Nūr

(Luce)

Allāh è la luce dei Cieli e della Terra. Il simbolo della Sua luce è come una nicchia, nella quale si trova un lume, lume messo in un cristallo, cristallo che è come un astro brillante; il lume prende il suo alimento da un albero benedetto, un olivo che non è né d’Oriente né d’Occidente, il cui olio sembra illuminare senza neppure essere toccato dal fuoco. Luce su luce! Allāh guida verso la Sua luce chi vuole Lui! E Allāh propone agli uomini dei simboli poiché riguardo ogni cosa Allāh è Onnisciente” (Corano, XXIV, al-Nūr, 35).

Come ha affermato Al-Ghazālī, Allāh è la Luce (così come dichiara uno dei suoi novantanove bellissimi nomi: al-Nūr) in quanto è Colui dal quale procede ogni manifestazione per quanto, com’è detto nel Corano, può accadere che l’uomo sprofondi in “un mare d’abisso e lo coprono onde, e sopra altre onde, e sopra nubi: tenebre sovrapposte a tenebre” (Corano, XXIV, al-Nūr, 40). Se la fonte di tutte le luci è la Luce Prima, la Vera Luce, è giusto che chiunque professi l’Unicità divina creda che “colui cui Dio non ha dato Luce, non ha luce” (Corano, XXIV, al-Nūr, 40), ma anche che confidi, al contempo, in Colui “che effonde le Sue benedizioni su di voi, insieme ai suoi angeli per trarvi dalle tenebre alla luce (min al-ẓulumāt ilā l-Nūr). Egli è Misericordioso con coloro che credono”298.

La luce è il viatico dei beati nel Giardino del Paradiso, come si annuncia nel Corano (al-Hadīd, LVII, 12-13):

Un giorno tu vedrai i Credenti e le Credenti, e la loro luce correrà avanti ad essi e alla loro destra. (Verrà detto loro): Ecco una buona novella per voi, quest’oggi: Giardini sotto i quali scorrono fiumi, e in cui dimorerete in eterno”. Questo è l’immenso successo. Quel giorno diranno gli ipocriti e le ipocrite a quelli che avranno creduto: Aspettateci, che possiamo attingere alla vostra luce”. Però verrà detto loro: Tornate indietro, e cercate della luce”.

In una celebre preghiera il Profeta Muḥammad ha così invocato l’Altissimo:

O mio Dio, poni nel mio cuore una luce, nel mio udito una luce, nella mia vista una luce, alla mia destra una luce, alla mia sinistra una luce, davanti a me una luce, dietro a me una luce, sopra di me una luce, sotto di me una luce, e rendimi luce.

Riportato in questi termini da Aḥmad b. Ḥanbal (Musnad T. I, 284). Bukhārī, Muslim nella sua variante e Tirmidhī danno: accordami una luce (ij‘al lī nūr) in luogo di rendimi luce (ij‘alnī nūr), il che, evidentemente, non possiede la stessa forza. La versione di Tirmidhī aggiunge, dopo la menzione delle sei direzioni spaziali: “… e poni una luce nel mio udito, una luce nel mio sguardo, una luce nella mia capigliatura, una luce nella mia pelle, una luce nella mia carne, una luce nel mio sangue, una luce nelle mie ossa: o mio Dio, fa’ che aumenti la mia luce, dammi una luce e rendimi luce”!

Questa qualità luminosa dell’azione divina è un tema coranico molto frequente. Si parla della Luce di Allāh (IX, al-Tawba, 32; XXXIX, al-Zumar, 69; LXI, al-Ṣāff, 8), della Luce che viene da Allāh (V, al-Mā’ida, 15; XXXIX, al-Zumar, 22), della Luce che Allāh ha fatto discendere (IV, al-Nisā’,174; LXIV, al-Taghābun, 8).

Questa luce, proprio come il lume nella nicchia, ha bisogno di essere continuamente alimentata dalla presenza dell’olio vivido della Tradizione. È per questo motivo che, una volta, lo Shaykh Sīdī Muḥammad al-Muṣṭafā Baṣṣīr, ha raccomandato di non sottovalutare la necessità dell’incontro con la maestria autentica: “Il più gran dono che Allāh ti possa fare è quello di farti conoscere uno dei suoi Amici intimi (awliyā) e di farti sedere con loro, e la cosa più importante e più difficile è far aprire il tuo cuore a loro, affinché essi lo purifichino fino a quando non rifletta la luce di Allāh”.

In questo incontro, infatti, vi è la possibilità che la luce si diffonda o si trasmetta da una fonte accesa a un cuore in cui essa langue.

298 Corano, XXXIII, al-Aḥzāb, 43.