Cha cha! Cha cha! L’intera foresta vibra.
È sera e il mandala, quasi al buio e sfocato, alterna chiazze di chiarore e ombra. Al diminuire della luce, il coro si fa piú chiassoso. Cha cha! Cha cha! È il ritmo a due tempi di migliaia di cavallette verdi del genere Pterophylla, in inglese katydid, che cantano dagli alberi. Di tanto in tanto risaltano le note isolate di una solista, ma couplet e terzine si fondono in genere con i canti delle altre: cha! Gli insetti rivolgono la domanda alla foresta, poi rispondono, «katy-did? katy-didn’t!», fanno una pausa, poi ripetono la domanda e rispondono di nuovo2. Le esclamazioni si accavallano l’una all’altra e si fondono in una cadenza incalzante. Il ritmo rimane costante per un paio di minuti, si stempera in un baccano di canti discordi e poi torna all’unisono.
Lo sbarramento sonoro è l’espressione acustica dell’enorme produttività della foresta. L’energia del sole, trasformata in energia degli alberi, trasformata in energia della cavalletta verde. I piccoli di questa specie si nutrono di foglie per tutta l’estate mutando gradualmente fino a diventare adulti grandi quanto un pollice. L’immenso vigore delle piante della foresta si trasforma cosí in fragorose esplosioni sonore. Il nome scientifico di questa cavalletta, Pterophylla camellifolia, esprime il collegamento: farfalla a foglia di camelia. Non solo la cavalletta si nutre di foglie, ma della foglia assume anche l’aspetto.
La Pterophylla camellifolia canta con le ali. Una cresta corrugata, detta lima, attraversa la base dell’ala sinistra, appena dietro la testa. Sull’ala destra, proprio di fronte, si trova una protuberanza. L’insetto struscia tra di loro le basi delle ali sfregando la protuberanza sulla lima come un plettro per produrre suoni e ronzii. Queste cavallette non sono dilettanti che fanno musica con una jug band. Imprimono vigore, angolazione e lunghezza ai loro tocchi come i violinisti con l’archetto. La loro velocità mette in ombra i virtuosi delle sale da concerto e della tecnica chitarristica del flatpicking. Alcune specie «schitarrano» compiendo oltre cento movimenti al secondo il che, moltiplicato per il numero di protuberanze ravvicinate presenti sulla lima, produce cinquantamila impulsi sonori al secondo, ossia ben oltre la nostra capacità uditiva. Le cavallette verdi attorno al mandala, che sono strimpellatrici piú rilassate, producono soltanto dalle cinque alle diecimila onde sonore al secondo. Queste note sono piú acute delle note piú alte sulla tastiera del pianoforte, ma abbastanza gravi da poterle percepire con le nostre orecchie.
La lima e il plettro delle cavallette verdi non sono gli unici elementi a entrare in gioco. Il segreto per riuscire a fare tutto quel chiasso è una zona sull’ala che svolge la funzione della pelle sul banjo, ossia fare da cassa di risonanza alle vibrazioni del plettro e amplificarle. Questa pelle è tesa in modo che il tono risonante sia diverso dalla nota prodotta dalla lima. Queste accordature differenti producono un contrasto di vibrazioni che, tutte insieme, danno vita al verso dissonante della Pterophylla camellifolia. I grilli, al contrario delle cugine cavallette, hanno la pelle accordata perfettamente alla lima, e questo permette loro di suonare note dolci senza guastarle con toni aspri.
Come accade all’uomo e a molti uccelli, anche le cavallette verdi variano il repertorio in base ai dialetti regionali. Gli esemplari del Nord degli Stati Uniti e del Midwest cantano lentamente e con due o tre sillabe. Ka-ty, Ka-ty-did, she did-n’t. Le cavallette del Sud aggiungono altre sillabe e cantano molto piú velocemente. Ka-ty-did-n’t, she-did-n’t, did-she, ka-ty-did. Verso ovest, cantano molto lentamente e con una o due sillabe soltanto. Ka-ty, did, did, ka-ty. La storia di Katy, a quanto pare, ha molte interpretazioni. La funzione o le conseguenze di questi accenti regionali non sono note. Forse i dialetti adattano le canzoni alle proprietà acustiche delle diverse foreste? O forse riflettono le differenze nascoste nelle preferenze delle femmine delle diverse regioni, differenze che potrebbero impedire l’incrocio fra popolazioni con adattamenti ecologici diversi?
Al coro delle cavallette verdi si alterna qualche breve contrappunto delle cicale ai loro ultimi stridii. Le cicale friniscono nel caldo cocente del pomeriggio e smettono a mano a mano che scende la sera. Il loro verso stridente è prodotto da un apparato ancora piú strano del plettro, della lima e del tamburo delle cavallette verdi. Sui lati dell’addome della cicala si trovano gli organi stridulanti che producono il suono, coperti da un paio di larghe piastre protettive, simili a oblò. Un paio di muscoli potentissimi, contraendosi, danno inizio alla catena di eventi che producono l’impulso acustico e, quando si rilassano, generano uno schiocco. Il suono di ognuno di questi movimenti è amplificato dalle sottili membrane e dalle sacche aeree che si trovano nella regione addominale. Questi organi corrugati, detti timballi, sono unici nel mondo animale.
Sia le cicale sia le cavallette verdi traggono l’energia di cui hanno bisogno dalle piante. Le larve di cicala sono parassiti sotterranei degli alberi: succhiano la linfa dalle radici e vivono come talpe munite di siringhe. Contrariamente alle cavallette verdi, che crescono molto in fretta, le giovani cicale impiegano diversi anni per giungere a maturità. Il coro di cicale di stasera si è quindi nutrito per quattro anni e anche piú di linfa vegetale, ed è composto di talpe che sono uscite dalle tane per andare sugli alberi.
Le cavallette verdi e le cicale femmina salgono sugli alberi senza produrre alcun suono e ascoltano il coro dei maschi attraverso dei nervi situati sulle zampe; le cicale hanno le orecchie nell’addome. Se i maschi cantano ad alto volume oppure si mettono abbastanza in evidenza, tanto da dirigere il coro, l’ascoltatrice si avvicinerà, ascolterà ancora un po’, e poi ci sarà l’accoppiamento.
Quando il maschio e la femmina di cavalletta intrecciano i loro corpi, lui passa a lei non soltanto un sacchetto di sperma ma un sostanzioso «dono nuziale» in cibo che può arrivare a un quinto del peso corporeo del maschio. La produzione di questo sacco è talmente complessa che l’addome del maschio è quasi totalmente occupato dalle ghiandole che servono per produrlo. La funzione del dono varia da una specie all’altra. In alcune cavallette il maschio offre alla femmina il cibo che le occorre per produrre le uova. In altre specie, il dono prolunga la vita della sposa.
Purtroppo per i maschi di cavalletta canterini, le potenziali compagne non sono le uniche interessate ad ascoltare il coro. Il canto, infatti, aumenta senza dubbio il pericolo di essere scoperti da un uccello. I cuculi, in particolare, sono ghiotti di cavallette verdi, ma i loro nemici piú numerosi e temibili sono le mosche della famiglia dei tachinidi. Nell’età adulta, questi insetti spinosi si nutrono di nettare, ma allo stadio larvale sono parassiti di altri insetti. Diverse specie di tachinidi sono specializzate nelle cavallette verdi e hanno le orecchie appositamente sintonizzate sul verso del loro ospite preferito. La mamma mosca che origlia di nascosto punta sulla preda, le atterra vicino e quindi deposita una nidiata di larve che si agitano convulsamente. Queste si avventano sulla vittima insinuandosi all’interno del suo organismo. Come gli icneumonoidei nell’organismo del bruco, le larve della mosca divorano lentamente la cavalletta dall’interno. La strategia mordi-e-fuggi di mamma mosca è guidata unicamente dal suono, quindi il parassitismo dei tachinidi è un problema che affligge quasi unicamente i maschi delle cavallette verdi.
È quasi buio. Le cicale si sono finalmente zittite. Riprenderanno l’attività corale domani, quando verranno svegliate dal caldo. Entrano in scena altre specie. Le cavallette con le ali ad angolo emettono schiocchi stridenti, come maraca arboree. Zilli e stridori di altre specie escono dal coro, a testimoniare la varietà di questi insetti masticatori di foglie.
Con l’avanzare del crepuscolo ci vedo sempre meno e la foresta si dilata attorno a me in grandi volute scure. Di lí a poco l’oscurità è totale.
Resta solo il tuono fragoroso della foresta: Cha cha! Cha cha!
2 Il nome inglese delle cavallette verdi dalle lunghe antenne è katydid, letteralmente «è stata Katy», che deriva dalla fonetizzazione dello stridulo richiamo ripetitivo di questo insetto in «katy-did, katy-didn’t» (è stata Katy, non è stata Katy). [N.d.T.].