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224.copie, un film, innumerevoli critiche, trenta edizioni straniere, continuamente ristampate. "A quali ragioni si deve questo così insolito, eccezionale successo?", si domandava fin nel 1934 Mario Missiroli nel «Messaggero», trovando che la ragione prima andava ricercata "nell'arte dell'autrice, nella sua straordinaria capacità di disegnare ambienti e situazioni"; oppure, secondo Francesco Flora, "nella umana discrezione con la quale sa esprimere le passioni così vive dei personaggi, disegnati con una sicurezza esperta e tuttavia nativa", che fece scrivere a Silvio Benco: "Ci sono tratti in questo libro da impressionare anche un vecchio lettore come me". Ma soprattutto perché questo romanzo - anticipando coraggiosamente modi narrativi e condizioni umane che parvero naturali dopo la guerra - conteneva, secondo Missiroli, "la novità della psicologia e dei rapporti umani che sono propri ed esclusivi del tempo nostro nel quale uomini e donne sono divorati da una impazienza che non ammette indugi, da una smania di vivere, di far presto, di accelerare i tempi".