Riley non riusciva ad immaginare come avrebbe parlato della morte innaturale di Gretchen Lovick alla sua famiglia. Il quartiere in cui la donna aveva vissuto era caratterizzato da linde file di moderne case ad un piano, ciascuna dotata di un piccolo prato curato e di siepi ben potati. Qua e là delle palme alte e sottili erano disposte lungo la strada, come giganteschi pennacchi di foglie
Si rivolse a Bill: “Pensavo che questo fosse un deserto. Ma guarda i prati. E ci sono palme di ogni tipo in tutta Phoenix.”
“Le persone spendono per tutto quello che ritengono importante” rispose Bill. “Sembra che la gente di qui possa permettersi degli extra. Scommetto che c’è una piscina per ognuna di queste case.”
Riley tirò fuori l’indirizzo che avevano ricevuto. La casa e il giardino erano scrupolosamente ordinati e ben curati.
Perché? Riley si chiese.
Perché una donna che viveva qui ha scelto una strada deviante? Come ha potuto recarsi in un luogo malfamato come la Kinetic Custom Gym? Come poteva tollerare un protettore come Jaybird?
Mentre raggiungevano la porta principale, Riley si domandò se lei e Bill stessero per dare quella tremenda notizia all’uomo sbagliato. Ma Cyrus Lovick li stava aspettando e aprì la porta, non appena il campanello trillò. Indossava una polo e pantaloni casual che potevano essere parte di un completo da golfista, ma sembrava in qualche modo sciatto ed ansioso.
“Siete dell’FBI?” chiese. “Hanno detto che qualcuno sarebbe arrivato.”
Riley e Bill mostrarono i loro distintivi e si presentarono, poi entrarono all’interno dell’abitazione con aria condizionata.
“Che cos’è successo?” gridò Lovick.
“Mi dispiace di doverglielo dire” disse Riley, “ma sua moglie, Gretchen, è stata trovata morta.”
“Ci dispiace per la sua perdita” aggiunse Bill.
“Oh, Dio” Lovick esclamò. Si sedette bruscamente su una poltrona. Per un istante, si guardò intorno nella stanza, come se si aspettasse di vedere qualcosa che non c’era. Quando riprese a parlare, la sua voce sembrò insensibile. “Temevo che qualcosa … lei … ieri, quando i ragazzi sono tornati a casa, lei non c’era. Lexie, la mia figlia maggiore, mi ha telefonato, preoccupata. Sono tornato subito a casa dal lavoro. Dopo un po’, ho chiamato la polizia e ne ho denunciato la scomparsa. Poi, oggi pomeriggio ho ricevuto una chiamata dall’FBI. Sapevo che si trattava di qualcosa di brutto.”
L’uomo spostò lo sguardo, passando da Riley e Bill, per poi chiedere: “Ma com’è …?”
Riley cercò di essere quanto più delicata possibile e gli rispose: “Temo che sia stata uccisa. Il suo corpo è stato trovato stamattina nel Lago Gaffney.”
Lovick sembrava scioccato. Dopo alcuni istanti, chiese: “Gretchen è annegata?”
Riley guardò Bill, che decise di occuparsi delle spiegazioni. Riley si concentrò sulle espressioni di Lovick, mentre apprendeva che sua moglie era stata soffocata, e che il suo corpo era stato infilato in un sacco per cadavere. Pensò che le reazioni del marito in lutto sembrassero reali, ma non era scioccato quanto lei si si sarebbe aspettata.
Dopo un po’, Lovick proseguì con le domande. “Sapete chi è stato? Sapete perché?”
Bill spiegò che l’FBI era all’opera per trovare le risposte a tali domande. Era quello il motivo per cui lui e Riley si trovavano lì. L’espressione dell’uomo diventò sempre più sconfortata.
Riley disse: “Signor Lovick, dobbiamo chiederglielo. Potrebbe dirci dove si trovava la scorsa notte?”
Lovick parve non comprendere il motivo per cui lei gli avesse posto tale domanda.
“Ero qui. Tutta la notte.”
Bill chiese: “Qualcuno può confermarlo?”
“I miei figli, immagino” rispose l’uomo.
Riley si accorse che non capiva che stavano provando ad eliminarlo dalla lista dei sospettati. La verità era che non ci erano ancora riusciti. Avrebbero dovuto parlare con i figli. E anche in quel caso, il padre poteva averli preparati.
Al momento, comunque, l’uomo non sembrava nient’altro che un marito distrutto dal dolore. E, per il momento, Riley sapeva che lei e Bill dovevano procedere sul presupposto che lui fosse esattamente così.
Riley si sforzò di metterlo a suo agio, mentre proseguivano con le spiegazioni.
“Dove lavora, Signor Lovick?” lei domandò.
“Sono analista informatico. Ho la mia società. Oggi sono rimasto a casa.”
Divenne silenzioso di nuovo. Poi, riuscì a mormorare una domanda.
“Com’è potuto succedere?”
Quelle quattro parole colpirono Riley come un pugno nello stomaco. Le cose stavano per diventare molto difficili.
Ma prima che lei o Bill potessero parlare, sentirono il chiacchiericcio di voci giovani proprio fuori dalla porta principale. Questa si aprì, ed entrarono tre bambini: una ragazzina adolescente, forse di dodici anni, e due fratelli più piccoli. Uno sembrava avere circa dieci anni, l’altro circa otto. A giudicare dall’orario, Riley suppose che fossero appena rientrati dalla scuola.
Il chiacchiericcio dei bambini cessò non appena videro il padre seduto con i due visitatori. Il sorriso svanì dal volto della ragazzina.
“Mamma è tornata?” chiese.
Lovick non riuscì a rispondere per un istante.
Infine, disse: “Lexie, porta i tuoi fratelli fuori. Andate a giocare in piscina.”
Con uno sguardo che esprimeva profonda preoccupazione, la ragazzina portò i fratelli fuori dalla casa.
Riley studiò il volto di Lovick. Aveva il viso snello, dalla mascella piccola, di un uomo che doveva essere stato uno sfigato e un disadattato da ragazzino, ma poi era diventato un uomo che amava davvero socializzare, una persona di successo e indubbiamente era molto ben voluto.
Parlando lentamente e gentilmente, Riley chiese: “Signor Lovick, sapeva che sua moglie stava conducendo una doppia vita?”
Lovick sembrò perplesso. “Che cosa intende dire?”
Riley guardò nervosamente Bill.
Bill disse: “Sembra che sua moglie lavorasse come prostituta durante il giorno. Fuori da un bordello chiamato Kinetic Custom Gym. Era consapevole di tutto ciò?”
Riley studiò il cambiamento dell’espressione di Lovick. Le parve meno scioccato di quanto lei si aspettasse. Invece, sembrava come se qualcosa stesse cominciando ad avere senso per lui.
“Sapevo che c’era … qualcosa” l’uomo disse. “Non sapevo che cosa fosse.”
Per quanto la riguardasse, l’agente pensava che l’intera faccenda fosse ancora completamente sconcertante. Ma una possibilità le si prospettò.
Disse: “Signor Lovick, sua moglie soffriva di una forma di disturbo dissociativo?”
Lovick la guardò, e Riley proseguì: “Intendo qualcosa come un disturbo dissociativo dell’identità? Ha mai mostrato personalità multiple?”
“No, non quello” l’uomo rispose. Ma non sembrava sorpreso della domanda.
Poi, disse: “Lei aveva … degli estremi cambi di umore che a volte mi spaventavano. Ad esempio, un paio di anni fa, abbiamo portato i bambini al Grand Canyon. Stavo guidando lungo il South Rim, e improvvisamente, lei mi ha detto di fermarmi. L’ho fatto, e poi è saltata fuori dall’auto. E’ corsa dritta verso il canyon. Ero spaventato a morte, così come i bambini. Sembrava che volesse lanciarsi dal dirupo. Ma si è fermata proprio sul bordo, proprio per un pelo. Ha aperto le braccia, ha rivolto lo sguardo verso il canyon ed è scoppiata a ridere.”
“Era bipolare, non è vero?” disse Riley.
Lovick annuì. “I medici hanno aiutato un po’—quando lei ci è andata. Ma non le piacevano. E quando ha smesso di vederli, il suo comportamento è diventato incostante, o peggio. Quando era depressa, non riusciva ad alzarsi dal letto per giorni. Quando era sovreccitata, correva dei rischi folli, beveva troppo, era veloce alla guida, quel genere di cose. Di recente, le cose sono peggiorate. Non sapevo davvero quanto fosse brutta la situazione. Ovviamente.”
Lui scosse la testa.
“Volevo soltanto che lei fosse felice” disse. “Ho sempre voluto che lo fosse. Ci siamo conosciuti al college, e lei aveva molti talenti, sarebbe potuta diventare una grande programmatrice, se lo avesse voluto. Ha detto che voleva essere una mamma casalinga, almeno per il momento. Ha aggiunto che sarebbe venuto il momento per una brillante carriera.”
Smise di parlare, ma non fu difficile per Riley completare il resto della sua storia. Avevano iniziato ad avere figli, quando erano entrambi fin troppo giovani. Gretchen aveva scoperto che essere casalinga e madre non era così grandioso come sembrava. Il marito stava creandosi una società, mentre lei era bloccata a casa, letteralmente annoiata a morte.
Ed era così che era finita. Con il suo omicidio.
Improvvisamente, Riley si rese conto che aveva il viso in fiamme, le mani sudate e tremanti. Sapeva che cosa significavano quei sintomi.
Era arrabbiata. Era davvero arrabbiata.
L’emozione la colse completamente di sorpresa. Prima, quel giorno, aveva interrogato uno spacciatore, un uomo abietto, il cui lavoro causava solo morte e disperazione. La stessa Gretchen aveva certamente condiviso la sua terribile merce.
Ma Riley non era furiosa con Clay Hovis. Invece, provava una strana compassione per lui.
Ma ora era arrabbiata. Arrabbiata con quest’uomo, Cyrus Lovick. Il marito di Gretchen.
Perché? si chiese. Pensava che fosse colpevole?
La risposta a quella domanda trafisse la sua mente come la lama di un coltello.
Sì.
Ma non aveva alcun senso. Sapeva che era arrabbiatissima. Sapeva che era irrazionale. E doveva attenersi al compito a portata di mano.
“Signor Lovick” disse, “non aveva davvero idea di quello che stava succedendo? Che sua moglie stava vivendo quest’altra vita?”
L’uomo apparve scioccato dal tono dell’agente. Anche lei si stupì del suo stesso tono.
Le disse: “E’ come le ho detto, sapevo che c’era qualcosa.”
“Ma come poteva non sapere?” lei disse, con voce tremante ora. “Non gliel’ha mai chiesto?”
Lui stette fermo a guardarla.
“Non ha idea di quante volte io abbia chiesto” ammise.
Adesso sembrava ferito ed arrabbiato. A Riley non importò. Il suo umore sembrava peggiorare ad ogni istante che passava. Ma per quale motivo? Sentiva che il controllo le stava sfuggendo.
Lei lo aggredì: “Ha detto che pensava che voleva essere una casalinga. Ma dev’esserci stato un momento in cui si è reso conto che non stava funzionando per lei. Senz’altro sapeva che si sentiva vuota, persa e annoiata. Perché non ha fatto qualcosa? Perché non l’ha aiutata?”
Lei sentì la forte mano di Bill sulla sua spalla.
Bill disse a Lovick: “Vorrei parlare con la mia partner in privato per un momento.”
Lovick annuì, sembrava spaventato dal delirio di Riley. Bill accompagnò frettolosamente Riley in cucina, e chiuse la porta dietro di loro.
“Che cosa diavolo pensi di fare?” Bill scattò. “Lo stai trattando come un sospettato.”
“E’ un sospettato, per quanto ne sappiamo” disse Riley.
Bill riusciva a malapena a credere alle sue orecchie.
“Riley, per l’amor di Dio, pensa solo un minuto. Usa il cervello. Pensi che quest’uomo abbia ucciso sua moglie? E altre due donne? Una di loro tre anni fa? Quelli facevano parte di una specie di riscaldamento, di esche o che cosa? Qui non siamo in uno stupido programma televisivo sulla polizia. Non ha alcun senso e tu lo sai.”
Riley era indecisa sul fatto di saperlo oppure no. Sapeva che il suo atteggiamento non aveva senso — o almeno non sembrava averlo.
“Dobbiamo parlare con i figli” lei insisté. “Verificare il suo alibi.”
“Col cavolo che lo faremo” Bill grugnì.
“E’ la procedura.”
Bill sembrò sforzarsi per evitare di gridare.
“Al diavolo la procedura. Riley, vuoi davvero dire a quei ragazzi che la madre è stata uccisa, poi torchiarli su quello che il padre stava facendo quando è stata assassinata? Tutto il loro mondo è appena stato distrutto. Vuoi peggiorarlo ancora? Che cosa ti succede?”
“Sto provando a fare il mio lavoro.”
“No. Non è così. Un paio di giorni fa hai quasi malmenato un sospettato. Vuoi farlo anche con quest’uomo?”
Riley riusciva a malapena a credere all’insinuazione.
“Questo è diverso” replicò.
“Sì” esclamò Bill. “E’ peggio.”
Le parole bloccarono Riley. Stava cominciando a formarsi in lei la convinzione che il partner avesse esattamente ragione.
“Ce ne andiamo di qui” Bill disse.
Riley lo seguì nel soggiorno. Bill riuscì a rivolgersi a Lovick in un tono di voce fermo e chiaro.
“Signor Lovick, siamo terribilmente dispiaciuti per la sua perdita. Non abbiamo altre domande.”
Lovick lo guardò, ammutolito. Bill gli diede un biglietto.
“Questo è il numero per una linea diretta di assistenza vittime. Sarebbe opportuno che lei chiamasse.”
Riley si rese conto che Bill era giunto lì preparato con tale informazione. Mentre lei non era affatto arrivata preparata.
Lasciarono la casa e raggiunsero l’auto. Bill fermò Riley, mentre stava per sedersi al posto del guidatore.
“Tu non guidi” le disse. “Non nel tuo stato mentale.”
Lei non replicò, sebbene anche Bill fosse molto agitato. Girò intorno all’auto ed entrò dal lato passeggero.
“Dove andiamo?” gli chiese.
“Al quartier generale, immagino.”
Bill cominciò a guidare in profondo silenzio.
Riley riascoltò mentalmente le proprie parole e rivide le sue azioni degli ultimi minuti. A che cosa stava pensando? Che cos’aveva scatenato la sua rabbia?
Poi cominciò a capire. Lei e sua figlia erano state rinchiuse in delle gabbie, le ragazze di Jaybird trascorrevano le loro giornate in una cella di una sauna inattiva, ragazze come Trinda passavano dal retro di un camion all’altro, e soltanto Dio sapeva quali tormenti Justine aveva passato nelle mani di numerosi uomini.
Ma Gretchen Lovick era stata tormentata nella sua rispettabile casa di classe medio-alta. Aveva vissuto in un inferno che odiava così tanto, da essersi rifugiata in un altro tipo d’inferno.
Non c’era quasi da meravigliarsi che la situazione avesse scatenato la rabbia di Riley. Ma da quanto lasciava che questo genere di cose avesse la meglio su di lei?
Devo controllarmi, pensò.
Il suo cellulare vibrò. Vide che si trattava di una chiamata di Morley.
“Che cos’ha per me, Agente Paige?” le chiese, quando la donna rispose.
Riley non rispose. Non poteva permettersi di pronunciare la parola “niente”.
Nella voce di Morley, si manifestò una nota di rabbia a malapena controllata. “Abbiamo portato lei e Jeffreys fin da Quantico. Ci aspettavamo dei risultati.”
La rabbia di Riley cominciò di nuovo ad emergere. Lei e Bill erano arrivati lì soltanto sabato, e non sapevano nemmeno se avessero a che fare con un serial killer fino a quella mattina. Che tipo di risultati Morley si aspettava di già?
Ma inghiottì la rabbia.
“Le porteremo dei risultati” Riley rispose. “Stiamo tornando al quartier generale.”
“Col cavolo che ci andate” Morley disse. “Terrò un meeting qui tra venti minuti. Ci riorganizzeremo. Dobbiamo risolvere questa situazione, prima che altre donne vengano uccise.”
“Ci saremo, signore” disse Riley.
Pose poi fine alla telefonata.
“Morley?” Bill disse.
“Sì. Sta per tenere un meeting. Torneremo giusto in tempo.”
“Capisco che non ne sia felice” Bill commentò.
“No. Non lo è.”
Bill continuò a guidare, e un freddo silenzio cadde tra loro.
Riley non poteva biasimarlo per essere arrabbiato con lei. Lei stessa si sentiva annegare in un mare di dubbi. Non sapeva come agire con questo caso. E stava cominciando a rendersi conto di non sapere nemmeno che cosa fare con se stessa.