Michelangelo Antonioni

Giorgio Tinazzi, docente di Storia e critica del cinema, inaugurò nel 1974 la fortunata collana "Il castoro" (allora edita dalla Nuova Italia) con questo volume su Antonioni, ripubblicato venti anni e aggiornato nel 2002.

La prefazione (del '95),di Alberto Crespi, si apre con una battuta piuttosto pungente e pertinente : "con il premio alla carriera per Michelangelo Antonioni, il premio Oscar ha finalmente raggiunto la propria consacrazione" e spiega "quando gli Oscar alla carriera toccano a personalità come Fellini o Antonioni, è il premio a guadagnare in lustro e nobiltà... Hollywood acquista qualcosa, allarga i propri orizzonti, diventa più 'internazionale' di quanto già non sia".

Osservazione pertinente, ripeto, con riferimento al premio, ma profondamente motivata dalla universalità della poetica Maestro di Ferrara (1912-2007), che "alla misurazioni degli spazi reali ha cercato di sostituire le misurazioni degli spazi interiori" (Brunetta) creando un proprio mondo per parlare dell'essere umano in quanto tale : "i suoi grandi film non solo non invecchiano ma col tempo si riscaldano" (Tarkovskij).

Bellissime e di grande spessore le citazioni del Maestro raccolte nelle prime venti pagine da Tinazzi. Sul legame fra uomini di cinema e proprio tempo, ad es., Antonioni dice che è necessario come fonte di ispiraziuone, ma non tanto per interpretarlo "quanto per raccoglierne le risonanze dentro di noi, per essere noi registi sinceri e coerenti con noi stessi, onesti e coraggiosi con gli altri. E' l'unico modo, mi sembra, di essere vivi" (1959).

Approfondito e competente il commento ai film; centrale, nella riflessione, l'inquadratura come strumento di analisi della realtà e dei personaggi.