Niente E Così Sia
- Authors
- Fallaci, Oriana
- Publisher
- BUR Rizzoli
- Tags
- history , war , biography , sociology
- ISBN
- 9788817150125
- Date
- 1969-01-01T00:00:00+00:00
- Size
- 0.73 MB
- Lang
- it
Le riflessioni della Fallaci prendono spunto in questo libro da un'innocente domanda della sorellina Elisabetta: «La vita, cos'è?».
È il novembre del 1968 alla vigilia della partenza, e questo interrogativo la accompagna durante il lungo viaggio verso il Vietnam. All'arrivo a Saigon l'atmosfera è sospesa, surreale: del conflitto si sentono soltanto vaghi echi lontani, e più che in un Paese in piena guerra sembra di trovarsi in un Paese che dalla guerra è appena uscito.
L'Agence France Press di François Pelou sembra l'unico tramite tra quel microcosmo protetto e il resto del Vietnam; per quanto confuse, le notizie arrivano da ogni capo del Paese, e per la Fallaci e Moroldo, fotografo e compagno di viaggio, la guerra comincia da Dak To.
Bombardamenti, imboscate, attacchi incrociati ma soprattutto tanta paura: paura di morire, di sbagliare anche una sola minuscola mossa, che il «nemico» sia più rapido o più lucido nel momento della verità. «Chi dice di non avere paura alla guerra è un cretino o un bugiardo» asserirà in un incontro/intervista con Lucia Annunziata e Carlo Rossella pubblicato nel 2002 su «Panorama». «Guarda, alla guerra si ha sempre paura. Qualsiasi militare, di qualsiasi razza o nazione, te lo dirà». Ma proprio in Vietnam comincia «ad amare il miracolo d'essere nata».
Testimone di scontri atroci e di una violenza che spesso travalica ogni limite etico, la Fallaci dà vita a un reportage straordinario che tra le sue mani, giorno dopo giorno, si trasforma in un vero e proprio romanzo; in esso, oltre al resoconto dei fatti, propone un'analisi dell'animo umano, unendo il suo punto di vista alla pluralità di esperienze che i soldati degli opposti schieramenti le riferiscono nel corso di semplici chiacchierate o attraverso documenti preziosissimi (come lo straziante diario di un vietcong). Il Vietnam, Dak To, Saigon, americani e vietcong diventano una parte di sé dalla quale non può più prescindere.
Sarà costretta a lasciare il Vietnam il 19 dicembre, ma «approfittando» dell'offensiva del Tet vi farà ritorno dopo neanche due mesi passati a New York. La guerra l'ha stregata, il mondo le appare vuoto e noioso, e il desiderio di capire gli uomini, partendo dal pascaliano «l'uomo non è né angelo né bestia, è angelo ed è bestia», la riporterà a quella prima linea, alla sfida cui non rinuncerà per l'intera vita.
Oltre trent'anni dopo svelerà il motivo reale di quel ritorno, della necessità viscerale di partecipare in prima persona alla «più bestiale prova di idiozia della razza terrestre»: «impegnata com'ero a condannare la guerra, della guerra io ho sempre raccontato gli orrori e basta. Non ho mai avuto la forza di confessare il fascino oscuro, la seduzione perversa, che essa esercita [...]. Una seduzione, Dio mi perdoni, che nasce dalla sua vitalità. La vitalità di quella sfida, appunto. [...] io non mi sono mai sentita così viva come quando, vinta la sfida con me stessa, viva sono uscita da un combattimento anzi da una guerra».