(Natura primordiale)
Lode ad Allāh, Creatore dei cieli e della terra, che ha fatto degli angeli messaggeri dotati di due, tre o quattro ali. Egli aggiunge alla creazione quello che vuole. In verità Allāh è onnipotente.140
Nella creazione dei cieli e della terra ad opera dell’attributo divino indicato in questi versetti (Fāṭir al-samāwāti wa al-arḍ), c’è il senso di una differenziazione originaria degli elementi141, come un momento primordiale di distinzione che nel mondo della manifestazione non esclude naturalmente l’uomo, fatto secondo la forma divina (‘alā ṣūrati-Hi) e tendente all’instaurazione di un ordine armonico ed equilibrato, che sia il riflesso, in questo mondo terreno, dell’ordine celeste142:
Rivolgi il tuo volto alla religione come puro monoteista, natura originaria che Allāh ha connaturato agli uomini; non c’è cambiamento nella creazione di Allāh. Ecco la vera religione, ma la maggior parte degli uomini non sa.143
L’Islām ha riportato, secondo la Tradizione, gli uomini al carattere originario e sintetico della religione primordiale, al riparo dalle controversie delle religioni manifestatesi nel tempo ed è per questo che in un ḥadīth riportato da Muslim, il Profeta ha affermato: “Ogni bambino nasce secondo la natura originaria (fiṭra) datagli da Allāh. Sono i genitori che ne fanno un ebreo o un cristiano…”.
Questa qualità dell’Islām è anche nella sobrietà e nella moderazione simboleggiata dal latte e trascelta dal Profeta durante il viaggio e l’ascensione notturna:
Si tramanda da Abū Hurayra: “La notte in cui il Profeta fu condotto nel Viaggio notturno, gli furono date due coppe, una di vino e l’altra di latte: egli le guardò, quindi scelse il latte. Allora Gibrîl disse: “Sia lode ad Allāh che ti ha guidato alla purissima natura originaria (fiṭra): se tu avessi preso il vino, la tua Comunità avrebbe deviato”. Lo riporta Muslim144.
Su un piano esteriore, questa disposizione esibisce dei contrassegni molto enfatizzati nella Sunna:
Si tramanda da Abū Hurayra che il Profeta disse: “La purissima natura primordiale (fiṭra) consta di cinque cose” o forse disse “cinque cose fan parte della fiṭra: la circoncisione, rasarsi i peli del pube, tagliarsi le unghie, depilarsi le ascelle, e accorciare i baffi”. È un ḥadīth sul quale v’è pieno accordo145.
Su un piano interiore essa corrisponde ad un momento che precede l’inizio stesso della Storia, quando all’intera progenie di Adamo destinata a manifestarsi sino alla fine dei tempi, Dio propone un patto (mīthāq) estremamente vincolante:
E quando il Signore trasse dai lombi dei figli di Adamo tutti i loro discendenti e li fece testimoniare contro loro stessi [disse]: “Non sono il vostro Signore?” Risposero: “Sì, lo attestiamo”, [Lo facemmo] perché nel Giorno della Resurrezione non diciate: “Veramente eravamo incoscienti”).146
La coscienza cui qui si allude è quella appunto relativa alla natura primordiale e innocente delle creature che sopravvive, per quanto sommersa dai peccati e ottenebrata da essi, e può essere risvegliata, sussistere ed operare così come la Pietra, divenuta Nera, continua ad esercitare il suo potere vivificante, nella distinzione che pertiene alla funzione califfale dell’essere umano, prima e dopo la caduta di Adamo:
[…] bisogna distinguere con cura due stati differenti della “Pietra”. Michel Vâlsan fa allusione a questa distinzione allorché dice del Rukn che fu “chiamato più tardi” la Pietra Nera della Ka‘ba. È unicamente al secondo di questi stati che corrisponde il califfato della Pietra, legato al colore nero e ai “peccati dei figli di Adamo”. Allo stadio primordiale, quello in cui la Pietra è di uno splendido biancore, la Signoria divina si manifesta piuttosto nel “Patto Primordiale” concluso tra Allāh e i discendenti di Adamo e confermato nella Pietra; questi ultimi, ben lontani dall’essere considerati peccatori, sono allora nello stato della fiṭra, caratteristica della disposizione originaria dell’uomo, che appare come trascendente in rapporto alle nozioni di “bene” e di “male”. Nel suo senso totale, la fiṭra esprime la natura primordiale di Adamo che ingloba quella di tutti gli esseri dell’universo e realizza il carattere sintetico della sua conoscenza.147
Dal nitore della Pietra al suo “oscuramento”, dalla condizione paradisiaca alla caduta nell’errore e nel peccato di Adamo, la fiṭra rimane attingibile per effetto della Grazia divina che non smette di operare, sebbene essa pretenda adesso, nello sforzo e nell’impegno fi sabīli Llāh (sul cammino di Dio) da parte della creatura148, ciò che prima era tranquillamente garantito. E ciò a partire dallo stesso sforzo e dallo stesso impegno di Adamo, dopo il suo esilio dal Paradiso, destinato a culminare nel primo pellegrinaggio:
Racconta invece Ibn ‘Abbās: Quando Dio Lodato fece scendere Adamo sulla terra, lo fece scendere sul luogo della Casa Sacra ed egli vacillava come una nave. In seguito gli mandò la Pietra Nera, vale a dire la pietra angolare, che luccicava per l’intensità del suo candore. Adamo la prese, la tenne con sé perché gli facesse compagnia ed infine discese su di lui il bastone. Gli fu ordinato: “Adamo, cammina!”. E lui camminò fino alle regioni del Sind e dell’India. Vi rimase finché volle Dio, ma poi sentì nostalgia per la Pietra e gli fu detto: “Fai il pellegrinaggio, Adamo! Noi l’abbiamo compiuto a questa Casa, duemila anni prima di te”.149
L’attingimento di questa natura primordiale è dunque possibile grazie al pellegrinaggio, uno dei cinque pilastri dell’Islām, che riporta chi lo compia con sincerità di cuore alle origini innocenti della propria creazione da parte di Dio:
Si tramanda ancora da Abū Hurayra: “Sentii l’Inviato di Allāh che diceva: “Chi fa il Pellegrinaggio senza neppure accennare al sesso e senza commettere empietà, ritorna com’era il giorno in cui sua madre lo generò’”. È un ḥadīth sul quale v’è pieno accordo150.
Un ritorno alle origini che dal piano individuale a quello comunitario, e persino collettivo dell’umanità intera, trova conferma assoluta nel Pellegrinaggio per eccellenza, ovvero quello “dell’addio” compiuto dal Profeta Muḥammad nell’anno della sua morte:
Si tramanda da Abū Bakra Nufay ibn al-Ḥārith che il Profeta disse [nel discorso che rivolse ai fedeli durante il “Pellegrinaggio dell’Addio”]: “Il tempo ha compiuto un ciclo completo [tornando] nella stessa disposizione che aveva il giorno in cui Allāh creò i Cieli e la Terra”. È un ḥadīth sul quale v’è pieno accordo.151
Allo stesso modo è noto che coloro che fecero la hijra e coloro che entrano nell’Islām danno un nuovo inizio alla propria vita, riportandola alla purezza originaria in cui è stata concepita. ‘Amr Ibn al-‘Āṣ, secondo il racconto riferito da Ibn Shumāsa e trasmesso da Muslim, prima della sua morte confidò questa conversazione con il Profeta Muḥammad: “Quando poi Allāh mi pose in cuore l’Islām, andai dal Profeta e gli dissi: “Dammi la mano destra, che possa prendere il Patto con te”. Lui allora mi diede la destra, ma io ritrassi la mia, così che mi chiese: “Che ti succede, ‘Amr”? “Voglio porre una condizione”, risposi. “E quale”? “Che mi sia perdonato”. Lui disse: “Non sai che l’Islām cancella quello che c’è stato prima, che l’Emigrazione (hijra) cancella quello che c’è stato prima, e che il Pellegrinaggio cancella quello che c’è stato prima’”152?
140 Corano, XXXV, Fāṭir, 1.
141 Il senso di differenziazione e di distinzione si conserva nel termine, proveniente dalla medesima radice, fuṭur, che si riferisce al pasto che “rompe” o “spezza” il digiuno al tramonto nel mese di Ramaḍān e nelle altre ricorrenze di Sunna di astensione da cibo, bevande e rapporti sessuali.
142 “Wabisa ibn Ma‘bad, racconta che, recatosi dal Profeta, questi gli disse: “Sei venuto a chiedermi della rettitudine”? “Sì”, risposi. Egli disse: “Consulta il tuo cuore. La rettitudine è ciò che tranquillizza l’anima e dà serenità al cuore; il peccato è ciò che fa vacillare l’anima e sconvolge il cuore anche se viene ripetutamente giustificato dalla gente’” (trasmesso da Ibn Ḥanbal e Ad-Dārami), in An-Nawawī, Quaranta hadith, Al Hikma, Imperia, 2002, p. 100.
143 Corano, XXX, al-Rūm, 30.
144 An-Nawawī, I Giardini dei devoti, p. 627.
145 Ivi, p. 563.
146 Corano, VII, al-A‘rāf, 172.
147 ‘Abdu r-Razzâq Yahyâ (Charles-André Gilis), La dottrina iniziatica del Pellegrinaggio, pp. 59-60.
148 Un impegno che non accetta trascuratezze neppure nel momento che annuncia il riposo: “Si tramanda da al-Barā ibn ‘Āzib: “L’Inviato di Allāh mi disse: ‘Quando vai a coricarti, fai la abluzione minore che fai per la preghiera, quindi coricati sul fianco destro e di’: ‘Allahumma, a Te sottometto la mia anima, a Te rivolgo il mio volto, a Te affido ciò che mi riguarda, e a Te mi appoggio, con desiderio e timore di Te: infatti, non v’è rifugio né salvezza da Te se non in Te. Ho fede nel tuo Libro che hai fatto discendere, e nel Tuo Profeta che hai inviato’. Ecco che se morirai, morirai secondo la purissima natura originaria (fiṭra); e fa in modo che queste siano le tue ultime parole”. È un ḥadīth sul quale v’è pieno accordo’”, An-Nawawī, I Giardini dei devoti, p. 655.
149 Al-Azraqī, La Ka’bah tempio al centro del mondo. Akhbār Makkah, Introduzione, traduzione e note a cura di R. Tottoli, Società Italiana Testi Islamici, Trieste, 1992, p. 7.
150 An-Nawawī, I Giardini dei devoti, p. 588.
151 Ivi, p. 150.
152 Ivi, p. 394.