Quando Pereira arrivò alla stazione di Coimbra sulla città c’era un tramonto magnifico, sostiene. Si guardò intorno sul binario ma non vide il suo amico Silva. Pensò che il telegramma non fosse arrivato oppure che Silva avesse già abbandonato le terme. Invece, quando entrò nell’atrio della stazione, vide Silva seduto su una panchina che fumava una sigaretta. Si sentì emozionato e gli andò incontro. Era già un po’ di tempo che non lo vedeva. Silva lo abbracciò e gli prese la valigia. Uscirono e si diressero alla macchina. Silva aveva una Chevrolet nera con le cromature scintillanti, comoda e spaziosa.
La strada per le terme attraversava una fila di colline piene di vegetazione e era tutta curve. Pereira aprì il finestrino perché cominciò a sentire un po’ di nausea, e l’aria fresca gli fece bene, sostiene. Durante il tragitto parlarono poco. Come te la passi?, gli chiese Silva. Così così, rispose Pereira. Vivi solo?, gli chiese Silva. Vivo solo, rispose Pereira. Secondo me ti fa male, disse Silva, dovresti trovarti una donna che ti facesse compagnia e che ti rallegrasse la vita, capisco che tu sia molto legato al ricordo di tua moglie, ma non puoi passare il resto della tua vita coltivando memorie. Sono vecchio, rispose Pereira, sono troppo grasso e soffro di cuore. Non sei affatto vecchio, disse Silva, hai la mia età, e quanto al resto potresti fare una dieta, concederti delle vacanze, pensare di più alla tua salute. Beh, disse Pereira.
Pereira sostiene che l’albergo delle terme era splendido, un edificio bianco, una villa immersa in un grande parco. Salì in camera sua e si cambiò di abito. Indossò un vestito chiaro e una cravatta nera. Silva lo aspettava nella hall sorseggiando un aperitivo. Pereira gli chiese se aveva visto il suo direttore. Silva gli strizzò l’occhio. Cena sempre con una signora bionda di mezza età, rispose, una cliente dell’albergo, pare che abbia trovato compagnia. Meglio così, disse Pereira, questo mi esime da conversazioni formali.
Entrarono nel ristorante. Era una sala ottocentesca, affrescata con festoni di fiori sul soffitto. Il direttore stava cenando a un tavolo centrale in compagnia di una signora in abito da sera. Il direttore alzò la testa e lo vide, sul suo viso si dipinse un’espressione meravigliata e con una mano gli fece cenno di avvicinarsi. Pereira si avvicinò mentre Silva raggiungeva un altro tavolo. Buonasera dottor Pereira, disse il direttore, non mi aspettavo di vederla qui, ha abbandonato la redazione? La pagina culturale è uscita oggi, disse Pereira, non so se ha ancora potuto vederla perché il giornale forse non è arrivato a Coimbra, c’era un racconto di Maupassant e una rubrica di cui mi sono fatto carico intitolata “Ricorrenze”, a ogni modo mi trattengo solo un paio di giorni, mercoledì sarò di nuovo a Lisbona per preparare la pagina culturale del prossimo sabato. Signora, mi scusi, disse il direttore rivolto alla sua commensale, le presento il dottor Pereira, un mio collaboratore. E poi aggiunse: la signora Maria do Vale Santares. Pereira fece un inchino con la testa. Signor direttore, disse, volevo comunicarle una cosa, se lei non ha niente in contrario avrei deciso di assumere un praticante che mi dia una mano giusto per fare i necrologi anticipati dei grandi scrittori che possono morire da un momento all’altro. Dottor Pereira, esclamò il direttore, sto qui cenando in compagnia di una gentile e sensibile signora con cui stavo intrattenendo una conversazione di cose amusantes e lei mi viene a parlare di persone in procinto di morire, mi pare poco fine da parte sua. Scusi, signor direttore, sostiene di aver detto Pereira, non volevo fare una conversazione professionale, ma nelle pagine culturali bisogna anche prevedere che scompaia qualche grande artista, e se costui scompare all’improvviso è un problema fare un necrologio da un giorno all’altro, del resto lei si ricorda che, tre anni fa, quando scomparve T.E. Lawrence nessun giornale portoghese ne parlò in tempo, fecero tutti il necrologio una settimana più tardi, e se vogliamo essere un giornale moderno bisogna essere tempestivi. Il direttore masticò lentamente il boccone che aveva in bocca e disse: va bene, va bene, dottor Pereira, del resto le ho lasciato pieni poteri per la pagina culturale, vorrei solo sapere se il praticante ci costa molto e se è una persona di fiducia. Se è per questo, rispose Pereira, mi sembra una persona che si accontenta di poco, è un giovane modesto, e poi si è laureato con una tesi sulla morte all’Università di Lisbona, di morte se ne intende. Il direttore fece un gesto perentorio con la mano, bevve un sorso di vino e disse: senta, dottor Pereira, non ci parli più di morte per favore, altrimenti ci rovina la cena, quanto alla pagina culturale faccia pure di testa sua, di lei mi fido, ha fatto il cronista per trent’anni, e ora buonasera e buon appetito.
Pereira si diresse al suo tavolo e si sedette di fronte al suo compagno. Silva gli domandò se voleva un bicchiere di vino bianco e lui fece cenno di no con la testa. Chiamò il cameriere e ordinò una limonata. Il vino non mi fa bene, spiegò, me lo ha detto il cardiologo. Silva ordinò una trota con le mandorle e Pereira un filetto di carne alla Strogonoff, con un uovo in camicia sopra. Cominciarono a mangiare in silenzio, poi, a un certo punto, Pereira chiese a Silva cosa ne pensava di tutto questo. Tutto questo cosa?, chiese Silva. Tutto, disse Pereira, quello che sta succedendo in Europa. Oh, non ti preoccupare, replicò Silva, qui non siamo in Europa, siamo in Portogallo. Pereira sostiene di avere insistito: sì, aggiunse, ma tu leggi i giornali e ascolti la radio, lo sai cosa sta succedendo in Germania e in Italia, sono fanatici, vogliono mettere il mondo a ferro e fuoco. Non ti preoccupare, rispose Silva, sono lontani. D’accordo, riprese Pereira, ma la Spagna non è lontana, è a due passi, e tu sai cosa succede in Spagna, è una carneficina, eppure c’era un governo costituzionale, tutto per colpa di un generale bigotto. Anche la Spagna è lontana, disse Silva, noi siamo in Portogallo. Sarà, disse Pereira, ma anche qui le cose non vanno bene, la polizia la fa da padrona, ammazza la gente, ci sono perquisizioni, censure, questo è uno stato autoritario, la gente non conta niente, l’opinione pubblica non conta niente. Silva lo guardò e posò la forchetta. Stai bene a sentire, Pereira, disse Silva, tu credi ancora nell’opinione pubblica?, ebbene, l’opinione pubblica è un trucco che hanno inventato gli anglosassoni, gli inglesi e gli americani, sono loro che ci stanno smerdando, scusa la parola, con questa idea dell’opinione pubblica, noi non abbiamo mai avuto il loro sistema politico, non abbiamo le loro tradizioni, non sappiamo cosa sono le trade unions, noi siamo gente del Sud, Pereira, e ubbidiamo a chi grida di più, a chi comanda. Noi non siamo gente del Sud, obiettò Pereira, abbiamo sangue celta. Ma viviamo nel Sud, disse Silva, il clima non favorisce le nostre idee politiche, laissez faire, laissez passer, è così che siamo fatti, e poi senti, ti dico una cosa, io insegno letteratura e di letteratura me ne intendo, sto facendo un’edizione critica dei nostri trovatori, le canzoni d’amico, non so se te ne ricordi all’università, ebbene, i giovani partivano per la guerra e le donne restavano a casa a piangere, e i trovatori raccoglievano i loro lamenti, comandava il re, capisci?, comandava il capo, e noi abbiamo sempre avuto bisogno di un capo, ancora oggi abbiamo bisogno di un capo. Però io faccio il giornalista, replicò Pereira. E allora?, disse Silva. Allora devo essere libero, disse Pereira, e informare la gente in maniera corretta. Non vedo il nesso, disse Silva, tu non scrivi articoli di politica, ti occupi della pagina culturale. Pereira a sua volta posò la forchetta e mise i gomiti sul tavolo. Sei tu che devi starmi bene a sentire, replicò, immagina che domani muoia Marinetti, lo hai presente Marinetti? Vagamente, disse Silva. Ebbene, disse Pereira, Marinetti è una carogna, ha cominciato col cantare la guerra, ha fatto apologia delle carneficine, è un terrorista, ha salutato la marcia su Roma, Marinetti è una carogna e bisogna che io lo dica. Vai in Inghilterra, disse Silva, là potrai dirlo quanto ti pare, avrai un sacco di lettori. Pereira finì l’ultimo boccone del suo filetto. Vado a letto, disse, l’Inghilterra è troppo lontana. Non prendi un dessert?, chiese Silva, a me andrebbe una fetta di torta. I dolci mi fanno male, disse Pereira, me lo ha detto il cardiologo, e poi sono stanco del viaggio, grazie di essermi venuto a prendere alla stazione, buonanotte e a domani.
Pereira si alzò e se ne andò senza dire altre parole. Si sentiva molto stanco, sostiene.