Il Qvinto Cilindro

Il Qvinto Cilindro
Authors
Agaraff, Paolo
Date
2013-03-24T09:44:47+00:00
Size
0.37 MB
Lang
it
Downloaded: 44 times

A vederlo, Paolo Agaraff, non gli dareste due

soldi di fiducia.

Sarà colpa di quei

tratti sfuggenti, à la mode, cautamente picassiani, tanto da farlo

sembrare ogni volta una persona diversa. O magari l’altezza e la prestanza

fisica, che variano a seconda delle condizioni di luce, proprio come la barba,

che certe volte assomiglia di più a un pizzo, altre a sparuti ciuffi

radioattivi, oppure a una spennellata dura e incolta perché, dice lui, fa molto

Christopher Lambert. Sta di fatto che qualcuno giura (e spergiura più che

altro) che sia uno e trino, ma senza particolari inconvenienti di culto.

A me è apparso una

sera in cui l’acqua cadeva a secchiate, davanti al cancello di casa, una busta

con un romanzo sotto l’impermeabile e gli occhiali (che certe volte usa e altre

no) ridotti a due rigagnoli senza pace. Mi ha lanciato la busta cianciando un “prefazione”,

e poi niente, come un fantasma nella bruma: uno sbuffo e via.

È stata la prima

vola che l’ho visto, più o meno. La seconda poche settimane fa invece, al Salone

del libro di Torino. In un padiglione isolato, lontano da occhi indiscreti,

stava catechizzando in berbero Umberto Eco e in anconetano Tahar Ben Jelloun.

Per fortuna riuscii a svignarmela: ancora dovevo scrivere la sua prefazione e

preferii non rischiare.

Comunque, questo è

il meno. Il problema vero, quello che non mi fa dormire la notte, è che i suoi

romanzi sono come lui. Sfuggono, tracimano in continuazione, sono eruditamente

camaleontici e con un ritmo tutto loro: accelerano, rallentano, ti rilassi e

arriva il colpo; quando pensi di averli inquadrati ti fregano la pagina dopo;

quando sei sicuro di tenere in pugno la storia invece è lei che tiene in pugno

te. E lo serra quel pugno, potete scommetterci. Come ho avuto modo di osservare

a mie spese, “Il quinto cilindro” non fa eccezione. Agaraff, maledetto lui, ha

il gusto istintivo della narrazione, e a portarvi in Sardegna come nel golfo

del Siam ci mette un attimo, quasi in quei posti ci abbia sempre vissuto.

Questa volta invece ha scelto una meta più prosaica, all’apparenza innocua,

quel tanto che basta per recapitare a destinazione i soliti, irriducibili tre

vecchi in pensione: Alessio, Filippo e Giacinto. Maledetti pure loro.

Provate a

rilassarvi assaggiando questo cocktail naturalistico a base di passeggiate

montane, bevute salutari, raccolta funghi e donne intriganti. Non resterete

delusi, soprattutto quando scoprirete che da quelle parti al massimo Heidi ha i

pedipalpi e le caprette col cavolo che fanno ciao. E, se non basta, potete

anche buttare i libri di storia perché un pezzo, seppur piccolo, Agaraff l’ha

riscritto.

Di mio non posso

aggiungere altro. Ho terminato la prefazione e con essa anche la bottiglia di

grappa. Penso che non andrò a dormire: gli incubi fanno male e poi domani avevo

in programma una gita in montagna. Anche quello di piacere mi ha tolto, demonio

mascherato da scrittore.

Ma voi una

possibilità l’avete ancora, datemi retta.

 

Alberto Cola