E se invece della vecchia Balena bianca ne stesse per arrivare una nuova e tutta verde? L’idea gira da un po’ nella politica italiana, e io non la trovo fantapolitica.
Il 24 maggio 2015 papa Francesco pubblica l’enciclica Laudato si’ dedicata alla cura del Creato. Essa riscrive le priorità dell’impegno di un cristiano: tramontano le crociate per i valori non negoziabili, le disfide moralistiche sui diritti degli omosessuali, la mistica della famiglia sostitutiva delle verità evangeliche. Con Francesco il primo dovere di un credente, figuriamoci di un politico cristiano, è la difesa del creato, la cura dell’ambiente. Se pensiamo a un partito cattolico, seppur laico e liberale, possiamo mai immaginarlo all’insaputa del papa, o indifferente ai temi che egli propone? No che non possiamo. Ma il laicato cattolico non è stato all’altezza di questo straor-dinario pontefice: alla Laudato si’ è stato dedicato appena qualche convegno. Io stesso ho promosso con la bravissima Paola Binetti un intergruppo parlamentare intitolato alla Laudato si’, ma cinque anni dopo la pubblicazione dell’enciclica. Siamo in ritardo, tutti: direbbe Celentano che questo papa è rock, noi cattolici siamo lenti.
In Italia dici verde e ti ritorna in mente la battuta di Gianfranco Funari sul partito verde, da lui definito come un cocomero: verde fuori e rosso dentro. E in effetti i verdi italiani spesso sono stati percepiti come comunisti mascherati, quasi più che in Germania, dove il Partito comunista era fuorilegge, e i suoi nostalgici si rifugiavano nel partito ambientalista.
Eppure proprio in Germania i verdi oggi sono una forza liberale e moderata, spesso alleata della Cdu; hanno dalla loro parte le partite Iva della Germania del Nord; governano Länder importanti come Baden-Württemberg. Per farla breve: somigliano più a un partito democristiano che estremista.
In Francia le ultime elezioni municipali sono state vinte dal movimento ecologista, che ha battuto al secondo turno sia i candidati di Macron sia i gollisti. Le principali città francesi oggi sono governate da sindaci verdi: Lione, Bordeaux, Strasburgo, Grenoble, Besançon, Tours, Poitiers, Annecy.
In Svizzera ci sono ben due formazioni politiche ambientaliste, entrambe moderate, una dichiaratamente di ispirazione cristiana e liberale. Quanto tempo ci metterà l’onda verde a valicare le Alpi? E intanto, chi sono i verdi italiani?
Alfonso Pecoraro Scanio è un sessantenne ancora prestante e giovanile, è fuori dalla politica da tre lustri, divide il suo tempo tra l’insegnamento universitario e la cura della principale fondazione ambientalista del nostro Paese. Lui è il fondatore in Italia del partito dei Verdi. È cristiano, ama questo papa. Ma non crede molto all’ipotesi dei verdi di massa. Ha guardato con simpatia ai 5 Stelle, forse spera che Conte ne faccia un partito verde, o forse neppure questo gli pare plausibile.
Angelo Bonelli, che di Europa Verde è segretario nazionale, è una bella persona, ha resistito alle intimidazioni dei clan del litorale romano, i cui interessi venivano messi in crisi dalle sue battaglie ambientaliste. Bonelli ha chiaro il concetto che il movimento ambientalista ha bisogno di un orizzonte nuovo, e può diventare anche in Italia una forza di massa come in Germania e in Francia.
Può essere il popolarismo l’orizzonte di un ambientalismo non ideologico? L’ho chiesto a Beppe Sala, nel suo studio di sindaco di Milano, qualche giorno dopo la sua intervista alla «Repubblica» in cui ha annunciato il suo addio al Pd, e la volontà di dire una parola nuova nel panorama dell’ambientalismo italiano.
Anche in Parlamento ci sono colleghi che si intestano varie sfumature di verde. Non so però se siano consapevoli di cosa sia un partito di massa, che per sua natura è un fenomeno collettivo e non una esperienza individuale.
Per trovare chi abbia capito le potenzialità della Balena verde, bisogna riportarsi a Roma nei dintorni di via delle Botteghe Oscure, storico indirizzo del Pci, e infilarsi nell’unico portone del vicolo alle spalle della storica sede dei comunisti. Lì abita Paola Balducci, ex deputata dei Verdi, poi consigliere laico del Consiglio superiore della magistratura, avvocato di grido sulla piazza romana. L’onorevole Balducci acquistò a suo tempo l’appartamento di servizio dei segretari comunisti, il mitico nido d’amore in cui Palmiro Togliatti e Nilde Jotti vissero la loro storia sentimentale ostacolata dal moralismo comunista.
Paola Balducci ha trasformato questo pezzo di storia in una magnifica residenza in cui riceve pochi e collaudati amici. Più volte in quella casa abbiamo parlato della Balena verde come di una scelta concreta, una prospettiva da toccare quasi con mano, come l’altare della Patria che ti pare di poter accarezzare dalla terrazza di casa Balducci.
Silvio Berlusconi è il solo ad aver capito questa potenzialità. Questa estate l’ho chiamato al telefono proprio da casa Balducci, dove eravamo a cena con un gruppo di amici; abbiamo chiesto tutti assieme a viva voce a Silvio cosa pensasse della ipotesi di una nuova formazione cattolica e ambientalista. Quando Berlusconi ha risposto e salutato a viva voce l’allegra brigata, intellettuali di sinistra, persino un vecchio comunista, è stato proprio quest’ultimo a tirare le somme: «Berlusconi è l’unico che capisce al volo la politica, meno male che è diventato vecchio, sennò diventava pure leader del centro-sinistra».