XIV. Versi per il ritratto di Honoré Daumier
Quegli di cui l’immagine t’offriamo
e che con arte fra tutte sottile
a ridere di noi fa che impariamo,
quegli è un saggio, lettore.
La satira, la beffa è la sua musa;
ma il vigore col quale il suo pennello
ritrae del Male il volto e la sequela
dice: Il suo cuore è bello.
Non è, il suo riso, il ghigno di Melmoth
o di Mefisto che la torcia frigge
d’Aletto, la medesima che noi
come ghiaccio trafigge.
Il loro riso, ahimè, della gaiezza
è soltanto la cupa parodia;
il suo, luce alta e schietta, mostra in lui
quanta bontà ci sia!
XV. Lola di Valenza
Fra tutte le bellezze che di sé fanno mostra
lo so, amici, che il desiderio oscilla;
ma in Lola di Valenza inatteso scintilla
l’incanto di un gioiello nero e rosa.
XVI. Sul Tasso in prigione
di Eugène Delacroix
Il poeta nella cella, malato, derelitto,
con il piede convulso gualcendo un manoscritto,
mira con occhio acceso dal fuoco del terrore
l’abisso di vertigine dove affonda il suo cuore.
Le stridule risate ch’empiono la prigione
allo strano e all’assurdo spingon la sua ragione;
l’avvolge stretto il Dubbio, e la Paura immonda,
multiforme, ridicola, soffiando lo circonda.
Quel genio rinserrato in un tugurio infame,
quegli urli, quelle smorfie, quei fantasmi che a sciame
turbinando in rivolta tormentano il suo udito,
quel dormiente svegliato dall’orrore del sito,
è ben questo il tuo emblema, Anima dagli oscuri
sogni, tu che il Reale soffoca fra i suoi muri!
1842.