Glamorama

Victor Ward è bellissimo. Il suo conto in banca è sul «rosso stabile». Così, quando un misterioso individuo gli offre trecentomila dollari per andare a Londra a cercare una ex fidanzata «scomparsa», non ha la minima esitazione e «salta» sulla Queen Elizabeth II. Letteralmente, perché troppe persone a Manhattan lo cercano, e non solo per fotografarlo, e troppe cose inquietanti, cariche di significati sinistri, cominciano a succedergli intorno.

Non gli andrà certo meglio in Europa, dove resterà invischiato nelle trame nerissime di un gruppo di belli, famosi e insospettabili, tra Londra, Parigi e Milano.

Un’invisibile macchina da presa segue le peripezie di Victor tra due continenti, scena dopo scena, ciascuna contrassegnata da un numero in ordine decrescente, come in un film. E come in un film è il dialogo a trionfare, brillante, surreale, puro Bret Ellis «schizzato» e imprevedibile. Ma a tratti la superficie scintillante si incrina, rivelando abissi di orrore e raggelando il sorriso sulle labbra di chi legge.

«Tante persone che conoscevamo di vista erano morte o scomparse durante quelle settimane - incidenti di macchina, Aids, omicidio, overdose, travolte da camion, cadute o forse spinte dentro vasche piene di acido -, al punto che l’ammontare delle cifre spese in corone funebri sulla Visa di Chloe si aggirava sui cinquemila dollari. Io ero bellissimo».