Nel De rerum natura Lucrezio introduce nel mondo culturale romano idee rivoluzionarie e innovative, improntate a un deciso razionalismo, fortemente in contrasto con la tradizione del mos maiorum. Mosso dall’intento di riuscire a liberare l’animo umano dall’assoggettamento alla religio, in particolare attraverso la paura della morte, il poeta delinea nel suo capolavoro un nuovo ordine cosmico e morale, riprendendo le idee epicuree e fornendo un’interpretazione razionale del mondo.
ESERCIZIO
E15: Lucrezio
Le pochissime informazioni che abbiamo sulla vita di Lucrezio sono quasi esclusivamente affidate a una breve testimonianza di san Girolamo: “nell’anno 94 nasce il poeta Tito Lucrezio; questi, divenuto pazzo per un filtro d’amore, dopo aver scritto nei momenti di lucidità diversi libri, in seguito pubblicati da Cicerone, si suicidò all’età di 44 anni”. Notizie scarse, dunque, e forse anche inesatte, che sembrano finalizzate a ridurre il materialismo e l’ateismo di Lucrezio a frutto di squilibrio mentale, facendo apparire la sua stessa fine come segno di contraddizione con la materialistica e ottimistica dottrina epicurea.
TESTO
T16: Lucrezio, Elogio di Epicuro
A Roma, “capitale” dello stoicismo, la presenza dell’epicureo Lucrezio, che rivendica l’otium (il láthe biósas, “vivi nascosto”, del maestro epicureo) e stigmatizza la religione come causa di tutti i mali, assume un ruolo dirompente. Scopo del verbo lucreziano è sradicare dall’animo umano i due peccati originali: la brama di vivere, che si traduce in malsana passione amorosa, politica, economica, e la paura della morte che ricatta l’animo umano con il culto degli dèi e con la paura dell’aldilà.
Per liberare gli animi dalla paura della morte e dai nodi della religione, Lucrezio annuncia un messaggio tutto rivolto a “conoscere le cause delle cose”. Questi i capisaldi della nuova dottrina epicurea, tributaria dell’atomismo di Democrito e Leucippo, ed estranea tanto alla grande tradizione filosofica platonica e aristotelica quanto alla cultura popolare:
1) i corpi e il vuoto sono i due principi dell’universo;
2) gli atomi sono le particelle costitutive di tutto il reale; solidi ed eterni, essi testimoniano la natura non creata e indistruttibile della materia;
3) il clinamen, parola creata da Lucrezio, è la “deviazione” infinitesimale e indeterminata degli atomi dalla fissità della forza gravitazionale, che consente la creazione dei corpi e interrompe la necessità del fato;
4) l’isonomia è la legge fisica originaria ed eterna che, tenendo in equilibrio le forze di vita e le forze di morte consente l’alternarsi di impulsi contrari e salvaguarda il cosmo dall’autodistruggersi;
5) mondi infiniti, al di là del nostro mondo, coesistono nell’universo. In questi nuovi e infiniti mondi gli dèi non hanno un ruolo attivo ma sono semplici spettatori, e l’uomo non è più al centro ma è solo uno dei tanti momenti e frammenti di questo avvicendamento atomico.
TESTO
T17: Lucrezio, Il clinamen degli atomi e la libertà del volere
ESERCIZIO
E16: Lucrezio
Di qui deriva la negazione della concezione antropocentrica, messa fuori gioco dalla centralità delle leggi di natura e dal primato della fisica; di qui deriva l’uso del termine ratio, parola base del poema che ricorre più di 150 volte, nei diversi significati di “ragione”, “metodo”, “spiegazione”, “scuola filosofica”, “dottrina epicurea”; di qui scaturiscono i vari elogi di Epicuro, paragonato a un dio che ha abbattuto la religione e cancellato con le parole la paura negli uomini. Di qui, infine, deriva l’esclusione degli dèi dall’origine e dal governo dell’universo e l’annuncio di una nuova pietas, laica e razionalistica, alternativa alla vecchia religio.
Intenzionato a delineare un nuovo ordine, sia cosmico che morale, Lucrezio si affida a una nuova lingua e a un nuovo lessico: a questo lo obbligano la portata rivoluzionaria del messaggio epicureo e al contempo la povertà della lingua latina. Nel poema Lucrezio parla dei “principi fisici primi”, e intende, secondo la dottrina di Epicuro, gli atomi che “formano” i corpi; ma oltre a questi principi materiali, Lucrezio parla anche dei “principi primi grafici”, cioè “le lettere dell’alfabeto” che significano – vale a dire “verbalizzano” – quei corpi. Alla corrispondenza tra cose e parole si aggiunge il principio della loro reversibilità. Infatti, riprendendo e perfezionando la teoria degli atomisti Leucippo e Democrito, Lucrezio individua, come leggi regolatrici della struttura atomica, cinque fattori che sono anche parole tecniche della grammatica e retorica classica: concursus (“incontro”, “combinazione”), motus (“movimento”), ordo (“ordine”), positura (“posizione”), figura (“forma”). Questi fattori, applicati agli atomi e alla struttura della materia, determinano la corresponsione e solidarietà tra gli elementi verbali e gli elementi del mondo: il De rerum natura, quindi, si configura come una esecuzione grammaticale del cosmo. Come a dire che in principio era la grammatica. Se il mondo è scritto in caratteri grammaticali, ne consegue che esso è leggibile e che quindi contiene un messaggio “ordinato” e perciò rasserenante.
L’autore del De rerum natura tenta, ai margini della crisi del mondo antico, una sintesi nuova, costruendo una parola orientata in direzione razionale e positiva verso quella organizzazione del pensiero che corrisponde alla stessa organizzazione del reale.
Sostanzialmente censurato dai suoi contemporanei, Lucrezio sarà contemporanea-mente demonizzato e strumentalizzato dagli apologeti cristiani, in funzione della loro polemica contro gli dèi falsi e bugiardi dei pagani. Dimenticato di nuovo nel medioevo, per il quale non sarà più che un nome, e omesso anche da Dante, a mala pena nominato da Petrarca e Boccaccio, conoscerà una stagione di grande fortuna dopo la scoperta di un manoscritto, oggi perduto, da parte di Poggio Bracciolini (1418), e dopo la prima edizione del 1473. Come poeta, e non come filosofo, interesserà agli umanisti neoplatonici.
Ma la vera stagione lucreziana sarà nel Seicento, Settecento e Ottocento: i secoli della scienza, dell’illuminismo e del positivismo, che riscopriranno e troveranno particolarmente congeniali l’atomismo e il razionalismo lucreziani.
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La pittura romana