L’Udr si era fatta in tre: Mastella si era fatto un suo partito, l’Udeur; Cossiga aveva fondato l’Upr e l’aveva data in gestione a Sanza; a Buttiglione non rimase che la scelta di ripristinare il suo Cdu, rispolverando il sempiterno scudo crociato, che fu ripresentato alle elezioni europee del 1999. Lo statuto del Cdu dava la rappresentanza legale del simbolo al tesoriere, e Buttiglione volle metterlo in sicurezza affidandolo a me. «Ma non sono un commercialista, il tesoriere deve anche amministrare» obiettai preoccupato. Buttiglione non sentì ragioni: si fidava solo di me, e mi volle tesoriere del suo Cdu, coadiuvato dalla bravissima funzionaria Pina Trifilio. Rocco ha lasciato a me quella rappresentanza persino dopo che siamo finiti in due partiti diversi.
La percentuale elettorale del Cdu alle elezioni europee del 1999 fu il due virgola sedici per cento, con una lista formata solo da Rocco Buttiglione e pochi fedelissimi.
Il giorno dopo il capogruppo del Ccd alla Camera Giovanardi imprecava contro il callido uso dello scudo crociato: «Facendo un mazzo della malora noi del Ccd abbiamo fatto due eletti come voi che non avete un voto, vi rendete conto?».
«Ma come hanno fatto questi del Cdu?» faceva eco Clemente Mastella, che aveva raggranellato a malapena l’un per cento con la sua Udeur.
A spiegare l’arcano fu uno dei fondatori del Cdu, Alessandro Duce, ex potente della Dc emiliana, poi tesoriere del Ppi: «Lo spiego io il successo del Cdu» raccontava Duce. «Io a Parma non ho fatto propaganda per il Cdu, ma dopo le elezioni ho incontrato davanti a un bar le sorelle Ida e Antonietta Botteri, novanta e novantadue anni, mi hanno chiamato e mi hanno detto in coro che avevano votato per lo scudo crociato».