Vuoto Assoluto
- Authors
- Lem, Stanislaw
- Publisher
- Editori riuniti
- Tags
- science fiction , philosophy , humour
- ISBN
- 9788835933922
- Date
- 1971-01-01T00:00:00+00:00
- Size
- 0.24 MB
- Lang
- it
Questo è un libro che non esiste, come dichiara il suo titolo. Non che le sue pagine siano bianche: si tratta invece di una raccolta di recensioni a romanzi, racconti, saggi mai scritti, di autori immaginari. Nell'introduzione anch'essa mai scritta, ma appena citata si legge: «Le letterature ci hanno parlato fin qui di personaggi immaginari. Noi ci spingeremo più in là: immaginarie saranno le opere... Scrivere un romanzo è un modo di perdere la propria libertà creativa. Recensire libri, poi, è galera ancor più ignobile. Dello scrittore si può dire quanto meno che si è imprigionato da solo nel soggetto che ha scelto. Ma il critico è in una condizione assai peggiore: come il galeotto al suo banco, il recensore è inchiodato all'opera che esamina. Lo scrittore perde la libertà nei propri, il critico nei libri altrui». Ma se l'opera è immaginaria e immaginaria la critica, ciò significa riacquistare il massimo della libertà d'invenzione, salpare per un viaggio dove il nulla coincide con la realtà. Unico ancoraggio, la recensione in testa al volume — il cerchio si chiude prima di aprirsi — che è una stroncatura proprio di Vuoto assoluto: Lem contesta se stesso prima di iniziare. Il nulla che parla di sé, il critico che dichiara di essere tutt'uno con l'autore inesistente di inesistenti opere. Il paradosso dilaga fino a investire e mettere in forse l'esistenza di chi legge. E quel che si vuole. Lem è universalmente noto come uno dei massimi scrittori di fantascienza e dai suoi romanzi sono stati tratti film famosi come Solaris. Ma questo è un altro Lem, poco noto, per noi fino ad oggi inedito, ma più interessante e geniale. E un Lem saggista o pseudosaggista, autore di prose che mimano il discorso scientifico a fini letterari o filosofici. L'imitazione è il suo tema costante. Che cos'è imitazione e che cos'è realtà è difficile dirlo, soprattutto di questi tempi. La personetica, ad esempio (in Non serviam, una delle recensioni di questo libro) è la scienza della simulazione su computer di esseri dotati di coscienza. L'essenza di queste creature, ci spiega Lem, è puramente matematica, dunque assolutamente immateriale (il supporto materiale è un normale calcolatore). Però esse soffrono, godono, pensano. Imitano gli uomini o sono uomini? E gli uomini, non saranno anch'essi di essenza puramente matematica? Che cos'è mai la materia, questa «cosa» per eccellenza, che tocchiamo e crediamo esista al di là di ogni dubbio, mentre conoscerla significa poi vederla svanire in astrazioni? La scienza non più occasione ma oggetto di letteratura. L'universo come gioco, la Fisica Intenzionale, la cultura di massa dell'isola di Robinson, la rigorosa dimostrazione, che porta all'assurdo della teoria delle probabilità, dell'impossibilità della vita. Questi alcuni dei temi delle recensioni. L'ultima, una lezione Nobel, spiega come una nuova cosmogonia scientifica sia sorta dalla lettura di un'opera letteraria (alla Lem), che dà input a un universo creato perciò dall'arte e dalla finzione. Un gioco di specchi che sfiora la vertigine.