X. L’origine degli alberi, delle montagne e della terra

Resta da studiare come il fanciullo spieghi l’origine delle materie prime, come il legno, le pietre, la stoffa ecc. E queste sono domande poste per spirito di sistema. Oiascuno di questi problemi interessa il fanciullo, o perlomeno alcuni fanciulli. Diciamo piuttosto che ognuna delle domande che porremo è stata in realtà posta da fanciulli. Cosí, nella collezione di domande che Bohn ha fatto117 troviamo le seguenti, che sono tutte dello stesso fanciullo. A 2 anni e ½: «Papà, c’erano delle persone prima di noi ? – Sí. – Come son venute? – Sono nate come noi. – La terra c’era, prima che ci fossero sopra delle persone? – Si. – Come è venuta se non c’erano delle persone a farla?» – A 3 anni e½: «Chi ha fatto la terra? Non c’è mai stato un tempo in cui non eravamo sulla terra?» A 4 anni e 9 mesi: «Di che cosa son fatte le rocce?»

La signora Klein, in uno studio interessante,118 rileva le seguenti domande verso i 4-5 anni: «Wie wird Holz? Wie wird Stein?».119 Si risponde al fanciullo che la pietra è sempre stata lí, ma lui replica: «Aber woraus ist er hergekommen?»120 Altre domande vertono sulla crescita degli alberi, dei fiori, sull’origine della polvere, del vetro ecc. In breve, tutte le materie possono dar luogo a una curiosità’ spontanea, e la forma stessa in cui la domanda è posta mostra di solito che il fanciullo aspetta in cambio una spiegazione artificialistica.

  1.L’origine della legna e delle piante

Come al solito, troviamo tre stadi nello sviluppo delle spiegazioni: artificialismo integrale, mescolanza di artificialismo e di spiegazione naturale, spiegazione puramente naturale. Durante il primo stadio, il legno è ritenuto fabbricato mediante schegge risultanti dalla rottura dei mobili. Ovvero deriva dagli alberi; ma tutti gli alberi sono fatti dagli uomini, sia che questi abbiano messi in terra dei «bastoni», sia che abbiano seminato dei chicchi fabbricati da negozianti. Durante il secondo stadio, il fanciullo capisce che il legno viene dagli alberi, e gli alberi dai semi (o dalle radici) ecc. Inoltre, i semi vengono dagli alberi o da altri vegetali (dal grano ecc.). Ma occorre che gli uomini li raccolgano e li lavorino per seminarli, altrimenti gli alberi non crescerebbero. Durante il terzo stadio, infine, abbiamo una spiegazione corretta.

Ecco alcuni esempi del primo stadio, che si estende in media fin verso i 7-8 anni. Troviamo due tipi di risposte, quelle dei fanciulli che non hanno imparato che il legno proviene dagli alberi, e quelle dei fanciulli che l’hanno imparato. Ecco alcuni esempi del primo tipo:

DAR (4 anni): «Come si fa per avere del legno? – Non so. – Che cosa credi? – Lo si è comprato. – Da chi? – Da una signora. – E la signora, come ha fatto per averlo? – Ha fatto del legno. – In che modo? – Ha incollato dei pezzettini per farne di grossi. – E i pezzettini? – Sono stati fatti con chiodi. – In che modo? – Incollandoli. Piantandoli [i chiodi]. Si piantano le cose nel legno. – Ma come si è fatto per avere i pezzettini? – Non so. Quando si lavora, cadono dei grossi pezzi di legno».

POR (4½): Il legno viene «dal negoziante. – E il negoziante, come fa per avere il legno? – Prende dei sacchi. – E quando non ne ha piú? – Compera da un altro signore» ecc., all’infinito.

LUG (7 anni): «Come si fa per avere del legno? – Lo si passa in una macchina. – Bisogna metter qualcosa nella macchina per avere del legno? – Bisogna metterci qualcosa. – Che cosa? – Bisogna metterci dei trucioli».

RUD (7 anni): Il legno viene dal negoziante, il quale lo compera da un altro, e cosí di seguito. Quanto all’origine prima del legno, è «un signore che rompe degli armadi».

Passiamo a fanciulli meglio informati, per i quali il legno viene dagli alberi, e gli alberi dai semi. Vedremo che l’artificialismo resta integrale anche in questo secondo caso, poiché anche i semi sono fabbricati:

TER (6½): «Come si fa per avere del legno? – Lo si fa con certe cose. – Con che cosa? – Con del legno. – E il legno, da dove viene? – Dai boschi. – In che modo? – È stato il buon Dio che ha aiutato i signori a fare il legno, poi l’hanno piantato in terra. – Dove hanno preso i legni che hanno piantato? – Hanno fatto legna, poi l’hanno piantata in terra. – Ci sono nuovi alberi, a volte? – Si. – Come accade ciò? – Si seminano delle cose. – Che cosa? – Si comprano nei negozi. – Come si fa per avere i semi? – Si fanno. – Chi li fa? – Dei signori. – Che cosa bisogna fare per averli? – Bisogna avere delle cose rotonde. – Dove si prendono? – In terra. – Dove? – Nei campi. Si scosta l’erba, poi si prendono dei semi. – In che modo son venuti? – Si son perduti seminando. – Da dove vengono? – Dal negoziante. – E come ha fatto il negoziante ad averli? – Li ha avuti dalla fabbrica. – Non si trovano i semi? – No, si fanno».

BLAN (6 anni): «Come si fa per avere della legna? – Si tagliano i tronchi degli alberi. – Come si fa per avere degli alberi? – Si seminano i semi. – E i semi? – Si comprano. – Dove? – Nei negozi. – E il padrone del negozio? Cerca un po’ bene nella tua testa. – Li fa. – Con che cosa? – Con altri semi. – Come sono cominciati? – Dai semi. – Da dove venivano questi semi? – Dal negozio».

Si vede quanto l’origine degli alberi resti artificialistica. Non si tratta mai di una creazione ex nihilo, concetto di cui il fanciullo non è padrone piú di quanto non lo siano le cosmogonie primitive. Insistendo si finisce in un circolo chiuso: il legno è fatto di tru cioli, o i semi sono composti di semi.

Durante il secondo stadio, appare l’idea di un processo naturale di formazione dei semi; ma l’artificialismo resta vivo, nel senso che l’uomo è pur sempre necessario alla riproduzione degli alberi. Ecco alcuni esempi:

DUC (6;10): Il legno viene dagli alberi. «E gli alberi? – Si fa spuntare il seme. – E il seme? – Lo si compra. – Da chi? – Da un negoziante. – E il negoziante, come ha fatto per averlo? – Ne ha fatti. – Come? – Con una macchina. – Come si possono far dei semi, con una macchina? – Si mettono nella macchina. – Che cosa si mette? – Ciò che spunta sugli alberi. – Che cosa? – Dei pomi. – Che cosa si fa per aver dei semi di abete? – Si prendono delle pigne. – E poi? – Si mettono nella macchina. – Si possono far dei semi senza prender nulla dagli alberi? – No. – Se non si ha una macchina, si possono far crescere degli alberi? – No».

AH (7½): Il legno viene dagli alberi, e gli alberi dai semi. I semi si trovano «alla fabbrica. – Quale fabbrica? – La fabbrica dei semi. – Che cosa si fa, nella fabbrica? – Si fanno i semi. – Con che cosa? – Con del grano. – I fiori, credi che si facciano con dei semi di grano? – Si. – Se non ci fossero dei signori, ci sarebbero, i fiori? – No».

Naturalmente, i fanciulli che conoscono meglio la campagna fanno intervenire meno di frequente le «fabbriche», ma conservano l’idea che l’uomo sia necessario alla nascita delle piante.

BOUV (8 anni): Gli abeti nascono dai semi. Quanto ai semi, «si prendono nelle pigne. – Se non ci fossero signori, gli abeti crescerebbero da soli, nelle foreste? – No, perchè ci sarebbe [non ci sarebbe] nessuno. – Se non ci fosse nessuno, non ci sarebbero semi? – Non ci sarebbero alberi? – Perché? – Perché non ci sarebbero semi. – Perché? – Perché non si potrebbero prendere».

Si vede come la tendenza artificialistica resti radicata anche nei fanciulli meglio informati, anche nei sobborghi di Ginevra, dove non c’è fanciullo che non conosca la campagna.

C’è infine una domanda interessante che si; può porre: «perché le foglie degli alberi sono verdi?» Durante il primo stadio, il fanciullo risponde come segue:

DU (4 anni): «Perché sono state colorate».

FREZ (4 anni): Gli alberi della montagna «li hanno fatti i signori. – In che modo? – Col legno. Hanno trovato del legno. Hanno trovato dei fiori, e poi li hanno messi sugli alberi. – Perché le foglie degli alberi sono verdi? – Sono verdi per far belli gli alberi».

BLAN (6 anni): «Le hanno verniciate».

I fanciulli del secondo stadio rispondono cosí:

OL (6; 11): «Perché sono foglie fresche fresche, appena spuntate».

EYN (6 anni): «Perché le foglie sono verdi? – Perché si è piantato il seme. – Perché sono verdi e non di un altro colore? – Perché è primavera».

GIO (7; 2): «È la primavera che le ha fatte diventar verdi».

IWA (9½): «È l’albero che le rende verdi. – Come ha potuto far questo, l’albero? – Sono le radici che le hanno rese verdi quando [le foglie] sono uscite dalle radici. – E queste radici, da dove vengono? – Dal seme. – Di che colore sono i semi? – I semi sono del colore dei fiori. – Hai visto dei semi blu? – No. – Hai visto dei fiori blu? – Si. – Allora, come lo spieghi? – C’è un po’ di blu nei semi. – Possiamo vederlo, questo blu? – No».

Si noti la tendenza preformistica di quest’ultima risposta.

Il primo stadio si estende in media fin verso i 6-7 anni; il secondo, fin verso i 9 anni. Le risposte del terzo stadio sono corrette per quanto riguarda l’origine dei semi, e i fanciulli di questo stadio rifiutano di concludere per quanto riguarda il verde delle foglie, oppure dànno le stesse risposte che abbiamo visto.

  2.L’origine del ferro, del vetro, della stoffa e della carta

Possiamo esser brevi per quanto riguarda queste spiegazioni, perché non contengono nulla di molto interessante.

Nei bimbi piú piccoli, troviamo uno stadio in apparenza pre-artificialistico, ma, in realtà, semplicemente anteriore al bisogno di spiegazione:

OA (4 anni) dice del ferro che «lo si trova». Si è formato «da solo». Stesse risposte per la carta e la stoffa.

FREZ (4 anni) dà le stesse risposte. Il ferro «lo si trova. – Lo si fabbrica o lo si trova? – Lo si trova. – Dove? – Noi ne abbiamo trovato da nostra zia».

SALA (4 anni): «Lo si prende con le mani nell’acqua». Questa risposta è data sia per il ferro che per la carta ecc.

Evidentemente questo stadio, sebbene anteriore a ogni spiegazione, prepara l’artificialismo: le cose sono date, bell’e fatte, da un cosmo organizzato in vista dell’uomo. In queste condizioni, le prime spiegazioni saranno integralmente artificialistiche. Ecco un caso di transizione molto esplicito:

MASS (6 anni): Il ferro «lo si prende nella terra. – Ma il ferro della terra da dove viene? – Se ne è messo [nella terra]».

Le prime spiegazioni sull’origine delle materie sono di due tipi: le materie si fabbricano ora le une con le altre, ora con frammenti della stessa materia. Ecco alcuni esempi del primo tipo:

BLAS (5 anni): Il ferro «è fatto con del filo», cioè «con sottile fil di ferro», il quale è fatto «con dell’altro filo» [filo comune]. La stoffa è fabbricata «con erba». Il vetro si fa «col ghiaccio».

BOS (6 anni): Il ferro è fatto «con terra». Lo stesso per il vetro.

CO (6 anni): Il ferro è fabbricato con «del vetro».

OL (6 unni) dà le medesime risposte, e aggiunge che «si fa riscaldare il vetro… per fare il ferro».

FER (7;9): Il ferro si fa «con latta», la latta «con saldatura», la saldatura «con la resina degli alberi».

VAU (6 anni): Per avere del ferro si mette del legno nelle macchine, per aver la carta ci si mette del vetro.

RU (7 anni): La stoffa si fa «con ragnatele», la carta con «zampe di gallo». Quest’ultima spiegazione deriva dal fatto che a Ginevra gli stracci si chiamano pattes.

In breve, le macchine sono delle scatole magiche in cui si mette qualunque cosa per ottenere qualunque cosa, secondo le somiglianze del tutto esteriori che il fanciullo ha colto. La signora Klein, in un articolo che citeremo piú oltre, racconta del suo bimbo, a 4 anni, che domandò che si cuocessero a lungo gli spinaci perché diventassero delle patate. È, questa, una fede nell’onnipotenza della tecnica adulta, che ritroveremo studiando le idee dei fanciulli sulle macchine.

Il secondo tipo di risposte è il seguente:

DAR (4 anni): Il ferro viene dai negozi: «Dei pezzettini si incollano» [si incollano dei pezzetti per farne un tutto].

BEN (5½): Il vetro si fa «col vetro rotto».

OL (6 anni): «Si riuniscono le schegge di vetro che si trovano».

Ma queste risposte sono contemporanee delle precedenti e mescolate ad esse.

Questi dati hanno interesse solo perché dimostrano la tendenza infantile a credere nell’onnipotenza degli adulti. In questo stesso periodo, tutto, nella natura, sembra al fanciullo artificiale o fabbricato. In seguito, quando cioè il fanciullo a poco a poco scopre che le macchine non sono né onnipotenti né misteriose, i fenomeni naturali gli sembreranno sempre piú difficili da spiegare mediante l’artificialismo, e questo cederà il passo alle spiegazioni propriamente fisiche.

  3.L’origine dei sassi e della terra

Il problema del suolo è molto piú interessante di quello delle materie precedenti. Le rappresentazioni del fanciullo son qui piú al riparo dall’influenza adulta e dal verbalismo.

Alla domanda sull’origine dei sassi, abbiamo aggiunto un problema piú concreto. Abbiamo mostrato ai fanciulli un sassolino rotondo e liscio, simile a quelli che tutti hanno visto sulle rive del lago o dell’Arve, e abbiamo chiesto: «Perché è rotondo?» Quando il fanciullo non rispondeva che è l’acqua a produrre il logorio, aggiungevamo: «L’ho trovato sulle rive dell’Arve. Perché credi che sia rotondo?»

Abbiamo individuato tre stadi nelle spiegazioni date: artificialismo integrale fin verso i 7-8 anni, spiegazione naturale a partire dai 9-10 anni, e uno stadio intermedio fra questi due.

Durante il primo stadio, terra e pietra sono concepite come fabbricate l’una mediante l’altra, o tutte e due mediante «pezzetti» di sasso. Ecco alcuni esempi:

DAR (4 anni): I sassi vengono «da una casa. In una casa bruciata [in rovina] si prendono le pietre. – Sulle rive del Salève ci sono delle pietre; da dove vengono? – Sono piantate in terra. – Da dove vengono? – È difficile dirlo. Si fanno di marmo».

SALA (4 anni): I sassi «sono stati fatti». Quanto alla terra, «è dentro. – Dentro che cosa? – Nei sassi».

BLAS (5 anni): I sassi «sono stati fatti» con «pezzettini» di pietra; la terra «è fabbricata».

ZAL (5 anni): «Dei signori che aggiustano le case. Sono loro che fanno la terra».

COUR (5 anni): «Da dove vengono le pietre del Salève? – Sono dei signori che devono averle piantate. – Come sono cominciate, le pietre? – Si mette del cemento e poi s’incolla, poi si picchia con un martello, cosí sta insieme. – Che cosa vuol dire che le pietre son piantate? – Si piantano dei pezzettini, poi si mette del cemento, poi si attacca».

BLAU (6 anni): Anche In campagna ci sono sassi «perchè hanno piantato dei semi. – Semi di che cosa? – Semi di sassi. – Da dove vengono? – Dai signori. – Come sono? – Rotondi. – A che cosa servono? – Perché si piantano. – Che cosa fanno, quando son stati piantati? – Dànno dei sassi».

HATT (7 anni): I signori «hanno preso della ghiaia, della sabbia, dei sassi e ne hanno fatto delle pietre». Le pietre della campagna: «Le gettano dei signori». La terra è stata fatta dagli uomini.

CUV (6 anni): Tutte le pietre sono state fatte dai muratori con terra, e la terra è fatta di pietra pestata.

Nel primo stadio troviamo dunque tre spiegazioni giustapposte, fra le quali oscilla quasi ogni fanciullo. La prima consiste nel dire che la terra è fatta di sassi e i sassi di terra, con possibilità di una sostanza intermedia, che è la sabbia. In secondo luogo, i sassi son fatti con pezzettini di sasso, semplici rottami buttati via perché inutili. Il fenomeno è analogo a quello che abbiamo visto a proposito del legno: il legno è fabbricato con trucioli ecc. Si tratta di due processi di composizione, dei quali vedremo lo sbocco quando il fanciullo si libererà dell’artificialismo: questo sbocco è l’atomismo, unito all’idea di condensazione o di rarefazione di una sostanza unica che serve di materia al suolo. In terzo luogo, in qualche fanciullo (non in tutti, ma in un gran numero) si trova l’idea che i pezzettini di pietra «spuntino» al modo delle piante: esistono «semi di sassi» che «dànno sassi»; «si piantano», «spuntano» ecc. Dobbiamo vedere in queste espressioni delle semplici figure retoriche? Il seguito mostrerà che si tratta proprio di una vita attribuita al sasso. Ma vedremo anche, e gli esempi che precedono sono chiari a questo proposito, che questa vita non esclude l’idea di una fabbricazione: le pietre si fanno, si piantano e loro spuntano.

La miglior conferma di queste interpretazioni è data dallo studio delle risposte alla domanda del sasso levigato dall’acqua dell’Arve. Questo sasso è, infatti, un oggetto concreto che il fanciullo conosce bene per aver giocato sulle rive del lago o dell’Arve, e che noi gli mostriamo invece di parlarne semplicemente. Anche i piú grandi, pur avendo appena detto che le pietre sono fabbricate dall’uomo, non hanno esitato a dire che il ciottolo era stato levigato dall’acqua, abbandonando cosí, a contatto con l’oggetto reale, la credenza nei miti artificialistici. I piú piccoli, invece, conservano il loro abituale orientamento. Ecco alcune risposte ottenute durante questo primo stadio:

FREZ (4 anni): «Vedi questo sasso? Perché è rotondo? – È per mettere dentro la terra. – Sai dove l’ho trovato? Sulle rive dell’Arve. Perché è rotondo? – Per mettere dentro la terra».

POR (4½): «Perché sono fatti rotondi

BLAS (5 anni): «Vedi questo sasso? Perché è rotondo? – Perché è di farina. – Sai dove l’ho trovato? Sulle rive dell’Arve. Perché è rotondo? – Perché è di farina». I sassi in genere sono fatti da «signori… con farina bianca» [con cemento]. Il sasso dell’Arve è dunque fatto come tutti gli altri.

TUL (5 anni). «Perché è rotondo? – Perché vuol esser rotondo. L’han fatto rotondo».

EYN (6 anni): «Perché è rotondo? – Perché non è come gli altri. – Perché no? – Perché non è stato fabbricato come gli altri. – Prima dicevi che si trovano, e ora dici che si fabbricano. Che cosa credi, che si trovano o che sono fabbricati? – Spuntano nella terra. – Questo sasso l’ho trovato sulle rive dell’Arve. Perché è rotondo? – Non so perché; perché è stato trovato sulle rive dell’Arve». È abbastanza chiaro che i termini «fabbricato» e «spuntare» non sono molto contradittori, in questo stadio.

WOL (7 anni): È rotondo perché a è stato fabbricato cosí».

CUV (6½): «Perché l’hanno fatto rotondo. – Con che cosa? – Con terra bagnata».

BLAU (6½): «Vedi questo sasso rotondo. Dove si trovano, sassi come questo? – Sulle rive dell’Arve. – Perché è rotondo? – Perché di sassi rotondi ce ne sono molti. – Come mai? – Li fanno i signori. – Perché è rotondo? – Perchè sono stati fatti rotondi».

Si vede come questi fatti confermino ciò che abbiamo ora visto, principalmente per quanto concerne il legame tra artificialismo e animismo.

Prima di giungere alle spiegazioni puramente naturali (terzo stadio), bisogna distinguere e studiare uno stato intermedio, durante il quale il fanciullo fa qualche concessione all’artificialismo, pur richiamandosi a processi naturali di formazione diversi dalla semplice «vita» o «crescita» del sasso.

Ecco un primo importante caso intermedio fra primo e secondo stadio:

ROB (7 anni): «Da dove vengono questi ciottoli? – Si trovano in certe casse. Vi si trova un sasso grande. Lo si rompe, se ne fa uno piccolo, poi con quello se ne fa uno grosso [si tratta dunque della scomposizione e ricomposizione alle quali siamo già abituati]. – Vedi questo sasso [il ciottolo rotondo]? Credi che, con questo, si potrebbe fare un sasso piú grosso? – Oh, si! Si potrebbe prendere un sasso grande, poi lo si rompe; sarebbe sempre piú grosso di questo. Oh sí! con questo [il ciottolo] si potrebbe benissimo fare un sasso grande. È abbastanza pesante! – Guarda questo sasso; perché è rotondo? – Perché si trovano, si rompono, poi se ne fanno di piú grossi, rotondi. – Non sai dove l’ho trovato? Sulle rive dell’Arve. Perché è rotondo? – Se ne rompe uno, poi se ne fabbricano di rotondi».

Questo caso è molto interessante. Il peso del sasso è invocato come prova che si può costruire un sasso grande con uno piccolo. Non si tratta piú, dunque, di una pura e semplice fabbricazione, ma di una fabbricazione che presuppone che la pietra sia dotata di comprimibilità o dilatabilità: la pietra del ciottolo è una sostanza compressa perché è pesante, e può, una volta fatta a pezzi, ricostituire un sasso meno denso e piú grosso. Alla scomposizione e ricomposizione, alle quali ci hanno abituati le risposte del primo stadio, si aggiunge un’idea essenziale, quella della condensazione e rarefazione. Ora, quest’idea, nel caso di Rob ancora legata all’artificialismo (al fatto di schiacciare), contiene in germe l’idea di «particelle di materia». Vedremo fra poco alcuni fanciulli del terzo stadio giungere piú o meno esplicitamente a questa nozione. Il caso di Rob è, dunque, intermedio fra l’artificialismo e ciò che con un po’ di ardire potremmo chiamare l’atomismo infantile.

Nelle risposte del secondo stadio vediamo come, a poco a poco, l’artificialismo si trasferisca alla natura stessa:

BLASE (6;6): «Perché questo sasso è rotondo? – Per far fuoco. – In che modo? – Ci si picchia sopra. – Con che cosa? – Con un martello. – L’ho trovato sulle rive dell’Arve; perché è rotondo? – Perché l’Arve l’ha fatto rotondo con l’acqua. – Come l’acqua ha fatto ciò? – Perché prende della terra e poi s’incolla».

OL (6; 11): Gli uomini hanno fabbricato la terra; la sabbia, i sassi. Quanto al ciottolo, esso è rotondo «perché era in acqua. – Che cosa fa quando è in acqua? – Si gonfia». «Quando si beve troppo, aggiunge Ol, ci si gonfia».

DEN (7 anni): Le pietre sono «cemento secco»; poi cambia idea: «Si sono fatte da sole. Le ha fatte la terra. Non ho mai visto fare».

HORN (5½, molto precoce in tutto). Per ottener della pietra «si prende della creta e si fa della pietra. – Sei già stato in campagna? – . – Hai visto in terra delle pietre? Da dove vengono? – Dalla fabbrica. – Ecco una pietra che ho trovato sulle rive dell’Arve. Perché è rotonda? – Perché l’ha formata cosí. – Che cosa? – L’acqua. – In che modo? – Facendo le onde. – E allora? – Esse hanno spinto avanti la pietra. E lei è diventata rotonda». Dopo quest’eccellente spiegazione, Horn dice, a proposito di un altro ciottolo bianco e nero: «Perché questo sasso è nero di sopra e bianco di sotto? – Perché è fatto di sabbia e terra. – Perché? – Perché sia solido. – Chi l’ha fatto? – La fabbrica. – Lo credi? Ma io l’ho trovato sulle rive dell’Arve. – È stata l’acqua. – Che cos’ha fatto? – L’ha formato cosí. Ci mette sopra della terra».

Si vede come il fanciullo immagini le prime spiegazioni naturali: l’acqua e la terra sono un semplice sostituto dell’arte umana, e agiscono intenzionalmente o artificialmente. È ovvio che, a rigore, a ognuna delle espressioni infantili ora esaminate, si può attribuire un senso meccanico e non artificialistico. Ma, nell’insieme, quest’interpretazione non resiste all’esame, e si tratta in realtà di un artificialismo divenuto immanente e attribuito alla natura medesima. Infatti, tutti i processi che il fanciullo indica (gonfiamento, dilatazione e concentrazione, incollamento ecc.) sono processi che un momento prima o dopo gli stessi fanciulli attribuiscono alla tecnica umana. In seguito, un finalismo sistematico penetra tutte queste concezioni. Vedremo infine, studiando le spiegazioni che i fanciulli dànno dei movimenti naturali,121 che le onde, la corrente dell’acqua ecc. sono considerate fino a tardi come prodotte da un dinamismo speciale, e non da un processo meccanico.

Ecco un caso intermedio tra l’artificialismo semi-umano e semiimmanente del secondo stadio e la spiegazione fisica del terzo stadio:

GERV (11 anni) ci racconta di essersi chiesto da dove venisse la terra. «Credevo che l’avessero fatta gli uomini. Poi mi son detto che si sarebbe impiegato troppo tempo e che sarebbe costato troppo caro. Inoltre, come si sarebbe trovata la terra? – Allora, com’è cominciata? – È andata cosí. Qualcosa è caduto dalle nubi. Esse [le nubi] sono cadute. Hanno formato la terra. La terra è fatta di nubi pressate. – E gli alberi? – Quando la terra è stata formata, sono spuntati da sottoterra. Sono nate delle piccole radici. Queste, a poco a poco, hanno fatto un albero». Quanto alle nubi, Gerv ha detto poco prima che «sono uscite dai vulcani».

Ecco ora alcuni casi del terzo stadio, nei quali il fanciullo spiega la terra mediante la polverizzazione dei sassi, e i sassi mediante la compressione della terra; ma tutto ciò per vie esclusivamente naturali:

BOUV (9½): «Come sono cominciati, i sassi? – Di terra. – Come la terra è diventata sasso? – Si è indurita. – Perché? – È rimasta a lungo cosí, poi si è indurita. – In che modo? – A causa del sole. Fa caldo, e cosí fa indurire. – Perché? – Perché secca. – Se si rompe un sasso, che cosa si produce? – Delle rotture [dei rottami]. – Se si rompono questi rottami? – Della terra. – Se rompi ancora, che cos’hai? – Dei sassolini piccoli piccoli. – E se li rompi? – Della terra» ecc. Bouv dice che si finisce col trovare delle «briciole» di terra.

STOE (11 anni): «Come si fa per aver della pietra? – È la terra che fa le pietre. – In che modo? – Perché nella terra c’è qualcosa che si secca. – E allora? – Questo fa le pietre. – Se mettiamo in queste due scatole dello stesso volume in una delle pietre e nell’altra della terra, quale delle due sarà piú pesante? – Quella con le pietre. – Come mai la terra leggera dà pietre pesanti? – La terra si comprime finché diventa grossa [ = condensata]. – Perché si comprime? – Perché è caldo. – Di che cosa son fatte, le pietre? – Di terra».

FAL (9 anni): «In che modo si forma, la pietra? – È sabbia che si è indurita. – E come è cominciata la sabbia? – Di terra. – Se rompiamo una pietra, che cosa abbiamo? – Sabbia. – E se rompiamo la sabbia, che cos’abbiamo? – Sabbia ancora piú fine. – E se la rompiamo ancora, che cos’abbiamo? – … Finissima come la farina».

WENG (9;7): «Come sono cominciati i sassi? – Con piccoli metalli. – Che cosa sono? – Si trovano nella terra. È una specie di sasso. – E come si formano, i piccoli metalli? – Con metalli ancor piú piccoli. – Di che cosa son fatti? – Di terra. – E la terra come si fa? – Con sassi. – In che modo? – Si rompono. – Di che cos’è fatta la terra? – Come di piccoli metalli. – Che cosa sono? – Sono delle cosette che si son messe assieme. – E se li rompiamo? – Non si potrebbe continuare, perché non si avrebbe piú nulla».

Non cadiamo nella tentazione di attribuire ai fanciulli un atomismo esplicito, e cerchiamo di distinguere in queste risposte ciò che vi è di spontaneo da ciò che lo stesso interrogatorio ha provocato. Spontanea è l’idea che la pietra e la terra costituiscano una stessa materia, piú o meno compressa o rarefatta. Questa conclusione la ritroveremo molto chiara nelle idee dei fanciulli sul peso.122 I fanciulli di 7-10 anni pensano sempre che, a parità di volume, un corpo sia piú pesante di un altro perché piú «riempito» o piú «compresso».

Ma da questo a un grossolano atomismo non c’è che un passo, ed è questo passo che l’interrogatorio fa superare al fanciullo quando gli si chiede il «come» della formazione della pietra (caso di Weng) o che cosa succederebbe se si rompessero i pezzettini di pietra (caso di Bouv). Ecco un caso ancora piú esplicito, al quale uniamo un ricordo d’infanzia:

MART (11½) confronta un sassolino levigato, di grana molto fine e quasi invisibile a occhio nudo, e un turacciolo, «È strano. Il turacciolo è grande e leggero, il sasso è piccolo e pesante. – Perché? – Il sasso, è quel che c’è dentro… [che lo rende pesante], È un ammasso di piccole cose, di sabbia, È compatto e ci hanno aggiunto dei sassolini piccoli piccoli e delle bricioline, mentre nel turacciolo ci sono come dei piccoli buchi». Confrontiamo poi della pietra e della plastilina di pari volume, e Mart dice che il sasso è piú pesante perché è piú grosso. Obiettiamo: «Ma è la stessa cosa. – Si risponde Mart, ma a guardare i particolari non è la stessa cosa! – Che differenza ci trovi, nei particolari? – Il sasso ne ha un po’ di piú, se si guarda bene. – piú di che cosa? – piú sabbia, piú scorie».

Il peso è dunque attribuito da Mart alla quantità maggiore o minore di corpuscoli di cui un corpo risulta!

Un giovane racconta, fra molti altri ricordi d’infanzia, di aver tentato di immaginare, verso i 10-11 anni, la composizione di materie come la terra, le pietre, le foglie, il legno ecc., e di essere giunto alla conclusione che piccoli pezzi piú o meno densi o radi potevano dar origine a tutte le varietà di consistenza e di aspetto. Ricorda, in particolare, che gli sembrava impossibile spiegare in questo modo la differenza tra una foglia secca e spessa e una foglia flessibile e sottile.

Concludiamo dunque che la rappresentazione infantile delle condensazioni e rarefazioni costituisce una forma di passaggio tra le spiegazioni per semplici trasformazioni di sostanze eterogenee (l’aria che si cambia in acqua, in nubi ecc.) e l’atomismo propriamente detto. Se si volesse cercare un punto di riferimento nella storia, bisognerebbe ricorrere al sistema di transizione di Empedocle per precisare il senso delle risposte che precedono.

Ma, sia detto ancora una volta, aspettiamo, per considerare come realmente spontanee queste risposte, di aver analizzato le spiegazioni quanto mai suggestive che i fanciulli dànno della differenza di densità fra i corpi.

  4.L’origine delle montagne

Le spiegazioni della formazione delle montagne permettono di precisare i rapporti esatti esistenti fra animismo e artificialismo nel caso di materie in apparenza inanimate come le rocce e la terra.

Abbiamo trovato due stadi nelle risposte ottenute. Il secondo è caratterizzato dalla spiegazione naturale. Durante il primo, invece, le montagne sono state costruite dagli uomini. Ma, cosa strana, nella metà dei casi del primo stadio le montagne sono nello stesso tempo concepite come vive, nel senso che sono «cresciute». Ecco alcuni esempi di questa mescolanza di animismo e artificialismo:

EYN (6 anni): «Come sono cominciate le montagne? – Con una pietra. – In che modo? – È divenuta una montagna». E stato il buon Dio: «Ci ha messo dentro una pietra. – Dentro che cosa? – Dentro la terra. – E poi? – È divenuta una grossa pietra. – Prima c’era una piccola pietra? – Una non tanto grossa».

ROB (7 anni): «Come sono cominciate le montagne? – Si prende della terra, poi la si mette sulle montagne, e con questa si fanno delle montagne. – Chi le fa? – Ci sono molti uomini per far le montagne, ce ne saranno almeno quattro. Essi mettono la terra sulle montagne, e poi si fanno da sole. Oppure, se vogliono fare un’altra montagna, smontano una montagna, e ne fanno una piú bella».

HEN (7 anni) dice che «si sono messe» delle pietre nella terra, poi «queste sono spuntate»; ma non precisa come.

COUR (5 anni) dice che i signori «devono piantare» le pietre del Salève, «poi queste cominciano a diventar grandi, poi grosse. È l’erba che le fa crescere».

OL (6;11): Le montagne sono dovute sia al buon Dio («è il buon Dio»), sia a una crescita: «E poi, sono sempre cresciute. – Il Salève cresce ancora? – No, perché il buon Dio non ha voluto che crescesse piú [= ancora]. – Le montagne sono state fatte, o si son fatte da sole? – Il buon Dio le ha create e poi si son fatte da sole!»

È chiaro che la fabbricazione e la crescita non sono, per questi fanciulli, molto contradittorie. Va da sé che il fanciullo non attribuisce alla montagna una coscienza propriamente detta: ma, quando si costruiscono, le montagne in una certa misura collaborano, crescono, la terra forma dei sassi, ecc. L’uomo non lavora sull’inerte, ma sul vivo. Senza l’uomo nulla accadrebbe, ma, grazie a lui, vengono suscitate alcune attività.

Altri fanciulli del primo stadio sembrano estranei a queste idee, ma ci si può chiedere se lo sono sempre, o se non abbiano anch’essi, a volte, le stesse rappresentazioni dei fanciulli ora esaminati. È, probabilmente, solo un problema di sfumature: l’accento è messo ora sulla fabbricazione ora sull’attività delle cose fabbricate.

COUR (6 anni): «Com’è cominciato il Salève? – Con grosse pietre. – Da dove vengono queste pietre? – Sono state prese. È stato un signore, molti signori. Sono stati 12 signori. – Come hanno fatto? – Con delle pietre. Le hanno prese. Le hanno messe su una montagna. Hanno messo una pietra, e poi l’hanno fatta cosí, a punta. – Che cosa c’era, in principio, Ginevra o il Salève? – Le case sono venute per prime, e poi le pietre».

GILL (7 anni): «Come si son fatte le montagne? – Tutte di pietra. – Come sono cominciate? – È stato per circondare [Ginevra è infatti circondata da montagne]. Grossi mucchi di pietra tutt’intorno [al paese]. – Com’è avvenuto? – Sono stati degli uomini che li hanno portati».

ROU (7 anni): Il Salève è stato fatto «da signori. – Perché? – Non poteva farsi da solo. – A che cosa serve? – Per la luna. – Perché? – Per tramontare» [perché la luna possa tramontare].

Ecco un caso nel quale le montagne, benché non fabbricate, sono ancora concepite come esistenti in vista solo dell’uomo:

DUC (6;10): Le montagne «si sono fatte da sole. – Perché ci sono, le montagne? – Per andare a pattinare».

Abbiamo del resto segnalato123 la notevole domanda posta da Del, a 6 anni e ½: «C’è un piccolo Cervino e un gran Cervino? – No. Perché, allora, c’è un gran Salève e un piccolo Salève?» Questa domanda artificialistica mostra, nella stessa forma in cui è posta, quanto sia spontanea la tendenza infantile a considerare le montagne come «fatte per noi», e in conseguenza fatte da noi. A questa domanda, alcuni fanciulli di 7 anni hanno risposto:124 «[ci sono due Salève] Perché uno è per i bimbi, l’altro per i grandi. Tanto il piccolo quanto il grande sono fatti per salirvi».

Infine, a partire dai 9-10 anni in media, troviamo un secondo stadio, nel quale i fanciulli cercano delle spiegazioni naturali:

DEN (8 anni): «È stata la terra che si è sollevata. È come una grossa pietra. – L’han fatta dei signori? – No!»

BOUJ (9;6): «Le montagne si son fatte con la terra. – Qualcuno ha fatto le montagne? – No. È alto con la terra».

Le rappresentazioni relative alle montagne confermano dunque ciò che abbiamo visto a proposito della terra e dei sassi.