Mentre si faceva strada nel bar, Riley si sentiva terribilmente esposta.
Potrei benissimo essere nuda, pensò.
Andando lì, aveva acquistato dei pantaloncini scomodamente attillati, scarpe economiche e del trucco. Si era fermata ad una stazione di servizio, e si era cambiata nel bagno. Sapeva che avrebbe fatto meglio a provare a sembrare giovane. Sapeva dalla sua visita ad Hank’s Derby, che le prostitute per camionisti si differenziavano per età, peso ed apparenza.
Naturalmente, i pantaloncini mostravano le sue gambe muscolose. Si chiese se le prostitute andassero mai in palestra: una vera, non come quella di Jaybird.
Probabilmente no, immaginò.
Barcollare su tacchi a spillo che le ostacolavano seriamente i movimenti, la faceva sentire particolarmente vulnerabile. Se avesse dovuto correre o lottare, sarebbe stato meglio farlo da scalza. E, a peggiorare le cose, addosso non aveva un posto dove portare la pistola. Aveva dovuto lasciarla in auto.
Ma, in fin dei conti, sembrare vulnerabile e disponibile era esattamente l’idea. Si rammentò che le prostitute erano sempre così indifese. Questo intensificò la compassione che nutriva nei loro confronti. Quanto vulnerabili ed indifese dovevano sentirsi.
Lei sperava solo che il suo outfit fosse passabile. Lo aveva messo insieme molto frettolosamente, e aveva dei dubbi al riguardo. Era preoccupata di non sembrare sufficientemente a suo agio nel suo scarso guardaroba. Le prostitute per camionisti che aveva osservato erano parse completamente a loro agio, quando mostravano tutta la loro merce.
Una donna obesa, con un gozzo al collo, stava lavorando al bar. Riley immaginò che si trattasse di Ruthie Lapham, la proprietaria del bar. Prima di andare lì, l’aveva chiamata per dirle che stava arrivando, e che si sarebbe fatta chiamare Tina.
Si recò dritta al bancone, ma, prima ancora che si presentasse come Tina, Ruthie la guardò con disapprovazione.
“Oh buon Dio” esclamò.
La donna chiamò un uomo muscoloso, seduto ad un tavolo a leggere un giornale.
“Burt, prendi il mio posto per qualche minuto, OK?”
Questi si mise dietro il bancone, dopo averlo raggiunto a passo lento. Ruthie si diresse verso l’entrata del bar, prendendo gentilmente Riley per il braccio.
“Vieni con me, ragazza” le disse.
Condusse Riley in una cabina buia e vuota, dove entrambe si sedettero.
Ruthie iniziò. “Credevo avesse detto che sarebbe venuta sotto copertura.”
Depressa, Riley replicò: “Infatti, è così.”
“Che cos’ha fatto, è uscita qualche minuto fa e ha comprato quella roba in un ipermercato?”
Sembrava che Ruthie la stesse prendendo in giro, con un tono derisorio. La verità era che Riley l’aveva appena fatto.
“Avevo fretta” disse.
“Oh buon Dio” ripeté Ruthie. “Ha fatto tutto così di fretta, da lasciare le targhette attaccate. Queste ragazze non comprano mai cose nuove. Vanno sempre nei negozi al risparmio e di roba usata, quel genere di cose, economiche, di seconda mano e di scarsa qualità. Non passerà mai per una ragazza che lavora qui in questo modo. Qualcuna delle ragazze l’ha vista entrare qui?
Riley ricordò gli sguardi che alcune donne le avevano lanciato, quando stava camminando nel parcheggio. Dunque, annuì.
“Allora, può star certa che non saranno felici di vederla” Ruthie disse. “Probabilmente, hanno sparso la voce che c’è un’infiltrata”
“Non è per questo che siamo qui” replicò.
Ruthie scosse la testa, rassegnata. “Ma non importa, ce la faremo in qualche modo. Come ho detto al telefono, alcune delle ragazze mi hanno riferito di aver visto di nuovo l’uomo—T.R., si chiama. Non è ancora arrivato, ma lo farà prima di andare a casa, lo fa sempre. Non si preoccupi, vedo abbastanza bene da qui — sia dall’entrata, sia dal corridoio che conduce dall’altra parte del negozio. Non lo mancherò.”
“Ora, che cosa può dirmi dell’uomo di cui ha riferito?” le chiese Riley.
“Beh, non è un camionista, questo è certo. Prova a farsi passare per uno di loro, indossa una T-shirt e un paio di jeans, ma nessuno ha mai visto il suo camion. E non ha il fisico o l’apparenza di un camionista, neppure la parlata giusta. Viene qui di tanto in tanto, ma non sembra portarsi a letto nessuna; non ci prova nemmeno. Sembra che abbia altro in mente. E da quello che ho visto al telegiornale ultimamente, potrebbe essere qualcosa di molto brutto. Ecco perché ho chiamato.”
“Che aspetto ha?” le domandò Riley.
“Ecco, fisico medio. Folti capelli biondi; indossa sempre un cappello. Grossi occhiali. Vestiti apparentemente costosi.”
Ruthie guardò dall’altra parte della stanza.
“Sta arrivando ora” disse. “Proprio laggiù. Si sta appostando nel corridoio.”
Riley sapeva che avrebbe fatto meglio a non muoversi troppo rapidamente. Inoltre, doveva avvertire Bill, che stava per fare la sua mossa. Tirò fuori il cellulare e gli inviò un messaggio.
Sospettato in vista, sto per seguirlo. Ci vediamo fuori dal bar.
Il suo piano era semplice. Avrebbe attirato l’uomo con delle avances, poi lo avrebbe accompagnato fuori dal bar, dove Bill sarebbe stato ad aspettare, pronto. Insieme, lei e Bill lo avrebbero incastrato per semplice adescamento. Con un po’ di fortuna, si sarebbe tradito mentre lo avevano in custodia.
Riley ebbe improvvisamente molta paura e ne fu meravigliata. Un’immagine di oscurità e fuoco si disegnò nella mente. Era stata catturata e tormentata da un mostro, e ora era lì, che si offriva ad un altro mostro.
Ma non avrebbe lasciato che quel vecchio trauma avesse la meglio su di lei. Inoltre, stavolta non era sola. Il suo partner era proprio fuori.
Si alzò e uscì dalla cabina. Vide che l’uomo era nel corridoio, ma il suo volto era nascosto nell’ombra. Mentre guardava verso di lui, quello le voltò le spalle.
Riley si diresse dall’altra parte della stanza, determinata a raggiungere l’uomo e provare a fare del suo meglio per attirarlo. Voleva almeno riuscire a vedere il suo volto ed avere così una possibilità di valutarlo come potenziale killer.
Ma aveva fatto soltanto pochi passi, quando una donna si mise direttamente sulla sua strada. In un battito di ciglia, la donna fu fiancheggiata da altre due donne. Erano chiaramente prostitute, e tutte sembravano davvero infuriate.
“Signore, sembra che ci sia una nuova ragazza” disse la donna al centro, con una nota minacciosa nella sua voce. “Mi chiamo Jewel, e tu?”
“Tina” Riley rispose, provando a passarle davanti.
Le tre donne si riunirono, per impedirle di proseguire oltre. Lei deviò intorno a un tavolo e prese un’altra strada, ma le donne si mossero, per bloccarla ancora.
Riley era disorientata. Aveva affrontato molti uomini a suo tempo, molti dei quali forti e tenaci. In normali circostanze, avrebbe considerato tre uomini poco più che una minaccia. Ma le donne? Non voleva picchiarle e non riusciva a decidere che cosa fare. Inoltre, era ansiosa di non far saltare la sua copertura.
“Non essere scortese, ragazza” Jewel aggiunse, avvicinando il volto a quello di Riley. “Che cosa succede? C’è qualcosa che non ci stai dicendo?”
Una delle altre donne scattò: “Sì, non vuole dirci che è una poliziotta.”
Riley sentì una voce maschile alla sua destra.
“Una poliziotta? Accidenti, Dusty non è della polizia. Smettila di infastidirla, Jewel. E anche voi altre.”
Riley si voltò e vide un volto familiare camminare verso di lei. Le ci volle un momento per riconoscere Rex, il camionista che l’aveva aiutata a salvare Jilly ad Hank’s Derby. Doveva essere appena arrivato, perché non l’aveva visto sedersi al bar prima. Aveva pensato velocemente e aveva inventato un nome, con cui chiamarla.
Le donne lo guardarono a bocca aperta, con sorpresa, ma era ovvio che lo conoscessero.
Rex offrì il braccio a Riley, che accettò.
“Dove sei stata, Dusty?” disse, accompagnandola via dalle prostitute arrabbiate. “Pensavo che non ti saresti mai fatta vedere.”
“Sono stata trattenuta” rispose Riley. Con un sussurro, lei disse: “Sto lavorando ad un caso. Devo andare.” Andò con lui verso il corridoio e ,poi, lasciò andare il suo braccio.
“Insegui un cattivo, huh?” Rex le rispose sempre a bassa voce, con un sorrisetto: “Vai a prenderlo, ragazza.”
Riley si allontanò da Rex ma l’uomo che era stato indicato da Ruthie ora non c’era. Lei vide un’altra porta che conduceva al minimarket adiacente. Ovviamente, era passato di lì. Se fosse riuscita a raggiungerlo, forse avrebbe avuto ancora una piccola possibilità che lei riuscisse ad abbordarlo.
Ma all’interno del negozio bene illuminato, vide un gruppo di uomini che erano ovviamente veri camionisti, non quello che stava cercando. Un paio di essi la guardarono con desiderio, e uno persino le si avvicinò. Ma Riley non aveva tempo per questo. Estrasse il distintivo della FBI dalla borsa, e lo mostrò loro. L’uomo si fermò e l’altro divenne molto interessato alle ciambelle in una corsia vicina.
La donna si diresse alla porta d’entrata, e uscì. Non c’era nessuno in vista, tranne Bill, che aveva ricevuto il suo messaggio e stava aspettando fuori dalla porta del bar.
*
Sul lato opposto dell’edificio, l’uomo cominciò ad aprire il portellone posteriore del veicolo noleggiato. Si rimproverò per la sua imprudenza: se l’era cavata per un soffio. La verità era che non sapeva come avrebbe potuto gestirla, se si fosse avvicinata a lui. E gli aveva visto il volto? Era certo di no.
Quando uscì dalla cabina, si precipitò lungo il corridoio, giungendo nel minimarket e mescolandosi a diversi camionisti, che stavano andando via. Aveva individuato un uomo fermo fuori dal bar; certamente era il partner della donna, pronto a spalleggiarla. Dubitava che quello potesse averlo notato in mezzo agli altri camionisti. Allora, aveva girato intorno alla parte anteriore dell’edificio, raggiungendo la sua auto. E se n’era andato via indisturbato.
Per un momento, sentì l’esigenza di incrociarla in auto, per vedere se lei sarebbe montata dentro con lui. Ma sapeva che lei e il partner erano entrambi senz’altro armati. Se l’era già cavata.
Stupido, pensò. Sono stato stupido.
A che cosa stava pensando? Da quando si eccitava nel giocare al gatto col topo in questo modo? Non era proprio il suo stile.
Non più brividi facili, rammentò a se stesso.
D’ora in avanti, si sarebbe attenuto alla parte che davvero gli piaceva—lo shock, i sussulti, la lotta fino all’indebolimento e il silenzio alla fine. E si promise di concedersi di nuovo quel piacere molto presto.