1

Jean-François Millet (1814-1875) è il pittore del realismo contadino e dell’identità cristiana dei ceti rurali, autore del quadro più ammirato (e più pagato) del secolo, L’Angélus (Musée d’Orsay, Parigi). Prima ancora di darsi alla pittura Vincent ne era un profondo ammiratore: collezionava le riproduzioni dei suoi lavori, che copia e ricorda ripetutamente, arrivando a citare esplicitamente nelle lettere e in più occasioni trentuno opere dell’amato pittore. Lesse con forte identificazione la monografia di A. Sensier dedicata nel 1884 a Millet: da essa trae una citazione (sui contadini dipinti con la stessa terra che lavorano), ossessivamente ricordata dal periodo di Neunen sino a St. Rémy. Il rapporto con Millet è fondante nella poetica e nella vita di Vincent cfr. il catalogo della mostra Millet et Van Gogh, Musée d’Orsay, Paris 1998.

2

Sono i maestri contemporanei più famosi della cosiddetta Scuola dell’Aja: Anton Mauve (1838-1888) e Jozef Israëls (1824-1911). Da Mauve van Gogh aveva preso lezioni di pittura all’Aja prima di interrompere il rapporto per divergenze artistiche e per lo scandalo della convivenza con una emarginata, Clasina Maria Hoornik (detta Sien), madre nubile con cui Vincent aveva tentato di realizzare una famiglia inconsueta. Alla notizia della morte prematura del maestro tuttavia van Gogh, commosso, gli dedicherà Peschi in fiore. Souvenir de Mauve. Vincent & Theo (F394 / JH1379, Museo Kröller-Müller, Otterlo), inviando poi uno schizzo all’acquerello del quadro alla vedova dell’artista in Olanda (F1469). Non volendosi privare della tela che considerava «il miglior paesaggio» che avesse mai fatto, ne fece una copia di formato leggermente più grande (F404 / JH1391, Museo Van Gogh, Amsterdam).

3

Il seminatore F422 / JH1470, Museo Kröller-Müller, Otterlo. Il soggetto del seminatore, a partire dal famoso quadro di Millet del 1850 (la variante oggi a Philadelphia, nota allora grazie all’incisione di Le Rat), coinvolgeva van Gogh sia come momento esemplare della vita contadina, sia per i molti significati che la semina comporta, sin dalle parabole evangeliche. Rispetto alla descrizione fattane a Bernard, il pittore apportò significativi cambiamenti in studio, semplificando la linea dell’orizzonte, cancellando le sagome degli alberi ma soprattutto mutando il passo del seminatore (in una ripresa più esplicita di quello millettiano) e aggiungendo due corvi tra i solchi. Anche il colore venne ritoccato, arricchendo le tinte fondamentali con tocchi di colori complementari. Insoddisfatto di questa redazione van Gogh tornerà sul tema nel periodo di Arles con F494 / JH1617 (collezione privata svizzera) e soprattutto con le due versioni del seminatore accanto al tronco in diagonale secondo la formula giapponesizzante già proposta da Gauguin: F451 / JH1629, Van Gogh Museum, Amsterdam, e F450 / JH1627, della fondazione Bührle di Zurigo.

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Durante i primi mesi ad Arles spesso van Gogh scrive dei propri formati secondo l’uso francese ma sbagliando: spesso tratta di una tela da 30 (circa 92 x 73 cm) intendendo invece una tela da 25 (circa 81 x 65 cm). Nella classificazione in uso nel mercato francese c’era poi un’ulteriore distinzione dei formati correnti, a seconda che si trattasse di paesaggi o di figure.

5

Louis Anquetin (1861-1932), amico di Bernard e di van Gogh; la Mietitura cui si fa riferimento è: Il seminatore a mezzogiorno: estate del 1887 (collezione privata, Parigi).

6

Joris Karl Huysmans (1848-1907), olandese pariginizzato, narratore e critico d’arte: Cyprien è un pittore, personaggio di En ménage (1881), un romanzo del periodo naturalista a cui seguì nel 1884 il decadente, scandaloso ed estetizzante À rebours, prima della conversione dello scrittore al cattolicesimo. Anche se Huysmans aveva scritto un saggio in difesa degli impressionisti, L’Art moderne (1883), van Gogh ne cita solo i romanzi naturalisti.

7

Sera d’estate F465 / JH1473 (Kunstmuseum, Winterthur).

8

Si tratta di Paul Eugène Milliet sottotenente degli zuavi, il cui reggimento era temporaneamente acquartierato ad Arles di ritorno dall’Indocina.

9

Van Gogh si era costruito già all’Aja nel 1882 un telaio prospettico, sul modello della descrizione di Dürer e secondo le abitudini dei maestri olandesi (ne manda un disegno a Theo nella lettera 223); verosimilmente è lo stesso che utilizza in Provenza, sia per i disegni che per i paesaggi, fino al viaggio a Saintes-Maries di fine maggio 1888.

10

«Egizia» si riferisce alla fissità quasi ieratica delle figure di Bernard e testimonia un interesse, certo nutrito dalle visite alle sale archeologiche del Louvre, per la statuaria e i bassorilievi dell’Egitto che accomunava già allora pittori come Degas e Seurat, in una analoga lettura primitivista di quelle stilizzazioni.

11

«Quanto è breve l’ora / che si passa amando / è meno di un istante / poco più di un sogno. / Il tempo ci toglie / il nostro incanto».

12

Le Nabab, moeurs parisiennes (1878) di Alphonse Daudet è un romanzo di tono balzacchiano sugli ultimi anni del Secondo Impero.

13

Ambientato in Giappone Madame Chrysanthème (1877) è un romanzo in parte autobiografico del poligrafo e viaggiatore Pierre Loti (pseudonimo di Julien Viaud, 1850-1923), letto con interesse da van Gogh come documento di vita e costumi esotici (la trama sarà ripresa da Puccini nell’opera Madama Butterfly).

14

La mostra dei quadri di Antibes di Claude Monet organizzata da Theo in boulevard Montmartre si era inaugurata nel mese di giugno.

15

Di Guy de Maupassant (1850-1893), ragazzo prodigio della cerchia letteraria di Flaubert e autore di novelle e romanzi, van Gogh aveva appena letto Pierre et Jean, restando colpito dalle dichiarazioni di poetica della prefazione. Ma aveva via via letto tutti i libri dello scrittore, a cominciare da Bel Ami, risalendo sino al primo libro di poesie Des vers; per Au soleil cfr. B 1 nota 7.

16

Cfr. B 5 nota 4.

17

Formula francese abituale per: lasciar perdere, lasciar correre; non si è tradotta perché appare tipica di un modo di vita mediterraneo, opposto all’educazione calvinista dei van Gogh.