CXVIII. Il tradimento di san Pietro
Che se ne fa il Signore del fiotto di anatemi
che sale ogni giorno ai suoi diletti Serafini?
S’addormenta, tiranno sazio di carni e vini,
al brusio inebriante del nostro bestemmiare.
Si vede che i singhiozzi di suppliziati e martiri
sono una ben soave sinfonia
se, a dispetto del sangue che la paga,
mai si stancano i cieli di questa voluttà!
– Ricordati, Gesú, dell’Orto degli Ulivi!
Nella tua ingenuità pregavi inginocchiato
Lui che in cielo rideva quando osceni carnefici
ti piantavano chiodi dentro le carni vive
e quando hai visto infami guardie e sguatteri
sputare sulla tua divinità
e hai sentito le spine penetrarti nel cranio
dove vive l’immensa Umanità.
Mentre il peso tremendo del tuo corpo spezzato
stirava le due braccia, e di sudore
e di sangue colava la fronte impallidita
a te che al mondo intero facevi da bersaglio,
non hai pensato, allora, a quei giorni radiosi
che, per colmare la promessa eterna,
su un’asina paziente percorrevi sentieri
tutti sparsi di ramoscelli e fiori
e con il cuore gonfio di speranza e d’ardire
i vili mercanti frustavi a piene braccia
e eri, insomma, un maestro? Nel tuo fianco
non s’è spinto il rimorso piú a fondo della lancia?
– Per quanto mi riguarda, lascio con gioia un mondo
dove non son fratelli l’atto e il sogno.
Possa io usare la spada e di spada perire!
Pietro ha tradito Cristo... Ha fatto bene!
CXIX. Caino e Abele
I.
Razza d’Abele, dormi, bevi e mangia:
compiaciuto il Signore ti sorride.
Striscia nel fango, razza di Caino,
crepa in miseria.
Razza d’Abele, il sacrificio tuo
solletica le nari al Serafino!
Il tuo supplizio, razza di Caino,
avrà mai fine?
Razza d’Abele, guarda prosperare
le greggi e i campi tuoi;
le tue viscere, razza di Caino,
urlano, cane, per antica fame.
Razza d’Abele, riscaldati il ventre
al focolare avito;
nella tua grotta, razza di Caino,
trema di freddo come gli sciacalli!
Razza d’Abele, spargiti nel mondo!
Prolifica, per te, persino l’oro.
Cuore bruciante, razza di Caino,
guardati dalle voglie smisurate.
Razza d’Abele, tu cresci brucando
come il tarlo nel legno!
La tua famiglia, razza di Caino,
fra gli stenti trascina.
II.
La tua carogna ingrasserà il fumante
suolo, razza d’Abele.
O razza di Caino,
il tuo compito ancora non è assolto!
La spada a tua vergogna,
razza d’Abele, è vinta dallo spiedo.
O razza di Caino, da’ la scalata al cielo
e sulla terra scaraventa Dio!
CXX. Le litanie di Satana
O tu, di tutti gli Angeli il piú bello e il piú saggio,
tradito dalla sorte che ti spogliò di lodi,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Principe dell’esilio, Dio calunniato, tu
che ogni volta, battuto, ti rialzi piú forte,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Tu che sai tutto e regni sul mondo di sotterra,
guaritore consueto delle miserie umane,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Tu che persino ai lebbrosi, ai paria maledetti,
il gusto del Paradiso insegni con l’amore,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Tu che dalla Morte, tua antica e forte amante,
generasti la folle, la leggiadra Speranza,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Tu che doni al proscritto lo sguardo calmo e altero
che fa impazzire il popolo ai piedi di una forca,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Tu che conosci gli angoli della terra invidiosa
dove Dio, geloso, ha nascosto le gemme,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Tu occhio chiaro che penetra i profondi arsenali
dove sepolto il popolo dei metalli riposa,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Tu che con larga mano nascondi i precipizi
al sonnambulo errante sul bordo delle case,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Tu che ammorbidisci, mago, le vecchie ossa
al nottambulo ubriaco che i cavalli calpestano,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Tu che per consolare chi soffre e non ha forza
ci insegnasti a mischiare lo zolfo col salnitro,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Tu che poni il tuo marchio di complice sottile
sulla fronte del Creso implacabile e vile,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Tu che alle fanciulle metti negli occhi e in cuore
il culto della piaga, l’amore dei pezzenti,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Conforto degli esiliati, lume degli inventori,
confessore degli impiccati e dei cospiratori,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Padrino di coloro che con nero furore
dal giardino dell’eden ha scacciato il Signore,
Satana, abbi pietà del mio lungo patire!
Preghiera
Sia gloria e lode a te, Satana, nel piú alto
dei Cieli, dove un tempo regnasti, e nel profondo
Inferno dove, vinto, giaci in sogni silenti!
Possa un giorno la mia anima riposarti vicino,
quando sulla tua fronte, come un Tempio novello,
l’Albero della Scienza allargherà i suoi rami!