Nafs

(Anima)

La nafs è l’anima individuale, alla lettera il soffio, ovvero il principio vitale di ogni essere umano. Nell’ambito della sapienza tradizionale ci si riferisce ad essa in particolar modo per stigmatizzarne i tratti passionali ed egoistici di ogni individuo. In tal senso il Sufismo utilizza spesso il termine nafs per esprimere gli atti perversi e biasimevoli di una persona. Per questo si dice: “Bisogna lottare contro la nafs (l’ego) e dominarla”. Parole che si rifanno al detto del Profeta Muḥammad: “Il tuo peggior nemico è la nafs che risiede fra i tuoi fianchi”.

Il Profeta Muḥammad ha affermato, in un ḥadīth trasmesso da Tirmidhī:

Ci sono due impulsi nell’anima (nafs): un impulso viene da un angelo, che richiama verso il bene e conferma la verità; chiunque lo trovi sappia che è un dono di Dio e [perciò] glorifichi Dio. L’altro impulso viene dal nemico (shayṭān), esso conduce al dubbio, nega la verità e proibisce il bene [invitando al male]; chiunque lo trovi, cerchi rifugio in Dio per scampare dal diavolo maledetto. Poi [il Profeta] recitò il versetto coranico: “Il diavolo vi minaccia la povertà e vi impone l’avarizia” (Corano, II, al-Baqara, 268).

Ḥasan al-Baṣrī ha detto: “Due pensieri circolano per la mente: uno di Allāh e uno del nemico (shayṭān). Allāh mostra misericordia al servitore che si ferma al pensiero che Egli gli invia. A sua volta il servitore comprende il pensiero che arriva da Allāh, e combatte quello che arriva dal nemico.

Il Profeta Muḥammad, in un ḥadīth trasmesso da Muslim, Aḥmad, Tirmidhī e Ibn Māja, ha parlato proprio di questa instabilità del cuore, dicendo: Il cuore di un fedele è posto fra due dita del Misericordioso”. Le dita rappresentano l’agitazione e l’esitazione del cuore. Se la creatura dovesse perseguire i propri egoistici disegni, l’influenza di shayṭān le instillerebbe la ricerca di passioni inutili (hawā)288 e il suo cuore potrebbe divenire la sentina di shayṭān, che si nutre di hawā. Se invece l’uomo combatte contro le sue passioni e non abbandona ad esse la sua nafs, il suo cuore sarà illuminato dalla presenza pacificante della Misericordia divina. In questa prospettiva, il Corano distingue tra tre differenti livelli attraverso i quali l’anima dell’uomo può configurarsi: l’anima che ordina il male (an-nafs al-ammāra bi l-su’); l’anima che biasima se stessa (an-nafs al-lawwāma); “l’anima pacificata (an-nafs al-muṭma’inna).

Il primo caso è esattamente quello dell’anima che istiga al male, completamente abbandonata alla deriva delle proprie passioni. Nel Corano vi si fa allusione, a proposito della storia del Profeta Giuseppe (Yūsuf), quando questi, benché consapevole della propria innocenza e purezza, sottolinea quale sia l’inclinazione dell’anima individuale: In verità l’anima è propensa al male” (Corano, XII, Yūsuf, 53).

Il secondo caso è quello dell’anima che biasima se stessa, cioè dell’anima cosciente delle proprie imperfezioni, capace di emendarsi. Cosi viene citata nel Corano: Io giuro per l’anima in preda al rimorso (Corano, LXXV, al-Qiyāma, 2). Si tratta, secondo al-Jurjānī (m. 1078) dell’anima “illuminata dalla luce del cuore in misura sufficiente affinché essa si risvegli dal sonno della noncuranza e che, se rimane soggetta al peccato, imbocca la via del pentimento.

Il terzo caso è quello dell’anima pacificata, reintegrata nello Spirito, che riposa nella certezza. Nel Corano vi si fa riferimento indicandola come l’anima pronta ad entrare nel Giardino: “O tu anima pacificata, ritorna al tuo Signore, soddisfatta e gradita. Entra tra i Miei servi ed entra nel Mio Paradiso (Corano, LXXXIX, al-Fajr, 27-30).

Al-Jurjānī l’ha descritta come l’anima totalmente spogliatasi degli attributi biasimevoli grazie a quelli lodevoli.

Molti Maestri hanno descritto con profonda enfasi l’esito incerto di questa lotta con la propria anima. Sufyān al-Thawrī (716-778) ha detto, per esempio: “Non ho mai avuto a che fare con qualcosa più forte di me della mia nafs; una volta era con me, e l’altra era contro di me”.

Yaḥyā Ibn Mu‘ādh al-Rāzī (830-871) ha invece affermato, in linea con l’insegnamento della Sunna profetica e con la Futuwwa: “Lotta contro la tua nafs con le quattro spade dell’addestramento: mangia poco, dormi poco, parla poco e sii paziente con chi ti fa del male. Allora la nafs camminerà sulla via dell’obbedienza, come un cavaliere che si è arreso sul campo di battaglia”.

Al medesimo argomento, lo Shaykh Moulay al-‘Arabī al-Darqāwī ha dedicato una lettera che converrà citare per intero, dato l’esaustività efficace dei suoi contenuti:

Anima (nafs) e Spirito (rūḥ) sono due nomi che designano una sola e medesima cosa, fatta della stessa essenza di “luce”, ma Dio ne sa di più. Questa cosa (la luce) si sdoppia, in virtù di due qualità opposte, ossia la ‘purezza’ e il ‘turbamento’, poiché l’anima, finché sussiste, è turbata, e il suo nome stesso deriva da tale aspetto; ma se il suo turbamento scompare ed essa diviene pura essenza, è realmente chiamata spirito. Vediamo del resto che i due si attraggono vicendevolmente, giacché sono vicini l’uno all’altro, e ambedue sono in principio dotati di bellezza, virtù ed equilibrio.

Ora, se Allāh vuole santificare uno dei Suoi servitori, sposa in esso, spirito (ruh) e anima (nafs), cioè fa in modo che l’uno (lo spirito) prenda possesso dell’altra (l’anima), la qual cosa accade quando l’anima si stacca dalle passioni che l’avevano allontanata dalla sua vera parentela originaria e dalla sua patria, e cosi strappata alla sua virtù, alla sua bontà, alla sua bellezza, alla sua nobiltà, alla sua superiorità ed elevazione e a tutto ciò di cui l’aveva colmata il suo Signore, fino a portarla a negare la sua origine e a non poterla più approfondire. Se però l’anima non rimane oltre in questo stato (di lontananza), lo lascia, e ritorna totalmente alle sue nobili origini, lo Spirito la trasporta e le trasmette le verità e i segreti che Dio gli ispira, e che non hanno fine.

Proprio nella misura in cui l’anima (nafs) abbandona le sue passioni, si rafforza l’effusione dello spirito da parte del suo Signore, in modo che le nozze dello spirito e dell’anima si moltiplicano, al pari dei loro frutti, ossia le scienze infuse e le azioni che ne derivano.

Il godimento di ciò non può che portare l’uomo a contrariare l’anima (passionale) e a trascinarla (verso lo spirito) malgrado le sue repulse, sgarberie ed esecrazioni, giacché un comportamento simile (di contrariare la nafs) vien più facile all’uomo per tutto quello che vi vede di luci, segreti e profitti spirituali.289

Dunque, nell’addomesticamento dell’anima risiede la scoperta di quel soffio spirituale che, letteralmente, la anima e nella trasparenza di questo soffio, qualora esso sia lasciato spirare senza interferenze nel cuore, fiorisce una conoscenza capace di guarire la creatura e di renderla cosciente di quanto più profondo e più gratificante amore vi sia in questo anelito.

Tuttavia, come ha insegnato lo Shaykh Sīdī Muḥammad al-Muṣṭafā Baṣṣīr, “il controllo della nafs e l’abbandono delle sue abitudini” non sono un traguardo facile da acquisire, al contrario, richiedono sforzi notevoli e un tempo che nessuno può limitare, poiché si tratta di una Scienza divina che solo Allāh conosce ed è Lui che dona il successo. È detto, infatti, nel Corano: “Il mio successo dipende unicamente da Allāh, in Lui confido e a Lui ritornerò”. (Corano, XI, Hūd, 88).

288 “O Davide, abbiamo fatto di te un vicario sulla terra, giudica con equità tra gli uomini e non inclinare alle tue passioni (hawā) che esse ti travieranno dal sentiero di Allāh” (Corano, XXXVIII, ād, 26).

289 Shaykh Moulay al-‘Arabī al-Darqāwī, Lettere di un Maestro Sufi, pp. 55-56.