Note

Introduzione

1 Secondo l’edizione del 2014 dell’Oxford English Dictionary, il termine «demone» – n. (e agg.) – «deriva da Cartesio, che parla di un demone potente o onnipotente che tenta di ingannarlo sulla natura della realtà e dell’esistenza». Cfr. R. Descartes, Meditazioni di filosofia prima, in Id., Opere 1637-1649, a cura di G. Belgioioso, Bompiani, Milano 2009, parte I, p. 12.

2 F. McKelvey, Internet Daemons. Digital Communications Possessed, University of Minnesota Press, Minneapolis 2018.

3 H.S. Leff e A.F. Rex, «Overview» in Maxwell’s Demon, p. 12. Il fisico Friedel Weinert riconosce l’utilità dei demoni come «modelli concettuali», cfr. Weinert, Demons of Science. What They Can and Cannot Tell Us about Our World, Springer, 2018, pp. 3 e 5. Per un approccio divulgativo ai demoni in fisica e biologia cfr. Paul Davies, The Demon in the Machine. How Hidden Webs of Information Are Solving the Mystery of Life, University of Chicago Press, Chicago 2019.

4 C. Baudelaire, Lo spleen di Parigi, a cura di A. Berardinelli, Garzanti, Milano 1999, p. 131. Apparso originariamente sulla «Revue du XIX siècle» del 1 giugno 1866 con il titolo Le Diable.

5 Genesi 3:6

6 Elon Musk usò il termine per parlare di quegli aspetti della tecnologia che non possono essere controllati con facilità. «Con l’intelligenza artificiale stiamo evocando il demonio» avvertì, «In tutte le storie in cui c’è un tizio con il pentacolo e l’acqua santa è come se, insomma, lui fosse sicuro di poter controllare il diavolo. Ma non funziona». M. McFarland, Elon Musk. With Artificial Intelligence We Are Summoning the Demon, in «The Washington Post», 24 ottobre 2014.

7 G. Holton, On the Art of Scientific Imagination, in «Daedalus», 125, 2, 1996, pp. 183-208. Nella foga di comprendere la scienza come un’attività che trascende i trucchi della finzione, le seduzioni della poesia, le vicissitudini della politica, l’imprecisione dei sentimenti e l’intolleranza della religione, la maggior parte degli studiosi ha trascurato lo studio del ruolo che l’immaginazione gioca nella scienza. Nei rari casi in cui quest’ultima viene presa in considerazione, spesso la si confina al «contesto della scoperta», e la si relega a quelle oscure (e spesso fittizie) rivelazioni dell’ispirazione occasionale in cui una mente preparata, improvvisamente e come per caso, incappa nell’idea giusta. Per il «contesto della scoperta» come opposto al «contesto della giustificazione». Cfr. H. Reichenbach, Experience and Prediction, Macmillan, New York 1947.

8 Un buon testo introduttivo agli esperimenti mentali è J.R. Brown, The Laboratory of the Mind. Thought Experiments in the Natural Sciences, Routledge, London 2010, 2a ed.

9 La maggior parte dei resoconti provenienti dall’ambito degli studi sulla scienza e la tecnologia continua a pensare all’immaginazione come a un’attività che precede il lavoro scientifico e che risulta più evidente nelle discipline estranee alla scienza – ad esempio la fantascienza o la letteratura – da dove esercita il suo influsso. Un esempio di questa posizione è rappresentato dall’argomentazione che «l’innovazione tecnologica spesso segue le orme della fantascienza, frenando l’immaginazione degli autori di decenni». Il mio approccio è opposto: studio l’immaginazione e la scienza contemporaneamente, non come se la prima precedesse o fosse estranea all’ambito della seconda. Cfr. S. Jasanoff, Future Imperfect. Science, Technology, and the Imaginations of Modernity, in S. Jasanoff e K. Sang-Hyun (a cura di), Dreamscapes of Modernity. Sociotechnical Imaginaries and the Fabrication of Power, University of Chicago Press, Chicago 2015, p. 1.

10 V. Hugo, I miserabili, trad. it. di Liù Saraz, Garzanti, Milano 1990, parte V, libro I, cap. 5, p. 1252.

11 Il filosofo sostiene anche che «La favola magico-tecnologica mira alla trasformazione delle cose in beni di consumo sempre disponibili», E. Bloch, Il principio speranza, trad. it. di E. De Angelis, Garzanti, Milano 1994, p. 426.

12 C. Sagan, Il mondo infestato dai demoni. La scienza e il nuovo oscurantismo, trad. it. di L. Sosio, Baldini & Castoldi, Milano 1997, p. 250.

13 Ibid., p. 101.

14 A.J. Ayer (a cura di), Logical Positivism, Free Press, Glencoe (IL) 1959, Introduzione, p. 14.

15 Il detto viene solitamente attribuito a Louis Pasteur, che avrebbe pronunciato queste parole in occasione di una conferenza tenuta all’Università di Lille il 7 dicembre del 1854: «Dans les champs de l’observation le hasard ne favorise que les esprits préparés».

16 M. Born, My Life and My Views, Scribner, New York 1968, pp. 202-03.