CAPITOLO 5

Alcune strategie operative

Per poter approcciare in modo corretto lo studio dei mercati finanziari, è necessario acquisire diverse competenze. Occorre conoscere l’analisi grafica, comprendere i segnali e le indicazioni fornite dai vari indicatori/oscillatori tecnici, imparare a esaminare i volumi, valutare le varie relazioni intermarket e così via.

Ci sono tuttavia alcune linee guida che non dovrebbero essere mai dimenticate.

1. Non esiste un indicatore migliore del prezzo. Spesso i trader sono alla continua ricerca dell’indicatore perfetto, che dovrebbe individuare con precisione il momento migliore per entrare e uscire dal mercato. Questo indicatore purtroppo non esiste. Ogni indicatore, infatti, ha pregi e difetti. Quelli direzionali, per esempio, sono utili nel corso delle fasi di tendenza, ma forniscono frequenti falsi segnali operativi nel corso delle fasi di congestione laterale. Al contrario, gli indicatori reattivi lavorano bene nel corso dei periodi di lateralità, ma sono poco utili nel corso di movimenti impulsivi. Per questo motivo, più che spendere troppo tempo alla ricerca di un indicatore ottimale, è preferibile concentrare la propria attenzione sull’analisi del prezzo. È il movimento del prezzo che fornisce l’input ai vari indicatori, che poi li elaborano in base alla loro formula matematica ed esprimono in modo indiretto quello che è successo sul mercato. Per il trader che lavora su orizzonti temporali di breve termine, in particolare, non esiste un indicatore più tempestivo del prezzo. Per questo motivo è necessario focalizzare la propria attenzione sui recenti movimenti dei prezzi (apertura, massimi, minimi, chiusura), metterli in relazione l’uno con l’altro e cercare di comprendere la recente dinamica di mercato, ottenendo in questo modo importanti informazioni circa la più probabile evoluzione dei prezzi stessi.

2. I prezzi alternano fasi direzionali a fasi di consolidamento. Il movimento dei mercati finanziari (Figura 5.1) è caratterizzato da un’alternanza tra fasi direzionali/impulsive, in cui i prezzi seguono una tendenza primaria ben definita (al rialzo o al ribasso) e fasi laterali di consolidamento/correzione. Questo movimento è ciclico e va sempre considerato quando si studia/analizza il recente comportamento del mercato. Per capire dove potranno andare i prezzi è assolutamente necessario valutare da dove vengono. Nelle fasi direzionali, in cui la volatilità tende ad aumentare, c’è un trend primario che va rispettato e in assenza di segnali di inversione si dovranno privilegiare strategie di tipo trend-following. Nelle fasi di congestione, in cui la volatilità invece si comprime, occorrerà lavorare in trading range (comprare sulle discese verso i supporti e vendere sui rimbalzi verso le resistenza), ma si dovranno anche preparare adeguate strategie di breakout (volte a sfruttare la conclusione della fase laterale e l’inizio di un movimento impulsivo).

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FIGURA 5.1 – La tipica alternanza tra fasi direzionali e fasi laterali di consolidamento.

In particolare:

image Se i prezzi si trovano all’interno di una tendenza rialzista (Figura 5.2) è necessario valutare la velocità e la consistenza di questa risalita. Occorre capire se questo allungo ha creato le premesse per un ulteriore spunto rialzista o, al contrario, è stata una salita che difficilmente potrà continuare (a causa, per esempio, della presenza di divergenze negative con gli indicatori o per il fatto di aver raggiunto importanti aree di resistenza grafiche o volumetriche).

image Se i prezzi si trovano all’interno di una tendenza ribassista (Figura 5.3) è necessario valutare la velocità e la consistenza di questa discesa. Occorre capire se questo ribasso ha creato le premesse per un’ulteriore ondata ribassista o, al contrario, è stata una discesa che difficilmente potrà continuare (per la presenza di divergenze positive con gli indicatori o per il fatto di aver raggiunto importanti aree di supporto grafiche o volumetriche).

image Se nel recente passato i prezzi si sono mossi all’interno di fasce laterali di congestione (per esempio i Triangoli, le Flag, i trading-range orizzontali), occorre invece individuare i livelli di resistenza/supporto il cui superamento/cedimento (breakout) innescherà un veloce movimento direzionale al rialzo/al ribasso.

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FIGURA 5.2 – Il tipico sviluppo di un trend rialzista, con i prezzi che strappano al rialzo, raggiungono un picco/resistenza, correggono, si appoggiano a un minimo/supporto e ripartono poi al rialzo.

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FIGURA 5.3 – Il tipico sviluppo di un trend ribassista, con i prezzi che accusano una rapida correzione, scendono su minimo/supporto, rimbalzano e poi subiscono una nuova ondata ribassista.

3. I minimi e i massimi significativi sono accompagnati da volumi elevati. Nel corso del tempo l’analisi dei volumi ha assunto sempre maggiore importanza. I software di analisi tecnica hanno infatti integrato numerose funzionalità (Market/Volume Profile, Tick distribution, Order Flow), che consentono di individuare i livelli di prezzo sui quali si sono registrati volumi elevati. I livelli di prezzo sui quali si sono registrati volumi elevati assumono quindi particolare rilevanza, in quanto indicano che si è combattuta una battaglia significativa tra compratori e venditori: i primi hanno aperto importanti posizioni long, mentre i secondi consistenti posizioni short.

A livello assoluto (Figure 5.4, 5.5 e 5.6) è possibile evidenziare che:

a. Volumi elevati possono dare il via a movimenti impulsivi. È il caso dei breakout al rialzo/ribasso, con i prezzi che superano importanti resistenze grafiche o scendono al di sotto di importanti supporti grafici.

b. Volumi elevati possono indicare l’esaurimento di un movimento direzionale e segnalare pertanto il raggiungimento di un importante minimo/massimo di breve termine.

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FIGURA 5.4 – Volumi elevati si possono verificare alla fine di un movimento rialzista/ribassista o all’inizio di una fase direzionale.

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FIGURA 5.5 – Volumi consistenti possono spingere i prezzi su minimi o massimi significativi.

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FIGURA 5.6 – L’analisi dei volumi va sempre associata alla struttura grafica del mercato oggetto di analisi.

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FIGURA 5.7 – La presenza di volumi elevati va combinata con eventuali figure di inversione o di accelerazione.

Le brusche ondate al ribasso (panic selling), in particolare, terminano molto spesso con giornate in cui i prezzi scendono sui minimi degli ultimi periodi (per esempio degli ultimi 20 giorni) e con volumi che aumentano in modo consistente (Figura 5.7). Questa situazione, se associata a figure grafiche di inversione (per esempio delle candele di Reversal Long, come un Hammer o una Morning Star) e alla presenza di forte ipervenduto sugli indicatori (con eventuali divergenze positive), indica che il mercato ha raggiunto un bottom/minimo significativo e potrebbe essersi creata una solida zona di supporto (la cui tenuta potrebbe alimentare un veloce recupero).

Al contrario, alla fine di un movimento rialzista ci possono essere delle situazioni nelle quali i prezzi, dopo essere saliti su livelli significativi (per esempio i massimi degli ultimi 20 giorni), potrebbero disegnare delle figure di inversione ribassista (per esempio delle candele di Reversal Short, come una Shooting Star o una Evening Star) che, associate alla presenza di forte ipercomprato sugli indicatori (con eventuali divergenze negative) e a volumi particolarmente elevati, segnalano che il mercato ha raggiunto un top/massimo significativo e potrebbe essersi creata una forte zona di resistenza (dalla quale potrebbe svilupparsi una correzione).

4. Ogni situazione deve essere contestualizzata. Spesso i trader alle prime armi riconoscono una certa situazione tecnica (per esempio una figura di Bullish Engulfing, piuttosto che un breakout), ma poi non riescono a contestualizzarla e inserirla all’interno della struttura più ampia di mercato. Facciamo un esempio. Una barra di breakout è una barra che spinge con decisione il mercato sui massimi degli ultimi 20 giorni. Ma, da un punto di vista operativo, una cosa è se si verifica dopo un prolungato movimento laterale di consolidamento/accumulazione, un’altra cosa è se si verifica dopo che i prezzi hanno già compiuto una salita di una certa consistenza. Nel primo caso, infatti, è una barra che dà il via a un movimento rialzista e quindi fornisce una valida opportunità per aprire posizioni long. Nel secondo caso è una barra che conferma il trend rialzista in essere, ma che non sempre costituisce un’occasione per aprire posizioni long (perché nel frattempo gli indicatori potrebbero segnalare un elevato livello di ipercomprato o perché la volatilità è troppo alta e impedisce di costruire delle strategie con un adeguato rapporto di rischio/rendimento).

5. Compra i titoli più forti, vendi i titoli più deboli. Quando si opera sul mercato azionario, oltre a valutare la situazione tecnica dell’indice di riferimento (per esempio l’indice Ftse Mib) e dei vari titoli che lo compongono, è opportuno analizzare anche la forza relativa10 tra le varie attività finanziarie.

Il principio di base vuole infatti che:

a. Per impostare strategie long, vanno privilegiati i titoli più forti (meglio se appartengono ai settori più forti).

b. Per impostare strategie short, vanno privilegiati i titoli più deboli.

c. Se il trend generale di mercato è rialzista, occorre privilegiare strategie di tipo long (sui titoli che lo compongono).

d. Se il trend generale di mercato è ribassista, occorre privilegiare strategie di tipo short (sui titoli che lo compongono).

In pratica occorre utilizzare strategie che sfruttano il momentum di breve termine, visto che:

image I titoli che fino a ieri si sono dimostrati più forti, è probabile che continuino a rimanere forti anche domani (ossia a sovraperformare il mercato).

image I titoli che fino a ieri si sono dimostrati più deboli, è probabile che continuino a rimanere deboli anche domani (ossia a sottoperformare il mercato).

LE QUATTRO SITUAZIONI DI MERCATO

Lo studio dei vari movimenti compiuti dai mercati finanziari viene solitamente condotto misurando la volatilità e la direzionalità espressa dai prezzi. Per quanto riguarda la volatilità, viene calcolato di quanto si sono mossi i prezzi nel corso di un certo arco temporale, mentre per quanto riguarda la direzionalità, si esamina il trend principale seguito dal mercato nel corso di un certo periodo di tempo. Combinando questi due aspetti è possibile evidenziare come un’attività finanziaria (un titolo, un indice, una materia prima, un cross valutario) si possa trovare in quattro diverse situazioni:

1. Una situazione in cui c’è stata alta volatilità e alta direzionalità (Figura 5.8). Questa combinazione si verifica, in particolare, quando il mercato accusa una brusca ondata ribassista, con i prezzi che subiscono una rapida flessione (spesso disegnando dei gap-down). È una situazione che presenta un alto livello di rischio: le barre/candele sono infatti di ampie dimensioni e non consentono di costruire strategie operative con stop-loss iniziali contenuti. In questa fase è possibile realizzare (impostando un’operatività short) ottimi guadagni, ottenibili anche nell’arco di poco tempo, ma ciò che va evidenziato è che quando si opera in queste situazioni è necessario ridurre la dimensione (size) media delle proprie posizioni. Il pericolo di brusche e improvvise inversioni di tendenza (in particolare a livello intraday) è infatti molto alto e occorre pertanto reagire rapidamente ai segnali forniti dai prezzi. Queste situazioni terminano spesso con dei selling-climax particolarmente violenti, con il mercato che raggiunge (in un clima di estrema tensione e pessimismo) un minimo significativo, caratterizzato da alti volumi e sul quale poi si sviluppano pattern di inversione rialzista.

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FIGURA 5.8 – Quando i mercati accusano brusche flessioni, la direzionalità e la volatilità sono elevate.

2. Una situazione in cui c’è alta volatilità, ma bassa direzionalità (Figura 5.9). È la tipica situazione in cui il mercato si muove all’interno di un ampio trading-range (canale laterale), alternando up-swing (ossia veloci movimenti al rialzo) e down-swing (ossia rapide correzioni al ribasso). Sono fasi di mercato che ben si adattano a un’operatività di day-trading che:

image Utilizza indicatori reattivi (come l’RSI e/o lo Stochastic Oscillator), in grado di segnalare il raggiungimento di aree di ipercomprato/ipervenduto.

image Consente di posizionare gli stop-loss iniziali poco sotto/sopra importanti livelli di supporto/resistenza. In particolare:

a. Si cercano opportunità long alla fine di un down-swing che spinge i prezzi a ridosso del bordo inferiore del canale di oscillazione, con gli oscillatori che si trovano all’interno delle rispettive aree di ipervenduto.

b. Si cercano opportunità short alla fine di un up-swing che spinge i prezzi a ridosso del bordo superiore del canale di oscillazione, con gli oscillatori che si trovano all’interno delle rispettive aree di ipercomprato.

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FIGURA 5.9 – In alcuni casi i prezzi possono oscillare all’interno di ampi trading-range, delimitati da resistenze e supporti orizzontali.

3. Una situazione in cui c’è bassa volatilità e alta direzionalità (Figura 5.10). Questa combinazione si può verificare nel corso di trend rialzisti di tipo lineare, con il mercato che sale in modo costante, alternando brevi pause di consolidamento a veloci balzi in avanti. È la situazione ideale per impostare strategie long di posizione di tipo trend-following, che da un lato sfruttano la presenza di questa tendenza positiva e dall’altro consentono di posizionare stop-loss iniziali non troppo distanti dai prezzi di entrata. In questa fase può essere difficile lavorare a livello intraday a causa della scarsa volatilità e, per ottenere risultati soddisfacenti, diventa necessario allungare l’orizzonte temporale della propria operatività. Da un punto di vista tecnico è opportuno evidenziare che in queste situazioni gli indicatori rimangono per diverso tempo all’interno delle rispettive aree di ipercomprato. Il possibile segnale di esaurimento della tendenza in atto, quindi, non va tanto ricercato a livello quantitativo, quanto piuttosto da un improvviso segnale di inversione fornito da prezzi e volumi (per esempio una Shooting Star associata a volumi elevati).

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FIGURA 5.10 – Lo sviluppo di un trend rialzista è spesso caratterizzato da una rapida accelerazione iniziale e da una salita lineare.

4. Una situazione in cui c’è bassa volatilità e bassa direzionalità (Figura 5.11). È la situazione che si verifica quando il mercato si muove all’interno di congestioni laterali (che assumono le configurazioni grafiche tipiche delle figure di continuazione, come Triangoli, Rettangoli, Flag). Questi movimenti di mercato sono particolarmente importanti, in quanto creano una compressione di volatilità, situazione che spesso anticipa l’inizio di un movimento impulsivo. Per questo motivo devono essere sfruttati utilizzando strategie di volatilty breakout11, ossia si deve aspettare che sia il mercato, rompendo al rialzo una zona di resistenza o scendendo con decisione sotto una zona di supporto, a fornire un chiaro segnale operativo, indicando la direzione che intende seguire. Molto spesso i prezzi proseguono lungo il trend primario nel quale sono inseriti (accelerando quindi al rialzo se il trend è positivo, al ribasso se il trend è negativo), anche se non si possono escludere improvvise inversioni di tendenza (spesso associate alla presenza di bull/bear trap).

Ciò che non va mai dimenticato (Figura 5.12) è che “i mercati salgono a gradini e scendono con l’ascensore”, ossia la velocità con la quale i prezzi salgono è molto più bassa, rispetto a quella con cui i prezzi stessi scendono.

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FIGURA 5.11 – Nel corso delle tipiche fasi di congestione laterale, i prezzi si muovono in stretti trading-range.

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FIGURA 5.12 – Le discese sono rapide, le risalite lente.

LO STUDIO DEI MERCATI

Nel corso del tempo lo studio dei mercati finanziari, condotto in base ai principi di base dell’analisi tecnica, ha subito diverse modifiche. Alle teorie di Dow e di Elliott sono infatti seguite le tecniche di Gann, l’analisi ciclica, l’analisi grafica (chart trading), l’analisi quantitativa, l’analisi volumetrica e così via.

Tutte queste metodologie mirano ad analizzare il movimento (ripetitivo) dei prezzi e a individuare alcuni comportamenti ricorrenti. Anzitutto va sottolineato che i prezzi non si muovono in linea retta, ma hanno degli andamenti a zig-zag che si inseriscono all’interno di una tendenza principale (Figura 5.13).

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FIGURA 5.13 – Il tipico movimento dei prezzi.

Ipotizziamo, per esempio (Figura 5.14), che i prezzi salgano da un minimo 1 a un massimo 4. Come si può notare, questa salita non è lineare; sono visibili due ondate al rialzo (da 1 a 2 e da 3 a 4) e un’ondata correttiva (da 2 a 3). Allo stesso modo, anche le salite da 1 a 2 e da 3 a 4 hanno al loro interno delle fasi di crescita e delle fasi di correzione, così come la fase da 2 a 3 ha al suo interno delle fasi di flessione e altre di risalita.

Si tratta, in base alla teoria di Elliott, di un andamento ciclico, in cui le caratteristiche di movimento dipendono dalla fase in cui si verificano (le fasi di salita che si sviluppano nel corso dei movimenti da 1 a 2 e da 3 a 4 avranno un’estensione superiore alle fasi di correzione/discesa che si sviluppano all’interno dello stesso movimento).

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FIGURA 5.14 – Le varie spinte al rialzo/ribasso che caratterizzano il movimento dei prezzi.

Da questa prima analisi deriva una prima regola che non va mai dimenticata: la maggior parte delle operazioni che si costruisce, dev’essere in direzione del trend primario seguito dal mercato. Nel corso di un trend rialzista vanno pertanto privilegiate posizioni long; nel corso di un trend ribassista vanno invece privilegiate posizioni short. Se si aprono posizioni nel corso delle fasi di crescita da 1 a 2 o da 3 a 4, è chiaro che si avranno maggiori possibilità di guadagnare rispetto a eventuali posizioni short, volte a sfruttare delle piccole correzioni che si possono verificare nel corso di queste fasi. In questo modo (Figura 5.15) si sfrutta il flusso principale del mercato (se i prezzi stanno salendo, significa che la pressione rialzista, ossia la forza dei compratori, è superiore alla pressione ribassista, vale a dire la forza dei venditori), con fasi di salita che saranno inevitabilmente più ampie/estese, rispetto alle fasi di consolidamento/correzione.

Se procediamo nell’analisi di questo comportamento ciclico, possiamo suddividere i vari movimenti in due diverse tipologie (Figure 5.16 e 5.17): le fasi direzionali/impulsive e le fasi di correzione/consolidamento. Le prime sono le fasi in cui i prezzi confermano il trend principale presente sul mercato e quindi:

a. Se il trend è rialzista, il mercato accelera con decisione al rialzo.

b. Se il trend è ribassista, il mercato accelera con decisione al ribasso.

Queste sono le fasi in cui sul mercato c’è un chiaro squilibrio tra le due forze in campo: nel primo caso la pressione rialzista è più alta rispetto alla pressione ribassista, con i compratori che spingono con decisione i prezzi al rialzo; nel secondo caso, invece, la pressione ribassista è più alta, con i venditori che spingono con decisione i prezzi al ribasso.

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FIGURA 5.15 – Il comportamento dei prezzi risente della pressione rialzista/ribassista presente sul mercato.

Nelle fasi di correzione o di rimbalzo, invece, sul mercato si registra una situazione di sostanziale equilibrio tra le due forze in campo. In particolare:

a. Nel caso di consolidamenti laterali (a forma per esempio di rettangoli e/o triangoli) il mercato si muove in trading-range, con compratori e venditori che rimangono momentaneamente alla finestra.

b. Nel caso di correzioni che si sviluppano nel corso di un trend al rialzo, si verifica una momentanea riduzione della pressione rialzista (con i compratori che riducono l’intensità dei loro acquisti) e un moderato rafforzamento della pressione ribassista (legata, per esempio, a fisiologiche prese di profitto).

c. Nel caso di rimbalzi che si sviluppano nel corso di un trend ribassista, si verifica una momentanea riduzione della pressione ribassista (con i venditori che diminuiscono l’intensità delle loro vendite) e un moderato rafforzamento della pressione rialzista (legata, per esempio, alla ricopertura di posizioni short o a eventuali acquisti effettuati per sfruttare la discesa dei prezzi12).

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FIGURA 5.16 – I prezzi alternano fasi direzionali a fasi di consolidamento.

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FIGURA 5.17 – Le fasi correttive che si sviluppano nel corso dei trend direzionali.

L’analisi dei vari movimenti può essere condotta misurando la velocità con cui i prezzi si muovono (Figura 5.18). Da questo punto di vista:

a. Quando il mercato si trova all’interno di una fase direzionale (in particolare quella ribassista), i prezzi subiscono delle rapide accelerazioni. Lo squilibrio tra le due forze in campo fa sì che i prezzi strappino con decisione al rialzo (breakout rialzista) nel corso dei trend positivi e accusino brusche flessioni (breakout ribassista) nel corso dei trend negativi. In questi periodi gli indicatori tecnici che misurano il momentum di breve termine (ossia la velocità con la quale i prezzi salgono/scendono) registrano rapide salite/discese.

b. Quando il mercato si trova all’interno di una fase correttiva, si registra una decelerazione dei movimenti di mercato. Per esempio, se in precedenza si era registrata una salita dell’8%, nella fase di assestamento/consolidamento il mercato ritraccia parte della salita (scendendo del 3-4%).

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FIGURA 5.18 – L’alternanza tra fasi di accelerazione e decelerazione.

Questa alternanza tra fasi direzionali e fasi di consolidamento (Figura 5.19) è legata all’andamento ciclico della volatilità. Nelle fasi impulsive si registra infatti un deciso incremento della volatilità, con le barre/candele che si allungano in modo evidente, segnalando come la distanza tra i minimi e i massimi del periodo analizzato aumenti in modo consistente (le candele hanno infatti un corpo molto esteso, si parla in questi casi di long white o di long black). Nelle fasi correttive e/o di consolidamento si registra invece una contrazione della volatilità, con le barre/candele che si riducono in modo evidente, segnalando come la distanza tra i minimi e i massimi del periodo analizzato diminuisca in modo evidente (le candele hanno un range ridotto, con un real body contenuto).

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FIGURA 5.19 – Nel corso delle fasi direzionali, l’ampiezza del range delle barre/candele aumenta in modo consistente. Nelle fasi di consolidamento si assiste invece a una riduzione del range delle barre/candele.

Un ulteriore elemento che va considerato è la consistenza dei volumi (Figure 5.20, 5.21 e 5.22). Da questo punto di vista:

a. Nelle fasi direzionali al rialzo i volumi devono essere consistenti, segnalando che la pressione rialzista è elevata. Alti volumi indicano che gli acquisti sono effettuati da investitori istituzionali, che aprono posizioni long di tipo trend-following (in particolare se precedute da una fase accumulativa).

b. Nelle fasi di correzione i volumi devono invece ridursi, il che indica che il mercato si sta prendendo una pausa, ma il trend primario rimane ancora positivo.

c. Nelle fasi direzionali al ribasso i volumi devono essere consistenti, segnalando che la pressione ribassista è elevata. Alti volumi indicano che le vendite sono effettuate da investitori istituzionali, che chiudono posizioni long o aprono posizioni short di tipo trend-following.

d. Nelle fasi di rimbalzo i volumi devono invece ridursi, segno che il mercato sta tentando un recupero (spesso innescato dalla chiusura di posizioni short, ossia short covering), ma il trend primario rimane ancora negativo.

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FIGURA 5.20 – Nelle fasi di spinta i volumi aumentano, nelle fasi di assestamento i volumi diminuiscono.

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FIGURA 5.21 – Il tipico comportamento dei volumi nel corso di un trend rialzista.

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FIGURA 5.22 – Il tipico comportamento dei volumi nel corso di un trend ribassista.

Questa alternanza tra le fasi di spinta e quelle di ritracciamento può essere monitorata tramite i vari indicatori tecnici. Questi ultimi possono essere suddivisi in due categorie:

1. Leading/reattivi, in grado di fornire tempestivi segnali operativi di entrata/uscita dal mercato e di individuare interessanti aree di ipercomprato/ipervenduto. A questo gruppo appartengono l’RSI e lo Stochastic Oscillator.

2. Lagging/ritardatari, in grado di individuare il trend principale seguito dal mercato. A questo gruppo appartengono il MACD e il Parabolic SAR.

Dall’analisi congiunta di queste due tipologie di indicatori possiamo evidenziare che (Figura 5.23):

a. Nella prima fase di rialzo (0>1) gli indicatori leading salgono subito oltre la loro linea di equilibrio, mentre quelli lagging si girano (con un po’ di ritardo) in posizione long (il Parabolic SAR, per esempio, si porta sotto l’andamento dei prezzi).

b. Nella successiva fase correttiva (1>2) gli indicatori lagging rimangono in posizione long, mentre quelli leading accusano una rapida flessione e scendono verso la loro linea di equilibrio (in alcuni casi potrebbero raggiungere l’area di ipervenduto). Questa flessione fornisce un’interessante opportunità per aprire posizioni long.

c. Nel successivo impulso rialzista (2>3) gli indicatori lagging confermano il trend rialzista in essere (il MACD, per esempio, si porta oltre la sua linea di equilibrio), mentre quelli leading salgono con decisione verso le rispettive aree di ipercomprato (lo Stochastic Oscillator si porta oltre i 70 punti).

d. La correzione (3>4) scarica il forte ipercomprato di brevissimo termine, ma non modifica il trend primario che rimane rialzista (visto che gli indicatori lagging, MACD e Parabolic SAR, si trovano in posizione long). Anche in questo caso si devono ricercare eventuali opportunità per aprire nuove posizioni long (pullback).

e. Il movimento rialzista 3>4 vede un ulteriore allungo da parte dei prezzi, che si spingono su dei massimi significativi. In questa fase compaiono tuttavia delle divergenze negative con gli indicatori, che segnalano una certa difficoltà da parte del mercato nel proseguire la sua salita (o per una riduzione della pressione rialzista o per un aumento di quella ribassista).

f. Dopo una fase distributiva i prezzi accusano una prima flessione di una certa consistenza (5>6). Gli indicatori leading scendono con decisione sotto le rispettive linee di equilibrio, mentre quelli lagging si girano in posizione short (il Parabolic SAR, per esempio, si porta sopra i prezzi). Il quadro tecnico peggiora in modo evidente, con la pressione ribassista che registra un aumento significativo. A livello grafico viene interrotta la sequenza di minimi e di massimi crescenti che caratterizzava il precedente movimento rialzista e il mercato entra in un trend primario ribassista (disegnando massimi e minimi decrescenti).

g. Dopo questa prima discesa inizia un rimbalzo tecnico (6>7). Questo recupero si sviluppa con volumi contenuti e si esaurisce a ridosso delle prime barriere grafiche (pullback). La struttura tecnica rimane negativa (gli indicatori direzionali si trovano infatti in posizione short), con gli oscillatori leading che raggiungono le rispettive aree di ipercomprato. Questo rimbalzo costituisce un’interessante opportunità per aprire posizioni short di tipo direzionale.

h. Una volta terminato questo recupero inizia una seconda ondata ribassista (7>8), con gli indicatori leading che scendono sotto le rispettive linee di equilibrio. La pressione ribassista è consistente e viene confermata da un chiaro incremento dei volumi. In questa fase vengono chiuse (spesso in stop-loss) diverse posizioni long, mentre gli investitori che utilizzano strategie direzionali aprono posizioni short di tipo trend-following.

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FIGURA 5.23 – L’analisi degli indicatori consente di ottenere utili informazioni circa la situazione tecnica del mercato.

BAR CHART TRADING

Per studiare il movimento ciclico compiuto dai mercati finanziari, è necessario utilizzare un mix di analisi grafica e volumetrica. L’andamento dei prezzi consente infatti di determinare il trend di breve termine presente sul mercato, mentre la consistenza dei volumi permette di valutare la forza dei vari movimenti.

Un tipico movimento impulsivo al rialzo (che assume una configurazione simile all’123 Low di Joe Ross) vede (Figura 5.24):

1. Una prima barra (1) ad ampio range associata a volumi decisamente elevati, con un prezzo di apertura che si trova nella parte bassa del range e un prezzo di chiusura che si colloca nella parte alta del range (in prossimità dei massimi di giornata). Questa giornata (che nella terminologia candlestick prende il nome di long white, ossia una candela con un lungo corpo bianco) segnala un chiaro rafforzamento della pressione rialzista, con il momentum positivo in accelerazione. È la giornata che può essere definita “Buy Day”, in cui a livello intraday occorre ricercare delle opportunità per aprire posizioni long.

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FIGURA 5.24 – Il tipico sviluppo di un impulso rialzista.

2. Una seconda barra (2) in cui i prezzi allungano ancora al rialzo (il massimo e il minimo di questa barra sono superiori, rispettivamente, al massimo e al minimo di quella precedente). In questa giornata il prezzo di chiusura è superiore al prezzo di apertura e si colloca oltre la metà del range di oscillazione. L’ampiezza del range è inferiore a quella della giornata precedente, mentre i volumi rimangono consistenti, ma inferiori a quelli registrati nella barra 1. Il momentum è positivo, ma non registra un’accelerazione. In questa giornata si dovrebbero pertanto liquidare, se non totalmente, almeno buona parte delle posizioni long aperte nella giornata 1. Per questo motivo è una seduta che viene definita come “Sell Day”.

3. Nella terza barra (3) i prezzi non riescono ad allungare con decisione. Il massimo di questa barra è superiore a quello della barra precedente, ma il range giornaliero (così come il real body della candela) si riduce. La conferma che si sta formando un massimo di Swing arriva dal prezzo di chiusura, che si colloca sotto la metà o comunque nella parte bassa del range (in prossimità dei minimi di giornata) ed è spesso inferiore al prezzo di apertura. Il momentum positivo, quindi, si riduce in modo evidente. È un “Sell Short Day”, in cui i trader più aggressivi provano ad aprire posizioni short in controtendenza (visto che il trend di breve termine è ancora al rialzo). Si esaurisce su questa barra il primo impulso rialzista e inizia una fase correttiva (Figura 5.25).

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FIGURA 5.25 – Dopo il primo swing al rialzo si verifica una fase correttiva/di consolidamento.

4. C’è una prima barra (4) correttiva con un prezzo di chiusura inferiore al prezzo di apertura. I volumi (Figura 5.26) non sono elevati e indicano che la pressione ribassista è contenuta.

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FIGURA 5.26 – L’esaurimento della fase correttiva anticipa il successivo swing rialzista.

I trader che avevano anticipato l’inizio della correzione chiudono (in tutto o in parte) le loro posizioni short nel corso di questa giornata. Il massimo della barra 3 costituisce uno Swing High (visto che il massimo della barra 4 è inferiore al massimo della barra 3). Nella successiva barra correttiva (5) il mercato accusa un’ulteriore correzione (il minimo di questa barra è inferiore al minimo della barra 4), ma nel corso di questa giornata si assiste molto spesso a un rafforzamento della pressione rialzista, con il prezzo di chiusura che si allontana dai minimi di giornata (meglio se si colloca oltre la metà del range di oscillazione e sopra il prezzo di apertura). Il minimo di questa barra è significativo, in quanto segnala l’esaurimento della correzione e crea le premesse per il successivo impulso al rialzo.

5. La barra 6 è importante, in quanto perfeziona uno Swing Low (il minimo di questa barra è superiore al minimo della barra 5) e registra un marcato rafforzamento della pressione rialzista (Figura 5.27). I prezzi, infatti, strappano al rialzo con un barra ad ampio range, i volumi aumentano in modo significativo e i prezzi si portano a ridosso (e in alcuni casi già superano) dello Swing High disegnato dalla barra 3. A livello intraday vanno costruite posizioni long, sfruttando per esempio la tecnica di Opening Range Breakout (ORB) o il principio del prezzo di apertura. Quest’ultimo, infatti, tenderà a collocarsi nella parte bassa del range di oscillazione: già nelle fasi iniziali di contrattazione, quindi, si dovranno cercare opportunità per andare long, posizionando lo stop-loss iniziale sotto il minimo della barra 5. È il nuovo “Buy Day” visto che, se l’analisi è corretta, il mercato dovrebbe salire in modo convincente, con il prezzo di chiusura che si troverà nella parte alta del range giornaliero (con i prezzi che disegnano una candela long white simile alla candela 1).

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FIGURA 5.27 – I due livelli chiave sono il minimo della barra 5 e il massimo della barra 3.

L’eventuale breakout dello Swing High disegnato nella barra 3 aprirà (nella successiva barra 7) ulteriori spazi di crescita, con l’ingresso sul mercato di operatori di tipo trend-following, che aprono nuove posizioni long per sfruttare l’ondata rialzista in atto (con il momentum positivo che dovrebbe pertanto accelerare). Quello descritto è un ipotetico ciclo a tre giorni (Buy Day, Sell Day, Sell Short Day, come teorizzato da Taylor). È opportuno evidenziare che spesso il movimento si estende su periodi più ampi (il movimento 1>2, per esempio, può raggiungere le 5/6 sedute, mentre la correzione 2>3 potrebbe completarsi in 3/4 giornate).

In modo simmetrico, un tipico movimento impulsivo al ribasso (che può assumere la conformazione di un 123 High) vede (Figura 5.28):

1. Una prima barra (1) ad ampio range associata a volumi decisamente elevati, con un prezzo di apertura che si trova nella parte alta del range e un prezzo di chiusura che si colloca nella parte bassa (in prossimità del minimo di giornata). Questa giornata (che nella terminologia candlestick prende il nome di long black, ossia una candela con un lungo corpo bianco) segnala un chiaro rafforzamento della pressione ribassista, con il momentum negativo in accelerazione. È la giornata che può essere definita di “Sell Short Day”, in cui a livello intraday occorre ricercare delle opportunità per aprire posizioni short.

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FIGURA 5.28 – Il tipico sviluppo di un impulso ribassista.

2. Una seconda barra (2) in cui i prezzi proseguono nella loro flessione (il massimo e il minimo di questa barra sono inferiori, rispettivamente, al massimo e al minimo della barra precedente). In questa giornata il prezzo di chiusura è inferiore a quello di apertura e si colloca sotto la metà del range di oscillazione. L’ampiezza del range, tuttavia, è inferiore a quella della giornata precedente, mentre i volumi rimangono consistenti (anche se inferiori a quelli registrati nella barra 1). Il momentum, quindi, è negativo, ma non registra un’accelerazione. In questa giornata si dovrebbero pertanto liquidare, se non totalmente, almeno una buona parte delle posizioni short aperte nella giornata 1. Per questo motivo è una seduta che viene definita come “Close Short Day”.

3. Nella terza barra (3) i prezzi non riescono ad accelerare al ribasso con decisione. Il minimo di questa barra è inferiore al minimo della barra precedente, ma il range giornaliero (così come il real body della candela) si riduce. La conferma che si sta formando un minimo di swing arriva dal prezzo di chiusura, che si colloca sopra la metà o comunque nella parte alta del range (in prossimità dei massimi di giornata) ed è spesso superiore al prezzo di apertura. Il momentum negativo, quindi, si riduce in modo evidente. È il “Buy Day”, in cui i trader più aggressivi provano ad aprire posizioni long in controtendenza (visto che il trend di breve termine è ancora ribassista). Si esaurisce su questa barra il primo impulso ribassista e inizia un rimbalzo tecnico (Figura 5.29).

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FIGURA 5.29 – Dopo il primo swing al ribasso si verifica un rimbalzo o una pausa di consolidamento.

4. C’è una prima barra (4) di recupero che ha un prezzo di chiusura superiore al prezzo di apertura. I volumi (Figura 5.30) non sono elevati e indicano che la pressione rialzista è comunque contenuta. I trader che avevano anticipato l’inizio del rimbalzo chiudono (in tutto o in parte) le loro posizioni long nel corso di questa giornata. Il minimo della barra 3 costituisce uno Swing Low (visto che il minimo della barra 4 è superiore al minimo della barra 3). Nella barra successiva (5) il mercato prova un ulteriore recupero (il massimo di questa barra è superiore al massimo della barra 4), ma già nel corso di questa giornata si assiste a un rafforzamento della pressione ribassista, con il prezzo di chiusura che si allontana dai massimi intraday (meglio se si colloca sotto la metà del range di oscillazione e sotto il prezzo di apertura). Il massimo di questa barra è significativo, in quanto segnala l’esaurimento del rimbalzo e crea le premesse per il successivo impulso ribassista.

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FIGURA 5.30 – L’esaurimento del rimbalzo anticipa il successivo swing ribassista.

5. La barra 6 è importante, in quanto perfeziona uno Swing High (il massimo di questa barra è infatti inferiore al massimo della barra 5) e registra un marcato rafforzamento della pressione ribassista (Figura 5.31). I prezzi, infatti, accelerano al ribasso, disegnando una barra ad ampio range, con i volumi che aumentano in modo significativo e con i prezzi che si portano a ridosso (e in alcuni casi già cedono) dello Swing Low disegnato dalla barra 3. A livello intraday vanno costruite posizioni short, sfruttando per esempio la tecnica ORB o il principio del prezzo di apertura. Quest’ultimo, infatti, tenderà a collocarsi nella parte alta del range di oscillazione: già nelle fasi iniziali di contrattazione, quindi, si dovranno cercare opportunità per andare short, posizionando lo stop-loss iniziale sopra il massimo della barra 5. È il nuovo “Sell Short Day”, visto che, se l’analisi è corretta, il mercato dovrebbe scendere in modo deciso, con il prezzo di chiusura che si troverà nella parte bassa del range giornaliero (con i prezzi che disegnano quindi una candela long black simile alla candela 1). L’eventuale breakout dello Swing Low disegnato nella barra 3 aprirà (nella successiva barra 7) ulteriori spazi di discesa, con l’ingresso sul mercato di operatori di tipo trend-following, che aprono nuove posizioni short per sfruttare l’ondata ribassista in atto (con il momentum negativo che dovrebbe pertanto accelerare).

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FIGURA 5.31 – I due livelli chiave sono il massimo della barra 5 e il minimo della barra 3.

Il modello descritto è un ciclo ipotetico a tre giorni (Sell Day, Cover Day, Buy Short Day). Spesso il movimento si estende su più giorni (il movimento 1>2, per esempio, può raggiungere le 5/6 sedute, mentre la correzione 2>3 potrebbe completarsi in 3/4 giornate). La cosa importante, comunque, non è affidarsi a uno schema rigido/categorico, ma leggere il movimento del mercato utilizzando i segnali forniti da prezzi, indicatori e volumi.

DUE STRATEGIE DI BASE

Le strategie di base che si possono utilizzare per operare sui mercati finanziari sono:

a. Strategie di inversione (reversal).

b. Strategie di continuazione (breakout).

Nel primo caso si sfrutta una possibile inversione di tendenza (da ribassista a rialzista o viceversa), mentre nel secondo si segue il trend principale (sfruttando una sua possibile accelerazione).

Per quanto riguarda la strategia di inversione rialzista (Figura 5.32), i passaggi chiave sono i seguenti:

Il mercato deve prima segnalare l’esaurimento di un movimento ribassista con il raggiungimento di un minimo significativo. Questo minimo deve essere caratterizzato da volumi elevati, associati a barre/candele di reversal long (per esempio un Hammer) e alla presenza di divergenze positive con gli indicatori tecnici.

A questo minimo segue poi un veloce recupero.

La successiva discesa si deve arrestare su un minimo crescente rispetto al minimo precedente. Questo secondo minimo non solo interrompe la sequenza di minimi decrescenti fin lì disegnati dal mercato (che quindi non si trova più in un trend ribassista), ma crea le premesse per l’inizio di un trend positivo.

Il superamento del massimo raggiunto nel corso del precedente rimbalzo tecnico fornirà infatti un segnale di Reversal Long. I prezzi devono strappare con decisione al rialzo (breakout) e, sostenuti da un deciso incremento dei volumi, instaurano sul mercato un trend rialzista.

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FIGURA 5.32 – La tipica configurazione che provoca un’inversione rialzista di tendenza.

Per quanto riguarda la strategia di inversione ribassista (Figura 5.33), i passaggi chiave sono i seguenti:

Il mercato deve prima segnalare l’esaurimento di un movimento rialzista, con il raggiungimento di un massimo significativo. Questo massimo deve essere caratterizzato da volumi elevati, associati a barre/candele di reversal short (per esempio una Shooting Star) e alla presenza di divergenze negative con gli indicatori tecnici.

A questo massimo segue poi una prima correzione.

Il rialzo successivo si deve arrestare su un massimo decrescente rispetto al massimo precedente. Questo secondo massimo non solo interrompe la sequenza di massimi crescenti fin lì disegnati dal mercato (che quindi non si trova più in un trend rialzista), ma crea le premesse per l’inizio di un trend negativo.

Il cedimento del minimo raggiunto nel corso della precedente flessione fornirà infatti un segnale di Reversal Short. I prezzi devono cedere con decisione al ribasso (breakout) e, sostenuti da un deciso incremento dei volumi, instaurano sul mercato un trend ribassista.

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FIGURA 5.33 – Una tipica inversione ribassista di tendenza.

Le Figure 5.34 e 5.35 mostrano due tipiche inversioni rialziste di tendenza.

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FIGURA 5.34 – Il grafico mostra l’inversione rialzista disegnata da Davide Campari.

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FIGURA 5.35 – L’inversione rialzista di ENI, in cui sono evidenziati anche i vari movimenti di swing e i segnali forniti dall’analisi volumetrica.

Per quanto riguarda le strategie di breakout (Figure 5.36 e 5.37), queste ultime richiedono:

a. Che il mercato si trovi all’interno di una solida tendenza direzionale (rialzista o ribassista).

b. Che i prezzi consolidino lateralmente, creando una congestione laterale/compressione di volatilità.

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FIGURA 5.36 – Le due situazioni tecniche che si possono utilizzare per aprire posizioni in direzione del trend principale (long in un trend rialzista e short in un trend ribassista).

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FIGURA 5.37 – Alcune situazioni di consolidamento che si verificano all’interno di un trend rialzista e che possono essere sfruttate per aprire posizioni long.

Per quanto riguarda la fase di trend, è opportuno verificare che:

Per eventuali strategie long ci sia un trend rialzista espresso dai prezzi e che sia confermato dalla posizione long dei vari indicatori direzionali (per esempio il MACD e/o il Parabolic SAR).

Per eventuali strategie short ci deve essere un trend ribassista espresso dai prezzi, che sia confermato dalla posizione short dei vari indicatori direzionali.

Il consolidamento laterale è invece costituito da una breve pausa di assestamento caratterizzata da bassi volumi, con i prezzi che si muovono lateralmente disegnando dei tipici trading-range (a forma di Rettangolo, Triangolo, Flag o, nella forma più speculativa, di Boomer). Questo movimento va utilizzato per definire i livelli di ingresso e di stop-loss iniziale delle strategie che si intende adottare. In particolare (Figure 5.38 e 5.39):

Se il trend è rialzista, si entrerà al rialzo/long al superamento della parte alta/resistenza del trading-range, posizionando lo stop-loss sotto la parte bassa/supporto dello stesso trading-range.

Se il trend è ribassista, si entrerà al ribasso/short al cedimento della parte bassa/supporto del trading-range, posizionando lo stop-loss sopra la parte alta/resistenza dello stesso trading-range.

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FIGURA 5.38 – Una semplice strategia operativa, che sfrutta un tipico trading-range laterale.

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FIGURA 5.39 – Alcune indicazioni operative, sia di inversione sia di continuazione, fornite da Saipem.

IL PROCESSO DI SELEZIONE E ANALISI

Una delle difficoltà maggiori che trader e investitori incontrano quando si affacciano sul mondo dei mercati finanziari, è quella di dotarsi di una metodologia che consenta di analizzare in modo corretto la struttura tecnica delle varie asset class (indici, azioni, valute, materie prime, obbligazioni e così via) e di individuare le migliori opportunità operative.

Il processo di analisi dovrebbe svolgersi su tre livelli:

1. Determinare la posizione attuale del mercato e ipotizzare quale potrebbe essere l’andamento futuro più probabile. Occorre pertanto determinare se i prezzi si trovano all’interno di una fase di tendenza (rialzista/ribassista) o di assestamento (consolidamento laterale e/o accumulazione/distribuzione). In particolare, occorre stabilire se una delle due forze (compratori o venditori) ha il controllo del mercato o se invece c’è una situazione di sostanziale equilibrio. Se il mercato è in trend rialzista e il trend viene giudicato forte, andranno privilegiate strategie di tipo long (direzionali o sfruttando eventuali correzioni/pullback). Se invece il mercato si trova in un trend ribassista e il trend è valutato forte, andranno invece privilegiate strategie di tipo short (direzionali o sfruttando eventuali rimbalzi tecnici/pullback). In caso di andamento laterale, occorrerà aspettare che sia il mercato a fare la prima mossa, ossia si rimarrà in attesa che i prezzi forniscano un chiaro segnale operativo (superando una zona di resistenza o cedendo un’area di supporto), indicando la direzione primaria che intendono seguire.

2. Selezionare i titoli che si muovono in armonia con il trend generale del mercato. Se la tendenza generale è rialzista, per un’operatività di tipo long dovranno essere individuati e selezionati i titoli che presentano una forza relativa superiore a quella del mercato. Sono i titoli che riescono a salire con maggiore decisione durante le fasi di crescita del mercato (per esempio disegnando delle barre di breakout rialzista) e che durante le fasi di correzione contengono la loro flessione. Se invece la tendenza generale è ribassista, per un’operatività di tipo short dovranno essere selezionate le azioni più deboli rispetto al mercato, ossia quei titoli che scendono con maggiore decisione durante le fasi di flessione del mercato (disegnando per esempio delle barre di breakout ribassista) e che durante le fasi di recupero non riescono a rimbalzare con decisione.

L’analisi della forza relativa può essere effettuata tramite una linea che misura il differenziale di rendimento tra il singolo titolo e l’indice generale o tramite alcune tecniche quantitative che misurano la forza/debolezza del titolo e la confrontano con la forza/debolezza del mercato.

3. Individuare le azioni che hanno creato le premesse per un movimento direzionale di una certa consistenza. Questo tipo di analisi mira a individuare:

image I titoli che già si trovano all’interno di un trend direzionale (rialzista o ribassista) e che si stanno prendendo una fisiologica pausa di consolidamento. Questa pausa (che a livello grafico può assumere la forma delle tipiche figure di continuazione, ossia Flag, Rettangoli, Triangoli) consente infatti al mercato di prendere fiato prima di un ulteriore movimento impulsivo (spesso in direzione della tendenza principale).

image I titoli che si trovano all’interno di fasi di accumulazione/distribuzione. In questo caso i titoli devono venire da un prolungato movimento direzionale, che ha recentemente fornito dei segnali di esaurimento (per esempio la presenza di divergenze con gli oscillatori, associate alla presenza di figure grafiche di inversione/reversal, come i Testa e spalle, i Doppi/Tripli minimi, il 123 Low/123 High). Sul mercato si stanno quindi formando dei massimi/minimi significativi, che stanno creando le premesse per un’inversione di tendenza.

Gli screening di fine giornata

Per individuare le migliori opportunità presenti sui vari mercati finanziari è possibile effettuare degli screening automatici (solitamente effettuati a fine giornata, quando il grafico giornaliero è definitivo), che mirano a individuare le situazioni tecniche più interessanti.

Queste ricerche possono essere suddivise in quattro categorie. Ci sono infatti screening volti a individuare:

Il trend (rialzista/ribassista/neutrale) presente sulle varie attività finanziarie.

Le attività che nel corso dell’ultima giornata hanno strappato al rialzo o al ribasso con una certa decisione (disegnando una barra di breakout rialzista o ribassista).

Le situazioni in cui è presente una marcata contrazione di volatilità, situazione che spesso precede l’inizio di un movimento impulsivo.

Alcuni pattern grafici particolarmente interessanti per un’operatività di breve/brevissimo termine (per esempio un candela Hammer o Shooting Star), combinati con i segnali forniti da alcuni oscillatori.

Alcuni software di analisi tecnica (per esempio MetaStock, Visual Trader e ProRealTime) consentono di effettuare in modo rapido e automatico questi screening. I risultati consentono poi di costruire una tabella operativa, che sintetizza il quadro tecnico presente sulle attività finanziarie oggetto di analisi (per esempio i 40 titoli che compongo l’indice Ftse Mib, piuttosto che i 50 titoli dell’EuroStoxx 50).

La Figura 5.40 mostra, per esempio, una serie di screening automatici presenti in MetaStock. Ogni esplorazione contiene delle formule che consentono di individuare le situazioni più interessanti.

Per ricercare delle barre di accelerazione (breakout) al rialzo, per esempio, si possono impostare i seguenti criteri:

1. I prezzi devono essere saliti sui massimi degli ultimi 10 giorni.

2. Il range della giornata (calcolato come differenza tra il massimo e il minimo odierno) deve essere più ampio del range medio delle ultime 5 sedute.

3. I volumi devono essere più alti dei volumi medi delle ultime 5 sedute.

4. Il prezzo di chiusura si deve collocare nella parte alta (nel 25% superiore) del range giornaliero (in prossimità dei massimi di giornata).

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FIGURA 5.40 – Alcuni screening presenti all’interno di MetaStock.

Queste caratteristiche vengono riassunte da questo semplice listato in formato MetaStock:

H = HHV(H,10) AND

(H - L) = HHV((H - L),5) AND

V > Mov(V,5,S) AND

C > (H - ((H - L) / 4))

dove H è il prezzo massimo di giornata, C è il prezzo di chiusura, L il prezzo minimo, V è il volume registrato nella giornata, HHV è la funzione che consente di individuare il valore più alto registrato da una variabile nel corso di un certo arco temporale, Mov è la funzione che richiama la media mobile e Mov(V,5,S) è quindi la media mobile semplice a 5 periodi calcolata sui volumi.

Allo stesso modo, per individuare la formazione di un massimo/minimo di breve termine sul mercato, è possibile combinare i segnali forniti da alcuni oscillatori (chiedendo che segnalino una situazione di eccesso, ossia che si trovino all’interno delle rispettive aree di ipercomprato o di ipervenduto) con alcuni pattern di grafici di inversione. Un massimo di breve termine, per esempio, può essere individuato richiedendo che:

1. L’oscillatore RSI o lo Stochastic Oscillator si trovino all’interno delle rispettive aree di ipercomprato.

2. I prezzi siano saliti sui massimi più alti delle ultime 10 sedute.

3. Il prezzo di chiusura si trovi nella parte bassa del range giornaliero e sia inferiore al minimo del giorno precedente.

In formato MetaStock, queste condizioni sono riassunte dal seguente listato:

(RSI(14) OR STOCH(5,3)) > 75 AND H = HHV(H,10) AND C < (L + ((H - L) / 3)) AND C < Ref(L,-1)

dove con RSI(14) viene calcolato l’oscillatore RSI a 14 periodi e STOCH(5,3) è lo Stochastic Oscillator calcolato su un periodo di 5 periodi e con media 3.

Le varie esplorazioni possono essere applicate sulle diverse attività finanziarie (azioni, indici, cambi, materie prime e così via). La Figura 5.41 mostra, per esempio, l’utilizzo dell’esplorazione “Trading Operativo” sui titoli che compongono l’indice Ftse Mib40.

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FIGURA 5.41 – Uno screening sui 40 titoli dell’indice Ftse Mib.

I risultati dell’esplorazione (Figura 5.42) vengono riassunti da una tabella, nella quale per ogni colonna sono presenti vari filtri. I risultati possono essere dei valori (per esempio evidenziare l’ultimo prezzo di chiusura, piuttosto che il valore assunto da un indicatore) o segnalare se una certa condizione è soddisfatta o meno. Se la condizione è soddisfatta lo screening mostra il numero 1, diversamente mostra il numero 0.

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FIGURA 5.42 – I risultati dello screening sui titoli del Ftse Mib.

I risultati possono essere poi incollati in un foglio Excel (Figura 5.43) che, tramite la formattazione condizionale, evidenzia le situazioni tecniche più interessanti presenti sul mercato.

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FIGURA 5.43 – Utilizzando la formattazione condizionale in Excel, è possibile evidenziare alcune situazioni particolarmente interessanti.

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10. Per approfondimenti su questo tema si veda il mio volume Strategie operative per i mercati finanziari, Hoepli, 2018.

11. Per approfondimenti legati a questa tecnica operativa, si veda il mio volume Strategie operative per i mercati finanziari, Hoepli, 2018.

12. Si parla in questi casi di buy on dips, ossia di acquisti che mirano a sfruttare eventuali situazioni di ipervenduto tecnico.