Bill era vagamente nauseato, mentre osservava le ragazze nel ricovero per adolescenti. Brenda, l’assistente sociale del luogo, lo aveva condotto alla sala giochi. Le ragazze all’interno stavano chiacchierando, guardando la TV, giocando sul cellulare, come qualsiasi adolescente avrebbe fatto. Ma queste ragazzine non erano ordinarie.
Questo dannato caso, lui pensò.
Nel corso degli anni, era giunto a credere di essere immune all’orrore. Ma quel posto lo disturbava profondamente. Dopotutto, era quasi una casa per adolescenti che erano scappati dall’inferno—e potevano ancora ricaderci, un giorno.
L’uomo dette un’occhiata al proprio orologio. C’era ancora molto tempo, prima che Riley tornasse. Aveva dato le disposizioni necessarie per il loro imminente incontro. Sperava che la sua sensazione fosse giusta. Intendeva chiudere quel caso quanto più in fretta possibile.
Intanto, c’era una ragazza da salvare. Una ragazza proprio come quelle. Ma per quanto Bill ne sapesse, poteva già essere morta.
Si rese conto che poche ragazze erano visibilmente ferite. Molte di loro avevano uno sguardo diffidente, che riconobbe come segno di una ferita emotiva. Tutte loro erano state portate lì, perché erano prostitute novizie o avevano provato a diventarlo. Erano state trovate a vagare ai margini di una vita, che lui e Riley avevano visto fin troppo ultimamente. Le ragazze erano già state vittime in un modo o nell’altro.
Ricordò che Riley gli aveva chiesto di controllarne una in particolare.
Chiese a Brenda: “Chi di loro è Jilly?”
L’assistente sociale la indicò: una ragazzina magra e di colore, seduta ad un tavolo con un gruppo, a giocare a carte. Stringeva le sue stesse carte al petto.
“La sua partner sembra affezionata a Jilly” la donna disse.
“Sì” Bill rispose. Poi, pensò che una piccola spiegazione sarebbe stata necessaria. “Ma l’Agente Paige ha una figlia adolescente, che ha attraversato un momento difficile di recente.”
La donna annuì in segno di comprensione. Bill pensò di procedere e presentarsi a Jilly, in quanto partner di Riley. Ma non aveva idea di come la ragazzina avrebbe reagito. Come si sarebbe sentita ad essere avvicinata da un uomo dell’FBI? Sarebbe stato meglio mantenere le distanze, almeno per ora. Ma poteva riferire a Riley, che Jilly sembrava star BENE.
Brenda disse: “Quando ha chiamato, ha detto di voler controllare un’altra ragazza.”
“Potrebbe aver sentito di un serial killer, su cui stiamo indagando” Bill disse.
Brenda annuì: “Quello che uccide le prostitute.”
“E’ corretto” Bill disse. “Temiamo che abbia preso una ragazzina scappata di casa.”
Brenda sussultò. “Sono così dannatamente vulnerabili. Chi è la ragazza?”
“Questo è il problema. L’FBI ha dato inizio alle ricerche, ma non l’abbiamo ancora neanche identificata. Solo una vaga descrizione. Potrebbe esserci d’aiuto sapere qualcosa in più di lei. Sarebbe grandioso se potessimo trovare una foto.”
Brenda rifletté per un momento.
“Ieri ha detto? Nessuna di noi è mancata negli ultimi giorni. Ma veniamo avvisate da tutti i ricoveri. Verifichiamo.”
Brenda condusse Bill direttamente nel suo ufficio. Si sedette al computer e cominciò la ricerca.
“Che cosa sapete di lei?” chiese a Bill.
Bill ricordò alcuni dettagli. Jewel, la prostituta che aveva assistito al rapimento, aveva fornito loro una descrizione.
“Probabilmente, ha circa quattordici anni” Bill rispose.“1,67cm, forse più bassa. Bionda, occhi blu, bianca, magra. Portava uno zaino.”
Brenda scorse una lista di nomi.
“Qui c’è qualcosa relativamente a ieri” lei disse. “Si chiama Sandra Wuttke—la chiamano Sandy. E’ sparita da un centro su Windermere Avenue, ieri mattina presto. Se era in uno dei nostri ricoveri, allora deve trattarsi di lei.”
Brenda cliccò sul nome, e apparve una foto sullo schermo. Era una ragazza bionda e magra, con un’espressione ribelle. Bill annuì. Certamente sembrava la ragazza che Jewel aveva descritto.
Brenda contattò il centro, ed ebbe la direttrice in linea. Pose la telefonata in modalità vivavoce.
“Claudia, qui con me c’è un agente dell’FBI” disse. “L’Agente Bill Jeffreys. E’ preoccupato per una ragazza che corrisponde alla descrizione di Sandy Wuttke. Potrebbe essere in pericolo.”
La voce di Claudia sembrava preoccupata.
“Che tipo di pericolo?” l’altra chiese.
“Mi dispiace di doverlo dire” Bill intervenne. “Ma potrebbe essere stata rapita dal serial killer, di cui può aver sentito parlare in questi giorni.”
“L’uomo che sta uccidendo le prostitute?” Claudia disse, con voce tremante per la preoccupazione. “Ma non sembra avere senso. Sandy non una prostituta. Ha scambiato sesso con dei passaggi o del cibo, per un paio di volte. Poi, qualcuno l’ha portata qui. Ma lei era molto inquieta. Non ero affatto scioccata quando se n’è andata.”
Bill chiese: “Aveva con sé uno zaino?”
“Sì, secondo le ragazze che l’hanno vista andarsene. Ma non riesco a credere che sia stata presa da un assassino. Forse è solo tornata a casa. Non abbiamo avuto il tempo di controllare. Siamo talmente a corto di personale. Ci sono così tante ragazze.”
Bill sentiva che la donna stava provando a non credere al peggio.
“Potrebbe darmi maggiori informazioni sulla sua famiglia?” lui chiese.
Brenda sembrò star cercando nei suoi registri.
“C’è soltanto la madre” Claudia disse. “Colleen Wuttke. Non ha un telefono. Potrei mandare qualcuno a casa sua a controllare.”
“Grazie, ma è meglio che ci vada io” disse Bill. “Inoltri tutto quello che sa di lei all’FBI locale. Brenda, annoti il suo indirizzo per me.”
Bill ringraziò entrambe le donne, e la telefonata giunse al termine. Poi, con l’indirizzo della madre di Sandra, lasciò il ricovero.
Le sue sensazioni erano miste. Era felice che persone come loro fossero lì ad aiutare Jilly ed altre ragazzine.
Ma perché ci sono così tante ragazze del genere? si chiese. Perché è tanto facile per i predatori trovare una preda?
*
Quando Bill arrivò all’indirizzo, vide che si trattava di un appartamento malmesso. I bambini stavano giocando sul marciapiede, e alcuni ragazzini erano seduti sugli scalini anteriori. Lo guardarono, poi distolsero gli occhi, mentre lui passava loro davanti ed entrava nell’edificio.
Le scale e i corridoi bui erano illuminati soltanto da minuscole finestre poste su ogni pianerottolo. L’appartamento 4D era alla fine del corridoio al quarto piano.
Quando bussò alla porta, sentì qualcuno agitarsi all’interno. In pochi minuti, una donna aprì un poco la porta, e lo guardò.
“Oh” esclamò con una sorta di tremante brontolio. “Stavo aspettando… ecco, non te, comunque. Chi diavolo sei?”
“E’ lei Colleen Wuttke?” Bill chiese.
“Sì. Chi vuole saperlo?”
Bill le mostrò il distintivo attraverso la minuscola apertura.
“Sono l’Agente dell’FBI Bill Jeffreys. Vorrei parlare con lei.”
Colleen Wuttke sembrava indecisa se aprire la porta o chiudergliela in faccia. Bill mise un piede nell’apertura.
“Sua figlia è qui? Sandy?”
“Nemmeno per sogno.”
“Ora si aspettava che fosse lei?” le chiese.
“Affatto. Speravo fosse qualcun altro. E non voglio parlare con lei. Se prova ad entrare, mi metto a urlare. Alcuni ragazzoni vivono qui intorno, e a loro non piacciono i poliziotti.”
Certamente Bill non temeva i soggetti in questione, ma non sarebbe stato affatto di aiuto se la donna si fosse messa a urlare.
“Non sono qui per arrestare nessuno” le disse. “Mi occorrono solo delle informazioni.”
Improvvisamente, la donna lasciò andare la porta e indietreggiò. Borbottò: “Chi diavolo voglio prendere in giro? Nessuno si accorgerebbe se io mi mettessi a urlare.”
Bill spinse leggermente la porta e la aprì. La donna all’interno indossava una vestaglia. Sembrava magra e debole, e il volto era pesantemente butterato. Bill riconobbe immediatamente i segni della lunga dipendenza da metanfetamina.
Ne studiò il volto. Non vide molta somiglianza con la ragazza nella foto. Ma immaginò che sarebbe stata bionda, se si fosse lavata i capelli.
Vide una stanza con un divano malconcio, che ovviamente fungeva anche da letto, un tavolo traballante, una piastra elettrica e un lavandino. Una tenda era appesa davanti ad una porta, lasciando però spazio sufficiente a mostrare un bagno fatiscente. Un letto singolo era in una nicchia, ricoperto di vestiti.
La donna osservò come lui si guardava intorno. “Questo è tutto quello che c’è qui” gli disse.
Si sedette sul divano e lo guardò.
Bill disse: “Sua figlia si trovava in uno dei ricoveri in città per ragazze.”
“Davvero?”
“Sì, ma è scappata.”
“Davvero?”
Mentre la donna parlava, Bill si rese conto che non era vecchia come aveva creduto inizialmente. La metanfetamina aveva rovinato il suo aspetto, ma aveva probabilmente circa trent’anni. Doveva essere stata molto giovane quando aveva avuto sua figlia.
“Quando è stata l’ultima volta che ha visto sua figlia?”
Il volto della donna divenne pallido. Infine, disse: “Non ne ho idea.”
Con una mano, giocava con il bordo della vestaglia, aprendola per mostrare delle gambe ossute. Bill comprese che stava provando a flirtare con lui, e ne fu disgustato.
“Allora non l’ha contattata recentemente?”
“Perché avrebbe dovuto farlo, ad ogni modo?”
Bill non seppe che cosa dire per risponderle.
“Sandy non tornerà più a casa” Colleen Wuttke disse.
Poi, raccolse un paio di orecchini metallici apparentemente economici, da un tavolo accanto ad divano.
“Una volta ne avevo tanti di questi, carini, tutti dorati e a forma di fiori. Li ho avuti a poco prezzo da un tizio, e li ho venduti qualche volta per avere qualche soldo extra. Lei ne ha presi in quantità dalla mia collezione. Immagino che debba averli venduti. Non valgono molto, ma non doveva rubarli. E’ per questo che la state cercando? Ha rubato altro?”
Bill stava per rivelarle la verità, che Sandy poteva essere nelle grinfie di un assassino. Ma poi, fu assalito da un assillante senso di futilità. Non c’era alcun dubbio. Alla donna non sarebbe nemmeno importato del fatto che la vita della sua stessa figlia fosse in pericolo.
Le diede allora un bigliettino da visita.
“Se dovesse mai contattarla, mi chiami” le disse.
“Oh, mi assicurerò di farlo” la donna disse. Bill scorse una nota sarcastica nella sua voce.
L’umore di Bill continuò a precipitare, mentre scendeva le scale dell’edificio. Era abituato alla bruttezza, e anche all’omicidio. Ma era anche abituato a tenere conto delle vittime coinvolte. In quel momento, il mondo sembrava assolutamente disseminato di vittime: se non del killer, di altri e numerosi tormentatori e bulli.
Ma adesso non c’era tempo per lasciare che le sue sensazioni avessero la meglio su di lui. Riley sarebbe tornata presto. E, se il presentimento di Bill era corretto, avrebbero chiuso il caso quella notte stessa.