[Arles ca. 20 maggio 1888]
Mio caro Bernard,
ho appena ricevuto la tua ultima lettera. Hai proprio ragione di osservare che quelle negre erano penose. Hai proprio ragione di non trovare la cosa innocente. Ho appena letto un libro – non bello e neppure scritto bene del resto – sulle isole Marchesi,1 ma assai penoso però quando racconta lo sterminio di tutta una tribù di indigeni-antropofagi nel senso che, diciamo una volta al mese, mangiavano un individuo – che importanza ha! I cristianissimi bianchi, etc. per metter fine a questa barbarie (?) davvero poco feroce, non hanno trovato di meglio che sterminare e la tribù degli indigeni-antropofagi e la tribù contro la quale la prima guerreggiava (per procurarsi in questo modo, da una parte e dall’altra, i prigionieri di guerra commestibili necessari). Poi hanno annesso le due isole, che sono divenute di un lugubre!! Queste razze tatuate, questi negri, questi indiani, tutto, tutto, tutto sparisce o si corrompe. Quando ne avremo abbastanza dell’orrendo bianco con la sua bottiglia d’alcool, il suo portamonete, il suo vaiolo? L’orrendo bianco con la sua ipocrisia, la sua avarizia e la sua sterilità. E quei selvaggi erano così dolci e così amorevoli!
Ah! fai dannatamente bene a pensare a Gauguin. Sono poesia profonda le sue negre e tutto quello che fa la sua mano ha un carattere dolce, accorato, sorprendente. Non lo si capisce ancora, e lui soffre molto di non vendere, come altri veri poeti.
Mio caro compagno, ti avrei già scritto prima ma ho avuto un sacco di cose per le mani. Per prima cosa ho spedito un primo invio di studi a mio fratello. Poi ho avuto noie di salute, e due. Come terza cosa, ho preso in affitto una casa gialla di fuori e imbiancata a calce all’interno, in pieno sole (4 stanze).2 Con tutto questo, dei nuovi studi in cantiere. E la sera, ero spesso troppo abbrutito per scrivere. Ecco perché la mia risposta ha tardato.
Senti, il sonetto delle donne del Boulevard non è male, ma non c’è, la fine è banale. Una donna sublime…, non so cosa tu intendi con questo, e neppure tu lo sai, in questo caso. Poi
«Dans le clan des vieux et des jeunes maraude
Ceux qu’elle emmènera coucher le soir, très tard».3
Una cosa del genere non è caratteristica, perché le donne del nostro boulevard – del piccolo – 4 di solito la notte vanno a letto da sole, perché nella giornata o la sera si fanno cinque o sei clienti e molto tardi è quell’onorato carnivoro, il loro magnaccia, che viene a cercarle e riaccompagnarle, ma non va a letto con loro (se non raramente). La donna sfinita e stravolta di solito si corica da sola e dorme un sonno di piombo. Ma con 2 o 3 righe rifatte, sarà a posto. Cosa hai dipinto in questo periodo? Quanto a me* ho fatto una natura morta, con: una caffettiera in ferro smaltato blu, una tazza con piattino in blu reale,5 un bricco per il latte quadrettato, cobalto chiaro e bianco, una tazza con disegni arancione e blu su fondo bianco, una brocca di maiolica blu con fiori e fogliami verdi, bruni, rosa. Tutto questo su una tovaglia azzurra, su un fondo giallo, assieme a queste stoviglie due arance e tre limoni. Si tratta quindi di una variazione di blu, vivacizzata da una serie di gialli che arrivano fino all’arancione. Ho poi un’altra natura morta, dei limoni in un cestino su fondo giallo.6 Poi, una veduta di Arles.7 Della città si scorge solamente qualche tetto rosso e una torre, il resto è nascosto dal verde dei fichi, tutto questo sul fondo, e una stretta striscia di cielo azzurro sopra. La città è circondata da un’immensa distesa di prati fioriti di innumerevoli botton d’oro – un mare giallo – questi prati sono tagliati in primo piano da un fossato pieno di fiori d’iris viola. Hanno tagliato l’erba mentre stavo dipingendo e quindi solo uno studio e non un quadro compiuto, come avevo intenzione di fare. Ma che motivo, eh! Questo mare giallo con una sbarra di iris viola, e sullo sfondo, la graziosa cittadina con le sue belle donnine! Poi due studi di cigli di strada – 8 fatti dopo in pieno mistral. Se tu non aspettassi la mia risposta di fretta ti farei uno schizzo. Coraggio, buona fortuna. Una stretta di mano. Sono sfinito stasera. Ti scriverò di nuovo uno di questi giorni, più a mio agio.
Vincent
P.S. – Il ritratto di donna, nella penultima lettera, è molto grazioso. Il mio indirizzo: 2, place Lamartine, Arles.