X
Un grande cuore
e una piccola fortuna

But passion most dissembles, yet betrays,

Even by its darkness; as the blackest sky

Foretells the heaviest tempest…

Don Juan, c. 1, st. 731

Il signor De Rênal, che faceva il giro di tutte le stanze del castello, tornò in quella dei ragazzi, seguito dai domestici che portavano i pagliericci. L’entrata improvvisa di quell’uomo fu per Julien la goccia che fa traboccare il vaso.

Più pallido, più cupo del solito, si lanciò verso di lui. Il sindaco si fermò e guardò i domestici.

«Signore,» gli disse Julien «credete che con qualunque altro precettore i vostri figli avrebbero fatto gli stessi progressi che con me? Se rispondete di no,» proseguì senza lasciargli il tempo di parlare «come osate farmi il rimprovero di trascurarli?»

Appena riavutosi dallo sbalordimento, il signor De Rênal dedusse, dallo strano tono che sentiva in quel contadinello, che avesse in tasca qualche proposta vantaggiosa e che stesse per lasciarlo. La collera di Julien aumentava a mano a mano che parlava: «Posso vivere senza di voi, signore» continuò.

«Sono davvero dispiaciuto di vedervi così agitato» rispose il sindaco balbettando un po’. I domestici erano a dieci passi, occupati a sistemare i letti.

«Non mi basta» riprese Julien. «Pensate all’infamia delle parole che mi avete rivolto e per di più in presenza delle signore!»

Il sindaco comprendeva fin troppo bene che cosa chiedesse il giovane e una lotta penosa gli straziava l’anima. Accadde che Julien, veramente pazzo d’ira, esclamasse: «So dove andare, signore, uscendo da casa vostra».

A queste parole, lui lo immaginò in casa Valenod.

«Ebbene, signore,» gli disse alla fine con un sospiro e con l’aria con la quale avrebbe chiamato il chirurgo per la più dolorosa operazione «accolgo la vostra richiesta. Da dopodomani, che è il primo del mese, vi darò cinquanta franchi.»

Julien ebbe voglia di ridere e rimase stupito: tutta la sua collera era svanita.

“Non disprezzavo abbastanza quest’animale” pensò. “Ecco, senza dubbio, il massimo delle scuse che si possono pretendere da un’anima così volgare.”

I ragazzi, che assistevano alla scena a bocca aperta, corsero in giardino a dire alla madre che il signor Julien era molto in collera, ma che avrebbe avuto cinquanta franchi al mese.

Julien li seguì per abitudine, senza neppur guardare il signor De Rênal, che rimase lì profondamente irritato.

“Ecco altri centosessantotto franchi che mi costa Valenod” pensava il sindaco. “Bisogna assolutamente che gli dica due parole con fermezza circa la sua impresa di forniture per i trovatelli.”

Poco dopo, Julien si trovò ancora faccia a faccia con il signor De Rênal.

«Devo parlare della mia coscienza all’abate Chélan. Ho l’onore di avvertirvi che sarò assente per alcune ore.»

«Oh, caro Julien,» rispose il sindaco sorridendo con l’aria più falsa «anche tutta la giornata, se volete, e tutto domani, mio buon amico! Prendete il cavallo del giardiniere per andare a Verrières.»

“Ecco,” pensò “deve dare una risposta a Valenod. Non mi ha promesso nulla; bisogna lasciar calmare questi bollori giovanili.”

Julien si allontanò rapidamente e salì verso i grandi boschi attraverso i quali si può andare da Vergy a Verrières. Non voleva arrivare troppo presto dall’abate Chélan. Lungi dal volersi costringere a una nuova scena di ipocrisia, aveva bisogno di veder chiaro nella propria anima e di dare udienza alla folla dei sentimenti che l’agitavano.

“Ho vinto” pensò appena fu tra i boschi, lontano dagli sguardi degli uomini. “Ho dunque vinto una battaglia!”

Queste parole gli facevano apparire invidiabile tutta la sua posizione e gli misero nell’anima un po’ di tranquillità.

“Eccomi con cinquanta franchi di stipendio. Il signor De Rênal deve aver avuto una bella paura. Ma di che cosa?”

La meditazione su ciò che aveva potuto impaurire l’uomo soddisfatto e potente, contro il quale un’ora prima era furibondo, finì di rasserenare la sua anima. Per un momento fu quasi sensibile alla bellezza stupefacente dei boschi che stava attraversando. Enormi rocce nude erano cadute, in passato, in mezzo alla foresta, dal lato della montagna. Grandi faggi si elevavano quasi quanto quelle rocce, e la loro ombra creava una deliziosa frescura a tre passi dai luoghi in cui l’ardore del sole avrebbe reso impossibile fermarsi.

Julien prendeva fiato un momento accanto a quelle grandi rocce e poi ricominciava a salire. Ben presto, dopo aver percorso uno stretto sentiero appena tracciato, che serve soltanto ai guardiani delle capre, si trovò ritto su un enorme masso, sicuro di essere separato dal resto del mondo. Quella posizione fisica lo fece sorridere, raffigurava la situazione morale che lui desiderava ardentemente raggiungere. L’aria pura di quelle alte montagne comunicò serenità e anche gioia alla sua anima. Ai suoi occhi, il sindaco di Verrières era sempre il rappresentante di tutti i ricchi e di tutti gli insolenti della terra; ma lui sentiva che l’odio, dal quale poco prima era stato sconvolto, nonostante la sua violenza, non aveva nulla di personale. Se avesse cessato di vedere il signor De Rênal, in otto giorni avrebbe dimenticato lui, il suo castello, i suoi cani, i suoi figli e tutta la sua famiglia.

“L’ho costretto, non so come, a compiere il più grande dei sacrifici. Più di cinquanta scudi l’anno, nientemeno! E un momento prima mi ero sottratto a un gravissimo pericolo. Ecco due vittorie in una giornata; la seconda è senza merito; bisognerebbe indovinarne la causa. Ma rimandiamo a domani la faticosa ricerca.”

In piedi sulla grande roccia, Julien guardava il cielo infuocato dal sole d’agosto. Le cicale frinivano nel prato e, quando tacevano, tutto era silenzio intorno a lui. Vedeva ai suoi piedi venti miglia di territorio. Di tanto in tanto scorgeva qualche sparviero che, partendo dalle rocce al di sopra della sua testa, descriveva in silenzio immensi cerchi. L’occhio di Julien seguiva macchinalmente l’uccello da preda. Il suo volo tranquillo e possente lo colpiva. Invidiava quella forza e quell’isolamento.

Era il destino di Napoleone: sarebbe stato il suo, un giorno?

 

1 – “Don Juan”: «Ma la passione più si dissimula, più si tradisce / anche per le sue tenebre; così il cielo più nero / preannuncia la più violenta tempesta…» (George Byron, Don Giovanni, canto I, strofa 73).