[B 14] 659

 [ca. 4 agosto 1888]

 

Mio caro compagno Bernard,

mi accorgo di aver dimenticato di rispondere alla tua domanda, se Gauguin è sempre a Pont-Aven. Sì, è ancora lì, e se hai voglia dì scrivergli sono portato a credere che gli farà piacere. Fino a questo momento resta probabile che mi raggiungerà qui fra poco, appena, da una parte o dall’altra, riusciremo a trovare le spese del viaggio.

Non penso che la questione degli Olandesi, di cui ci stiamo occupando in questi giorni, sia senza interesse. Quando si tratta di virilità, di originalità, di naturalismo di qualsiasi genere, è molto interessante consultarli.

Bisogna prima di tutto che ti riparli di te, di due nature morte che hai fatto e di due ritratti di tua nonna. 1 Hai mai fatto niente di meglio, sei mai stato fino a questo punto tu e qualcuno? A mio parere no. Lo studio profondo della prima cosa capitata tra le mani del primo venuto bastava per creare davvero. Sai cosa mi piaceva tanto in questi tre o quattro studi? quel certo non so che di voluto, di sapiente, quel certo non so che di preciso e saldo e sicuro di sé che provano. Mio caro, non sei mai stato più vicino a Rembrandt come allora. Nell’atelier di Rembrandt l’incomparabile Sfinge,2 Vermeer di Delft, ha trovato quella tecnica straordinariamente solida che non è stata superata e che oggi… non vediamo l’ora… di trovare. Oh, lo so che noi altri lavoriamo e ragioniamo in termini di colore, come loro in termini di chiaroscuro, e di valore. Che importanza hanno queste differenze, quando si tratta, insomma di esprimersi con forza? In questo momento ti sei messo a scrutare i procedimenti italiani e tedeschi primitivi, il significato simbolico che può essere contenuto nel disegno astratto e mistico degli Italiani. Fate pure. A me piace abbastanza quest’aneddoto su Giotto.3 C’era un concorso per eseguire un certo quadro raffigurante una Vergine. Un sacco di progetti vengono inviati all’amministrazione delle Belle Arti del tempo. Uno dei progetti, firmato Giotto, è soltanto un ovale, una forma di uovo. L’amministrazione, incuriosita – e fiduciosa – affida la suddetta Vergine a Giotto. Che sia vero o no, non lo so; però l’aneddoto mi piace abbastanza.

Ma torniamo a Daumier e a tua nonna. Quando ci farai vedere di nuovo studi di quella solidità? Ti incoraggio caldamente, anche se non disprezzo affatto le tue ricerche sulle proprietà delle linee in movimento contrapposto – non essendo insensibile, spero, ai contrasti simultanei delle linee, delle forme. Vedi, mio caro compagno Bernard, il guaio è che Giotto, Cimabue, come pure Holbein4 e van Dijck,5 vivevano in una società obelistica – passami la parola – progettata, costruita architettonicamente, nella quale ogni individuo era una pietra, tutte tenevano assieme e formavano una società monumentale. Di questa società, quando i socialisti costruiranno logicamente il loro edificio sociale – cosa da cui per ora sono discretamente lontani – rivedremo – non ho alcun dubbio – una reincarnazione. Ma, lo sai, siamo in piena anarchia e laisser-aller. Noi artisti, amanti dell’ordine e della simmetria, noi ci isoliamo e lavoriamo alla definizione di una sola cosa.

Puvis questo lo sa bene, e quando lui, così saggio e così giusto, ha voluto – dimenticando i suoi Champs-Elysées – 6 calarsi gentilmente fino nell’intimità della nostra epoca, ha fatto un ritratto molto bello: il vecchio sereno, nella sua luminosa camera blu, che legge un romanzo dalla copertina gialla – un bicchiere d’acqua con un pennello per acquarello e una rosa, accanto a lui.7 Anche una dama del bel mondo,8 simile a quelle che hanno ritratto i de Goncourt.9

Ora gli Olandesi li vediamo dipingere le cose così come sono, apparentemente senza ragionare, come Courbet dipingeva le sue belle donne nude. Fanno ritratti, paesaggi, nature morte. Si può essere più stupidi di così e fare follie più grandi.

Se non sappiamo cosa fare, mio caro compagno Bernard, noi allora facciamo come loro, se non altro per non lasciar evaporare la nostra rara forza cerebrale in sterili meditazioni metafisiche che non possono mettere in bottiglia il caos, che è caotico proprio perché non sta in nessun recipiente del nostro calibro. Noi possiamo – ecco quello che facevano quegli Olandesi con la loro astuzia esasperante per le persone sistematiche – noi possiamo dipingere un atomo del caos, un cavallo, un ritratto, tua nonna, le mele, un paesaggio. Perché dici che Degas non ce l’ha duro? Degas vive come un notaiucolo e non ama le donne, consapevole che se le amasse e le scopasse molto, malato cerebralmente, diventerebbe inetto in pittura. La pittura di Degas è virile e impersonale proprio perché ha accettato di essere, come persona, un notaiucolo a cui non piace fare stravizi. Guarda animali umani più forti di lui che l’hanno duro e scopano, e li dipinge bene, proprio perché non ha più che tanto la pretesa di avercelo eretto. Rubens!10 Ah! ecco! era un bell’uomo e un bravo scopatore, come Courbet. La loro salute gli consentiva di bere, mangiare, scopare… Quanto a te, mio povero caro compagno Bernard, te l’ho già predetto questa primavera: mangia bene, fa’ le tue esercitazioni militari, non scopare troppo forte, se non scopi troppo la tua pittura avrà più coglioni. Ah! Balzac, questo grande e potente artista, ce l’aveva pur detto che una relativa castità irrobustiva gli artisti moderni. Gli Olandesi erano delle persone sposate, che facevano figli; bello, bellissimo mestiere, in linea con la natura. Una sola rondine non fa primavera. Non voglio dire che tra i tuoi nuovi studi bretoni non ce ne siano di virili e solidi, non li ho ancora visti, quindi non posso parlarne. Ma ho visto quelle cose virili, il ritratto di tua nonna e le tue nature morte. Basandomi sui disegni, ho dei vaghi dubbi sul fatto che i tuoi nuovi studi avrebbero la stessa forza dal punto di vista virile. Quegli studi di cui parlo in primo luogo, vedi, sono la prima rondine della tua primavera d’artista.

Se noi vogliamo avercelo bello duro per la nostra opera, dobbiamo rassegnarci qualche volta a scopare poco, e per il resto essere, a seconda del nostro temperamento, soldati o monaci. Gli olandesi, ancora una volta, avevano delle abitudini e una vita pacifica, calma, regolata.

Delacroix – ah! quello là! – «Ho incontrato – dice – la pittura quando non avevo più denti né fiato!» e quelli che hanno visto dipingere questo celebre artista dicevano: «Quando Delacroix dipinge è come il leone che divora il boccone». Lui scopava poco e si dava solo agli amori facili per non sottrarre al tempo consacrato alla sua opera.

Se in questa lettera più incoerente in apparenza, e considerata in se stessa per i rapporti con la tua corrispondenza e soprattutto l’amicizia precedente, di quanto non desiderassi; se in questa lettera scopri che ho delle inquietudini – in ogni caso una sollecitudine – per la tua salute, in previsione della dura prova che dovrai attraversare facendo il servizio militare, obbligatorio, ahimè! allora l’avrai letta nel modo giusto. Io so che lo studio degli Olandesi non potrebbe farti che bene, visto che le loro opere sono così virili, hanno coglioni e sono così sane. Personalmente la continenza mi va abbastanza, ai nostri impressionabili cervelli d’artisti è sufficiente fornire la sostanza alla creazione dei quadri. Perché riflettendo, calcolando, sfinendoci, spendiamo attività cerebrale. Perché sforzarci a consumare tutte le nostre linfe creatrici là dove i magnaccia di professione e i semplici clienti ben pasciuti si danno da fare con esito migliore per la soddisfazione degli organi genitali della puttana, in questo caso più sottomessa di noi. La puttana sottomessa di cui sopra gode della mia simpatia più che della mia compassione. Essere esiliato, rifiuto della società come lo siamo noialtri artisti, lei è certo nostra amica e nostra sorella.11 E lei trova in questa condizione di scarto – come anche noi – un’indipendenza che, tutto sommato, non è senza vantaggi. Facciamo attenzione a non adottare un punto di vista sbagliato credendo di farle un servizio con una riabilitazione sociale, del resto scarsamente praticabile e che le sarebbe funesta.

Ho appena fatto un ritratto di un postino, o piuttosto addirittura due ritratti.12 Tipo socratico, non meno socratico per il fatto di essere un po’ alcolizzato, e quindi colorito. Sua moglie aveva appena partorito, e il buonuomo era raggiante di soddisfazione. È un repubblicano tremendo, come il vecchio Tanguy.13 Porco D…! Che motivo da dipingere alla Daumier, eh! Si irrigidiva troppo nella posa, ecco perché l’ho dipinto due volte, la seconda volta in una sola seduta. Sulla tela bianca, fondo azzurro, quasi bianco, nel viso tutti i toni spezzati, gialli, verdi, violacei, rosa, rossi. La divisa, blu di Prussia, ravvivata di giallo. Se te lo dice il cuore, scrivimi presto, ho molto da fare e non ho ancora trovato il tempo per schizzi di figure. Una stretta di mano,

 

t. à t.
Vincent

 

P.S. – Cézanne per l’appunto è un uomo sposato borghesemente, 14 come i vecchi Olandesi; se nella sua opera ce l’ha davvero duro è perché non è troppo svigorito dagli stravizi.