Alle otto, puntualissimo, il dottor Cardoso era seduto al tavolo della sala ristorante. Anche Pereira arrivò puntuale, sostiene, e si diresse al tavolo. Aveva indossato il suo abito grigio e si era messo la cravatta nera. Quando entrò nella sala si guardò intorno. I presenti potevano essere una cinquantina, e erano tutti anziani. Più vecchi di lui, senz’altro, per la maggior parte vecchie coppie di coniugi che cenavano allo stesso tavolo. Questo lo fece sentire meglio, sostiene, perché pensò che in fondo era uno dei più giovani, e gli fece piacere non essere poi così vecchio. Il dottor Cardoso gli sorrise e fece l’atto di alzarsi. Pereira lo fece restare comodo con un cenno della mano. Bene, dottor Cardoso, disse Pereira, anche per questa cena sono nelle sue mani. Un bicchiere di acqua minerale a digiuno è sempre una buona regola igienica, disse il dottor Cardoso. Gassata, chiese Pereira. Gassata, concesse il dottor Cardoso, e gli riempì il bicchiere. Pereira la bevve con un leggero senso di repulsione e desiderò una limonata. Dottor Pereira, disse il dottor Cardoso, mi piacerebbe sapere quali sono i suoi progetti per la pagina culturale del “Lisboa”, ho apprezzato molto la ricorrenza su Pessoa e il racconto di Maupassant, era molto ben tradotto. L’ho tradotto io, rispose Pereira, ma non mi piace firmare. Dovrebbe farlo, replicò il dottor Cardoso, specie gli articoli più importanti, e per il futuro cosa ci riserva il suo giornale? Le dirò, dottor Cardoso, rispose Pereira, per i prossimi tre o quattro numeri c’è un racconto di Balzac, si chiama Honorine, non so se lo conosce. Il dottor Cardoso fece di no con la testa. È un racconto sul pentimento, disse Pereira, un bel racconto sul pentimento, tanto che io l’ho letto in chiave autobiografica. Un pentimento del grande Balzac?, interloquì il dottor Cardoso. Pereira restò un attimo soprappensiero. Scusi se glielo chiedo, dottor Cardoso, disse, lei mi ha detto oggi pomeriggio che ha studiato in Francia, che studi ha fatto, se permette? Mi sono laureato in medicina e poi ho fatto due specializzazioni, una in dietologia e l’altra in psicologia, rispose il dottor Cardoso. Non vedo il nesso fra le due specializzazioni, sostiene di aver detto Pereira, mi scusi ma non vedo il nesso. Forse c’è un nesso maggiore di quanto non si pensi, disse il dottor Cardoso, non so se lei può immaginare i nessi che intercorrono fra il nostro corpo e la nostra psiche, ma ce ne sono più di quanti immagina, comunque mi diceva che il racconto di Balzac è un racconto autobiografico. Oh, non volevo dir questo, ribatté Pereira, volevo dire che io l’ho letto in chiave autobiografica, che mi ci sono riconosciuto. Nel pentimento?, chiese il dottor Cardoso. In qualche modo, disse Pereira, anche se in modo molto trasversale, anzi, la parola è limitrofo, diciamo che mi ci sono riconosciuto in modo limitrofo.
Il dottor Cardoso fece un cenno alla cameriera. Stasera mangiamo pesce, disse il dottor Cardoso, io preferirei che prendesse pesce ai ferri o bollito, ma si può fare anche in altri modi. Il pesce ai ferri l’ho già mangiato a pranzo, si giustificò Pereira, e bollito proprio non mi piace, mi sa troppo di ospedale, e non mi piace considerarmi in un ospedale, preferirei pensare che mi trovo in un albergo, prenderei volentieri una sogliola alla mugnaia. Perfetto, disse il dottor Cardoso, sogliola alla mugnaia con carote al burro, la prendo anch’io. E poi continuò: pentimento in modo limitrofo, cosa significa? Il fatto che lei abbia studiato psicologia mi incoraggia a parlare con lei, disse Pereira, forse farei meglio a parlarne con il mio amico padre António, che è un sacerdote, però forse lui non capirebbe, perché ai sacerdoti bisogna confessare le proprie colpe e io non mi sento colpevole di niente di speciale, eppure ho desiderio di pentirmi, sento nostalgia del pentimento. Forse dovrebbe approfondire la questione, dottor Pereira, disse il dottor Cardoso, e se ha voglia di farlo con me io sono a sua disposizione. Ebbene, disse Pereira, è una sensazione strana, che sta alla periferia della mia personalità, e è per questo che io la chiamo limitrofa, il fatto è che da una parte io sono contento di aver fatto la vita che ho fatto, sono contento di aver fatto i miei studi a Coimbra, di avere sposato una donna malata che ha passato la sua vita nei sanatori, di aver tenuto la cronaca nera per tanti anni in un grande giornale e ora di aver accettato di dirigere la pagina culturale di questo modesto giornale del pomeriggio, però, nello stesso tempo, è come se avessi voglia di pentirmi della mia vita, non so se mi spiego.
Il dottor Cardoso cominciò a mangiare la sua sogliola alla mugnaia e Pereira seguì il suo esempio. Bisognerebbe che conoscessi meglio gli ultimi mesi della sua vita, disse il dottor Cardoso, forse c’è stato un evento. Un evento in che senso, chiese Pereira, cosa vuol dire con questo? Evento è una parola della psicoanalisi, disse il dottor Cardoso, non è che io creda troppo a Freud, perché sono un sincretista, ma credo che sul fatto dell’evento abbia ragione senz’altro, l’evento è un avvenimento concreto che si verifica nella nostra vita e che sconvolge o che turba le nostre convinzioni e il nostro equilibrio, insomma l’evento è un fatto che si produce nella vita reale e che influisce sulla vita psichica, lei dovrebbe riflettere se nella sua vita c’è stato un evento. Ho conosciuto una persona, sostiene di aver detto Pereira, anzi, due persone, un giovanotto e una ragazza. Me ne parli pure, disse il dottor Cardoso. Bene, disse Pereira, il fatto è che alla pagina culturale avevo bisogno dei necrologi anticipati degli scrittori importanti che possono morire da un momento all’altro, e la persona che ho conosciuto ha fatto una tesi sulla morte, è vero che in parte l’ha copiata, ma all’inizio mi sembrava che di morte se ne intendesse, e così l’ho preso come praticante, per fare i necrologi anticipati, e lui me ne ha fatto qualcuno, glieli ho pagati di tasca mia perché non volevo pesare sul giornale, ma sono tutti impubblicabili, perché quel ragazzo ha in testa la politica e ogni necrologio lo fa con una visione politica, per la verità penso che sia la sua ragazza a mettergli in testa queste idee, insomma, fascismo, socialismo, guerra civile di Spagna e cose del genere, sono tutti articoli impubblicabili, come le ho detto, e io finora l’ho pagato. Non c’è niente di male, rispose il dottor Cardoso, in fondo rischia solo i suoi soldi. Non è questo, sostiene di aver ammesso Pereira, il fatto è che mi è venuto un dubbio: e se quei due ragazzi avessero ragione? In tal caso avrebbero ragione loro, disse pacatamente il dottor Cardoso, ma è la Storia che lo dirà e non lei, dottor Pereira. Sì, disse Pereira, però se loro avessero ragione la mia vita non avrebbe senso, non avrebbe senso avere studiato lettere a Coimbra e avere sempre creduto che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, non avrebbe senso che io diriga la pagina culturale di questo giornale del pomeriggio dove non posso esprimere la mia opinione e dove devo pubblicare racconti dell’Ottocento francese, non avrebbe senso più niente, e è di questo che sento il bisogno di pentirmi, come se io fossi un’altra persona e non il Pereira che ha sempre fatto il giornalista, come se io dovessi rinnegare qualcosa.
Il dottor Cardoso chiamò la cameriera e ordinò due macedonie di frutta senza zucchero e senza gelato. Voglio farle una domanda, disse il dottor Cardoso, lei conosce i médecinsphilosophes? No, ammise Pereira, non li conosco, chi sono? I principali sono Théodule Ribot e Pierre Janet, disse il dottor Cardoso, è sui loro testi che ho studiato a Parigi, sono medici e psicologi, ma anche filosofi, sostengono una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere “uno” che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un’illusione, peraltro ingenua, di un’unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone. Il dottor Cardoso fece una piccola pausa e poi continuò: quella che viene chiamata la norma, o il nostro essere, o la normalità, è solo un risultato, non una premessa, e dipende dal controllo di un io egemone che si è imposto nella confederazione delle nostre anime; nel caso che sorga un altro io, più forte e più potente, codesto io spodesta l’io egemone e ne prende il posto, passando a dirigere la coorte delle anime, meglio la confederazione, e la preminenza si mantiene fino a quando non viene spodestato a sua volta da un altro io egemone, per un attacco diretto o per una paziente erosione. Forse, concluse il dottor Cardoso, dopo una paziente erosione c’è un io egemone che sta prendendo la testa della confederazione delle sue anime, dottor Pereira, e lei non può farci nulla, può solo eventualmente assecondarlo.
Il dottor Cardoso finì di mangiare la sua macedonia e si asciugò la bocca con il tovagliolo. E dunque cosa mi resterebbe da fare?, chiese Pereira. Nulla, rispose il dottor Cardoso, semplicemente aspettare, forse c’è un io egemone che in lei, dopo una lenta erosione, dopo tutti questi anni passati nel giornalismo a fare la cronaca nera credendo che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, forse c’è un io egemone che sta prendendo la guida della confederazione delle sue anime, lei lo lasci venire alla superficie, tanto non può fare diversamente, non ci riuscirebbe e entrerebbe in conflitto con se stesso, e se vuole pentirsi della sua vita si penta pure, e anche se ha voglia di raccontarlo a un sacerdote glielo racconti, insomma, dottor Pereira, se lei comincia a pensare che quei ragazzi hanno ragione e che la sua vita finora è stata inutile, lo pensi pure, forse da ora in avanti la sua vita non le sembrerà più inutile, si lasci guidare dal suo nuovo io egemone e non compensi il suo tormento con il cibo e con le limonate piene di zucchero.
Pereira finì di mangiare la sua macedonia di frutta e si tolse il tovagliolo che aveva messo intorno al collo. La sua teoria è molto interessante, disse, ci rifletterò sopra, mi piacerebbe prendere un caffè, che ne dice? Il caffè provoca insonnia, disse il dottor Cardoso, ma se lei non vuole dormire fatti suoi, i bagni di alghe sono due volte al giorno, alle nove del mattino e alle cinque del pomeriggio, mi piacerebbe che lei domattina fosse puntuale, sono certo che un bagno d’alghe le farà bene.
Buonanotte, mormorò Pereira. Si alzò e si allontanò. Fece qualche passo e poi si voltò. Il dottor Cardoso gli sorrideva. Sarò puntuale alle nove, sostiene di aver detto Pereira.