9.
No, non penso a lei…
Philippe
La mattina dopo essere stato al Morgana con Julian, Philippe aveva la testa fra le nuvole come non gli capitava da tanto, troppo tempo.
Era come se fosse presente in cucina col suo corpo, ma non con la sua mente, perché quella continuava a vedere lei.
Rosa Blu.
E pensare che era quasi stato sul punto di lasciare lì suo fratello e tornarsene a casa.
Quando erano entrati in quel locale e l’aveva vista su quel piccolo palco, Philippe non aveva potuto fare altro se non restare lì a guardarla e, soprattutto, a desiderarla.
Nessuna donna aveva mai attirato così tanto la sua attenzione, nemmeno Juliette.
E il suo profumo? Quello era stato la classica goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Rosa Blu danzava dietro e davanti a lui, circondandolo con il suo odore, e rubando tutta la sua attenzione.
Philippe, infatti, non avrebbe saputo dire cosa fosse successo attorno a lui dal momento in cui lei aveva iniziato a ballare.
Tutto si era fermato.
Tutto, tranne lei.
Le sue movenze l’avevano incantato, tanto che il resto dei clienti e persino la musica erano scomparsi.
Philippe, a dire la verità, si era a malapena trattenuto dal tirarla a sé. Si era fermato solo perché Rosa Blu aveva ondeggiato un dito davanti al suo viso per dirgli di no, risvegliandolo da quello stato di trance in cui era caduto.
«Phil? Phil?» lo chiamò Mirko, riportandolo con la mente al presente.
Philippe alzò la testa dalla terrina in cui stava mescolando gli ingredienti per i soufflé che avrebbero servito a pranzo assieme ad altre pietanze e lo guardò: «Che c’è?»
«Ah, niente, ma potrei sapere per quanto altro ancora mescolerai
quel composto?»
«Ho finito!»
«Ci credo! Sarà mezz’ora che giri con la frusta… Si può sapere cos’hai?»
«Io?» domandò Philippe, posando la ciotola sul tavolo di acciaio. «Nulla. Niente di niente…»
«Dici? Sembri diverso!»
«No, sono sempre lo stesso. Giuro!» e poi fece un errore, ovvero distogliere lo sguardo dal suo Sous Chef.
«Phil?»
«Cosa?»
«Non me la bevo, sai? E l’unica cosa che è cambiata da ieri è la presenza di tuo fratello, perciò credo che riformulerò la domanda di prima: che cos’è successo ieri mentre eri con Julian?»
Philippe chiuse per un attimo gli occhi, sperando che Mirko sparisse, ma quando li riaprì il suo amico era ancora lì, davanti a lui, con un’espressione curiosa in volto. «Siamo stati al Morgana, lo conosci?» esclamò all’improvviso, stupendo anche se stesso.
Mirko annuì. «Burlesque, eh?»
«Sì, non ci ero mai stato…»
«Grazie, sei sempre qui o a casa tua! Non esci mai, come potresti conoscere uno dei locali più famosi di Firenze?»
«Intuisco che invece tu ci sia stato, eh?»
«Molto spesso, in realtà. Mi piace moltissimo: mi ha dato moltissime idee da usare coi ragazzi!» rispose Mirko sorridendo malizioso, poi aggiunse più serio: «Mi piacciono le movenze, mi piace il fatto che ci sia seduzione senza volgarità… Il mondo del burlesque è affascinante quasi quanto le ballerine che lo abitano!»
«Non le ho viste tutte, Mirko, a me ne è bastata una…»
«Hai visto Rosa Blu, vero?»
Philippe spalancò gli occhi e prima che potesse fermarsi domandò con una voce quasi stridula. «Cosa sai di lei?»
«Nulla, ed è proprio questo il bello!»
«Bello? E se qualcuno la volesse trovare, come dovrebbe fare?»
Mirko scosse la testa e Philippe s’inalberò, mentre iniziava a riempire gli stampini per i soufflé. «Vuoi trovare quella ballerina?»
«La donna, voglio trovare quella donna…»
«Non puoi, anche perché prima c’è un’altra donna che dovresti trovare…»
Philippe mise sul composto montato le zucchine già grigliate, un dadino di feta e un po’ d’origano e poi, finalmente, infornò i soufflé. «Non capisco…»
«La cameriera, Phil. Siamo di nuovo sotto di personale e stavolta per colpa tua!»
«Primo, gran bel cambio di discorso…»
«Grazie!» disse Mirko sorridendo.
«Secondo, quella ragazza, Mirta se non erro, era una disgrazia! Dovresti ringraziarmi…»
«Invece no, e ti dirò perché: c’era una borsa a terra, Phil e lei è caduta per colpa di quella! E tu, senza guardare i fatti, l’hai mandata a casa».
Philippe ripensò a quella ragazza, ai suoi occhi mentre la cacciava dal suo ristorante senza che avesse alcuna colpa, se ciò che aveva detto Mirko era vero. «Ha comunque rovesciato la mia cernia sul Sindaco di Firenze!»
«Ma se la moglie avesse messo la sua gigantesca borsa da un’altra parte, non sarebbe accaduto…»
«Mirko, cosa vuoi che ti dica?»
«Non devi dire qualcosa a me, Phil: devi chiamarla e chiederle almeno scusa!»
«Io non chiedo scusa…»
«Beh, stavolta dovresti! Almeno per salvarti la faccia, Philippe!» e poi gli passò un foglio, che si accorse essere quello che facevano firmare a chiunque iniziasse a lavorare nel ristorante. «Lì c’è il numero, spero farai la cosa giusta…»
Mirko uscì dalla cucina e lo lasciò solo.
Philippe, sovrappensiero, aprì il forno e vide i soufflé sgonfiarsi. «Ecco, ci mancava questa!» disse ad alta voce, poi si decise a fare quella chiamata, perché se non poteva togliersi dalla mente Rosa Blu, almeno poteva eliminare il senso di colpa che aveva instillato in lui Mirko.
Compose il numero e dopo due squilli sentì una voce femminile dire: «Pronto?»
«Salve…» esclamò lui con voce ferma. «Sono Philippe Tonetti».
«Allora, mi dispiace, ma non ho nulla da dirle!»
«Non attacchi, signorina Damiani, perché l’ho chiamata per chiederle scusa…» disse facendosi quasi violenza. «Ieri non avrei dovuto reagire in quel modo, ma quando si tratta del mio ristorante perdo la testa!»
«Sei stato sgarbato e ingiusto…»
«Beh, avevi rovesciato un piatto su un cliente, Mirta!» affermò lui, passando a darle del tu, come lei aveva iniziato a fare: «Come avrei dovuto reagire? Darti un premio? Sei un disastro, una calamità, un…»
La ragazza emise una specie di grugnito. «Queste mi sembrano offese, non scuse...»
«Ok» disse lui sospirando. «Hai ragione. Scusami per il mio comportamento di ieri!»
«Va bene, scuse accettate…»
«E qui arriva la mia proposta: torna, prendi la seconda opportunità che ti sto dando!»
«Che mi stai dando?» asserì lei, piccata. «Ma chi ti credi di essere?»
«Uno Chef stellato!»
«Non mi risulta…» rispose la ragazza che, sorpresa delle sorprese, aveva fatto delle ricerche su di lui. «Sei solo un cuoco con manie di grandezza e un ego grosso come una casa, ecco cosa sei!»
«Senti, fa quello che ti pare, okay? Vuoi venire a lavorare? Vieni! Non vuoi farlo? Resta a casa tua! Io la mia parte l’ho fatta!»
Philippe la sentì respirare velocemente, ma poi prima che lei potesse dire una qualsiasi cosa, una voce dolcissima, che lui avvertì in sottofondo, la riprese e Mirta non disse altro se non un: «Arrivederci!»
Quando attaccò e si voltò verso il forno, con suo estremo rammarico, si accorse di non averlo spento e di aver permesso a quei soufflé già rovinati di bruciare anche gli stampini in cui lui stesso li aveva messi. «Va te faire foutre!»
[3]
Mirko rientrò proprio in quel momento con un sorriso enorme sul viso. «Va tutto bene? C’è un po’ di fumo o sbaglio?»
«Benissimo» esordì lui, buttando gli stampini nel lavello della cucina. «Ho bruciato i soufflé!»
«Ah, e come mai, caro Phil?»
«La cameriera mi ha distratto, ma siccome me l’hai chiesto tu, è colpa tua!»
«Ci avrei giurato!»
«Tu piuttosto che hai da ridere? Sembri felice…» gli domandò cercando di cambiare discorso, mentre si metteva a preparare di nuovo l’impasto per i soufflé.
«Ripensavo ad una cosa che stava raccontando tuo fratello di là, in sala…»
Philippe s’immobilizzò. «Julian?»
«Quanti fratelli hai? Certo che parlo di Julian…»
«E che cosa stava raccontando di così divertente?» chiese sperando che la sua storia non avesse a che fare con qualcosa accaduto al Morgana.
Mirko rimase per un attimo in silenzio, cosa che servì solo ad acuire la sua agitazione, prima di dire: «Di quando vi siete nascosti nell’armadio di vostra nonna che vi cercava in preda al panico…»
Philippe abbozzò un sorriso. «Beh, stavamo giocando a nascondino!»
«Ma a quanto pare non l’avevate detto a nessuno!»
«Dettagli…»
Il suo Sous Chef ridacchiò insieme a lui, poi ripresero entrambi il lavoro, almeno fino a quando Julian non decise di entrare in cucina a dare una mano.
Lui, che di cucina non ne capiva niente.
«Tutto bene fratellone? Ti vedo distratto…» gli chiese dieci minuti dopo, mentre tagliuzzava delle verdurine come Mirko gli aveva insegnato a fare poco prima.
«Certo, perché dovrei essere distratto?»
E poi Julian, guardandolo negli occhi e puntandogli il coltello che stava utilizzando, disse con una voce sibilante: «Rosa Blu?»
«Cosa?»
«Dai, lo so che è da ieri che pensi a lei…»
«Io? Ti sbagli…»
«Phil, ma a chi vuoi darla a bere? Ne ha parlato anche prima che arrivassi qui tu, Julian! Io credo che…»
«No, non penso a lei!» urlò quasi fermando il discorso
sconclusionato fra i due. «Per niente!»
«Sì, infatti il modo in cui hai reagito è più che normale, eh, grand frère
[4]
?»
«Vraiment, Philippe? En français? Tu as peur que je dis que tu t’es fait empailler hier, pendant que cette belle femme dansait pour toi?»
[6]
«Peur? À quel sujet? Tu dois te taire…»
[7]
«Ma certo, ragazzi, parlate una lingua che non conosco! Escludetemi…» sbottò ad un certo punto Mirko. «Non che non sia sexy da morire, eh! Capo, quando parli in francese arrotoli anche la erre, lo sapevi?»
Philippe si bloccò e mosse una mano davanti al viso del suo Sous Chef. «Lo so, ma non siamo qui per perdere tempo! Torna al lavoro e tu, fratellino, taci oppure esci di qui: non abbiamo bisogno di distrazioni, e tu lo sei».
Nessuno parlò più, rimasero lì a cucinare e il tempo passò così in fretta che, quando Jacopo entrò nella stanza per dire che stava per aprire il locale per il pranzo, rimasero tutti esterrefatti.