cambio lingua Reverendissimo Padre,
degnissimo di essere onorato,

cambio lingua ieri ho ricevuto la visita del signor Niccolò Arrighetti, che mi ha portato vostre notizie: sono stato molto contento nell’apprendere (cosa per altro sulla quale non avevo alcun dubbio) quanta soddisfazione ha recato allo Studio di Pisa la vostra presenza, tanto ai sovrintendenti quanto ai lettori e agli studenti provenienti da ogni parte, e nell’apprendere inoltre che il vostro successo non ha fatto crescere il numero degli emuli invidiosi, come capita di solito fra coloro che svolgono la stessa attività, ma, al contrario, ne ha decisamente assottigliato le fila; anche questi pochi d’altra parte dovranno mettere l’animo in pace, se non vorranno che l’emulazione competitiva, che talvolta può anche apparire come una forma di virtù, degeneri e si muti in un sentimento biasimevole e nocivo soprattutto a chi ne è portatore. Ma il piacere più grande mi è venuto dal sentirgli riferire le considerazioni che avete avuto occasione di esporre, grazie alla somma benevolenza delle Altezze Serenissime, in una conversazione tenutasi alla loro tavola e proseguita negli appartamenti di Madama Serenissima, presenti anche il Granduca e la Serenissima Arciduchessa, nonché gli illustrissimi signori D. Antonio e D. Paolo Giordano e alcune altre personalità di rilievo nel campo della filosofia. Quale favore maggiore potreste desiderare del vedere le Loro stesse Altezze compiacersi di discorrere con voi suscitando dubbi, ascoltandone la soluzione e infine traendo soddisfazione dalle risposte da voi, Padre, formulate?

cambio lingua Le vostre argomentazioni, riferitemi dal signor Arrighetti, mi hanno fornito l’occasione di riprendere alcune osservazioni generali circa l’opportunità di citare la Sacra Scrittura in discussioni aventi per oggetto fenomeni naturali e in particolare quel passo del Libro di Giosuè, ricordato dalla Granduchessa Madre con qualche replica ulteriore da parte della Serenissima Arciduchessa, che sarebbe in contraddizione con la mobilità della Terra e la stabilità del Sole.

cambio lingua Circa il problema generale sollevato da Madama Serenissima, mi pare che molto saggiamente lei abbia affermato e voi Padre abbiate approvato il fatto che la Sacra Scrittura non può mai affermare il falso o sbagliare, essendo ogni sua proposizione di assoluta e inviolabile verità. Solamente io avrei aggiunto che, sebbene la Scrittura non possa mai sbagliare, non va escluso il caso che sbaglino alcuni dei suoi interpreti e commentatori, in vari modi. Tra questi ve ne sarebbe uno assai grave e frequente: il volersi attenere al significato letterale delle parole. Così infatti non solo si paleserebbero molteplici contraddizioni, ma si incorrerebbe in gravi eresie e addirittura nella bestemmia, perché sarebbe necessario attribuire a Dio piedi, mani e occhi, nonché sensazioni fisiche ed emozioni tipiche dell’uomo, come l’ira, il pentimento, l’odio e persino la dimenticanza delle cose passate e l’ignoranza di quelle future. Per cui, come nella Scrittura si trovano molte affermazioni che, fermandosi alla lettera, presentano un contenuto diverso dal vero, ma sono d’altra parte formulate in questo modo per venire incontro all’ignoranza del popolo, così per i pochi che meritano di essere distinti dal popolo ignorante è necessario che i commentatori espongano saggiamente il vero significato e spieghino in aggiunta i motivi per cui per un certo contenuto si è utilizzata quella particolare forma.

cambio lingua Fermo restando dunque che la Scrittura in molti passi non solo è in grado di comunicare contenuti diversi dal significato letterale delle parole, ma si può addirittura trovare nella necessità di farlo, mi pare che nelle discussioni di carattere scientifico la si dovrebbe proprio lasciare da parte: visto infatti che la Sacra Scrittura e la natura hanno la stessa origine nel Verbo divino, l’una in quanto dettata dallo Spirito Santo, l’altra come obbedientissima esecutrice dei disegni di Dio; visto per di più che siamo tutti d’accordo sul fatto che nelle Scritture, perché tutti possano capire, si utilizza un linguaggio, se ci si ferma alla lettera delle parole, spesso diverso dalla verità assoluta; visto ancora che, essendo la natura inesorabile e immutabile, in nessuna maniera è interessata alla spiegazione che gli esseri umani con i loro strumenti limitati possono dare dei suoi fini reconditi e dei suoi modi di esplicarsi, perché mai si discosta dalla legge cui è sottoposta; visto insomma tutto ciò, si può ragionevolmente concludere che di fronte a quanto i fenomeni naturali o la sensata esperienza ci pongono davanti agli occhi, o alle deduzioni alle quali ci conducono degli esperimenti rigorosi, non c’è motivo alcuno per sollevare dei dubbi, opponendo passi della Scrittura che all’apparenza sostengono il contrario, considerato anche che ogni proposizione della Scrittura non è vincolata dall’obbedienza severa a una legge come lo sono i fenomeni naturali. Anzi, se per il semplice fine di adeguarsi alla capacità di comprensione di popoli rozzi e non acculturati la Scrittura ha velato i suoi dogmi basilari, attribuendo persino a Dio condizioni lontanissime e contrarie alla sua essenza, chi vorrà intestardirsi a sostenere che, rinunciando a questo fine, nel parlare anche incidentalmente di Terra, di Sole o di qualsiasi altra creatura, abbia scelto di attenersi con il massimo rigore al significato ristretto e limitato delle parole? A maggior ragione perché avrebbe affermato a proposito di queste creature cose lontanissime dall’impostazione generale delle Sacre Lettere, anzi, cose tali che, se presentate come verità nude e crude, ne avrebbero inevitabilmente compromesso il fine ultimo, rendendo il popolo più renitente a recepire i messaggi riguardanti la salvezza dell’anima.

cambio lingua Stando così le cose ed essendo per di più ovvio che due verità non possono essere in contrasto tra loro, è compito dei commentatori saggi adoperarsi per scoprire il vero significato dei passi scritturali, in accordo con le conclusioni cui si arriva dall’osservazione della natura, certe e sicure perché sensibilmente manifeste o desunte da dimostrazioni metodologicamente ineccepibili. Di più: poiché, come ho detto, anche se dettate dallo Spirito Santo, per le ragioni addotte le Scritture presentano in molti punti esposizioni il cui vero significato è assai lontano da quello letterale, né d’altra parte possiamo affermare con certezza che tutti gli interpreti parlino ispirati da Dio, mi sembrerebbe un modo saggio di agire l’impedire a chiunque di vincolare tutti i passi della Scrittura come se dovesse in un certo senso dare per forza dei riscontri veritieri in materia di fenomeni naturali, dopo che i sensi o le dimostrazioni scientifiche hanno condotto a valutazioni contrarie. Chi vuole porre dei confini all’ingegno umano? Chi vorrà affermare che al mondo si sa già tutto quello che c’è da sapere? Per questo, al di là dei precetti per la salute dell’anima e la fermezza della Fede, contro la cui fondatezza non c’è alcun pericolo che possa mai sorgere una nuova dottrina valida o efficace, sarebbe forse un ottimo proponimento quello di non porre altri precetti, dal momento che non ce n’è alcuna necessità. Se questo è vero, quanta confusione ancora maggiore deriverebbe dal porli su richiesta di persone delle quali, oltre al fatto che ignoriamo se parlino ispirate da celeste virtù, sappiamo invece con certezza che sono del tutto spoglie dell’intelligenza necessaria non dico a correggere, ma semplicemente a capire le dimostrazioni con cui le scienze esatte giungono a trarre determinate conclusioni?

cambio lingua Io sono dell’opinione che l’autorità delle Sacre Scritture si sia posta l’unico fine di persuadere gli uomini circa le questioni che, essendo necessarie per la salvezza ed essendo trascendenti rispetto alle possibilità del linguaggio umano, non potevano con altra scienza o altro mezzo esser fatte apparire credibili che per bocca dello stesso Spirito Santo. Ma che lo stesso Dio il quale ci ha fatto dono dei sensi, dell’intelligenza e del linguaggio, abbia voluto, facendoci accantonare questi doni, renderci noto con strumenti diversi ciò che con quelli possiamo conoscere, a me non sembra che sia necessariamente da credersi, soprattutto a proposito di quelle scienze che hanno nella Scrittura una trattazione del tutto irrilevante e frammentaria. Tale è appunto l’astronomia, presente in maniera così sommaria che non sono neppure citati i nomi dei pianeti. D’altra parte se i primi scrittori sacri avessero avuto l’intenzione di comunicare al popolo verità circa la disposizione e il movimento dei corpi celesti, non ne avrebbero parlato così poco, che è come dire nulla in confronto alle continue, complessissime e mirabili acquisizioni che caratterizzano questa scienza.

cambio lingua Siete dunque in grado di valutare, Padre, se io non mi sbaglio, quanta confusione producano coloro che nei discorsi sulla natura, che non riguardano direttamente la Fede, schierano come argomenti d’attacco certi passi della Scrittura, che spesso per di più non hanno nemmeno capito bene. Se poi questi signori credono per certo d’avere colto il vero significato di questo o quel passo della Scrittura, e per conseguenza sono sicuri di possedere la verità assoluta nella discussione che intendono affrontare, mi dovrebbero con sincerità dire se credono che in una discussione sulla natura colui che si trova a difendere la tesi vera abbia o non abbia un grande vantaggio su quello cui tocca di sostenere la tesi falsa. So che mi risponderebbero che il vantaggio è certo, e che chi è dalla parte della tesi vera può a suo sostegno avere a disposizione mille esperienze e dimostrazioni inconfutabili, mentre l’altro dispone solo di argomentazioni capziose e di proposizioni false. Ma, allora, perché quando la contesa è a proposito di questioni puramente naturali e non si usano altre armi che quelle del pensiero, pur sapendo di avere tanta superiorità sull’avversario, ricorrono subito a un’arma inevitabile e tremenda, la cui sola vista spaventa il campione più abile ed esperto? Se devo dire la verità, io credo che siano loro i primi ad avere una paura terribile, e che, sapendo di non essere in grado di reggere all’assalto dell’avversario, tentino di trovare il modo per non venire al confronto diretto. In effetti poiché, come ho appena detto, chi sta dalla parte della verità ha un grande vantaggio, anzi, un vantaggio grandissimo sull’avversario, e poiché è impossibile che due verità siano in contrasto tra loro, noi non dobbiamo temere alcun assalto, da qualunque parte provenga, purché ci sia concessa la possibilità di parlare e di essere ascoltati da persone disposte a capire e non eccessivamente obnubilate da passioni o interessi particolari.

cambio lingua Ciò premesso, vengo ora a parlare di quel passo particolare del Libro di Giosuè circa il quale, Padre, voi avete esposto alle Altezze Serenissime tre punti circostanziati; mi soffermo sul terzo, che avete giustamente ricondotto alla mia posizione, e aggiungo qualche ulteriore considerazione che mi sembra di non avervi mai comunicata in precedenza.

cambio lingua Posto dunque e temporaneamente concesso all’avversario che le parole del testo sacro debbano intendersi così come suonano, cioè alla lettera, vale a dire che Dio su preghiera di Giosuè avrebbe fatto fermare il Sole e in questo modo prolungato la durata del giorno, perché quello potesse portare vittoriosamente a compimento la battaglia, chiedo d’altra parte che anch’io goda dello stesso trattamento, e cioè che l’avversario, cui non sono stati posti dei vincoli da parte mia, non voglia dalla sua legare me pretendendo che si possa mutare o alterare il significato delle parole. Ebbene, io sostengo che proprio questo passo dimostra senz’ombra di dubbio la falsità e l’insostenibilità della concezione aristotelica e tolemaica del mondo, e che al contrario è perfettamente in accordo con quella copernicana.

cambio lingua Per prima cosa chiedo all’avversario: sa quali sono i movimenti che compie il Sole? Se lo sa, deve rispondere che compie due movimenti: uno, della durata di un anno, da ovest a est, e un altro, della durata di un giorno, da est a ovest.

cambio lingua Ecco la seconda domanda: questi due movimenti, così diversi e quasi contrari tra loro, appartengono al Sole e gli sono ugualmente propri? Deve necessariamente rispondere di no, e che un solo movimento è proprio e peculiare del Sole, cioè quello annuo, mentre l’altro non è specificatamente suo, ma del cielo altissimo, cioè del primo mobile, che conduce con sé il Sole, gli altri pianeti e l’intera sfera stellata, costringendoli a una conversione intorno alla Terra della durata di 24 ore, con un moto, come ho detto, quasi contrario a quello che è loro naturale e proprio.

cambio lingua Vengo ora al terzo quesito: mediante quale di questi due movimenti il Sole produce l’alternanza del giorno e della notte? Con il movimento che gli è proprio o con il movimento del primo mobile? Si deve rispondere che tale alternanza è determinata dal movimento del primo mobile, mentre da quello proprio del Sole dipendono non il giorno e la notte, ma le diverse stagioni e lo stesso anno.

cambio lingua Ora, se il giorno dipende non dal moto del Sole, ma da quello del primo mobile, chi non può convenire che per allungare il giorno bisognerebbe far fermare il primo mobile e non il Sole? Anzi, chi fra quelli che capiscono anche solo questi principi elementari di astronomia potrebbe non arrivare alla conclusione che, se Dio avesse fermato il moto del Sole, invece di allungare il giorno l’avrebbe accorciato?1 Infatti, essendo il moto del Sole contrario rispetto a quello con cui procede il giorno, quanto più il Sole si muovesse verso est tanto più ne risulterebbe ritardato il corso a ovest, mentre se il suo moto venisse accorciato o sospeso arriverebbe in meno tempo al tramonto: è quello che si vede accadere alla Luna, che compie rotazioni diurne tanto più lente di quelle del Sole quanto più il suo moto è più veloce di quello del Sole. Essendo dunque assolutamente impossibile stando al sistema tolemaico-aristotelico fermare il moto del Sole e allungare il giorno, come la Scrittura afferma che è accaduto, ne consegue che o i movimenti non sono quelli definiti da Tolomeo, oppure bisogna cambiare il significato delle parole, e affermare che, quando la Scrittura dice che Dio fermò il Sole, intendeva dire che fermò il primo mobile e che, per venire incontro a coloro che trovano difficoltà nel capire il fenomeno della nascita e del tramonto del Sole, si è espressa in modo contrario rispetto a quello cui sarebbe ricorsa se avesse dovuto parlare a uomini competenti.

cambio lingua Si aggiunga poi che non è credibile il fatto che Dio abbia fermato solo il Sole, lasciando che proseguisse il moto delle altre sfere; avrebbe infatti senza alcuna necessità alterato e mutato l’intero ordinamento, aspetto e disposizione delle altre stelle rispetto al Sole e fortemente turbato tutto l’ordine della natura. Piuttosto, è credibile che abbia fermato tutto il sistema delle sfere celesti le quali, dopo l’interposizione di un momento di quiete, sarebbero tornate insieme al movimento abituale senza alcuna confusione o modificazione.

cambio lingua Ma poiché abbiamo inizialmente convenuto che non si debba alterare il senso delle parole del testo, ne consegue che si debba prendere in considerazione una diversa teoria sulla costituzione dell’universo, per verificare se il senso letterale delle parole vi si adegua correttamente e senza ostacoli, come di fatto si vede che succede.

cambio lingua Pertanto, avendo io scoperto e dimostrato ineccepibilmente che il globo del Sole ruota attorno al proprio asse nel tempo circa di un mese lunare e nel senso in cui avvengono tutte le altre rotazioni celesti; essendo per di più molto probabile e ragionevole che il Sole, come strumento e riferimento principale della natura, quasi cuore del mondo, non solo fornisca la luce, come è evidente che fa, ma anche il moto a tutti i pianeti che gli girano intorno; se, in conformità con la posizione di Copernico, noi attribuiremo principalmente alla Terra la rotazione diurna, ebbene, chi non è in grado di capire che, per fermare tutto il sistema e ottenere, senza affatto modificare le altre relazioni reciproche dei pianeti, il solo prolungamento in estensione e durata dell’illuminazione diurna fu sufficiente fermare il Sole, come suonano appunto le parole del testo sacro? Ecco dunque spiegato come, senza turbare l’ordinamento del mondo e senza alterare le parole della Scrittura, si può, fermando il Sole, allungare la durata del giorno sulla Terra.

cambio lingua Ho scritto molto più di quanto il tempo a mia disposizione mi avrebbe consentito: pertanto concludo, offrendomi come servitore vostro, baciandovi le mani e pregando per voi da Nostro Signore buone feste e ogni felicità.

l’affezionatissimo servitore

Galileo Galilei

 

1 - Se il movimento annuo apparente del Sole verso est, circa di un grado al giorno, si fermasse, il giorno solare eguaglierebbe il giorno sidereo e perciò si accorcerebbe di circa quattro minuti. (N.d.T.)