passata di cui non vuole parlare, Lisbona, la volta del cielo che si vedeva sopra le lampadine colorate, e sentì una grande nostalgia, ma non vuole dire per che cosa, Pereira. Comunque capì che quel giovanotto che cantava era la persona con la quale aveva parlato per telefono nel pomeriggio, così, quando costui ebbe finito di cantare, Pereira si alzò dalla panchina, perché la curiosità era più forte delle sue riserve, si diresse al tavolino e disse al giovanotto: il signor Monteiro Rossi, immagino. Monteiro Rossi fece la mossa di alzarsi, urtò contro il tavolino, il boccale di birra che era davanti a lui cadde e lui si macchiò completamente i bei pantaloni bianchi. Le chiedo scusa, farfugliò Pereira. Sono io che sono sbadato, disse il giovanotto, mi succede spesso, lei è il dottor Pereira del “Lisboa”, immagino, la prego si accomodi. E gli tese la mano.
Sostiene Pereira che si accomodò al tavolino sentendosi imbarazzato. Pensò fra sé che quello non era il suo posto, che era assurdo incontrare uno sconosciuto a quella festa nazionalista, che padre António non avrebbe approvato il suo comportamento; e che desiderò di essere già di ritorno a casa sua e di parlare al ritratto di sua moglie per chiedergli scusa. E fu tutto questo che pensava che gli dette il coraggio di fare una domanda diretta, tanto per aprire la conversazione, e senza pensarci più di troppo chiese a Monteiro Rossi: questa è una festa della gioventù salazarista, lei è della gioventù salazarista?
Monteiro Rossi si ravviò la ciocca di capelli che gli cadeva sulla fronte e rispose: io sono laureato in filosofia, mi interesso di filosofia e di letteratura, ma questo cosa c’entra con il “Lisboa”? C’entra, sostiene di aver detto Pereira, perché noi facciamo un giornale libero e indipendente, e non ci vogliamo mettere in politica.
Intanto i due vecchietti ricominciarono a suonare, dalle loro corde malinconiche traevano una canzone franchista, ma Pereira, nonostante il disagio, a quel punto capì che era in gioco e che doveva giocare. E stranamente capì che era in grado di farlo, che aveva in mano la situazione, perché lui era il dottor Pereira del “Lisboa” e il giovanotto che gli stava di fronte pendeva dalle sue labbra. E così disse: ho letto il suo articolo sulla morte, mi è parso molto interessante. Ho fatto una tesi sulla morte, rispose Monteiro Rossi, ma lasci che le dica che non è tutta farina del mio sacco, quel pezzo che la rivista ha pubblicato l’ho copiato, glielo confesso, in parte da Feuerbach e in parte da uno spiritualista francese, e anche il mio professore non se n’è accorto, sa, i professori sono più ignoranti di quanto non si creda. Pereira sostiene che ci pensò due volte a fare la domanda che si era preparato per tutta la sera, ma alla fine si decise, e prima ordinò una bibita al giovane cameriere in camicia verde che li serviva. Mi scusi, disse a Monteiro Rossi, ma io non bevo alcolici, bevo solo limonate, prendo una limonata. E sorseggiando la sua limonata chiese a bassa voce, come se qualcuno potesse udirlo e censurarlo: ma a lei, scusi, ecco, vorrei chiedere questo, a lei interessa la morte?
Monteiro Rossi fece un largo sorriso, e questo lo imbarazzò, sostiene Pereira. Ma che dice dottor Pereira, esclamò Monteiro Rossi a voce alta, a me interessa la vita. E poi continuò a voce più bassa: senta, dottor Pereira, di morte sono stufo, due anni fa è morta mia madre, che era portoghese e che faceva l’insegnante, è morta dall’oggi al domani, per un aneurisma al cervello, parola complicata per dire che scoppia una vena, insomma, di un colpo, l’anno scorso è morto mio padre, che era italiano e che lavorava come ingegnere navale nei bacini del porto di Lisbona, mi ha lasciato qualcosa, ma questo qualcosa è già finito, ho ancora una nonna che vive in Italia, ma non la vedo da quando avevo dodici anni e non ho voglia di andare in Italia, mi pare che la situazione sia ancora peggio della nostra, di morte sono stufo, dottor Pereira, scusi se sono franco con lei, ma poi perché questa domanda?
Pereira bevve un sorso della sua limonata, si asciugò le labbra col dorso della mano e disse: semplicemente perché in un giornale bisogna fare gli elogi funebri degli scrittori o un necrologio ogni volta che muore uno scrittore importante, e il necrologio non si può fare da un momento all’altro, bisogna averlo già preparato, e io cerco qualcuno che scriva necrologi anticipati per i grandi scrittori della nostra epoca, immagini se domani morisse Mauriac, io come me la caverei?
Pereira sostiene che Monteiro Rossi ordinò un’altra birra. Da quando era arrivato il giovanotto ne aveva bevute almeno tre e a quel punto, secondo la sua opinione, doveva essere già un po’ brillo, o almeno un po’ caricato. Monteiro Rossi si ravviò la ciocca di capelli che gli cadeva sulla fronte e disse: dottor Pereira, io parlo bene le lingue e conosco gli scrittori della nostra epoca; a me piace la vita, ma se lei vuole che parli della morte e mi paga, così come mi hanno pagato stasera per cantare una canzone napoletana, io posso farlo, e per dopodomani le scrivo un elogio funebre di García Lorca, che ne dice di García Lorca?, in fondo ha inventato l’avanguardia spagnola, così come il nostro Pessoa ha inventato il modernismo portoghese, e poi è un artista completo, si è occupato di poesia, di musica e di pittura.
Pereira sostiene di aver risposto che García Lorca non gli sembrava il personaggio ideale, comunque si poteva tentare, purché se ne parlasse con misura e cautela, facendo riferimento esclusivamente alla sua figura di artista e senza toccare altri aspetti che potevano essere delicati, data la situazione. E allora, con la maggiore naturalezza possibile, Monteiro Rossi gli disse: senta, scusi se glielo dico, io le faccio l’elogio funebre di García Lorca, ma lei non mi potrebbe anticipare qualcosa?, ho bisogno di comprarmi dei pantaloni nuovi, questi sono tutti macchiati, e domani devo uscire con una ragazza che mi viene ora a cercare e che ho conosciuto all’università, è una mia compagna e a me piace molto, vorrei portarla al cinema.