La scuola s'è rotta

Due parole vanno dette. Chi sono, cosa faccio e le ragioni per cui ho scritto questo libro sono tanto strettamente collegate che non saprei distinguerle. Sono un’insegnante, intanto, lo si capisce dal titolo. Una professoressa delle scuole medie di arte e immagine, per l’esattezza.

Insegno a Palermo in una scuola di periferia: non molto a rischio ma al limite del rischio. Non siamo né carne né pesce. Si dice: utenza mista. Ho insegnato però in scuole a rischio totale, sempre nelle periferie palermitane, quel tanto per capire che è piú difficoltoso il mio «mestiere» di adesso di quello di allora, ora devi prendere piú pesci con piú ami: un’equilibrista dell’educazione e in un’età in cui veramente eserciti un potere reale sulle menti. Verità da vertigine.

«Il mestiere di allora», poi, non esageriamo: sono entrata di ruolo senza passare dal precariato solo tre anni fa. Non mi detestino i colleghi che hanno faticato anni o i precari: all’attivo avevo dieci anni di precariato universitario e quello è un vero girone infernale, perché non becchi una lira che si dica una con la scusante che però sei un «cervello».