«Se Giorgia apre le braccia…» esclamava nel 2018 Guido Crosetto, passeggiando alla Camera con alcuni colleghi che domandavano una sua previsione sul futuro del centro-destra italiano. L’immagine della bella Giorgia che apre le braccia non deve far pensare a nulla di morboso, men che meno da parte di Crosetto che della Meloni si considera fratello (è uno dei fondatori di Fratelli d’Italia, il solo proveniente dalla Dc).
Quando Crosetto accenna all’apertura delle braccia, sogna in grande per la sua bella e brava sorellina: un futuro da prima donna premier, a capo di un blocco liberal-democratico oltre il recinto della destra ex missina.
Intanto i numeri collocano Fratelli d’Italia più nel solco della eredità di An che del Msi. Ma solo i numeri: An era più sciolta dall’ipoteca missina, più aperta sui temi della modernità, più vicina al modello di partito democristiano. La Meloni non è nel Ppe, e non aspira a entrarci. Ma è la presidente del partito conservatore europeo, che fa parte quanto il Ppe di quello che definiremmo «l’arco costituzionale europeo». A differenza di Salvini, apparentato con la Le Pen e Orbán, la Meloni non ha problemi di presentabilità europea. E non è vantaggio da poco.
La Meloni non è democristiana. Ma una nuova forza liberalcristiana le servirebbe per conseguire i suoi obiettivi. La Meloni potrebbe rimontare una specie di Pdl alla rovescia, con la guida a destra, e il centro berlusconiano e democristiano seduto a cassetta. Non sarebbe una nuova Dc, ma potrebbe divenirlo, se i primi a opporsi non fossero i forzisti del Nord legati a doppio filo con la Lega.
Insomma, se anche Giorgia aprisse le braccia, come dice Guido Crosetto, non è detto che troverebbe soci disposti ad aiutarla.