A schiovere

A schiovere
Authors
Erri De Luca
Publisher
Feltrinelli
Tags
linguistica , dialetti
ISBN
9788858859025
Date
2023
Size
32.06 MB
Lang
it
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Le parole di un vocabolario sono dette: voci. Qui mancano precisamente quelle, insieme ai toni trasmessi dal napoletano.

Voci e toni decidevano del significato, tragico o ironico, benevolo o ingiurioso, completato da mosse di accompagnamento.

“Che bbuo’?”, che vuoi?, poteva essere aggressivo o fatalistico rinunciatario, precisato dalla mano con le dita raccolte a “cuppetiello”. Se agitate verticalmente servono da intimidazione, invece orizzontalmente esprimono rassegnazione. In sede di una presentazione orale potrò meglio precisare i due gesti.

Questo vocabolario napoletano è ridotto a scrittura, formula che ha la vana pretesa di durare. Non è un omaggio a Napoli che non ne ha bisogno, dotata di autosufficienza.

Napoli basta a se stessa. Nelle peggiori mancanze si arrangiava caparbia, indifferente, come i bambini che imparano a giocare a “mazz’e pìvoze”, cioè con due bastoncini, quasi niente.

Le parole qui raccolte sono effetti personali, calli che hanno resistito sotto il guanto dell’italiano.

Il napoletano è un utensile impugnato a mano nuda. Non sta sulla punta della lingua ma nel palmo. Lo maneggio con me stesso, lo canto, mi dico versi e proverbi, lo adopero da sprone e da scoraggiamento, per una collera, per un complimento.

Le pareti della casa che abito hanno assorbito le chiacchierate con mia madre che malvolentieri ha abitato tra i campi con me per diciannove anni dopo la morte di suo marito, mio padre.

Le mancava la vista sul vulcano, le cui ceneri aveva spazzato per giorni da terrazzi e balconi durante l’eruzione del ’44. Le mancava “’o paese mio”.

In ognuno di questi vocaboli c’è per me la sua voce. Mi è lingua madre il napoletano perché l’ho parlato con lei, e di più l’ho ascoltato da lei.

L’italiano usato in queste pagine per raccontare è vocabolario aggiunto, adatto alla mia indole appartata. Lingua lenta di parole piane, è opposta all’altra sbrigativa, di parole tronche.

L’italiano stava per me nei libri, silenzioso, spazioso, di entroterra.

Il napoletano era portuale, carico di salsedine.

Dove il napoletano scortica, l’italiano allevia. Mi ci affezionai per riparo.

Fuori soffiava da ogni punto cardinale il napoletano, dentro la cameretta dei libri c’era a forma d’insenatura l’italiano. Grazie allo spessore degli scaffali imbacuccava pure contro il freddo, ’o fridd’.

Senza coincidere si sono dati il cambio, escludendosi. Ma in queste pagine vanno per la sola volta sottobraccio.

Qui c’è per me la convergenza di due fiumi, nessuno affluente dell’altro.