di Valentina Gazzaniga
La fisiologia e la patologia femminile hanno, nei libri di Ippocrate, un carattere peculiare, assolutamente distinto dalle leggi che regolano il corpo dell’uomo; centro del sistema è l’utero, collettore di sangue, organo cavo la cui bocca si apre e si chiude, in accordo con le fasi e gli eventi del corpo femminile. L’utero regola il funzionamento del corpo delle donne, più umido e più freddo di quello maschile; la sua dislocazione dà origine all’isteria, uno dei molti mali di cui soffre un corpo concepito come imperfetto.
Il corpo delle donne
Il Corpus ippocratico conserva una serie di trattati dedicati alla fisiologia e alla patologia femminile: si tratta dei libri Sulle malattie delle donne e Sulle donne sterili, che costituiscono un insieme piuttosto omogeneo (materiale del V secolo a.C. e riscritture del IV); del trattato Sulla generazione/Natura del bambino, dello stesso autore di uno dei libri Sulle malattie delle donne (lo stesso cui si deve il IV libro Sulle malattie); Sulla natura della donna, i cui contenuti antichi sono stati sistemati da un epitomatore più recente; il libro Sulla superfetazione, che tratta della possibilità di avere due fecondazioni spaziate nel tempo nella stessa donna. A questi testi può essere aggiunto Sulle malattie delle giovani donne, non un libro ginecologico in senso stretto, ma una breve trattazione del IV secolo a.C. sull’epilessia, che colpirebbe in modo preferenziale le nubili e le sterili; e anche una sezione degli Aforismi, dedicata alla discussione delle malattie femminili. I trattati ginecologici, che parte della critica ascrive alla scuola di Cnido, antagonista di quella di Kos (la cui produzione è caratterizzata da opere collettive, cataloghi di malattie e terapie, come le Sentenze cnidie), sono oggi riconosciuti generalmente come uno dei nuclei di conoscenza medica ippocratica più antichi. Nella loro forma attuale, essi sono frutto di aggiunte progressive e riedizioni; si sono accresciuti inglobando e rielaborando idee del femminile che risalgono a stesure antiche, con condizionamenti della medicina egizia e di culture orientali. Sono opera di più autori, sebbene propongano un’immagine del corpo della donna abbastanza coerente, frutto anche di una tradizione femminile non dotta.
Essi dipingono il corpo della donna come regolato da leggi molto dissimili da quelle che governano il corpo dell’uomo (Sulle malattie delle donne, I, 62). La carne del corpo delle donne è più morbida di quella maschile e la sua tessitura lassa ricorda quella della lana, che tende a trattenere al suo interno umidità e liquidi; questa tessitura, unita alla freddezza tipica del genere femminile, genera un eccesso di sangue che, accumulandosi nel corpo, lo surriscalderebbe e causerebbe sofferenza. La natura provvede a correggere questo “difetto congenito” attraverso il ciclo mestruale, che è in effetti una sorta di salasso naturale (Reg. I, 27; Sulle malattie delle donne, I, 1) che segue i ritmi del ciclo lunare (katamenia, “secondo il ciclo della luna”, è il nome greco delle mestruazioni). Le mestruazioni compaiono quando il grasso corporeo raggiunge un certo livello e sono direttamente connesse all’elaborazione del cibo; solo il trattato Sulla generazione/Natura del bambino sostiene che siano, invece, il prodotto schiumoso dell’agitazione degli umori nel corpo. Le donne possiedono una parte anatomica, l’utero (ysteron), di struttura e funzionamento particolari: esso è un contenitore cavo (aggos, che vuol dire vaso), elastico e capace, come le bisacce per il vino, di dilatarsi per accogliere il feto in sviluppo. In alcuni trattati (Sulla superfetazione) si parla di “corna” dell’utero, che servirebbero a raccogliere i feti in soprannumero; in altri del fatto che esso ha due bocche (stomata), una inferiore e una superiore, per espellere il sangue mestruale e il feto al momento della nascita la prima, e per mettere in comunicazione l’utero con il resto del corpo femminile la seconda. Il corpo della donna è pertanto attraversato da un canale che, senza soluzione di continuità, mette in comunicazione la bocca con la vagina; è un corpo vuoto, centrato sulla presenza dell’utero, attorno a cui ruotano i fenomeni fisiologici e patologici, perché esso “è la causa di tutte le malattie delle donne” (Luoghi dell’uomo, 47). In particolare all’utero si deve la malattia femminile per eccellenza, l’isteria: l’utero infatti non è fermo, ma è in grado di spostarsi all’interno del corpo, alla ricerca del calore mancante alla sua costituzione imperfetta. Questo calore è in genere garantito dal rapporto sessuale, attraverso lo sperma, principio caldo e vitale per eccellenza: l’igiene sessuale è pertanto necessaria per il mantenimento della salute. Sono e rimangono sane le donne che, attraverso una regolare pratica sessuale, mantengono dilatati i condotti del loro corpo per l’emissione del mestruo e l’utero fermo nella sua sede anatomica; sono a rischio di malattia le vergini e le vedove, in cui la carne si rassoda fino ad assomigliare a quella maschile e l’utero si muove alla ricerca di equilibrio, spingendo in alto verso gli ipocondri, il cuore o il cervello, o tentando la fuoriuscita all’esterno: “Quando l’utero si muove verso la testa si produce un soffocamento in quella regione, la testa della donna diventa pesante […] quando l’utero è negli ipocondri […] respiro affannoso e dolore al cuore […]” (Sulle malattie delle donne, II, 123-6). Ann Hanson sostiene che il concetto di utero mobile derivi, nella medicina ippocratica così come anche nella concettualizzazione platonica, dal principio della devianza anatomica femminile dal modello maschile: se gli uomini non hanno utero, è irragionevole supporre una sua collocazione fissa nelle donne. L’utero mobile e cavo giustifica le terapie ginecologiche, in gran parte centrate sulla pratica della fumigazione, di origine egizia: essa consiste nell’applicazione di vapori odorosi alla bocca dell’utero e nella verifica del loro eventuale risentimento attraverso naso e bocca. L’efficacia presunta di questi trattamenti è fondata sull’idea che l’utero abbia una facoltà olfattiva e sia attratto dai profumi gradevoli e disgustato da quelli acri.
La gravidanza e il parto
L’utero è il collettore del sangue mestruale prima dell’espulsione; se questa non avviene, il sangue è deviato in parti non fisiologicamente idonee ad accoglierlo e genera malattia. Le bocche dell’utero si aprono e si chiudono con regolarità per tutta la vita femminile, in accordo con certi stati: sono aperte intorno alla fase mestruale, sicché il momento migliore per la fecondazione è dopo il ciclo, quando i condotti sono ben dilatati. Sono chiuse in gravidanza, già subito dopo la fecondazione, per impedire parti pretermine; la donna può accorgersi dell’avvenuta fecondazione proprio perché lo sperma non viene emesso all’esterno (Natura del bambino, 5). La gravidanza è l’unico periodo in cui la sospensione del ciclo mestruale non induce patologia: il sangue è infatti impiegato nei processi di “costruzione” del feto e poi nella produzione del latte, l’utero è fermo perché riscaldato dallo sperma maschile. Per tutelare la gravidanza, momento centrale nella vita della donna greca, il medico prescrive astensione dai rapporti sessuali, che rischiano di allargare di nuovo i canali del corpo e aprire la bocca dell’utero; la donna deve inoltre prestare attenzione a una serie di segni, che indicano lo stato di salute del feto, come la costituzione delle mammelle, che sono in diretta relazione con l’utero e i processi che si svolgono al suo interno (Aforismi, V, 52). Al termine della gravidanza, il sangue non utilizzato nella produzione di latte viene espulso nella forma di lochi; il sangue post partum, impuro perché residuo non utilizzato, deve scorrere per un periodo di tempo tra i 20 e i 30 giorni (minor purgazione è necessaria se nasce un maschio, che per il maggior calore che caratterizza il suo genere produce meno scorie, Mul., I, 73). Questo evita l’insorgere di ulteriori blocchi patologici. L’impurità fisiologica del sangue lochiale giustifica in parte l’assenza degli uomini dalla casa nel momento del parto e i riti di purificazione necessari alla riammissione della donna greca in seno alla società dopo la nascita del bambino.
Vedi anche
La sessualità in Grecia
Matrimoni, figli, parentela nel mondo greco
Ippocrate e gli scritti ippocratici
La filosofia della medicina ippocratica
Concetti e metodi ippocratici
Le terapie ippocratiche
L’arte medica e l’etica ippocratica