L’operatività di trading è strettamente collegata alla conoscenza e all’utilizzo di quella metodologia di analisi conosciuta con il nome di “analisi tecnica”. Quest’ultima costituisce il principale punto di riferimento per la costruzione delle varie strategie operative, che mirano ad analizzare l’andamento dei prezzi e a fornire segnali di ingresso/uscita dal mercato.
In realtà l’analisi che viene condotta è di tipo tridimensionale e riguarda:
a. Un’analisi grafica, che studia l’andamento dei prezzi per ricercare le configurazioni e i pattern che si ripetono con una certa frequenza.
b. Un’analisi quantitativa, che studia il movimento dei prezzi tramite l’utilizzo di indicatori/oscillatori matematici.
c. Un’analisi volumetrica, che analizza l’entità e il posizionamento dei volumi, sia per valutare la solidità dei movimenti compiuti dai prezzi, sia per individuare i livelli di prezzo su cui si sono registrati volumi particolarmente consistenti.
In questo capitolo mi limiterò a descrivere gli aspetti più importanti di questa disciplina8. Non è (e non vuole esserlo) un capitolo esaustivo della materia, ma vuole comunque evidenziare le caratteristiche più importanti delle varie metodologie di analisi.
I presupposti di base dell’analisi tecnica (che derivano dalla celebre teoria di Charles Dow) sono tre (Figura 4.1):
1. Il mercato sconta tutto. Nei prezzi di mercato sono già incorporati tutti i fattori di tipo fondamentale, politico, tecnico e psicologico che ne hanno determinato l’andamento. Ciò implica che ogni informazione disponibile è già riflessa/scontata nel prezzo.
Il corollario di questa regola è che il trader/investitore non si deve chiedere se il prezzo di mercato sia alto o basso. Ciò che deve fare è studiare come si è arrivati a quel prezzo (ossia come si è formato nel recente passato) e cercare di capire quale potrebbe essere il più probabile comportamento nel prossimo futuro. È importante che il giudizio sia il più oggettivo possibile e non sia influenzato da variabili esterne (congetture, ipotesi, giudizi di altri analisti).
FIGURA 4.1 – I tre principi di base su cui si fonda l’analisi tecnica.
2. I prezzi si muovono per tendenze (trend). Il trend (Figura 4.2) può essere rialzista (bullish), ribassista (bearish) o laterale (neutral):
Se i prezzi disegnano massimi e minimi crescenti, la tendenza è rialzista. In questo caso il mercato si trova in un up-trend.
Se i prezzi disegnano massimi e minimi decrescenti, la tendenza primaria è ribassista. In questo caso il mercato si trova in un down-trend.
Se i prezzi disegnano massimi e minimi sostanzialmente coincidenti, la tendenza primaria è laterale. In questo caso il mercato si trova in un trend neutral.
FIGURA 4.2 – Il tipico sviluppo di un trend rialzista e di uno ribassista.
Ogni volta che si apre un grafico, quindi, è fondamentale individuare le tendenze esistenti sui diversi orizzonti temporali. Un titolo, per esempio (Figura 4.3), si potrebbe trovare all’interno di una tendenza ribassista di breve termine, ma essere inserito in un trend rialzista di medio/lungo termine. O, al contrario, si potrebbe trovare all’interno di una tendenza rialzista di breve termine, ma essere inserito in un trend ribassista di medio/lungo termine.
Questo perché:
Nel corso di un trend rialzista di medio termine si verificano sia trend positivi, sia trend negativi di breve termine.
Nel corso di un trend ribassista di medio termine si verificano sia trend negativi, sia trend positivi di breve termine.
FIGURA 4.3 – Nel corso di un trend rialzista di medio termine si alternano fasi positive (in cui i prezzi salgono) a fasi di correzione (in cui i prezzi scendono o lateralizzano).
3. La storia si ripete. Il movimento dei prezzi riflette, attraverso andamenti ricorrenti e ripetitivi, la psicologia e il comportamento degli uomini, che tendono infatti a comportarsi sempre allo stesso modo. Per comprendere il futuro è quindi necessario studiare il passato, in quanto il futuro potrebbe esserne una ripetizione o presentare forti analogie.
Il corollario a questo principio è che quello che succederà nel prossimo futuro dipende essenzialmente da quello che è successo nel recente passato. I mercati, infatti, compiono dei movimenti ciclici, le cui caratteristiche sono assai simili, perché simili sono le situazioni tecniche e psicologiche che li generano. L’analisi grafica, in particolare, consente di individuare alcune configurazioni ricorrenti che, in alcuni casi, confermano il trend principale seguito dal mercato, in altri casi non confermano il trend primario e segnalano che si potrebbe verificare un’inversione di tendenza.
I minimi e i massimi registrati dai prezzi sono spesso associati a quelli che vengono chiamati supporti e resistenze. In modo assai sintetico:
• I supporti sono livelli di prezzo che arrestano una discesa e innescano un recupero.
• Le resistenze sono livelli di prezzo che arrestano una salita e innescano una correzione.
Quando si individua un livello di supporto, è importante monitorare il comportamento dei volumi (Figura 4.4):
• Se i volumi si riducono, significa che la pressione ribassista si è momentaneamente ridotta, ma i venditori hanno ancora in controllo del mercato. Il mercato interrompe quindi la sua discesa e può rimbalzare, ma solo per la chiusura di posizioni short. Sul mercato in questo caso si è formato un livello di minimo che non costituisce un solido livello di supporto.
• Se i volumi aumentano, significa che sul mercato c’è stato un incremento della pressione rialzista. Oltre alla chiusura di posizioni short sono arrivati anche dei flussi in acquisto da parte di compratori, che hanno pertanto aperto nuove posizioni long. Sul mercato in questo caso si è formato un minimo significativo, che costituisce un valido livello di supporto.
FIGURA 4.4 – Un supporto arresta la discesa dei prezzi e innesca un recupero. L’analisi dei volumi consente di valutare la solidità del supporto.
Allo stesso modo, quando si individua un livello di resistenza (Figura 4.5):
• Se i volumi si riducono, significa che la pressione rialzista si è momentaneamente ridotta, ma i compratori hanno ancora il controllo del mercato. Il mercato quindi interrompe la sua salita, ma solo per la chiusura di posizioni long (prese di profitto). Sul mercato in questo caso si è formato un massimo che non costituisce tuttavia una resistenza significativa.
• Se i volumi aumentano, significa che sul mercato c’è stato un incremento della pressione ribassista. Oltre alla chiusura di posizioni long c’è stato anche un flusso di vendite generato da venditori che hanno aperto nuove posizioni short. Sul mercato in questo caso si è formato un massimo significativo, che costituisce una valida resistenza.
FIGURA 4.5 – Una resistenza arresta la salita dei prezzi e innesca una correzione. L’analisi dei volumi consente di valutare la solidità della resistenza.
I livelli di supporto e di resistenza possono essere di due tipi:
a. Supporti e resistenze di tipo statico (Figura 4.6 e 4.7). Sono livelli orizzontali di prezzo, che non cambiano con il trascorre del tempo e che coincidono con livelli di minimo e di massimo raggiunti in precedenza. Quando su questi prezzi si registrano volumi elevati, significa che sul mercato è stata combattuta una battaglia significativa che, in alcuni casi, può creare le premesse per un’inversione di tendenza.
b. Supporti e resistenze di tipo dinamico (Figura 4.8). Sono livelli di prezzo individuati per mezzo di apposite trendline (ossia linee di tendenza), che uniscono i minimi e i massimi crescenti disegnati nel corso di un trend rialzista o i minimi e i massimi decrescenti disegnati nel corso di un trend ribassista. Il loro valore non è fisso, ma varia con il trascorre del tempo: è crescente nelle fasi di up-trend e decrescente nelle fasi di down-trend.
FIGURA 4.6 – Un supporto statico coincide spesso con un livello di minimo precedentemente raggiunto dai prezzi.
FIGURA 4.7 – Una resistenza statica coincide spesso con un livello di massimo precedentemente raggiunto dai prezzi.
FIGURA 4.8 – Un supporto dinamico unisce minimi crescenti, mentre una resistenza dinamica unisce massimi decrescenti.
LE TRE LEGGI CHE GUIDANO I MERCATI FINANZIARI
Le tre leggi fondamentali che condizionano l’andamento dei prezzi sono:
a. La legge della domanda e dell’offerta.
b. La legge della causa e dell’effetto.
c. La legge dello sforzo e del risultato.
La legge della domanda e dell’offerta confronta la forza dei compratori con quella dei venditori. La domanda si riferisce alla quantità di titoli (o di contratti, nel caso dei future) che gli operatori sono disposti a comprare a un determinato prezzo, mentre l’offerta esprime la quantità di titoli/contratti che gli operatori sono disposti a vendere a un certo prezzo. Il prezzo espresso dal mercato si forma quindi in base alla consistenza della domanda e dell’offerta presente sul mercato. In generale:
• Il prezzo sale quando c’è un aumento della domanda o, a parità di quest’ultima, quando diminuisce l’offerta.
• Il prezzo scende quando c’è un aumento dell’offerta, o a parità di quest’ultima, quando diminuisce la domanda.
Per misurare la consistenza della domanda e dell’offerta è necessario analizzare l’andamento dei volumi. Da questo punto di vista, infatti:
• Un prezzo crescente con volumi in aumento, segnala che la pressione rialzista è elevata, con ordini di acquisto che colpiscono gli ordini in lettera (ask) presenti sul book.
• Un prezzo crescente con volumi in diminuzione, segnala che il mercato sta salendo, favorito da una riduzione dell’offerta (ossia per una scarsa pressione ribassista).
• Un prezzo decrescente con volumi in aumento, segnala che la pressione ribassista è elevata, con ordini di vendita che colpiscono gli ordini in acquisto (bid) presenti sul book.
• Un prezzo decrescente con volumi in diminuzione, segnala che il mercato sta scendendo, favorito da una riduzione della domanda (ossia per una scarsa pressione rialzista).
La legge della causa e dell’effetto sancisce che, affinché si verifichi una variazione del prezzo, deve esserci una causa. Quest’ultima nasce dal desiderio dei compratori di acquistare il mercato (azioni, future, lotti) o dalla volontà dei venditori di uscire dal mercato (e ottenere in cambio del denaro). Le motivazioni possono essere di tipo fondamentale (legate per esempio alla diffusione di dati macroeconomici) o di tipo tecnico (provenienti per esempio dalle indicazioni di acquisto/vendita forniti dai classici oscillatori di analisi tecnica). Ciò che va sottolineato è che l’effetto prodotto sui prezzi sarà direttamente proporzionale a quella causa. Per ottenere un movimento significativo è necessario quindi che ci sia una causa importante. Da un punto di visto tecnico, per esempio, un movimento impulsivo nasce spesso da una prolungata fase di consolidamento, all’interno della quale il mercato registra una marcata contrazione della volatilità. Questa situazione è paragonabile a una molla che si sta comprimendo (causa): quando i prezzi escono da questa congestione laterale, si verifica una rapida accelerazione (effetto).
La legge dello sforzo e del risultato afferma che la variazione del prezzo (ossia il risultato) è la conseguenza di uno sforzo (espresso dalla consistenza dei volumi). In particolare:
• Quando c’è corrispondenza tra lo sforzo e il risultato, la direzione seguita dai prezzi viene confermata.
• Quando non c’è armonia tra sforzo e risultato, i prezzi potrebbero cambiare direzione.
Dopo questa premessa di carattere generale, è opportuno evidenziare che i mercati finanziari si muovono in base ad alcuni movimenti ciclici, che tendono a ripetersi con una certa frequenza e che influiscono in misura consistente sull’andamento dei prezzi. Da questo punto di vista è possibile individuare uno schema generale di riferimento, all’interno del quale è possibile collocare ogni attività finanziaria oggetto di osservazione (un indice azionario, un titolo, una valuta, una materia prima). Un’attività finanziaria si può trovare in una di queste quattro fasi:
• La fase accumulativa.
• La fase di trend rialzista.
• La fase distributiva.
• La fase di trend ribassista.
Ognuna di queste fasi ha delle caratteristiche proprie, che possono essere così descritte:
1. La fase accumulativa (Figura 4.9) è il movimento che si verifica alla fine di una discesa e che precede l’inizio di un impulso rialzista. All’interno di questa fase gli investitori istituzionali accumulano posizioni al rialzo, in quanto valutano che i prezzi di mercato siano convenienti. Nel corso di questo andamento laterale (che da un punto di vista grafico può assumere diverse conformazioni) si assiste:
A un incremento dei volumi durante le giornate positive (giornate, cioè, che hanno avuto un prezzo di chiusura più elevato rispetto a quello di apertura).
Il movimento dei prezzi segnala un rafforzamento della pressione rialzista e sul mercato si formano importanti aree di supporto.
La volatilità progressivamente si contrae e crea le premesse per il successivo movimento direzionale al rialzo.
2. Nella fase di trend rialzista (Figura 4.10) i prezzi allungano con decisione al rialzo, disegnando, da un punto di vista grafico, una sequenza di minimi e di massimi crescenti. Questo movimento direzionale inizia solitamente con una giornata di accelerazione (breakout rialzista) in cui i prezzi, sostenuti da un deciso incremento dei volumi, superano con decisione importanti livelli di resistenza. Una volta che la tendenza si è instaurata, è possibile misurare, tramite opportuni indicatori quantitativi (per esempio il MACD o il Parabolic SAR), la forza del movimento in attivo. Se il trend viene giudicato robusto e consistente, si dovranno sfruttare eventuali correzioni/pause di consolidamento per aprire nuove posizioni (long) in direzione del trend primario.
FIGURA 4.9 – All’interno della fase accumulativa si registra un rafforzamento della pressione rialzista (ossia della forza dei compratori) e/o una diminuzione della pressione ribassista (ossia della forza dei venditori).
FIGURA 4.10 – Nel corso di un trend rialzista i prezzi allungano al rialzo, con i compratori che assumono il controllo del mercato.
3. La fase distributiva (Figura 4.11) è il movimento che si verifica alla fine di una salita e che precede l’inizio di un impulso ribassista. All’interno di questa fase gli investitori istituzionali liquidano le posizioni long (al rialzo) aperte in precedenza, in quanto valutano che i prezzi di mercato siano eccessivi. Nel corso di questo andamento laterale (che può assumere diverse conformazioni) si assiste:
A un incremento dei volumi durante le giornate negative (giornate, cioè, che hanno avuto un prezzo di chiusura inferiore al prezzo di apertura).
Al movimento dei prezzi che segnala un rafforzamento della pressione ribassista e sul mercato si creano importanti aree di resistenza.
Alla progressiva contrazione della volatilità che crea le premesse per il successivo movimento direzionale al ribasso.
FIGURA 4.11 – All’interno della fase distributiva si registra un rafforzamento della pressione ribassista (ossia della forza dei venditori) e/o una diminuzione della pressione rialzista (ossia della forza dei compratori).
4. La fase di trend ribassista (Figura 4.12) è invece caratterizzata da una discesa consistente del mercato, con i prezzi che disegnano, da un punto di vista grafico, una sequenza di minimi e di massimi decrescenti. Questo movimento direzionale inizia con una giornata di accelerazione (breakout) ribassista, con i prezzi che, spinti da un forte incremento dei volumi, scendono con decisione sotto un valido livello di supporto. Una volta che la tendenza negativa si è instaurata, è possibile misurare, tramite opportuni indicatori quantitativi (per esempio il MACD e/o il Parabolic SAR), la forza del movimento in attivo. Se il trend viene giudicato solido si potranno sfruttare eventuali recuperi/pause di consolidamento per aprire posizioni (short) in direzione del trend primario.
FIGURA 4.12 – Nel corso di un trend ribassista i prezzi accusano una rapida flessione, con i venditori che prendono il controllo del mercato.
L’analisi grafica viene effettuata utilizzando una delle diverse metodologie di rappresentazione dei prezzi che si trovano all’interno dei software di analisi tecnica più diffusi (MetaStock, Visual Trader, ProRealTime, MultiCharts), ossia il bar chart, la candlestick, il Point&Figure, il Kagi e così via.
I metodi più utilizzati sono il grafico a barre (chiamato bar chart) e le candele giapponesi (candlestick). Entrambe queste tecniche utilizzano i quattro prezzi più importanti (Figura 4.13) che si formano nel corso della giornata (il prezzo di apertura, il prezzo massimo, il prezzo minimo e quello di chiusura), dei quali è opportuno conoscere le principali caratteristiche.
1. Il prezzo di apertura (Open). L’apertura del mercato azionario italiano risente di tutto quello che è successo nel corso della notte. È un prezzo che si forma pertanto in modo emotivo, in quanto è condizionato in modo significativo dai segnali che arrivano dagli altri mercati finanziari (in particolare dalla chiusura di Wall Street della sera precedente e dal comportamento delle borse asiatiche nella notte). In apertura (tra le 09:00 e le 10:00) si registrano spesso volumi consistenti e movimenti repentini. In generale, si può verificare un’apertura positiva se l’andamento generale è costruttivo e si crea un ambiente ottimista (risk on), o un’apertura al ribasso se l’andamento generale è negativo e c’è un ambiente pessimista (risk off).
2. Il prezzo massimo (High). È il prezzo più alto registrato nel corso della giornata e costituisce pertanto il prezzo più alto al quale i compratori sono riusciti a spingere il mercato. Il fatto che i prezzi non siano saliti oltre questo livello può essere dovuto:
a. A una diminuzione della pressione rialzista, ossia della forza dei compratori che, raggiunti certi livelli, hanno ridotto i loro acquisti. In questo caso si forma un massimo sul quale non si registrano volumi particolarmente elevati.
b. A un rafforzamento della pressione ribassista, ossia della forza dei venditori. In questo caso i compratori stavano acquistando con una certa decisione, ma i prezzi non sono riusciti ad andare oltre questi livelli a causa di una corrente consistente di vendite che ha arrestato la salita. Si forma in questo modo un massimo che è accompagnato da volumi elevati ed evidenzia che c’è stata una battaglia significativa tra venditori e compratori. In questo caso il massimo costituisce un importante livello di resistenza (grafica e volumetrica).
3. Il prezzo minimo (Low). È il prezzo più basso registrato nel corso della giornata e costituisce pertanto il prezzo più basso al quale i venditori sono riusciti a spingere il mercato. Il fatto che il mercato non sia sceso ulteriormente sotto questo livello può essere provocato:
a. Da una diminuzione della pressione ribassista, con i venditori che raggiunti certi livelli hanno ridotto le loro vendite. In questo caso si forma un minimo sul quale non si registrano volumi elevati.
b. Da un rafforzamento della pressione rialzista (ossia della forza dei compratori). In questo caso sul mercato è arrivata una forte corrente di acquisti, che è riuscita ad arrestare la discesa dei prezzi. Si forma in questo modo un minimo che è accompagnato da volumi elevati. In questo caso, quindi, il minimo costituisce un solido livello di supporto (grafico e volumetrico).
4. Il prezzo di chiusura (Close). È il prezzo più importante della seduta, in quanto:
Costituisce l’esito finale della battaglia che è stata combattuta tra compratori e venditori.
Esprime la valutazione finale del mercato circa la futura direzione che i prezzi potrebbero seguire.
Il prezzo di chiusura, in particolare, è influenzato dalle decisioni degli investitori istituzionali, che devono decidere se chiudere o lasciare aperte le loro posizioni. Da questo punto di vista:
Acquisti importanti sul finale di seduta possono essere attribuiti a investitori istituzionali che chiudono posizioni short e/o aprono posizioni long, in quanto ipotizzano un’ulteriore salita del mercato nella giornata/giornate successive.
Vendite importanti sul finale di seduta sono da attribuire a investitori istituzionali che chiudono posizioni long e/o aprono posizioni short, in quanto anticipano un’ulteriore discesa del mercato nella giornata/giornate successive.
In generale, è possibile utilizzare il posizionamento del prezzo di chiusura all’interno del range giornaliero (inteso come differenza tra il prezzo minimo e quello massimo di giornata) per ottenere utili informazioni. In particolare:
a. La distanza tra il prezzo minimo e quello di chiusura misura la forza dei compratori/rialzisti, mentre la distanza tra il prezzo massimo e quello di chiusura misura la forza dei venditori/ribassisti.
b. Tanto più il prezzo di chiusura si trova vicino ai massimi di giornata, tanto più la seduta deve essere considerata rialzista.
c. Tanto più il prezzo di chiusura si trova vicino ai minimi di giornata, tanto più la giornata deve essere considerata ribassista.
FIGURA 4.13 – I quattro prezzi più importanti che ogni giorno si formano sui mercati finanziari.
L’analisi grafica (chart reading) consente di visualizzare il comportamento dei diversi mercati finanziari. Esistono vari metodi di rappresentazione, alcuni semplici, altri più complessi. I tre metodi più utilizzati sono:
1. I grafici lineari (linear chart) sono i più semplici da costruire, visto che non fanno altro che unire, tramite una linea continua, i prezzi di chiusura dell’attività finanziaria (un titolo azionario, un indice, una materie prima, un cambio) oggetto di analisi. Questo tipo di grafico (Figura 4.14) può essere utilizzato per individuare la tendenza primaria seguita dai prezzi, ma non è in grado di fornire particolari indicazioni operative.
FIGURA 4.14 – I grafici a linea consentono di fotografare i trend di medio termine in cui le varie attività finanziarie sono inserite.
2. I grafici a barre (bar chart) rappresentano l’andamento dei prezzi attraverso una barra verticale, che evidenzia i quattro prezzi più importanti della seduta: il prezzo di apertura, il prezzo massimo, il prezzo minimo e quello di chiusura. La linea che si trova sul lato sinistro della barra verticale rappresenta il prezzo di apertura, mentre quella che si trova sulla destra evidenzia il prezzo di chiusura. In base al posizionamento del prezzo di apertura e di quello di chiusura si hanno quindi due possibilità:
Una barra con prezzo di apertura superiore a quello di chiusura (con la linea di sinistra che si trova su un valore più alto rispetto a quella di destra).
Un barra con prezzo di apertura inferiore a quello di chiusura (con la linea di sinistra che si trova su un valore più basso rispetto a quella di destra).
La tipica rappresentazione grafica vede (Figura 4.15):
Sull’asse delle ascisse (ossia l’asse delle X) il trascorrere del tempo. Giorno dopo giorno viene aggiunta (a destra) una nuova barra, che registra quello che è successo nell’ultima seduta di contrattazioni.
Sull’asse delle ordinate (ossia l’asse delle Y) la scala dei prezzi, che consente di visualizzare il range di oscillazione del mercato.
Nella parte bassa sono visualizzati, tramite una barretta verticale, i volumi totali scambiati nel corso di ogni giornata.
In una o più finestre separate possono poi essere visualizzati eventuali oscillatori tecnici (che, in alcuni casi, possono essere anche sovrapposti all’andamento dei prezzi).
FIGURA 4.15 – Una tipica bar chart.
Con il grafico giornaliero (daily) ogni barra rappresenta una giornata di contrattazioni (Figura 4.16). L’arco temporale (ossia il time frame) potrebbe essere anche inferiore (si parla in questo caso di grafici intraday), ma anche superiore (si parlerà in questo caso di grafici settimanali o weekly (Figura 4.17), mensili o monthly, trimestrali o quarterly, annuali o yearly). Per quanto riguarda i grafici intraday, i più utilizzati sono i 5 minuti, i 15 minuti, i 30 minuti, i 60 minuti e le quattro ore (per il Forex).
FIGURA 4.16 – Un tipico grafico a barre giornaliere. Nella parte bassa sono visualizzati i volumi, ossia il numero totale di pezzi/contratti scambiati nel corso di ogni giornata.
FIGURA 4.17 – Un tipico grafico a barre settimanali, spesso utilizzato per visualizzare l’andamento di medio termine dell’attività finanziaria oggetto di analisi.
3. Le candele giapponesi (candlestick) sono una delle rappresentazioni grafiche più diffuse. Per la loro costruzione si utilizzano, come per i grafici a barre, il prezzo di apertura (Open), il prezzo massimo (High), il prezzo minimo (Low) e quello di chiusura (Close) per ogni seduta borsistica (Figure 4.18, 4.19 e 4.20).
FIGURE 4.18-4.19 – Dalle barre alle candele.
FIGURA 4.20 – Un tipico grafico a candele giapponesi.
Con le candele giapponesi si utilizza una candela (candle line) formata da (Figura 4.21):
Un corpo centrale definito real body (corpo), il quale indica la distanza tra il prezzo di apertura e quello di chiusura. Il corpo della candela può essere nero (o di colore scuro) o bianco (o di colore chiaro): si ha un corpo nero quando il prezzo di chiusura è inferiore a quello di apertura, mentre un corpo bianco indica una giornata che ha avuto un prezzo di chiusura superiore a quello di apertura.
Due shadow (ombre), ossia due linee che individuano il prezzo massimo e il prezzo minimo registrati nel corso del periodo di tempo prescelto e che prendono rispettivamente il nome di upper shadow (la linea verticale che si trova al di sopra del corpo) e lower shadow (la linea verticale al di sotto del corpo).
FIGURA 4.21 – Gli elementi fondamentali delle candele sono il corpo centrale (real body) e le due ombre (shadow).
La prima distinzione è tra:
Candele bianche (white line), nelle quali il prezzo di chiusura è stato superiore a quello di apertura, che individuano una giornata che ha avuto un andamento rialzista.
Candele nere (black line), nelle quali il prezzo di chiusura è stato inferiore a quello di apertura, che individuano una giornata che ha avuto un andamento ribassista.
È opportuno evidenziare che molte piattaforme di trading consentono di personalizzare il colore delle candele: per questo motivo si vedono grafici con candele rialziste che hanno un corpo verde e candele ribassiste con un corpo rosso. In questo libro, anche per esigenze grafiche, utilizzeremo la versione di base, con le candele di colore bianco e nero.
Le successive distinzioni riguardano poi:
a. La lunghezza del real body.
b. La proporzione esistente tra la lunghezza del real body e la lunghezza delle shadow.
c. Il posizionamento del real body all’interno del range giornaliero.
Il corpo centrale (real body) è l’area che individua la distanza tra il prezzo di apertura e quello di chiusura. Le candele in cui la distanza tra il prezzo di chiusura e quello di apertura (il real body della candela) è estesa, si definiscono long white line o long black line. Le candele che hanno un lungo corpo bianco (long white candle) evidenziano un rafforzamento della pressione rialzista; quelle che hanno un lungo corpo nero (long black candle) evidenziano un rafforzamento della pressione rialzista (Figura 4.22).
La figure opposte alle long line sono le short line, ossia candele che presentano una differenza minima tra il prezzo di chiusura e quello di apertura, con le due shadow che hanno una lunghezza ridotta. Le short line sono un tipico pattern di indecisione ed evidenziano che sul mercato c’è stato un sostanziale equilibrio tra compratori e venditori. Quando il prezzo di apertura è identico (o molto vicino) al prezzo di apertura, si parla di candela Doji. Le Doji segnalano incertezza e indecisione. In alcuni casi costituiscono una semplice pausa all’interno di un trend molto pronunciato. Se si verificano dopo un prolungato movimento rialzista/ribassista, ma possono tuttavia anticipare un’inversione di tendenza.
FIGURA 4.22 – Le varie dimensioni delle candele giapponesi.
L’analisi della singola candela o della combinazione di due/tre candele consecutive consente di comprendere quello che è successo recentemente sul mercato. In alcuni casi forniranno un segnale di conferma circa la solidità del trend in essere, in altri casi forniranno invece dei segnali di inversione (ossia di esaurimento di una tendenza rialzista/ribassista e l’inizio di un movimento contrario).
Tra le configurazioni grafiche a una singola candela più diffuse ci sono:
1. L’Hammer. È una candela che si verifica alla fine di un movimento ribassista (Figura 4.23) ed è caratterizzata da una lunga lower shadow e da un real body di piccole dimensioni situato nella parte alta del range giornaliero. Il colore del real body è indifferente: l’aspetto fondamentale è la presenza di una lunga lower shadow, la cui lunghezza deve essere almeno il doppio rispetto al corpo della candela. È una figura che spesso segnala la fine di un trend negativo e l’inizio di un recupero: da un punto di vista operativo, quando si individua un Hammer si dovranno chiudere eventuali posizioni ribassiste (short) in essere e cercare di costruire posizioni al rialzo (long).
FIGURA 4.23 – L’Hammer si verifica alla fine di una discesa. Ha una lunga lower shadow e un piccolo real body, collocato nella parte alta del range giornaliero. La Shooting Star si verifica invece alla fine di una salita. Ha una lunga upper shadow e un piccolo real body, collocato nella parte bassa del range giornaliero.
2. La Shooting Star. È la figura opposta all’Hammer, in quanto è una candela d’inversione ribassista che si verifica alla fine di un movimento rialzista. È caratterizzata da una upper shadow molta estesa (la cui lunghezza deve essere almeno il doppio rispetto a quella del real body), mentre il real body è di piccole dimensioni e si trova nella parte bassa del range giornaliero. È una figura che spesso segnala la fine di un trend positivo e l’inizio di una correzione: da un punto di vista operativo, quando si individua una Shooting Star è opportuno chiudere eventuali posizioni long e costruire posizioni al ribasso (short).
Tra le configurazioni grafiche a due candele più diffuse ci sono (Figura 4.24):
1. Il Bullish Engulfing, costituito da una piccola candela nera (short black) seguita da una lunga candela bianca (long white). È necessario che il real body della prima candela sia contenuto in quello della seconda candela. La candela long white segnala che i compratori hanno preso il controllo del mercato, innescando un veloce spunto rialzista. Nella prima candela i volumi sono contenuti, mentre nella long white i volumi devono aumentare, confermando che sul mercato si è verificato un chiaro rafforzamento della pressione rialzista.
2. La Bearish Engulfing, che è costituita da una piccola candela bianca (short white) seguita da una lunga candela nera (long black). È necessario che il real body della prima candela sia contenuto in quello della seconda. La candela long black segnala che i venditori hanno preso il controllo del mercato, innescando una brusca flessione. Nella prima candela i volumi sono contenuti, mentre nella long black i volumi devono aumentare, confermando che sul mercato si è verificato un chiaro rafforzamento della pressione ribassista.
FIGURA 4.24 – La figura di Bullish Engulfing evidenzia un rafforzamento della pressione rialzista, mentre la Bearish Engulfing segnala un rafforzamento della pressione ribassista.
Le figure disegnate dalla candele giapponesi sono sicuramente interessanti per ottenere informazioni utili sul comportamento dei mercati finanziari. Per ottenere ulteriori indicazioni operative, tuttavia, è necessario esaminare le caratteristiche delle singole candele. In particolare:
1. La dimensione del corpo della candela (real body). In generale:
Un corpo esteso/lungo indica che i prezzi hanno compiuto un veloce movimento impulsivo (al rialzo o al ribasso). Il mercato, quindi, ha accelerato con una certa decisione (spesso con volumi in aumento), con una delle due forze in campo che ha avuto il deciso sopravvento sull’altra. Il colore della candela indica chi ha vinto la battaglia sul mercato: se il corpo è bianco la candela è rialzista e indica che sono i compratori ad avere avuto la meglio; se il corpo è nero la candela è ribassista e indica che sono stati i venditori ad avere avuto la meglio.
Un corpo contenuto (in particolare quando si sviluppa a metà del range di oscillazione) indica invece indecisione ed equilibro, con volumi che sono spesso contenuti. Il colore della candela non è di per sé significativo, in quanto non si tratta di una battaglia particolarmente importante.
2. La lunghezza delle shadow. Le shadow assumono particolare importanza, in quanto possono essere utilizzate per:
Evidenziare la volatilità presente sul mercato. Ombre molto lunghe, in particolare, indicano un deciso incremento di volatilità.
Individuare importanti livelli di supporto/resistenza. Una lunga upper shadow segnala che il mercato ha tentato un allungo, ma è stato respinto da una resistenza grafica (formando in questo modo un massimo significativo). Una lunga lower shadow segnala invece che il mercato ha subito una rapida correzione, ma è poi rimbalzato da un sostegno grafico (formando in questo modo un minimo significativo).
La presenza di una candela con una lunga upper shadow alla fine di un trend rialzista può indicare il raggiungimento di un importante top di breve termine e l’inizio di una fase correttiva; la presenza di una candela con una lunga lower shadow alla fine di un trend ribassista può segnalare il raggiungimento di un importante bottom di breve termine e l’inizio di una risalita.
La upper shadow può essere pertanto considerata una misura della pressione ribassista, mentre la lower shadow come una misura della pressione rialzista. La prima indica infatti di quanto i venditori sono riusciti a far scendere i prezzi dai massimi di giornata; la seconda di quanto i compratori sono riusciti a far risalire i prezzi dai minimi di giornata. I pattern rialzisti hanno spesso lower shadow più lunghe rispetto alle upper shadow. Al contrario, i pattern ribassisti hanno spesso upper shadow più lunghe rispetto alle lower shadow.
3. Il rapporto tra il real body e le shadow. L’esame congiunto tra la dimensione del real body e la lunghezza delle shadow fornisce poi ulteriori informazioni circa il comportamento del mercato. Da questo punto di vista:
Le fasi di tendenza sono spesso caratterizzate da candele che hanno real body estesi e shadow contenute. In un trend rialzista, per esempio, i real body sono di colore bianco e le upper shadow sono di piccole dimensioni, mentre ci possono essere lower shadow un po’ più estese. Ciò indica che, a livello intraday, il mercato potrebbe aver accusato una veloce correzione, ma questa discesa è stata utilizzata dai compratori per aprire nuove posizioni long e spingere ulteriormente al rialzo i prezzi (con un prezzo di chiusura che si colloca a ridosso dei massimi di giornata). In un trend ribassista, al contrario, i real body sono di colore nero e le lower shadow sono di piccole dimensioni, mentre ci possono essere upper shadow un po’ più estese. Ciò indica che, a livello intraday, il mercato ha tentato un recupero, che è stato tuttavia utilizzato per liquidare posizioni long o aprire nuove posizioni short, e spingere ulteriormente al ribasso i prezzi (con un prezzo di chiusura che si colloca a ridosso dei minimi di giornata).
Quando sul mercato c’è indecisione, il corpo delle candele tende invece a ridursi, con le due shadow che, in proporzione al real body, diventano più grandi. In questi casi c’è sostanziale equivalenza tra la lunghezza del real body e le due shadow. Sono le tipiche candele di consolidamento, caratterizzate da pochi volumi, con i prezzi che si muovono lateralmente senza fornire particolari spunti operativi.
4. La posizione del real body. Un ultimo aspetto che va considerato è la posizione del real body all’interno del range di oscillazione (Figura 4.25). Da questo punto di vista:
Quando c’è una lunga lower shadow e il real body si trova nella parte alta del range, significa che la discesa del mercato potrebbe aver trovato un valido supporto ed è già iniziato un veloce recupero (situazione che spesso segnala il raggiungimento un minimo di breve termine).
Quando c’è una lunga upper shadow e il real body si trova nella parte bassa del range, significa che il mercato potrebbe aver trovato una solida resistenza e ha poi accusato una rapida correzione (situazione che spesso segnala il raggiungimento un massimo di breve termine).
Quando il real body si trova nella parte centrale del range di oscillazione e ci sono due shadow lunghe, significa che nessuna delle forze in campo è riuscita ad avere il sopravvento sull’altra e sul mercato c’è una situazione di sostanziale equilibrio/indecisione.
FIGURA 4.25 – Le dimensioni delle candele e del real body consentono di ottenere importanti informazioni su quello che è successo sul mercato.
Le indicazioni che arrivano dall’analisi candlestick sono sicuramente valide e interessanti, ma per comprendere appieno le dinamiche di mercato è necessario valutare anche:
1. La struttura generale del mercato.
2. La solidità del trend seguito dai prezzi.
3. La forza dei compratori (pressione rialzista), confrontata con quella dei venditori (pressione ribassista).
I movimenti compiuti dai prezzi sono il risultato della battaglia che si combatte quotidianamente tra tori (compratori) e orsi (venditori). Ogni candela riflette il risultato finale di questo scontro nel periodo di tempo analizzato. Una candela daily, per esempio, esprime il risultato finale di una battaglia che per il mercato azionario italiano inizia alle 09:00 del mattino e termina alle 17:30 del pomeriggio. Una candela intraday a 5-15-30-60 minuti, mostra invece cosa è successo all’interno di quell’arco temporale. Le candele aiutano (anche da un punto di visivo) a capire qual è stato l’esito finale di questa lotta, ma per comprenderne appieno la portata e il loro significato è necessario inserirle all’interno del contesto generale in cui si sono formate. I vari pattern, in particolare, sono collegati al momentum di breve termine presente sul mercato. Alcuni, infatti, indicano un’accelerazione del trend seguito dai pezzi, altri segnalano un’inversione di tendenza, altri ancora evidenziano una situazione di sostanziale equilibro tra compratori e venditori.
In alcuni casi i pattern disegnati dalle candele giapponesi forniscono interessanti indicazioni operative circa la solidità del trend espresso dal mercato. Un Bullish Engulfing:
• Se si sviluppa all’interno di un trend ribassista segnala un rafforzamento della pressione rialzista, situazione che può indicare la formazione di un minimo di breve termine e l’inizio di un recupero.
• Se si sviluppa all’interno di un trend rialzista conferma che i compratori hanno il pieno controllo del mercato, con quest’ultimo che ha quindi tutte le carte in regola per continuare nella sua salita.
Allo stesso modo, un Bearish Engulfing:
• Se si sviluppa all’interno di un trend rialzista segnala un rafforzamento della pressione ribassista, situazione che può indicare la formazione di un massimo di breve termine e l’inizio di una flessione.
• Se si sviluppa all’interno di un trend ribassista conferma che i venditori hanno il pieno controllo del mercato, con quest’ultimo che potrebbe pertanto proseguire nella sua discesa.
3. Pressione rialzista vs pressione ribassista
L’analisi candlestick fornisce interessanti informazioni circa la forza dei compratori e dei venditori. In particolare, consente di evidenziare chi controlla il mercato e di capire quando una delle due forze prende il sopravvento sull’altra. Una Bullish Engulfing (Figura 4.26), per esempio, segnala che la pressione rialzista è aumentata in modo significativo, con i compratori che hanno fornito evidenti segnali di forza. È opportuno sottolineare la bontà dei segnali forniti dall’analisi candlestick dipende molto spesso dalla consistenza dei volumi. Se i volumi sono elevati, infatti, le indicazioni forniti dai vari pattern sono maggiormente affidabili.
FIGURA 4.26 – Un tipico Engulfing Pattern di inversione rialzista.
I manuali di base che spiegano i principi di base dell’analisi tecnica di tipo grafico evidenziano come i prezzi disegnino figure ricorrenti (pattern), il cui riconoscimento consente di capire che cosa è successo nel recente passato e che cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro. Il presupposto teorico di questo tipo di analisi è che “la storia tende a ripetersi”: per poter valutare cosa potrebbe succedere in futuro è necessario studiare il passato, visto che di fronte a situazioni simili la reazione degli operatori sarà sostanzialmente la stessa e avrà pertanto delle conseguenze analoghe.
In base a questo principio è possibile evidenziare che i prezzi disegnano alcune figure grafiche che si possono suddividere tra:
a. Figure di continuazione, che costituiscono una semplice pausa del trend (rialzista o ribassista) in essere. Una volta completate, il mercato prosegue quindi nella stessa direzione (rialzista o ribassista) che le aveva precedute (Figure 4.27 e 4.28).
FIGURA 4.27 – Le tipiche figure di continuazione rialzista.
FIGURA 4.28 – Le tipiche figure di continuazione ribassista.
Se il trend precedente era rialzista, i prezzi, dopo questa breve pausa di consolidamento/correzione, strapperanno ancora al rialzo.
Se il trend precedente era ribassista, i prezzi, dopo questa breve pausa di consolidamento/rimbalzo, subiranno un’ulteriore flessione.
Le tipiche figure di continuazione sono i Triangoli, le Flag (bandiere) e i Rettangoli.
In sintesi:
I Triangoli sono consolidamenti laterali, in cui i prezzi tendono a muoversi in range sempre più stretti, convergendo verso l’apice del triangolo.
Le Flag sono movimenti opposti al trend principale. Sono i tipici rimbalzi tecnici che si verificano quando il trend è negativo e le classiche correzioni che si sviluppano all’interno di un trend positivo.
Nei Rettangoli i prezzi si muovo lateralmente all’interno di un canale laterale delimitato da un livello di supporto e uno di resistenza (entrambi orizzontali).
b. Figure d’inversione, che provocano invece un’inversione di tendenza (da rialzista a ribassista e viceversa). Queste figure sono particolarmente importanti, poiché molto spesso si sviluppano all’interno di quelle fasi di accumulazione e distribuzione che precedono l’inizio di un movimento direzionale (Figure 4.29 e 4.30). In particolare:
La fase accumulativa anticipa l’inizio di un trend positivo e provoca un’inversione rialzista di tendenza (il mercato veniva da una discesa di una certa consistenza, ossia si trovava all’interno di una tendenza ribassista e, dopo aver completato la figura di inversione/accumulazione, si gira infatti al rialzo).
La fase distributiva, al contrario, anticipa l’inizio di un trend negativo e provoca un’inversione ribassista di tendenza (il mercato veniva da una salita di una certa consistenza, ossia si trovava all’interno di una tendenza rialzista e, dopo aver completato la figura di inversione/distribuzione si gira al ribasso).
Le principali figure di inversione sono i Testa e spalle, i Doppi/Tripli massimi e i Doppi/Tripli minimi, gli Spike, il Diamante e il Cup&Handle.
FIGURA 4.29 – Le tipiche figure di inversione rialzista.
FIGURA 4.30 – Le tipiche figure di inversione ribassista.
In sintesi:
Nei Testa e spalle (bottom) i prezzi, che arrivano da una discesa di una certa consistenza, rimbalzano da un minimo centrale (della testa). Dopo questo recupero si verifica una nuova flessione, che tuttavia si arresta su un livello superiore rispetto al minimo precedente e interrompe quindi il trend ribassista principale. La rottura dalla trendline che unisce gli ultimi due massimi disegnati e/o il superamento dell’ultimo massimo, provoca un’inversione rialzista di tendenza.
Nei Doppi minimi i prezzi scendono su un primo minimo (che fa da supporto), provano un rimbalzo tecnico, ma poi accusano un’ulteriore flessione e si portano a ridosso del minimo precedente. La tenuta di questo livello alimenta un veloce recupero, che verrà poi perfezionato dal superamento del massimo intermedio raggiunto in precedenza.
Negli Spike bottom i prezzi, che stanno scendendo in modo deciso, rimbalzano con estrema decisione, spesso per una notizia improvvisa che arriva sul mercato. A livello grafico viene disegnata una figura a V.
In pratica:
Nei Testa e spalle (top) i prezzi, che arrivano da una salita di una certa consistenza, salgono su un picco centrale (della testa), accusano una prima correzione e poi provano a risalire ma, disegnando un massimo decrescente rispetto al picco precedente, interrompono il trend rialzista nel quale sono inseriti. La rottura dalla trendline che unisce gli ultimi due minimi disegnati e/o il cedimento dell’ultimo minimo, provoca un’inversione ribassista di tendenza.
Nei Doppi massimi i prezzi salgono su un primo massimo (che fa da resistenza), accusano una veloce correzione e poi si riportano a ridosso del picco raggiunto in precedenza. Il mancato superamento di quest’ultimo livello innesca una rapida flessione: l’inversione ribassista di tendenza verrà perfezionata dal cedimento del minimo intermedio raggiunto nel corso della prima correzione.
Negli Spike top i prezzi, che stanno salendo il modo deciso, accusano una brusca e improvvisa flessione (spesso innescata da un evento esogeno non previsto dal mercato). A livello grafico il mercato disegna una V rovesciata.
Nel corso dei movimenti direzionali, al rialzo e al ribasso, si sviluppano fisiologiche pause di consolidamento catalogabili come figure di continuazione, visto che i prezzi poi proseguono nella tendenza principale nella quale sono inseriti. Le figure di inversione si verificano invece all’interno delle fasi di accumulazione/distribuzione e provocano un’inversione di tendenza.
Per poter capire se un movimento laterale costituisce una semplice pausa o, al contrario, potrebbe creare le premesse per un’inversione di tendenza, è necessario verificare:
a. L’aspetto temporale: più è breve il movimento laterale, più aumentano le probabilità che sia solo una semplice pausa all’interno del trend principale.
b. L’aspetto volumetrico: se nel movimento laterale i volumi rimangono deboli, è probabile che si tratti di una pausa. Se invece i volumi aumentano, significa che potrebbe essere in atto un processo accumulativo/distributivo in grado di anticipare una successiva inversione di tendenza.
c. L’aspetto quantitativo: in mancanza di segnali di inversioni da parte degli indicatori/oscillatori (ossia di divergenza positive/negative), è probabile che il movimento laterale sia una pausa di consolidamento.
IL PROCESSO DI ANALISI
Per poter analizzare in modo preciso e dettagliato l’andamento dei diversi mercati finanziari, è necessario conoscere:
• La parte grafica, ossia le principali figure di inversione/continuazione e i più importanti pattern di prezzo (price action).
• La parte quantitativa, ossia le caratteristiche dei più importanti oscillatori/indicatori tecnici.
• La parte volumetrica, ossia la distribuzione dei volumi nel corso dei vari movimenti di swing.
L’esame tecnico si fonda quindi su tre diversi livelli di analisi.
Il primo passo consiste nell’individuare il trend, sia di medio sia di breve termine, seguito dall’attività finanziaria che si sta analizzando.
L’analisi grafica da questo punto di vista è fondamentale. La sequenza dei massimi e dei minimi disegnati nel corso del tempo consente infatti di determinare quale sia il trend primario seguito dal mercato. Il trend dovrà poi essere confermato dall’analisi quantitativa e da quella volumetrica. In particolare:
a. Un trend rialzista (caratterizzato da una sequenza di minimi e di massimi crescenti) dovrà avere i vari indicatori direzionali in posizione long, con volumi consistenti nelle fasi di accelerazione al rialzo e volumi contenuti nel corso delle fasi di correzione/consolidamento.
b. Un trend ribassista (caratterizzato da una sequenza di minimi e di massimi decrescenti) dovrà avere i vari indicatori direzionali in posizione short, con volumi consistenti nelle fasi di accelerazione al ribasso e volumi contenuti nel corso delle fasi di rimbalzo/consolidamento.
Il secondo passo prevede di individuare i principali livelli di supporto e resistenza che si sono creati nel recente passato. In particolare, è necessario identificare gli Swing Low/Swing High9 sui quali si sono registrati volumi consistenti.
a. Uno Swing Low (una barra che ha un minimo più basso sia della barra che la precede, sia di quella successiva) con volumi elevati evidenzia molto spesso la formazione di un livello di minimo/supporto.
b. Uno Swing High (una barra che ha un massimo più alto sia della barra che la precede, sia di quella successiva) con volumi elevati evidenzia molto spesso la formazione di un livello di massimo/resistenza.
Il terzo e ultimo passo prevede di costruire strategie per il trading di breve termine. Queste ultime si possono suddividere in due tipologie principali:
a. Strategie di tipo trend-following, che mirano a seguire il trend principale seguito dal mercato (giudicato forte e quindi in grado di proseguire). Se il trend è rialzista si cercheranno pertanto opportunità di ingresso long (per esempio sul pullback), mentre se è ribassista si cercheranno opportunità di tipo short (per esempio, sfruttando brevi fasi di congestione laterale).
b. Strategie di reversal, che sfruttano segnali di esaurimento del trend in atto (provenienti dall’analisi grafica, piuttosto che da quella quantitativa o volumetrica) per sfruttare una possibile inversione di tendenza (per esempio figure grafiche di reversal confermate dalla presenza di divergenze sui principali oscillatori).
Per poter effettuare una valida analisi grafica dell’attività che si sta analizzando, si deve procedere quindi per step. Per stabilire il trend primario presente sul mercato va visualizzato il comportamento di medio termine (3/4 mesi) dei prezzi. Per determinarlo può essere utile unire con delle linee tratteggiate i minimi e i massimi più importanti disegnati dai prezzi nel corso di quest’orizzonte temporale. In questo modo la struttura grafica dovrebbe emergere in modo abbastanza chiaro (Figura 4.31).
Il secondo passaggio consiste nel disegnare le classiche trendline (sia statiche sia dinamiche), le cui finalità principali consistono nell’individuare i principali livelli di supporto e di resistenza che si sono creati nel recente passato (Figura 4.32).
Una volta individuati questi livelli, è possibile zoomare sul grafico e fotografare quello che è successo nel corso delle ultime due/tre settimane. In questo modo si possono individuare con maggiore chiarezza i livelli grafici che nel breve termine potrebbero assumere particolare rilevanza (Figura 4.33).
Lo zoom può essere ulteriormente approfondito, al fine di fotografare con maggiore precisione quello che è successo sul mercato nel corso delle ultime 3/5 sedute e individuare la presenza di eventuali pattern/setup giornalieri.
FIGURA 4.31 – L’analisi dei vari movimenti di swing, disegnati nel corso degli ultimi due/tre mesi, consente di determinare il trend primario nel quale i prezzi sono inseriti.
FIGURA 4.32 – Occorre individuare i livelli di supporto e di resistenza più importanti disegnati dai prezzi. Queste sono le zone che arrestano le fasi di discesa e/o di salita.
Terminata questa parte grafica si può poi passare all’analisi quantitativa, caricando uno o più indicatori tecnici (Figura 4.34) in grado di fornire valide indicazioni operative (argomento che affronteremo nei prossimi paragrafi).
FIGURA 4.33 – Esaminando da vicino i movimenti delle ultime settimane, si possono individuare con maggiore precisione i livelli chiave di riferimento per l’analisi del trend di breve termine.
FIGURA 4.34 – L’utilizzo dei vari oscillatori consente di ottenere ulteriori informazioni circa la situazione tecnica presente sul mercato.
Trader e analisti, oltre a studiare i mercati da un punto di vista grafico, analizzano il comportamento dei prezzi avvalendosi di opportuni indicatori/oscillatori tecnici. In particolare, gli indicatori e oscillatori tecnici:
• Forniscono segnali operativi di entrata e di uscita dal mercato.
• Segnalano eventuali situazioni di ipercomprato e di ipervenduto.
• Misurano la pressione rialzista (la forza dei compratori) e la pressione ribassista (la forza dei venditori) presenti sul mercato.
• Permettono di individuare divergenze di comportamento tra i prezzi e degli indicatori stessi.
È necessario sottolineare che il termine “indicatore” è sinonimo di “oscillatore”. L’unica differenza è che gli oscillatori hanno una banda di oscillazione prestabilita (0-100 punti), mentre gli indicatori, almeno da un punto di vista teorico, potrebbero salire o scendere all’infinito.
Gli oscillatori/indicatori quindi:
1. Forniscono segnali di entrata e di uscita dal mercato. Alcuni oscillatori forniscono un’indicazione rialzista/ribassista quando escono dalla loro area di ipervenduto/ipercomprato, altri quando attraversano la linea dello zero, altri ancora tramite l’incrocio delle due linee che li costituiscono (Figura 4.35).
2. Consentono di individuare situazioni di ipercomprato e ipervenduto (overbought/oversold). In particolare:
a. Si ha una situazione di ipercomprato quando i prezzi hanno compiuto, in un breve arco temporale, un veloce balzo in avanti.
b. Si ha una situazione di ipervenduto quando i prezzi hanno subito, in un breve arco di tempo, una brusca flessione.
Quando l’oscillatore raggiunge queste fasce estreme, evidenzia la presenza di eccessi che possono essere sanati o da una fase laterale di consolidamento o da un ritracciamento/rimbalzo (Figura 4.36). È opportuno sottolineare che, se il mercato si trova all’interno di un trend molto forte, i prezzi possono continuare a salire o a scendere, con gli oscillatori che rimangono all’interno delle rispettive aree di ipercomprato o di ipervenduto.
FIGURA 4.35 – L’indicatore MACD fornisce un segnale rialzista quando la linea continua incrocia, dal basso verso l’alto, la linea tratteggiata e un segnale ribassista quando la linea continua incrocia, dall’alto verso il basso, la linea tratteggiata.
FIGURA 4.36 – Le zone di ipercomprato e di ipervenduto dell’oscillatore RSI.
3. Possono evidenziare divergenze di comportamento tra l’andamento dei prezzi e gli indicatori stessi. La divergenza costituisce un segnale di allerta, che segnala una certa difficoltà del mercato nel proseguire il trend di breve periodo nel quale è inserito, ossia che i prezzi potrebbero aver raggiunto un minimo o un massimo significativo.
Positive/rialziste quando l’oscillatore non conferma la tendenza ribassista nella quale i prezzi sono inseriti. Si ha una divergenza positiva/rialzista (Figura 4.37) quando i prezzi disegnano minimi decrescenti, mentre l’oscillatore, anziché confermare il trend negativo dei prezzi (e quindi scendere su valori più bassi), disegna dei minimi crescenti. Questo comportamento è dovuto al fatto che l’oscillatore registra che sul mercato c’è stato un aumento della pressione rialzista e/o una diminuzione della pressione ribassista (situazione incompatibile con il proseguimento della tendenza negativa).
FIGURA 4.37 – Si ha una divergenza positiva quando i prezzi registrano minimi più bassi, mentre l’oscillatore registra minimi crescenti.
Negative/ribassiste quando l’oscillatore non conferma la tendenza positiva nella quale i prezzi sono inseriti. Si ha una divergenza negativa/ribassista (Figura 4.38) quando i prezzi disegnano massimi crescenti, mentre l’oscillatore, anziché confermare il trend positivo dei prezzi (e quindi salire su valori più alti), disegna dei massimi decrescenti. Questo comportamento è dovuto al fatto che l’oscillatore registra che sul mercato c’è stato un aumento della pressione ribassista e/o una diminuzione della pressione rialzista (situazione incompatibile con il proseguimento della tendenza positiva).
È necessario evidenziare che la divergenza costituisce “soltanto” un campanello di allarme. La presenza di una divergenza non è infatti sufficiente per provocare un’inversione di tendenza.
FIGURA 4.38 – Si ha una divergenza negativa quando i prezzi salgono su massimi più alti, mentre l’oscillatore registra massimi decrescenti.
Il segnale di inversione dovrà arrivare in un secondo momento dai prezzi che:
Dopo aver disegnato una divergenza positiva devono iniziare a salire e instaurare un trend rialzista (disegnando minimi e massimi crescenti).
Dopo aver disegnato una divergenza negativa devono iniziare a scendere e instaurare un trend ribassista (disegnando massimi e minimi decrescenti).
Iniziamo ora la descrizione dei più importanti indicatori tecnici, evidenziando le loro finalità più importanti.
Il Relative Strength Index (RSI)
L’RSI (Relative Strength Index) è uno degli oscillatori tecnici più utilizzati. Si tratta di un oscillatore che misura la pressione rialzista media che si è verificata nel corso di un certo arco temporale e la confronta con la pressione ribassista media che si è verificata nel corso dello stesso periodo. La formula per calcolare l’RSI è la seguente:
RSI = 100 - (100 / (1 + RS))
dove RS è la media delle chiusure al rialzo degli ultimi X giorni/media delle chiusure al ribasso degli ultimi X giorni.
L’oscillatore, confrontando di quanto mediamente è salito il mercato nel corso delle giornate positive con la media delle flessioni che si sono registrare durante le giornate negative, indica se la pressione rialzista è stata superiore alla pressione ribassista o se invece è stata quest’ultima a prevalere.
L’RSI viene solitamente calcolato a 14 periodi, ma la sua lunghezza può essere accorciata o allungata, al fine di adeguarla al tipo di operatività che si intende utilizzare. Come per tutti gli altri indicatori, va segnalato che:
• Riducendo l’arco temporale di riferimento l’oscillatore diventa rapido e reattivo. Invia segnali tempestivi, ma questa reattività potrebbe essere eccessiva e fornire quindi delle false indicazioni operative.
• Allungando l’orizzonte temporale i segnali sono più affidabili, ma vengono inviati con un certo ritardo rispetto alla dinamica dei prezzi.
Su base giornaliera è possibile utilizzare un RSI a 5 periodi per ottenere segnali tempestivi e un RSI a 15 osservazioni per avere segnali di conferma.
L’oscillatore (Figura 4.39), che si muove tra 0 e 100 punti, presenta due zone particolarmente interessanti:
1. L’area di ipercomprato, compresa tra 70 e 100 punti, il cui raggiungimento indica che i prezzi hanno compiuto un veloce spunto rialzista, ma che nel breve termine potrebbe esserci stato uno squilibro eccessivo tra la forza dei compratori e quella dei venditori. I compratori, quindi, potrebbero infatti ridurre l’intensità dei loro acquisti e, contemporaneamente, ci potrebbe essere un aumento della pressione ribassista alimentata dalle prese di profitto. Sul mercato potrebbe pertanto iniziare una correzione o una pausa di consolidamento laterale.
2. L’area di ipervenduto, compresa tra 30 e 0 punti, il cui raggiungimento indica che i prezzi hanno subito una brusca flessione, ma nel breve si potrebbe essere verificato uno squilibro eccessivo tra la forza dei venditori e quella dei compratori. I venditori potrebbero infatti ridurre l’intensità delle loro vendite e, contemporaneamente, ci potrebbe essere un aumento della pressione rialzista, alimentata dalla chiusura di alcune posizioni short. Sul mercato potrebbe pertanto iniziare un veloce rimbalzo tecnico o una fase laterale di consolidamento.
È opportuno evidenziare che, nel corso di fasi direzionali molto forti, il fatto che l’RSI si porti all’interno della sua area di ipercomprato (in un trend rialzista) o di ipervenduto (in un trend ribassista) costituisce una conferma della solidità del trend presente sul mercato, in quanto evidenzia che nel primo caso il mercato è controllato dai compratori, mentre nel secondo dai venditori.
FIGURA 4.39 – L’oscillatore si muove tra 0 e 100 punti. L’area tra 70 e 100 è di ipercomprato; la zona tra 30 e 100 è di ipervenduto.
Per questo motivo non si devono chiudere posizioni long o aprire posizioni short soltanto perché l’oscillatore si trova all’interno della sua area ipercomprato. Allo stesso modo, non si devono aprire posizioni long o chiudere eventuali posizioni short soltanto perché l’oscillatore si trova all’interno della sua area di ipervenduto. Spesso accade che:
• Nel corso di un trend rialzista l’RSI si porta all’interno della sua area di ipercomprato (Figura 4.40) e nel corso delle correzioni/pause di consolidamento scende, ma rimane al di sopra della sua linea di equilibrio (50 punti).
• Nel corso di un trend ribassista l’RSI scende all’interno della sua area di ipervenduto e nel corso dei rimbalzi/pause di consolidamento risale, ma rimane al di sotto della sua linea di equilibrio (50 punti).
FIGURA 4.40 – Quando i prezzi strappano al rialzo, l’oscillatore si porta velocemente all’interno della sua area di ipercomprato.
I segnali più interessanti forniti dall’RSI riguardano tuttavia la sua capacità di disegnare divergenze rialziste/ribassiste rispetto all’andamento dei prezzi. In particolare (Figura 4.41):
a. L’RSI fornisce un segnale di allerta “negativo” quando, dopo aver raggiunto la sua area di ipercomprato, si indebolisce. In un secondo momento l’oscillatore prova un nuovo allungo, ma rimane al di sotto del suo massimo precedente. Viene in questo modo disegnata una divergenza negativa, creata dai massimi decrescenti disegnati dall’oscillatore, associati ai massimi crescenti disegnati dai prezzi.
b. L’RSI fornisce un segnale di allerta “positivo” quando, dopo aver raggiunto la sua area di ipervenduto, compie un recupero. In un secondo momento l’oscillatore si indebolisce, ma rimane al di sopra del suo minimo precedente. Viene in questo modo disegnata una divergenza positiva, creata dai minimi crescenti disegnati dall’oscillatore, associati ai minimi decrescenti disegnati dai prezzi.
FIGURA 4.41 – Una divergenza negativa e una positiva, disegnate dall’RSI su Telecom Italia.
Il MACD (Moving Average Convergence-Divergence)
Il MACD (Moving Average Convergence-Divergence) è un indicatore di tipo trend-following (ossia direzionale), in grado di individuare le tendenze principali, sia positive sia negative, presenti sul mercato (Figura 4.42). Per il calcolo del MACD occorre conoscere le medie mobili. La media mobile non è altro che la media di una serie di dati storici. Viene chiamata mobile perché ogni volta che alla serie si aggiunge un nuovo dato, viene eliminato quello più vecchio. Ipotizziamo, per esempio, di voler calcolare una media mobile a 5 periodi in cui gli ultimi cinque prezzi di chiusura siano stati 4, 5, 6, 7, 8.
La media di questi dati è 6, ossia (4 + 5 + 6 + 7 + 8) / 5.
Se domani il mercato registra un prezzo di chiusura di 9, ecco che i valori utilizzati per il calcolo della media diventano 5, 6, 7, 8, 9 e quindi la media sale a 7, ossia (5 + 6 + 7 + 8 + 9) / 5.
È stato aggiunto il dato più recente (il 9) e tolto il più vecchio (il 4), ma il numero delle osservazioni (ossia dei dati utilizzati per il calcolo della media) è rimasto uguale (5).
Le medie mobili più diffuse sono:
a. La media mobile semplice.
c. La media mobile esponenziale.
Ciò che cambia, nelle varie metodologie di calcolo delle medie, è il peso attribuito ai dati utilizzati per il calcolo della media: nella media semplice ogni dato ha lo stesso peso, mentre nelle medie ponderate e in quelle esponenziali viene attribuito un peso maggiore ai dati più recenti (in modo da rendere la media più reattiva).
Questa premessa relativa alle medie è necessaria per capire come viene costruito il MACD, che viene infatti calcolato utilizzando il rapporto fra due medie mobili esponenziali. Le due medie costituiscono infatti le due linee dell’indicatore, denominate rispettivamente Differential Line e Signal Line:
• La prima (Differential Line), solitamente visualizzata da una linea continua, è calcolata come differenza tra i valori assunti da una media mobile esponenziale di ampiezza 12 e i valori generati da una media mobile esponenziale di dominio 26.
• La seconda (Signal Line), solitamente visualizzata da una linea tratteggiata, è invece costituita da una media mobile esponenziale, di dominio 9, calcolata sui dati della differential line.
FIGURA 4.42 – Il MACD è costituito da due linee, la Differential line (di solito visualizzata con una linea continua) e la Signal Line (di solito visualizzata con una linea tratteggiata).
Il suo presupposto di base è che la distanza tra la media più veloce e quella più lenta tende a aumentare quando il mercato si trova all’interno di una fase direzionale, mentre nelle fasi di congestione laterale la distanza tra le due medie si riduce.
Il MACD può essere utilizzato per:
1. Individuare il trend primario seguito dal mercato (Figura 4.43). Da questo punto di vista:
Quando la media più veloce, la Differential Line, si trova sotto la media più lenta, la Signal line, il trend è ribassista (in gergo tecnico “il MACD si trova in posizione short”).
Quando la media più veloce, la Differential Line, si trova sopra la media più lenta, la Signal line, il trend è rialzista (in gergo tecnico “il MACD si trova in posizione long”).
Durante le fasi di tendenza accentuata, la distanza tra le due line tende ad aumentare. In particolare:
Nel corso di un trend ribassista, la linea continua si porta ben al di sotto della linea tratteggiata.
Nel corso di un trend rialzista, la linea continua si porta ben al di sopra della linea tratteggiata.
FIGURA 4.43 – Il MACD è long quando la linea continua si trova sopra la linea tratteggiata; è short quando la linea continua si trova sotto la linea tratteggiata.
2. Ottenere i tipici segnali di entrata e di uscita dal mercato (Figura 4.44):
Quando la Differential Line incrocia dal basso verso l’alto la Signal Line, il MACD fornisce un segnale rialzista.
Quando la Differential Line incrocia dall’alto verso il basso la Signal Line, il MACD fornisce invece un segnale ribassista.
FIGURA 4.44 – L’incrocio della Differential Line con la Signal Line fornisce segnali di entrata e uscita dal mercato.
3. Individuare possibili divergenze tra il comportamento dei prezzi e l’andamento dell’oscillatore. Si possono infatti verificare:
Divergenze positive quando, nel corso di una tendenza ribassista, l’oscillatore non conferma i nuovi minimi decrescenti disegnati dei prezzi.
Divergenze negative quando, nel corso di una tendenza rialzista, l’oscillatore non conferma i nuovi massimi crescenti disegnati dei prezzi.
Per individuare queste divergenze è possibile disegnare il MACD a forma di istogramma, con quest’ultimo che esprime la distanza tra la Differential e la Signal Line. Quindi:
Quando l’istogramma è negativo (ossia si trova sotto la linea dello 0), significa che la Differential Line si trova sotto la Signal Line. In un trend ribassista l’istogramma, per confermare la discesa dei prezzi, deve avere valori decrescenti. Si avrà una divergenza positiva quando i prezzi disegnano minimi decrescenti associati a valori crescenti dell’istogramma.
Quando l’istogramma è positivo (ossia si trova sopra la linea dello 0), significa che la Differential Line si trova sopra la Signal Line. In un trend rialzista l’istogramma, per confermare la salita dei prezzi, dovrà avere valori crescenti. Si avrà una divergenza negativa quando i prezzi disegnano massimi crescenti associati a valori decrescenti dell’istogramma.
Da un punto di vista operativo si verifica spesso (Figura 4.45) che:
a. Un’inversione rialzista di tendenza viene “anticipata” dal MACD a forma di istogramma, che disegna una divergenza positiva rispetto all’andamento ancora negativo dei prezzi. In un secondo momento il MACD si gira al rialzo/long (ossia la Differential Line incrocia dal basso verso l’alto la Signal Line) e conferma la tendenza positiva che si è instaurata sul mercato (con i prezzi che allungano al rialzo, disegnando una sequenza di minimi e massimi crescenti).
FIGURA 4.45 – Il MACD, visualizzato come istogramma, consente di individuare interessanti divergenze positive/negative. Le prime anticipano inversioni rialziste di tendenza (poi confermate dalla linea continua che incrocia dal basso verso l’alto la linea tratteggiata); le seconde anticipano invece inversioni ribassiste di tendenza (confermate dalla linea continua che incrocia dall’alto verso il basso la linea tratteggiata).
b. L’inversione ribassista del trend viene “anticipata” dal MACD a forma di istogramma, che disegna una divergenza negativa rispetto all’andamento ancora positivo dei prezzi. In un secondo momento il MACD si gira al ribasso/short (ossia la Differential Line incrocia dall’alto verso il basso la Signal Line) e conferma la tendenza negativa che si è instaurata sul mercato (con i prezzi che disegnano una sequenza di minimi e massimi decrescenti).
L’oscillatore Stocastico, ideato da George Lane, è un indicatore in grado di fornire valide indicazioni operative per il trading di breve termine. Il presupposto di base di questo oscillatore è che nel corso di un movimento rialzista i prezzi di chiusura tendono a collocarsi in prossimità dei massimi registrati nel corso del periodo considerato, mentre in una fase di mercato negativa i prezzi di chiusura tendono ad avvicinarsi ai minimi registrati nel corso di quel periodo.
Sulla base di questo presupposto lo Stocastico misura la forza dei compratori e dei venditori. I compratori, se il mercato si trova all’interno di un solido trend positivo, devono riuscire a spingere al rialzo i prezzi. Tanto più i prezzi di chiusura si saranno collocati in prossimità dei massimi raggiunti dal mercato, tanto più consistente sarà la forza dimostrata dai compratori. Allo stesso modo i venditori, se il mercato si trova all’interno di un trend negativo, devono riuscire a spingere al ribasso i prezzi. Tanto più i prezzi di chiusura si collocano in prossimità dei minimi raggiunti dal mercato, tanto più consistente sarà la forza dimostrata dai venditori.
Lo Stochastic Oscillator si compone di due linee: la %K e la %D.
La formula per il calcolo della linea %K a 5 giorni è la seguente:
%K = 100 × ((C L5) / (H5 L5))
dove C è l’ultimo prezzo di chiusura, L5 è il minimo più basso registrato nel corso degli ultimi 5 giorni e H5 il massimo più alto registrato nel corso degli ultimi 5 giorni.
La formula per il calcolo dalla linea %D a 3 giorni è:
%D = 100 × (H3 / L3)
dove H3 è la somma degli ultimi 3 giorni di (C L5), mentre L3 è la somma degli ultimi 3 giorni di (H5 L5).
Le due linee %K (linea continua) e %D (linea tratteggiata) oscillano all’interno di un range che va da 0 a 100 punti (Figura 4.46): valori prossimi a 100 indicano che l’ultimo prezzo di chiusura si trova vicino ai massimi del periodo di osservazione, mentre valori prossimi a zero indicano che l’ultimo prezzo di chiusura si trova vicino ai minimi del periodo analizzato.
FIGURA 4.46 – Le due linee %K e %D, che costituiscono lo Stochastic Oscillator.
Quella descritta è la versione “normale” dello Stochastic. Esiste anche una versione “lenta” di questo oscillatore (il cosiddetto Slow Stochastic), il cui andamento è molto più lineare e molto meno erratico. Nello Slow Stochastic la linea %K viene omessa (essendo la più sensibile) e viene sostituita dalla %D. La nuova linea %D viene ottenuta calcolando la media mobile a 3 giorni della nuova linea %K. Quindi:
• %K(slow): è la media mobile a 3 giorni di %K.
• %D(slow): è la media mobile a 3 giorni di %K(slow).
L’oscillatore Stocastico, sia nella versione Fast sia in quella Slow, viene utilizzato per:
1. Individuare situazioni di ipercomprato o di ipervenduto (Figura 4.47). Da questo punto di vista è necessario evidenziare che valori del %K superiori agli 80 punti evidenziano una situazione di ipercomprato, mentre valori inferiori ai 20 punti individuano uno stato di ipervenduto.
2. Fornire segnali rialzisti e ribassisti generati dagli incroci della linea %K con la linea %D. Nel dettaglio (Figura 4.48):
Si genera un segnale rialzista (long) quando la %K taglia dal basso verso l’alto la %D, partendo dalla sua area di ipervenduto.
Si genera un segnale ribassista (short) quando la %K taglia dall’alto verso il basso la %D, partendo dalla sua area di ipercomprato.
FIGURA 4.47 – Lo Stochastic Oscillator registra una situazione di ipercomprato quando assume valori superiori agli 80 punti e una situazione di ipervenduto quando ha valori inferiori ai 20 punti.
FIGURA 4.48 – I tipici segnali operativi forniti dall’incrocio tra la linea continua (%K) e la linea tratteggiata (%D).
3. Disegnare divergenze con l’andamento dei prezzi (Figura 4.49). Quindi:
Divergenze positive di %K o di %D possono segnalare l’esaurimento di un trend ribassista e l’inizio di una fase positiva. Si dovranno avere minimi decrescenti dei prezzi associati a minimi crescenti dell’oscillatore, disegnati all’interno o a ridosso dell’area di ipervenduto.
Divergenze negative di %K o di %D possono segnalare l’esaurimento di un trend rialzista e l’inizio di una fase negativa. Si dovranno avere massimi crescenti dei prezzi associati a massimi decrescenti dell’oscillatore disegnati all’interno o a ridosso dell’area di ipercomprato.
FIGURA 4.49 – Una tipica divergenza negativa tra lo Stochastic Oscillator e i prezzi.
Le Bande di Bollinger (Bollinger Bands)
Le Bande di Bollinger (BB), ideate da John Bollinger, sono bande di oscillazione che risentono della volatilità presente sul mercato. Le Bande di Bollinger sono composte da tre linee:
• Una media mobile centrale, che segue la tendenza primaria seguita dai prezzi.
• Due bande, una superiore e l’altra inferiore, che si allargano e si restringono automaticamente in funzione della volatilità espressa dal mercato.
Le BB sfruttano una delle caratteristiche più importanti che caratterizzano il movimento dei prezzi, ossia l’alternanza tra fasi di congestione a bassa volatilità, in cui le Bande si avvicinano tra loro e si comprimono attorno ai prezzi, e fasi direzionali ad alta volatilità, in cui le Bande si aprono e si allontanano dai prezzi.
Per misurare la volatilità, le Bande di Bollinger utilizzano il concetto statistico di deviazione standard (SD). Infatti (Figura 4.50):
a. La media centrale è costituita da una media mobile a 20 periodi.
b. Il valore della banda superiore (Upper Band) viene ottenuto sommando alla media mobile centrale il valore della deviazione standard (SD), moltiplicata per due. Ossia:
Upper Band = media mobile a 20 giorni + (SD × 2).
c. Il valore della banda inferiore viene invece ottenuto sottraendo alla media mobile centrale il valore della deviazione standard moltiplicata per due. Ossia:
Lower Band = media mobile a 20 giorni (SD × 2).
FIGURA 4.50 – Le Bande di Bollinger sono costituite da una media mobile centrale e da due Bande di oscillazione, che si muovono in base alla volatilità presente sul mercato.
Le strategie che si possono costruire con le Bande di Bollinger sono sostanzialmente di due tipi:
1. Strategie che sfruttano il breakout della volatilità (Figura 4.51). Quando le bande si comprimo attorno ai prezzi, significa che sul mercato si è verificata una contrazione/compressione della volatilità, situazione che spesso anticipa l’inizio di un movimento impulsivo e che comincia con una barra di accelerazione/breakout rialzista/ribassista. In questo caso si può costruire una strategia di tipo trend-following, volta a sfruttare la tendenza rialzista/ribassista che si è instaurata grazie al breakout. Per esempio:
Si può aprire una posizione long quando i prezzi, in seguito a un breakout, accelerano al rialzo e, dopo aver superato una solida area di resistenza, si spingono oltre la banda superiore. Il segnale deve essere confermato sia da volumi elevati, sia da un prezzo di chiusura che si colloca nella parte alta della candela e si trova sopra la banda superiore.
Si può aprire una posizione short quando i prezzi, in seguito al breakout, subiscono una rapida flessione e, dopo aver ceduto un’importante area di supporto, scendono al di sotto della banda inferiore. Il segnale deve essere confermato sia da volumi elevati sia da un prezzo di chiusura che si colloca nella parte bassa della candela e si trova sotto la banda inferiore.
FIGURA 4.51 – Una tipica compressione di volatilità, segnalata dalle due bande che si stringono e si comprimono attorno ai prezzi.
Da un punto di vista operativo, l’entrata in posizione può avvenire:
Al superamento dell’area di resistenza (long) o al cedimento dell’area di supporto (short). In questo caso il trader che non segue in tempo reale l’andamento del mercato può sfruttare questa opportunità soltanto se ha preventivamente posizionato adeguati ordini condizionati (che si attivano solo quando i prezzi superano/cedono i livelli indicati). Il trader che segue il mercato in real time può invece entrare direttamente “a mercato”, eventualmente avvertito da alert inseriti nella propria piattaforma di trading. Si tratta quindi di una situazione potenzialmente interessante, ma che espone il trader al pericolo di falsi segnali (i prezzi, infatti, potrebbero accelerare al rialzo/ribasso e poi invertire improvvisamente la loro direzione, disegnando quelle che in gergo tecnico vengono chiamate trappole per tori/orsi).
Il giorno successivo alla seduta in cui si è verificata l’accelerazione. In questo caso si entra con un po’ di ritardo sul mercato, ma si riduce notevolmente il pericolo di falsi segnali. In questo caso la difficoltà sta nell’individuare adeguati livelli di entrata e di stop-loss iniziali, visto che la volatilità è aumentata e il pericolo è di assumere un rischio iniziale troppo alto. Una seconda difficoltà potrebbe poi arrivare dalla presenza di eventuali gap-up/gap-down iniziali, che rendono difficile inseguire la tendenza che si è materializzata sul mercato.
2. Strategie che sfruttano segnali di inversione (Figura 4.52). La seconda tecnica mira invece a sfruttare il possibile esaurimento di un movimento rialzista/ribassista. Si basa sull’individuazione di una situazione di reversal (inversione), che si verifica quando i prezzi sono fuoriusciti da una delle due bande. In particolare:
Si ha un segnale di inversione ribassista (Figura 4.52) quando i prezzi, dopo aver compiuto un veloce balzo in avanti, si spingono oltre la banda superiore (i massimi della barra/candela si trovano sopra la banda superiore), ma poi subiscono una correzione e tornano/chiudono sotto la banda stessa. Il segnale deve essere pertanto confermato da una chiusura che si collochi nella parte bassa del range giornaliero (perfezionando in questo modo una reversal high bar). La presenza di eventuali divergenze negative su altri indicatori (per esempio il MACD) contribuisce a rafforzare l’affidabilità del segnale.
Si ha un segnale di inversione rialzista quando i prezzi, dopo aver subito una flessione di una certa consistenza, scendono sotto la banda inferiore (i minimi della barra/candela si trovano sotto la banda inferiore), ma poi iniziano un veloce recupero e ritornano/chiudono sopra la banda stessa. Il segnale deve essere confermato da una chiusura che si colloca nella parte alta del range giornaliero (perfezionando in questo modo una reversal low bar). La presenza di eventuali divergenze positive su altri indicatori (per esempio il MACD) contribuisce a rafforzare l’affidabilità del segnale.
FIGURA 4.52 – Un tipico segnale di inversione ribassista (Reversal short).
L’indicatore Parabolic SAR (dove SAR indica Stop and Reversal) appartiene alla categoria degli indicatori di tipo trend-following, ossia quelli in grado di fornire valide indicazioni operative quando il mercato segue una solida tendenza direzionale.
Da un punto di vista grafico (Figura 4.53) il Parabolic SAR (PSAR) viene visualizzato con dei pallini che si collocano al di sotto o al di sopra dei prezzi, fornendo in questo modo chiare indicazioni operative:
• Quando i pallini si trovano al di sotto dei prezzi, il PSAR si trova in posizione long e segnala che sul mercato è presente un trend rialzista.
• Quando i pallini si trovano al di sopra dei prezzi, il PSAR è in posizione short e segnala che sul mercato è presente un trend ribassista.
Il PSAR viene calcolato con una formula abbastanza complessa, che utilizza:
• Il prezzo estremo (PE) recentemente raggiunto dai prezzi. Se il trend è rialzista, il prezzo estremo è costituito dal prezzo più alto raggiunto dai prezzi, mentre se il trend è ribassista, il prezzo estremo è costituito dal prezzo più basso raggiunto dai prezzi.
• Un fattore di accelerazione che determina la distanza del PSAR dai prezzi.
FIGURA 4.53 – Il PSAR viene visualizzato con dei pallini, che si trovano o sopra o sotto i prezzi.
In pratica, il prezzo estremo indica il livello di prezzo più alto/basso raggiunto nella direzione del trend, mentre il fattore di accelerazione influisce sul posizionamento del PSAR. Più il trend si estende e più il fattore di accelerazione avvicina il valore dell’indicatore all’andamento dei prezzi.
Il PSAR, quindi, consente di seguire a debita distanza la salita (durante i trend rialzisti) e la discesa (durante i trend ribassisti) dei prezzi e permette di rimanere in posizione fino a quando non si verifica un movimento contrario di una certa significatività.
Il valore del PSAR è importante, in quanto indica:
1. Il prezzo al di sotto del quale il mercato domani non dovrà scendere, per rimanere all’interno di un trend rialzista principale. Quindi:
Finché i prezzi rimangono al di sopra del PSAR la tendenza rimane positiva.
Una discesa sotto il PSAR fornisce un segnale d’inversione ribassista.
2. Il prezzo al di sopra del quale il mercato non dovrà salire, per rimanere all’interno di un trend ribassista principale. Quindi:
Finché i prezzi rimangono al di sotto del PSAR la tendenza rimane negativa.
Una salita sopra, il PSAR fornisce un segnale d’inversione rialzista.
Il Parabolic SAR, oltre a fornire segnali di entrata dal mercato (per i quali, tuttavia, è preferibile ricorrere ad altre metodologie, soprattutto di tipo grafico), può essere utilizzato come indicatore di trailing-stop (Figura 4.54).
In questo modo:
• Se viene aperta una posizione long e il mercato inizia a salire, la posizione viene mantenuta finché i prezzi non subiscono una flessione e scendono sotto il valore del Parabolic SAR. L’indicatore, che nelle fasi iniziali di salita dei prezzi si colloca ben al di sotto dei prezzi, nel corso del trend rialzista si avvicina progressivamente ai prezzi, in modo da intercettare i primi segnali di debolezza e fornire un segnale di uscita in grado di proteggere una parte dei profitti ottenuti.
• Se viene aperta un posizione short e il mercato inizia a scendere, la posizione viene mantenuta fino a quando i prezzi non compiono un recupero e si portano sopra il valore del Parabolic SAR. L’indicatore, che nelle fasi iniziali della discesa si colloca ben al di sopra dei prezzi, nel corso del trend ribassista si avvicina progressivamente ai prezzi, in modo da intercettare i primi segnali di recupero e fornire un adeguato segnale d’uscita dalla posizione short.
FIGURA 4.54 – I segnali operativi forniti dal Parabolic SAR.
È opportuno ricordare che il PSAR, essendo un indicatore di tipo trend-following, fornisce validi spunti operativi quando sul mercato si instaura un solido trend direzionale, mentre durante le fasi laterali di oscillazione fornisce frequenti falsi segnali di entrata e uscita dal mercato.
Trend, momentum e volatilità sono i tre aspetti chiave che consentono di studiare e analizzare l’andamento dei vari mercati finanziari. È opportuno definirli in modo corretto, al fine di conoscerne le caratteristiche più importanti e descrivere il loro comportamento nelle varie situazioni di mercato.
Il trend indica la direzione seguita dai prezzi di mercato. Da un punto di vista grafico abbiamo già visto che:
• Il mercato si trova all’interno di un trend rialzista quando disegna una sequenza di minimi e di massimi crescenti (la condizione minima è che ci siano due massimi e due minimi crescenti).
• Il mercato si trova all’interno di un trend ribassista quando disegna una sequenza di minimi e di massimi decrescenti (la condizione minima è che ci siano due massimi e due minimi decrescenti).
Il momentum esprime invece la velocità con cui viene seguito il trend espresso dal mercato, ossia la velocità con cui i prezzi stanno salendo/scendendo. Viene misurato, in modo alquanto semplice, in base alla variazione percentuale registrata nel corso del periodo analizzato. In particolare:
• Si ha un momentum positivo quando i prezzi esprimono tassi di variazione positivi.
• Si ha un momentum negativo quando i prezzi registrano tassi di variazione negativi.
La volatilità (storica) misura invece la variabilità che è stata registrata sul mercato, nel corso di un certo arco temporale. In generale il mercato esprime:
• Alta volatilità durante le fasi di accelerazione del trend.
• Bassa volatilità durante le fasi laterali di consolidamento.
Analizziamo, per esempio, l’andamento di queste tre variabili nel corso di una tipica fase rialzista, con il mercato che, partendo da un minimo A, sale fino a un massimo D, disegnando due Up Swing (A>B, C>D) e un Down Swing (B>C). Lo sviluppo di questo movimento rialzista (Figure 4.55 e 4.56) deve essere confermato:
• Dalla sequenza di minimi e di massimi crescenti disegnati dei prezzi (Price Action), con il minimo C crescente rispetto al minimo A e il massimo D crescente rispetto al massimo B.
• Dalla posizione long assunta dai vari oscillatori tecnici. In particolare, quando i prezzi superano (in breakout) il massimo al punto B, i vari indicatori devono registrare un chiaro rafforzamento della pressione rialzista, confermando il trend positivo che si è instaurato sul mercato (MACD e PSAR, per esempio, devono essersi girati in posizione long).
FIGURA 4.55 – Il tipico sviluppo di un trend rialzista di breve termine.
FIGURA 4.56 – Nel corso delle fasi di salita il momentum sale (registrando tassi di variazione positivi).
• Dall’analisi volumetrica, con volumi che devono essere consistenti quando i prezzi allungano al rialzo (nei due Up Swing A>B e C>D), per poi contrarsi quando i prezzi scendono (nel Down Swing B>C).
Il momentum sale velocemente nel movimento A>B, rallenta nella correzione/pausa di consolidamento B>C e poi riprende a salire nel successivo movimento rialzista C>D. L’analisi del momentum (Figura 4.57) consente quindi di valutare la forza del trend rialzista espresso dal mercato: in generale, i nuovi massimi dei prezzi devono essere confermati da valori crescenti di momentum.
FIGURA 4.57 – L’analisi congiunta prezzi/indicatori/volumi consente di analizzare la forza del trend rialzista.
Affinché il trend possa essere considerato forte è necessario che non compaiano divergenze negative tra il mercato e l’oscillatore di momentum utilizzato (con i prezzi che disegnano massimi crescenti, mentre l’oscillatore disegna massimi decrescenti). Questa situazione, infatti, se fosse confermata da pattern o figure di inversione potrebbe segnalare il raggiungimento di un importante top di breve termine.
L’esaurimento di una fase di trend positivo (Figura 4.58) può essere segnalato, oltre che dalla presenza di divergenze negative, anche da:
a. Una perdita di momentum (positivo). In questo caso i prezzi compiono un nuovo allungo, ma la velocità con la quale salgono diminuisce progressivamente. Il mercato rallenta quindi la sua salita, molto spesso a causa di una riduzione della pressione rialzista (sempre meno compratori sono disposti ad aprire nuove posizioni long, a causa dei prezzi elevati raggiunti dal mercato). È il tipico comportamento dei trend rialzisti di tipo lineare, con il mercato che sale lentamente ma costantemente e che spesso si sviluppa con volumi contenuti.
b. Una brusca accelerazione al rialzo. In questo caso i prezzi strappano al rialzo e si spingono (in un clima di panic buying) su dei massimi significativi (per esempio i massimi delle ultime 52 settimane). Anche il momentum sale con decisione, ma il rialzo non è sostenibile. È il tipico comportamento dei trend rialzisti che assumono un andamento di tipo esponenziale, con il mercato che sale molto velocemente, sostenuto da un’esplosione dei volumi. Sui picchi raggiunti dai prezzi si formano importanti aree di resistenza (grafiche e volumetriche), spesso associate alla formazione di figure di inversione (reversal) ribassista.
FIGURA 4.58 – I trend rialzisti possono avere un andamento lineare o esponenziale.
Solitamente, se aumenta il momentum aumenta anche la volatilità. In particolare (Figura 4.59), nel movimento C>D si assiste (spesso in corrispondenza del superamento del massimo B) a un deciso incremento della volatilità. Si formano infatti barre ad ampio range (dette Wide Range Bar, in cui la distanza tra il massimo e il minimo di giornata è elevata), caratterizzate anche da un deciso incremento dei volumi. Nelle fasi di correzione/consolidamento (opposte al trend rialzista principale), invece, si registra una riduzione/contrazione sia del momentum sia della volatilità.
FIGURA 4.59 – Il superamento (in breakout) di solide resistenze grafiche è spesso accompagnato da un deciso incremento dei volumi e da un aumento della volatilità.
Un esempio può contribuire a chiarire il legame esistente tra momentum e volatilità. Ipotizziamo che i prezzi salgano da un minimo 1 a un massimo 5, esprimendo quindi un trend positivo. Ciò che fa la differenza è come si sviluppa il rialzo:
• Se il mercato sale costantemente di 1 al giorno il momentum è positivo e la volatilità è contenuta.
• Se invece il mercato sale di 2 poi scende di 1, risale di 2 e scende di 1 e così via, il momentum rimane positivo, ma la volatilità registrata all’interno del trend rialzista è alta.
Le stesse considerazioni valgono anche quando analizziamo l’andamento di queste tre variabili nel corso di una tipica fase ribassista (Figura 4.60), con il mercato che, partendo da un massimo A, scende fino a un minimo D, disegnando due Down Swing (A>B, C>D) e un Up Swing (B>C).
Lo sviluppo di questo movimento ribassista deve essere confermato:
• Dalla sequenza di minimi e di massimi decrescenti disegnati dei prezzi, con il massimo C decrescente rispetto al massimo A e il minimo D decrescente rispetto al minimo B.
• Dalla posizione short assunta dai vari oscillatori tecnici. In particolare, quando i prezzi scendono (in breakout) sotto il minimo al punto B, i vari indicatori devono registrare un chiaro rafforzamento della pressione ribassista, confermando il trend negativo che si è instaurato sul mercato (MACD e PSAR, per esempio, devono essersi girati in posizione short).
• Dall’analisi volumetrica, con volumi che devono essere consistenti quando i prezzi scendono (nei due Down Swing A>B e C>D), per poi contrarsi quando i prezzi rimbalzano (nell’Up Swing B>C).
FIGURA 4.60 – Il tipico sviluppo di un trend ribassista di breve termine.
L’analisi del momentum consente di valutare la forza del trend ribassista espresso dal mercato: in generale, i nuovi minimi dei prezzi devono essere confermati da valori decrescenti del momentum. Affinché il trend possa essere considerato forte non ci devono essere divergenze positive tra il mercato e l’oscillatore di momentum utilizzato.
L’esaurimento di un trend negativo può essere segnalato, oltre che dalla presenza di divergenze positive, anche da:
a. Una perdita di momentum (negativo). In questo caso i prezzi accusano una nuova flessione, ma la velocità con cui il mercato scende diminuisce progressivamente. Il mercato rallenta quindi la sua caduta, molto spesso a causa di una riduzione della pressione ribassista. Prima di poter iniziare una risalita di una certa consistenza, è comunque necessaria una fase riaccumulativa e un successivo rafforzamento della pressione rialzista (ossia una risalita associata a un incremento dei volumi).
b. Una brusca accelerazione al ribasso, con i prezzi che scendono molto velocemente e si spingono su dei minimi significativi (per esempio i minimi delle ultime 52 settimane). La discesa è rapida ed è accompagnata da un’esplosione dei volumi (panic selling). Sui minimi raggiunti dai prezzi si formano importanti aree di supporto (grafiche e volumetriche), spesso associate alla formazione di figure di inversione (reversal) rialzista.
Solitamente a un aumento del momentum negativo è associato un aumento della volatilità. In particolare (Figura 4.61), nel movimento C>D si assiste (spesso in corrispondenza del cedimento del minimo B) a un deciso incremento della volatilità. In queste situazioni si formano spesso barre ad ampio range (Wide Range Bar), caratterizzate anche da un deciso incremento dei volumi.
FIGURA 4.61 – Nel corso di un trend negativo (down-trend) il mercato accelera al ribasso e quando scende al di sotto di importanti livelli di supporto la volatilità aumenta in modo significativo.
8. Lascio al lettore il compito di approfondire le varie tematiche, consultando il mio precedente volume L’analisi tecnica e i mercati finanziari, Hoepli, 2017.
9. Ulteriori approfondimenti legati a questa tecnica di analisi si trovano nel mio volume Strategie operative per i mercati finanziari, Hoepli, 2018.