Le due nature morte sono sicuramente La caffettiera blu del 1888 della Kunsthalle di Brema e probabilmente La brocca di grès con mele del Museo d’Orsay di Parigi (a meno che van Gogh non intendesse ricordare il Vasetto di fiori con scodella del 1887 del Van Gogh Museum di Amsterdam – dove si trova anche il massiccio Ritratto della nonna, dello stesso anno). Il giudizio positivo ricorda anche il primo Ritratto della nonna ora al Museum of Fine arts di Boston (cfr. Bernard 1990, rispettivamente nn. 44-43-42 e nn. 52-51).
È il soprannome coniato da Bürger nell’articolo del 1866 cfr. B 12 nota 9.
Cfr. B 6 nota 5.
Hans Holbein (ca. 1497-1543), il pittore del Rinascimento tedesco, attivo in Inghilterra; van Gogh ne cita i disegni per le incisioni della Danza della morte, eseguiti tra 1520 e 1526.
Anthonie van Dyck o Dijk (1599-1641), pittore fiammingo, rivale di Rubens e come questi conteso tra la committenza borghese della città natale di Anversa e quella nobiliare di Genova e di Londra, dove morì. Da Anversa, all’inizio di gennaio 1884, van Gogh si diceva colpito da uno dei personaggi femminili, nella Discesa dalla Croce della Cattedrale, che considerava un vero e proprio ritratto.
Probabilmente con il titolo di Campi Elisi van Gogh si riferisce alla decorazione del Bois sacré cher aux Arts et aux Muses (1884), murale per il Museo di Lione, che Toulouse Lautrec aveva stravolto in parodia in una tela enorme (172 x 380 cm) dello stesso anno cfr. Puvis de Chavannes, cit., scheda 101. Nell’ultimo mese di vita van Gogh riaffermerà il proprio interesse per Puvis, in particolare per la composizione Inter Artes et Naturam, vista alla mostra della Société Nationale del 1890 (ivi, scheda 147).
Ivi, scheda 89. È il Portrait d’Eugène Benon del 1882, presentato alla retrospettiva di Puvis del 1887 e che van Gogh ricordava con grande precisione, tanto da citarlo esplicitamente nella composizione dei ritratti del dottor Gachet (cfr. ivi, scheda 89).
È l’intenso ritratto della compagna di Puvis, Maria Cantacuzène (ivi, scheda 92), che van Gogh ricorderà ancora in una lettera a Theo da Saint-Rémy della metà dicembre 1889 in parallelo con un altro riferimento letterario e in pendant con il ritratto di Benon: «Un ideale di figura umana è rimasto per me sempre il ritratto di uomo di Puvis de Chavannes, un vecchio che legge un libro giallo, e che ha accanto una rosa e dei pennelli da acquarello in un bicchier d’acqua, e il ritratto di dama che era alla stessa mostra, una donna ormai vecchia, ma proprio come Michelet intuiva la donna vecchia non esiste».
I fratelli Edmond (1822-1896) e Jules (1830-1870) de Goncourt sono molto cari a Vincent per la loro attività di scrittura in comune, e quindi come coppia inscindibile su cui van Gogh proietta il legame di collaborazione fra sé e Theo, quando legge Les Frères Zenganno (1879), storia di due fratelli saltimbanchi. Dei Goncourt è importante anche il romanzo Manette Salomon (1867) ambientato nel mondo dei giovani artisti parigini, che anticipa L’Oeuvre (1886) di Zolaambedue testi letti da van Gogh con partecipazione sofferta.
Dell’enorme e variata produzione del fiammingo Peter Paul Rubens (1577-1640) van Gogh cita nelle lettere quasi esclusivamente soggetti sacri, nonostante questo riconoscimento in positivo del suo vitalismo, anche erotico.
Il parallelo tra due figure emarginate dalla società come la prostituta (che vende il suo corpo) e il pittore (costretto a cedere al mercato il prodotto della sua arte) è un luogo topico della rivolta antiborghese. Ma è anche evidente, nel progetto della pittura dei bordelli (realizzato soprattutto da Toulouse Lautrec), la scelta provocatoria di un tema scandaloso e peraltro implicito e noto ai costumi dell’epoca, in cui l’amore mercenario nelle case di tolleranza era considerato la garanzia per preservare la moralità e l’ordine della famiglia tradizionale.
Della frequentazione del bordello più economico di Arles (gli stabilimenti avevano anche classi e tariffe differenziate) questo carteggio dà varie testimonianze. Va ricordato anche il precedente della convivenza di van Gogh con Sien nata da un incontro notturno in un locale malfamato dell’Aja.
Joseph-Étienne Roulin, allora quarantasettenne, non era un postino che distribuisse le lettere, ma un entreposeur des postes alla stazione di Arles, come indica la divisa orgogliosamente ostentata nei ritratti. Van Gogh lo conobbe al Café de la Gare e, colpito dalla sua fisionomia socratica (e dalle simpatie repubblicane), gli chiese di posare. Ne nacque un’amicizia che portò Vincent a conoscere l’intera famiglia Roulin, tutta via via documentata da ritratti. Del postino van Gogh ci ha lasciato sei dipinti e tre disegni. Qui accenna ai primi: F432 / JH1522, Museum of Fine Arts, Boston (il più grande, seduto nella stessa sedia dove aveva posato La Mousmé, di cui rappresenta un ipotetico pendant); F433 / JH1524, The Detroit Institute of Arts (a mezzo busto, frontale – è l’opera dipinta in una sola seduta descritta in questa lettera).
Julien Tanguy (1825-1894), ex-comunardo che vendeva colori in una bottega al 14 di rue Clazel a Montmartre, divenne una figura tipica, conosciuta familiarmente come «le père Tanguy» (cfr. B 11 nota 2), che non si limitava ad anticipare a credito il materiale ai giovani pittori, ma si prestava anche a esporre i loro quadri. Posò per Bernard e anche van Gogh lo ritrasse in due versioni, di fronte a una parete decorata da stampe giapponesi (cfr. M. Nonne, Les marchands de Van Gogh, cit.).
Legalmente Cézanne aveva sposato Hortense Fiquet, conosciuta nel 1869 e madre del suo unico figlio, solo il 28 aprile 1886, a causa della lunga ostilità patema, ma il riferimento qui è alla sua monogamia, nota come la misoginia di Degas negli ambienti artistici di Parigi.