1

Dallo spoglio della letteratura etnografica del testo di B. Danielsson sui mari del Sud si potrebbe supporre che il volume sia E. Cotteau, En Océanie, pubblicato nel 1888. Resta molto suggestiva l’indicazione geografica delle isole Marchesi, poi scelte da Gauguin come meta “selvaggia” del suo ultimo soggiorno nel Pacifico.

2

La modesta casa di quattro stanze si trovava in place Lamartine 2, vicino alla stazione ferroviaria e non lontana dal Café de la Gare dei Ginoux (al n. 30 della stessa piazza), e dalla trattoria Venissac (al n. 28) dove van Gogh consumava qualche pasto. Il pittore la affittò ai primi di maggio, ma dovette risistemarla e attendere i soldi necessari per arredarla (grazie a 300 franchi che Theo gli inviò, parte della propria eredità dallo zio Cent). Si limitò quindi sino alla metà di settembre a usarla come studio e non come abitazione. La cosiddetta casa gialla, per il colore degli esterni, rappresentava per il pittore un forte investimento simbolico: non solo era la sua prima vera casa, ma van Gogh la pensava come un punto di incontro dei pittori nel Midi, a cominciare dall’atteso arrivo di Gauguin. Cfr. B 18 nota 19.

3

Dal sonetto La Prostitution: «Nel gruppo dei vecchi e dei giovani va in cerca / dei clienti che porterà a letto la sera, molto tardi». Cfr. B 4 nota 1.

4

La distinzione tra il grande e il piccolo «viale» sta a indicare da una parte il gruppo storico degli impressionisti (Monet, Renoir, Sisley, Degas, Pissarro, ecc.) che avevano presentato i loro quadri nelle gallerie più importanti intorno al boulevard Montmartre (o «Grand Boulevard»), mentre i giovani van Gogh, Bernard, Signac, Toulouse Lautrec si autodefinivano per opposizione gli impressionisti del «Petit Boulevard» (il boulevard de Clichy) intorno a cui gravitavano. Cfr. B 6 nota 8.

5

Natura morta con la caffettiera (F410 / JH1426, collezione privata). Il blu regale, o bleu du roi, indicava il blu di Prussia, colore economico prediletto da van Gogh.

6

Una natura morta di un piatto con limoni, rubricata nei cataloghi come F338 / JH1237 (Van Gogh Museum, Amsterdam), è attribuita alla primavera 1887 prima della partenza per Arles. Soggetti analoghi (un cestino con mele, uno con arance) vennero il primo regalato a Parigi a Lucien Pissarro, pittore figlio di Camille (1863-1944), il secondo dedicato da Arles al pittore olandese George Hendrik Breitner (1857-1923).

7

Veduta di Arles con gli iris in primo piano F409/ JH1416, Museo Van Gogh, Amsterdam.

8

Nelle lettere di van Gogh è ricorrente la metafora sia del viandante (il pittore era un camminatore accanito) sia del ciglio della strada e della povera flora che cresce tenacemente ai margini, resistendo a ogni avversità (cfr. B 15 nota 8). Ma in questo caso gli studi dovrebbero essere i paesaggi dal cielo corrusco come F56 / JH1419 (Kunstsammlungen, Coburgo) o F575 / JH1422 (collezione privata svizzera).